Cap.XXVI
Firenze, 29 Settembre 2017
- Infermiera! Scusi infermiera! -
- Si? -
- Salve. Mi scusi io sono un parente di Moira Bramante, la compagna di Paolo... Sarebbe possibile parlare con il medico che l'ha operato? -
- Si, ma ora non c'è. -
- Capisco... -
Gabriele avrebbe voluto informarsi sul reale stato di salute di Paolo, in quanto Moira non le racconta molto ultimamente.
- Va tutto bene Signore? -
- Si, perché? -
- Mi è sembrato che non stesse bene. -
- Grazie, è tutto ok. -
In realtà è confuso; è drasticamente confuso... Cosa sta succedendo? Qualcuno ha lanciato un qualche malocchio? O sono solo casi della vita? E perché gli inquirenti non si danno da fare per dare un nome all'aggressore di Paolo? L'uomo scuote energicamente la testa e le braccia. L'infermiera è ormai lontana.
- Tutto questo non ha alcun senso per me, diamine... Poi ci mancava pure quell'idiota! Ma ora lo chiamo. Non voglio più nemmeno un centesimo dei suoi soldi! -
Quanto vorrebbe essere in qualsiasi altro posto... Che orribile situazione! I rumori dell'ospedale lo fanno impazzire. Si sente fuori controllo.
- Paolo coraggio, svegliati... Non ne posso più di questa situazione. Non voglio più stare in questo posto! Svegliati! -
Gabriele è stremato. Le lacrime scendono contro la sua volontà. Istintivamente, si avvicina all'orecchio di Paolo:
- So che non vuoi sentire questo da me, visto che nemmeno mi conosci; eppure ti devo dire che io amo Moira. -
Nessuna reazione.
- Lei mi ha baciato Paolo... È innamorata di me. -
Ancora niente. Ma lui sa che può sentirlo. Anzi, deve sentirlo.
- Avanti Paolo, dammi un pugno! So che vuoi farlo! Non ti fa male sapere quanta passione ci mette Moira quando sta con me?! E non ritirerò nulla perché è tutto vero, e lei te lo confermerà! -
Gabriele ci rinuncia. È assurdo aver creduto in una qualche reazione improvvisa. Così decide di uscire, esige una boccata d'aria. Anche pesante di smog, non importa. È sempre meglio che respirare la stessa aria dell'uomo che purtroppo sta in quel letto.
- Posso farcela anche oggi. -
Un piede è già fuori dalla porta quando... Ecco un piccolo rumore... L'attenzione si sposta sul letto... Santo cielo! Le dita di Paolo si sono mosse!
- Cazzo Paolo! Dai, dammi un pugno! -
Gli stringe la mano, la scuote, la accarezza ma... Tutto inutile. Non si muove più. Ma è davvero un miracolo che lo abbia fatto, pochi istanti prima.
- Vado a chiamare l'infermiera! -
Corre tra i corridoi, muove la testa a destra e sinistra... Ecco l'infermiera!
- Venite, presto! Paolo ha mosso le dita della mano destra! -
L'infermiera corre subito a chiamare il medico di turno, scortata da due colleghe con gli occhi fuori dalle orbite, per lo stupore della notizia... Mentre Gabriele attende, il dottore si movimenta per capire cosa sta succedendo. Con passo spedito si dirige verso la stanza, seguito dalle tre infermiere e da Gabriele stesso. Sembra una processione. Anche se lui non ha mai partecipato ad una di esse. O almeno non ricorda di esserci stato. Ma le infermiere gli ricordano molto le suore.
- Mi dica cos'ha visto in precisione. Si è mosso? Ha aperto gli occhi? ... -
- Ha mosso le dita della mano destra -
- Per quanti secondi? -
- Pochi. Forse tre. -
In silenzio il dottore visita Paolo. Sono attimi interminabili per i presenti in attesa.
- I parametri vitali sono migliorati. I battiti cardiaci però sono aumentati. Sembra agitato... Cosa diavolo gli ha raccontato?? -
Gabriele guarda il medico con espressione colpevole... Che siano state le parole dette poco fa?
- Io... No... Non gli ho detto nulla... Nulla. -
- Guardi che stavo scherzando. -
- Ah... Sembrava serio! -
Accigliato, il medico ancora piegato su Paolo, si rivolge a Gabriele.
- Comunque, ci sono buone probabilità che si svegli nei prossimi giorni. -
- Sul serio?! -
- Se non nei prossimi giorni... Nelle prossime settimane si sveglierà sicuramente. Provvedo subito ad avvisare la compagna. -
Sulla porta Gabriele ringrazia il dottore.
- Dottore, grazie... È una notizia sorprendente. -
- Sono molto contento anch'io. Qualsiasi cosa lei gli abbia detto, lo ha risvegliato. -
- Ma non stava scherzando? -
- Io si... Ma lei no. -
E con queste ultime parole il medico si allontana, lasciando Gabriele a riflettere sul loro senso. Poi si ricorda: La sua espressione lasciava intendere che qualcosa era stato detto... Si ricorda anche di avere esitato sulla risposta data alla domanda del dottore... Però, non importa più ora. C'è un'ottima notizia sopra tante cattive notizie: Paolo si risveglierà, prima o poi...
- Vecchio mio, preparati alla guerra... Perché non é ancora cominciata. -
Il gioco della provocazione sta funzionando, e Gabriele ci prova fino alla fine.
- Ora me ne vado. Arrivederci Paolo. -
Mentre cammina verso la porta, l'uomo sente una voce debole liberarsi dietro di lui...
- Ti stai sbagliando...sbagliando... -
Gabriele si blocca. Sa che se si volterà incontrerà gli occhi di Paolo... Non ha il coraggio, non riesce a farlo; ma non può andarsene. Così, si gira di scatto, per non pensarci troppo, ma non vede quello che si aspettava... Gli occhi del ragazzo sono chiusi! Ma la voce... Era la sua! Ne è certo: Paolo ha parlato. E quello che gli ha detto non gli piace per niente. Ti stai sbagliando. Cos'è che sta sbagliando? Si riferiva a tutto quello che gli aveva appena confessato riguardo Moira? L'unica cosa che gli viene in mente in quel momento è controbattere. Assurdo... Forse sta parlando al vento.
- Vedremo se sto sbagliando io o se ti stai sbagliando tu. -
Si aspetta ancora una risposta, ma senza troppo entusiasmo. Essa non arriva... Gabriele sospira, stanco, esausto... Contento però. E se ne va. Tanto lì non serve più per ora. È Moira che ha bisogno. In quel momento si ricorda che la nonna della ragazza sta morendo. Paolo lo ha portato su un'altra dimensione. A Gabriele non piace perdere il controllo. Non gli è mai piaciuto accidenti... Allora un pensiero gli attraversa il cervello. Gabriele decide di dargli ascolto. È spedito nei movimenti, oggi più che mai. Al piano interrato dell'ospedale c'è la Chiesetta. Ci va.
È un luogo diverso dalle altre Chiese. È un posto sincero. Cinque banchi a destra e cinque banchi a sinistra, grezzi. Non ci sono statue. Solo quadri raffiguranti la via crucis. Anche l'altare è in legno grezzo, ricoperto da una lunga tovaglia bianca, che lascia intravedere le gambe ruvide. Sopra di esso c'è un leggio, con il Vangelo del giorno. Lo legge. Lo vuole leggere. È tutto così semplice lì dentro...
+ Dal Vangelo secondo Giovanni
In quel tempo, Gesù, visto Natanaèle che gli veniva incontro, disse di lui: «Ecco davvero un Israelita in cui non c'è falsità». Natanaèle gli domandò: «Come mi conosci?». Gli rispose Gesù: «Prima che Filippo ti chiamasse, io ti ho visto quando eri sotto l'albero di fichi». Gli replicò Natanaèle: «Rabbì, tu sei il Figlio di Dio, tu sei il re d'Israele!». Gli rispose Gesù: «Perché ti ho detto che ti avevo visto sotto l'albero di fichi, tu credi? Vedrai cose più grandi di queste!».
Poi gli disse: «In verità, in verità io vi dico: vedrete il cielo aperto e gli angeli di Dio salire e scendere sopra il Figlio dell'uomo».
Parola del Signore
Poi legge la seconda lettura del giorno.
Dal libro dell'Apocalisse di san Giovanni apostolo
Scoppiò una guerra nel cielo: Michele e i suoi angeli combattevano contro il drago. Il drago combatteva insieme ai suoi angeli, ma non prevalse e non vi fu più posto per loro in cielo.
E il grande drago, il serpente antico, colui che è chiamato diavolo e il Satana, e che seduce tutta la terra abitata, fu precipitato sulla terra e con lui anche i suoi angeli.
Allora udii una voce potente nel cielo che diceva:
«Ora si è compiuta
la salvezza, la forza e il regno del nostro Dio
e la potenza del suo Cristo,
perché è stato precipitato
l'accusatore dei nostri fratelli,
colui che li accusava davanti al nostro Dio
giorno e notte.
Ma essi lo hanno vinto
grazie al sangue dell'Agnello
e alla parola della loro testimonianza,
e non hanno amato la loro vita,
fino alla morte.
Esultate, dunque, o cieli
e voi che abitate in essi».
Parola di Dio
Non ha mai letto niente del Vangelo Gabriele, e i ricordi del catechismo sono offuscati. Alla dottrina non ci andava regolarmente. Si ricorda però che era additato dalle altre mamme. Ora invece si ritrova davanti alla parola del Signore, fermo, a contemplare le sillabe di quelle letture, senza accorgersi del tempo che scorre. Vuole cercare un segno.
- Tutto questo ha un senso preciso. Ne sono certo. Non me ne andrò Signore, fino a quando avrò capito... Devono venire a cacciarmi. -
È determinato, ostinato, tanto che vuole leggere ancora... C'è un'altra lettura del giorno, questo se lo ricorda. Volta pagina ma... Sbadatamente fa cadere il Vangelo dal leggio, il quale finisce a terra con un tonfo. Gabriele lo raccoglie subito, si rialza e...
- Misericordia! Che cos'è questo?! -
Con grande stupore osserva il leggio che ha di fronte. Al centro c'è la scheggia di un rubino, incastonata per bene, e contornata dall'incisione di una mano, destra, con l'indice puntato verso l'alto. Quella pietra è l'oggetto più prezioso presente lì... Anzi, è l'unico. Questo fa pensare che ci sia un particolare motivo... La mente di Gabriele viaggia subito verso l'arte, la sua amata arte; la mano gli ricorda il dipinto di Leonardo: San Giovanni Battista. Anche qui l'indice della mano destra è puntato in alto ad indicare l'immensità di Cristo, e del cielo che accoglie lo Spirito. È questo il segno?
- No... C'è qualcosa di più in questa mano. Sembra voglia dirmi di non abbassare la guardia. Sembra... Non capisco. Accidenti... -
Forse è meglio andare da Moira... Guarda il suo orologio: è già passata un'ora!
- Ma certo! Ho capito! Devo correre da lei! E subito! -
Non c'è un istante da perdere. Non c'è un istante da sottovalutare. Stare attenti, molto attenti. Che il coraggio guidi la forza.
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