Epilogo

2.11.2008
Ore 21,30

* un anno dopo *

La luna si fa strada timidamente tra le nuvole cariche di pioggia di una notte senza stelle, nelle spire dell'aria, spessa come panna montata.
Le ultime pratiche sulla mia scrivania riposano stancamente tra un bicchiere quasi pieno di caffè gelato e una dozzina di carte di cioccolatini stropicciate.
La mancanza di nicotina mi porta ad abbuffarmi di dolciumi con una costanza che sta rendendo aderente la gran parte dei miei vestiti da lavoro.
Ho male ai piedi, la testa che scoppia e gli occhi che bruciano.
Poggio stancamente il dito sul pulsante verde dell'interfono.

- "Kimberly, per questa sera io mi arrendo.
Torno a casa.
Fammi trovare la relazione di Harry sulla scrivania, domani mattina."

Sento la mia segretaria trattenere il fiato per un momento.
Una muta speranza le attraversa il respiro.

- "Vai a casa anche tu.
Per oggi ne abbiamo avuto tutti abbastanza."

Fa una pausa.
Un piccolo colpo di tosse nasconde la sua incredulità ancora palpabile.

- "Va bene, Ministro. Grazie"

Sento il ronzio dell'interfono arrestarsi bruscamente.
Mi godo il silenzio del mio studio per un istante.
Poi mi alzo, inforco la giacca.
La incastro sotto il braccio e chiudo la ventiquattr'ore.
Il rumore metallico del meccanismo di ottone rimbomba nella stanza.
Osservo il tramonto infuocarsi oltre il vetro della finestra.
Sorrido per un attimo, prima di smaterializzarmi sul vialetto pieno di fiori  della mia villa di Londra.
Con un colpo di bacchetta apro la porta.
Mi faccio strada nell'ingresso che profuma di casa.
Il tuo mantello nero mi sorride stancamente da un attaccapanni perfettamente ordinato, diffondendo il tuo odore in ogni angolo del mio respiro.
Nascondo un sorriso con il palmo della mano.
Sono giorni che non ti vedo.
Immaginandoti sepolto tra i tuoi alambicchi e le formule.
Tra il tuo silenzio e la tua eterna solitudine.
Sei un uomo assurdo, Severus Piton.
Sei fatto di ombra e ghiaccio.
Di fuoco e passione.
Sei fatto di segreti non confessabili e desiderio di raccontarli.
Ed io, io sono fatta di te.
Sono fatta per te.
Per questa strana relazione a singhiozzi.
Per questo nostro apparire e scomparire, questo rincorrersi e raggiungersi, questo capirsi e nascondersi.
E, per la prima volta dopo tanto tempo, sono felice.
Di una felicità semplice, affogata in una storia semplice.
La storia di due anime che si parlano senza voce, di due maschere che cadono e si rialzano.
Avanzo un passo verso il salotto.
Tu sei seduto su una delle poltrone sotto la finestra.
Il naso immerso in un libro che sicuramente non riuscirei a capire.
I capelli che scivolano sulla fronte, celando i tuoi occhi profondi ed infiniti come la notte.
Avverti la mia presenza.
Sollevi lo sguardo.
Lo punti nel mio.
Sorridi.
Non parli.
Tu non parli quasi mai.
Con un gesto della mano mi fai segno di raggiungerti.
Ed io lo faccio.
Perché anelo il calore delle tue braccia, l'odore del tuo respiro.
Mi rannicchio sulle tue gambe.
Mi saturo i polmoni del tuo profumo.
I miei occhi vagano per un istante sulle formule intricate, nascoste tra le pagine di un libro che tieni ancora tra le dita.

- "Devi smetterla con questi volumi di pozioni così complicati!
Mi fai sentire una stupida quando mi ritrovo a leggere della banale, futile letteratura..."

Lo dico ridendo.
E tu mi baci la fronte.

- "Sei già riuscito a schiacciare il mio orgoglio sull'argomento, tanto tempo fa, con quel voto ingiusto all'esame dei M.A.G.O., professor Piton.
Non serve che continui a manifestarmi la tua superiorità purtroppo innegabile!"

Accenni una risata.
Piccola e timida.
Come fai sempre.
Poggi ancora una volta le labbra sulla mia tempia, spettinandomi i ricci con il respiro.

- "Ti saresti meritata una 'E'..."

Ti rivolgo uno sguardo infuriato.

- "Ma serve la rabbia per arrivare sulla cima del mondo, Granger.
E tu eri una ragazzina piena di talento, piena di conoscenza, con una prova di pozioni praticamente perfetta, stretta tra le mani.
Ma non avevi dentro abbastanza rabbia.
Diciamo che mi sono permesso di fornirtela..."

Ti guardo con contradetta incredulità per un attimo.
Poi sorrido.
A te.
Al tuo modo di essere limpido.
Sempre nascosto agli occhi di chi non è in grado di vedere.
La verità, Severus Piton, è che tu mi hai portata sulla cima del mondo.
Mi hai fatto respirare l'aria rarefatta del successo.
E quando tutto questo mi stava soffocando, mi hai preso la mano, e mi hai portata ancora più su, oltre il volo di quegli aquiloni.
La verità è che mi hai insegnato a vivere.
Proprio tu, che non hai vissuto per quasi tutta la vita.
La verità è che mi serve la tua oscurità per riuscire a vedere le stelle.
E adesso le vedo, le stelle, Severus.
E forse le vedi anche tu.
Nascosti in questa casa che non mi è mai sembrata tanto calda.
O in un laboratorio di pozioni scavato nelle viscere del mondo.
Nei quali appariamo e scompariamo.
Avvolti dai nostri segreti e dai battiti sommessi dei nostri cuori
La verità è che sei la vita che voglio.
E che io sono diventata la persona che voglio.
Così come lo sei diventata tu.
In una normalità che nessuno può capire.
Nella nostra normalità.
Quella di due anime fatte di povere da sparo.
Due anime che si toccano.
Si sfiorano piano.
E poi si allontanano per un attimo.
Per paura di esplodere.
Due anime fatte per tenersi per mano.
E per portarsi lassù, in un posto segreto, che nessuno è in grado di capire.

Nota dell'autrice:
Eccoci qui, siamo giunti alla fine di questa piccola storia.
Una storia semplice, fatta per lasciarsi scoprire.
Forse avrà un continuo, forse no.
Diciamo che piccoli frammenti di racconti compaiono nella mia mente con la rapidità di un battito di ciglia, per poi scomparire.
Se riuscirò ad afferrarli proverò a dare un seguito a questa prima parte, che brama di raccontarsi ancora.
Vi chiedo scusa per il piccolo ritardo nella pubblicazione di oggi, ma ieri è stata una giornata impossibile e vi ho lasciate a bocca asciutta.
Diciamo che sono stata brava...ma non bravissima :)
Avervi accanto in questi ventitré giorni è stato bellissimo.
Leggere i vostri commenti, le vostre teorie, il vostro entusiasmo.
Sapere di avere qualcuno che aspetta ciò che hai da dire e che ti ringrazia per farlo.
Beh, mi ha riempito di una felicità sottile e limpida.
Difficilmente argomentabile con parole futili, che non renderebbero onore a quello che sento.
Posso solo dirvi grazie.
Per esserci stati, per avermi accompagnata, supportata, ispirata.
Per aver reso vostre le mie emozioni.
Vi abbraccio tutti, uno ad uno.
Chi mi ha scritto messaggi ogni giorno, chi me li ha scritti ogni tanto, chi ha messo una stellina ad ogni capitolo, chi l'ha messa solo a quelli che lo hanno particolarmente emozionato, chi ha semplicemente letto, dedicando il suo tempo alle mie parole.
Grazie, grazie davvero.
Grazie infinite, ad ognuno di voi!
Alla prossima storia...
Damarwen

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