ATTO PRIMO

                                                                                                      ATTO 1

                                                                                           .le origini di Kate.

Quando ero piccola mio padre e io giocavamo spesso a fare gli investigatori, creava una scena del crimine solo per me, anche se io non riuscivo mai a trovare le varie soluzioni.

Era tutto perfetto, o almeno lo era fino a quella notte.

Lo ricordo come se fosse successo ieri, era la sera del 15 luglio 2006, nessuno di noi tre si sarebbe mai aspettato quello che sarebbe successo da lì a un ora dopo.

Io, mia madre e mio padre eravamo a tavola pronti per cenare, sapete le classiche cene di famiglia dove si racconta la propria giornata.
Avevo quattro anni al incirca e il minimo che potevo fare era ascoltare quello che accadeva ai miei genitori.

Mio padre era un avvocato di grande fama, ogni giorno dopo i processi ci diceva le cose più esilaranti che capitavano senza infrangere il segreto professionale, di solito era molto contento di coinvolgerci,ma non quella sera.

C'era un silenzio che schiacciava il petto, mia madre era preoccupata continuava a cercare di capire cosa stesse succedendo a mio padre, ma lui con tono rassicurante ma impaurito diceva che era tutto ok, che non dovevamo preoccuparci e che presto sarebbe tutto finito.

Aveva torto, perchè quella sera era tutto iniziato.

Quella notte non riuscivo a dormire, il cervello restava in dormiveglia, non capivo perchè ero diventata paranoica.

D'un tratto un rumore, simile a una finestra che veniva rotta, e poi un gorgoglio, simile a quando non riesci a ingoiare.

Avevo paura, decisi di affacciarmi alla finestra, e li lo vidi, un sicario, sapete quelli mandati da una persona per uccidere persone importanti, e quella sera mio padre era la vittima.

Anche se avevo quattro anni, ricordo tutto, questi avvenimenti non si scordano facilmente.

Mia madre urlava, continuava a piangere e a sbattere i pugni contro il petto di mio padre.

Ma a me non importava, continuavo a guardare il sicario, che al improvviso mi vide e fece segno di rimanermene in silenzio.

Andai nella camera dei miei per vedere mio padre in un fiume di sangue, scoppiai a piangere, un pianto isterico e di dolore, mia madre mi vide e mi portò subito via.

Avvisò la polizia che arrivò subito, fecero delle domande a me e mia madre, si sa i bambini dicono sempre la verità, ma non io.

Mi chiesero se avessi visto la persona che uccise mio padre ma negai, non so perché lo feci ma quando il sicario mi fece segno di stare zitta mi spaventò quindi non dissi niente.

 Logico le indagini sono durate circa 10 anni, senza mai avere un obbiettivo o una traccia.

 Ed è qui che inizia il mio incubo. 

18 Novembre 2016,avevo 14 anni ed ero sulle tracce del assassino di mio padre, cioè della persona che ha incaricato il sicario. Purtroppo per me riuscii a trovarlo, David Jones, amico stretto di mio padre nonché mio padrino, geloso del successo di mio padre e voglioso di prendere il suo posto. 

 Quella sera del 18 novembre decisi di andare a casa sua armata, non so perché diavolo io l'abbia fatto, ma comprendetemi avevo 14 anni ed ero completamente fuori controllo e arrabbiata.

Entrai nella casa di David dove lui mi saluto ignaro di quello che gli sarebbe capitato, andai dritta al punto e gli dissi che sapevo che aveva ucciso mio padre e che gliel'avrei fatta pagare.

Gli puntai la pistola alla fronte...mi tremava la mano, lui pensava che non avrei sparato,sapeva che avevo paura,cominciò a elencare le conseguenze, cominciò a pregarmi di non farlo con tono ironico, imitava mio padre.

Non ci vidi più dalla rabbia, sparai.

Lo sparai, ero terrorizzata, non sapendo cosa fare scappai.

Una cosa che avevo capito con il tempo e che mi aveva insegnato mio padre è che in casi come questi voluti accidentalmente bisogna andare dalla polizia,e così feci.

Li ad aspettarmi c'era il capitano della polizia con suo figlio...il mio dolce ragazzo futuro.

Raccontai cosa mi fosse successo solo a lui, non volevo immischiare nessuno di rango elevato, aveva 15 anni non poteva saperne più di me, quindi lo disse a un collega di suo padre che fu molto comprensiva nei miei confronti, mi diede il numero di un bravo psicologo dove andai nei mesi successivi.

 Era il 6 giugno 2018.

Io e Mick stavamo insieme, mi ero ripresa e non avevo problemi con le forze del ordine. 

 Mick fu veramente l'unico a capire e comprendermi sul accaduto, e questa cosa ci ha fatto avvicinare e con il tempo innamorare.

 Si laureo successivamente e divenne poliziotto, purtroppo tutte le cose belle hanno una fine.Morì.

Io ero a pezzi, non mangiavo e rimanevo chiusa nella mia camera tutto il giorno, mia madre era preoccupata, cominciò a chiedere aiuto a specialisti, ma nessuno di loro mi aiutarono più di tanto.Solo ora mi sto riprendendo un Pò. 

 Mick è stato il capitolo più bello della mia vita, e si sarei stata più felice se quella notte non fosse andato a lavorare ma è il ciclo della vita.


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