Cap. XXV.
- Papà dove sei?? -
Il padre si affaccia alla balaustra della scalinata che porta alle stanze superiori della casa.
- Sono qui amore. Coraggio... Sali.
Moira guarda in alto. Si sente insicura di fronte alla figura dritta ed imponente del padre. Qualche secondo di sguardi vuoti, precede la dolorosa salita al piano superiore. In una di quelle stanze non sa se troverà la nonna ancora in vita; non sa se è arrivata in tempo. Non ha mai avuto così paura di salire quella scalinata. Anche se per molti anni ha pensato fosse troppo lunga per lei, ma senza sapersi spiegare il motivo di tale pensiero. Strana la mente...Così, sale piano, come se ad ogni scalino ci fosse un'insidia pronta a farla inciampare. Chissà perché, il padre le sembra il gradino più pericoloso.
- Papà... Dimmi che è ancora viva. -
- ... -
Lui fa un breve cenno di conferma con la testa; ma é più inespressivo che mai.
- Cosa è successo alla nonna? -
- ... -
- Papà! Cos'è successo alla nonna? -
L'uomo sbarra gli occhi. Sembra si sia svegliato da un coma profondo.
- Ictus emorragico. È molto grave. Non so quanto le rimane. È anche caduta, qui, sulle scale. -
- Mio Dio... -
Molte cose si fanno chiare. Strana la mente. Strane le percezioni.
- Puoi entrare se vuoi Moira. -
- Certo Padre... Aspetta fuori per favore. -
- Come vuoi tu. Per qualsiasi cosa, io sono qui fuori. -
Moira si congeda con un breve sorriso di cortesia. Voltandosi, apre la porta: Davanti a sé l'oscurità si mescola con un piccolo lume di candela. Le finestre sono sbarrate. Le tende scure fanno venire i brividi. E la nonna e lì, sola in quel lettino coperta fino al collo. Respira male. Ma l'espressione del volto non è corrugata. La nipote prende posto di fianco a lei, per tornare bambina, per accompagnarla nella giovinezza eterna del paradiso.
- Ciao Nonna. -
- ... -
- Nonna sono io, Moira. -
- ... -
Non da nessun cenno, ma la ragazza sa che può sentirla.
- Va bene nonna, sei stanca. Rimarrò qui comunque. -
È una sensazione strana rimanere a fianco di una persona che sta morendo, tanto che Moira deve distogliere lo sguardo per guardare altrove. Quella stanza è orribile. E pensare che lei, dormiva proprio nel lettino della nonna quando rimaneva da suo padre per la notte. Si ricorda bene quel periodo. Paolo faceva il turno notturno in una fonderia, e lei rimaneva a dormire lì, in quella camera orrenda. È una stanza grande, ma mezza vuota. C'è solo un comò con uno specchio antico ed una libreria più o meno all'entrata, sulla sinistra. Non ci sono tappeti e nemmeno quadri. È straziante stare in una stanza che lascia solo spazio ai demoni della mente... Un sospiro di sollievo rimette in ordine la situazione. D'un tratto però Moira sente la coperta muoversi...
- Nipotina mia. Sei tu? -
- Nonna!! -
- Lo sapevo che saresti venuta. -
- Nonna non affaticarti troppo. -
- La nonna non si affaticherà oggi. Terrò gli occhi chiusi bimba mia. -
- Se vuoi ti lascio riposare... -
- No bimba mia. La nonna ora ti racconta una storia; o meglio: la storia. -
- Ma nonna ho venticinque anni, ricordi? -
- Si; ma questa non è una storia per bambini. -
Che cosa deve raccontarle la nonna? Sta delirando oppure è lucida? Nel dubbio, la nipote si accerta che a sentire quella storia non ci sia nessun altro. Va verso la porta e sbircia dalla serratura, perché nessuno deve sentire il racconto della sua adorata nonna; nemmeno la servitù. Dallo spioncino vede che suo padre è ancora lì fuori alla balaustra, con le mani unite dietro la schiena.
- Bimba dove sei? Sei scappata?
- No nonna, sono qui. Che ne dici se parliamo a bassa voce? Come quando ero piccola e tu mi raccontavi le storie davanti al fuoco...ti ricordi? Avevi una voce così leggera che dovevo venire vicina vicina...
- Certo piccolina. Sarà il nostro piccolo segreto. Attenta però: questa storia batte sulla verità. -
- Solo sulla verità o anche sulla realtà?
- Tutte e due nipotina. -
- Allora soffriremo insieme. -
- Già... Sei pronta? -
- Si nonna, lo sono. Avanti racconta. -
Ad occhi chiusi e sorriso disteso, la nonna comincia la sua storia.
- Tutto ha inizio dal silenzio e tutto avrà fine col silenzio. Ci sono due triangoli ognuno formato da tre persone completamente diverse.
Un triangolo è maledetto, l'altro è benedetto; ma dovrà sconfiggere il male...tanto male. Ci sarà anche un angelo con il bene, sarà un angelo diletto. Quel silenzio lontano che poco fa ti ho accennato, è un segreto violento, che porta male ancora ora. Ascolta Moira, ecco la cosa importante da sapere per risolvere:
L'uomo servitore ha accettato il denaro; si è riempito le tasche e ha vuotato la sua coscienza. Bimba mia, coraggio, la sua macchia non verrà coperta. Questo è tutto. La storia è breve a raccontarla, ma è lunga di...di molti anni. -
- Nonna, quanti anni? Devo saperlo. -
- Lo saprai. -
- Ti prego dimmelo... Ti prego. -
La nonna non risponde più. Il suo respiro sta uscendo da quella stanza... È arrivato il momento...
- Nonna, ti prometto che il coraggio sarà la mia vittoria. -
- ... -
- Ho bisogno di sapere un'altra cosa. Nonna? Ti prego... -
- ... -
- Nonna mi senti? Dammi altri dettagli... -
- Moira guarda lì! Quella sei tu! -
L'improvviso risveglio della donna stupisce la ragazza, la quale sposta veloce lo sguardo verso la parete dove c'è lo specchio. Quello che vede ha dell'incredibile: sul muro si materializza la sua visione, ma questa volta è diversa... La fata sta diventando quasi completamente un drago. È terribile. Moira inizia seriamente ad avere paura. Si volta verso la nonna, ma questa volta è troppo tardi. Se né già andata. Quelle ultime sue parole sono un macigno nella mente. Cosa significa tutto questo? Perché anche la nonna ha avuto quella visione? Allora non è pazza. La fata esiste sul serio. Chi la vede oltre a loro? In quel momento di pensieri frenetici, Moira si accorge che la porta è aperta...
- Adamo! Che ci fai tu qui?! -
- Sono qui per servirla Signorina. -
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