ATTO 3
.Il presente.
Il sole è oramai calato, lo schiamazzare delle persone che si chiedono cosa sia successo è la prima cosa che arriva alle mie orecchie, stanno portando via il cadavere del giovane ragazzo cercando di non farlo notare molto dalla gente lì presente.
Portarono il corpo al obitorio del St.Thomas mentre io sono rimasta a guardare la scena del crimine.
Decido di entrare nella cabina del giostraio, puzza di tabacco mi inonda le narici e subito mi provoca la nausea, intorno a me ci sono un sacco di oggetti inutili come pile oramai scariche, un telefono rotto e altri oggetti simili, prendo il telefono e lo apro in cerca di una sim o di una scheda SD, trovo entrambe e le metto in un sacchetto successivamente trovo un fascicolo con i nomi dei passeggeri, con accortezza lo sfoglio cercando di non far rovinare le pagine, ci sono molti nomi con accanto delle frecce in rosso.
Accanto al computer c'è un cavo per le sim così la inserisco e vedo cosa c'è al interno, è il telefono della vittima, che sia caduto dalla ruota e finito qui dalla finestra?no tutto sembra portare al giostraio, quindi è il primo sospettato.
Torno a casa mia, la brezza serale mi culla mentre bevo il tè verde nella mia veranda che affaccia su una piccola stradina piena di locali;mi ricordo che decisi di vivere qui perché è un punto della città molto trafficato, mi piace vedere la vita delle persone che scorre, molte sono solite a passare di qua tutti i giorni e io mi precipito a salutarli, i bambini che giocano a campana qualche vialetto più avanti colorano la mia giornata, un cuculo si posa sul ramo di fronte alla mia finestra, sta componendo il suo nido.
Decido di rientrare in casa, oramai sono quasi le 23,ultimamente non riesco a prendere sonno, come se ci fosse qualcuno a osservarmi, non mi sento molto al sicuro.
Chiudo la porta della camera, sulla maniglia appendo il portachiavi che ha un campanellino, mentre la finestra è lasciata leggermente aperta per il circolo d'aria.
Mi copro con le coperte e come sempre prima di addormentarmi ascolto se si sentono passi o rumori provenire dalle altre stanze, come sempre niente di preoccupante, chiudo gli occhi e aspetto che Orfeo mi porti con se.
Penso siano passate cinque ore, sono stata svegliata dalle pentole in cucina, qualcuno le ha fatte cadere.
Mi metto dietro la porta con l'orecchio sulla superficie, passi,sta salendo le scale, di colpo decido di afferrare la borsa e calarmi dalla finestra.
Sono le quattro del mattino, lo dice l'insegna della farmacia aperta 24h,comincio a incamminarmi velocemente verso un posto affollato, ma a quest ora dubito che ci sia qualcuno.
Entro nella farmacia, mi accorgo di essere seguita, quest'ultima cosa la dico alla farmacista che mi ospita dietro al bancone, successivamente l'uomo entra nella farmacia, aveva il volto coperto e un ascia in mano, la farmacista si spaventa e corre subito via, l'uomo si concentra su di me, scavalco il bancone e comincio a correre, arrivo alle porte della centrale, l'uomo si ferma, ora posso guardarlo meglio, ha in testa un sacco d'iuta con schizzi di sangue sopra, i vestiti ricordavano quelli di un boscaiolo.
D'un tratto inizia a scrivere sul asfalto con la sua ascia insanguinata, la polizia esce e vede la mia stessa scena, quella cosa ci guarda, gira i tacchi e leva il disturbo, leggiamo quello che ha scritto.
Il mio nome.
Il capitano decide di farmi seguire da una scorta, ero davvero in pericolo di vita, mi ricordo cosa mi disse l'assassino di mio padre, tutte le conseguenze, tutte le raccomandazioni e gli insulti prima del mio click.
Questa creatura ammazzava per piacere di uccidere o per vendetta?
Passai la notte in centrale, siamo risaliti al sangue dell'scia ed era quello della vittima.
La cosa che mi seguiva è l'assassino del London Eye.
Cosa tentava di fare?
Qual era il suo scopo? Ammazzarmi? Per fare cosa...
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