1 Ottobre 1154

Grainne continuava a rigirarsi nel letto, tentò di prendere sonno ma era del tutto inutile, la sua mente era affollata di pensieri.
Si chiedeva : se Davina non li avessi interrotti Finn avrebbe risposto a quella provocazione? La matrigna l'aveva guardata truce ordinandole di tornare alla festa, sapeva che il giorno dopo avrebbe dovuto affrontarla. In oltre quando era rientrata aveva colto Diarmaind osservarla attentamente, lo aveva visto avvicinarsi ma non era il momento adatto al loro incontro ed era letteralmente scappata nelle sue stanze accusando un terribile mal di testa.
Ma pur sforzandosi non riusciva a prendere sonno, quindi si Alzò con l'intento di prepararsi qualcosa almeno avrebbe dormito; nella sua stanza si apriva su un'altra piccola stanza dove Grainne aveva messo un tavolo di legno e tutti gli utensili per preparare decotti e unguenti proprio come le aveva insegnato Veleda, la camera era munita anche di un piccolo camino dove poteva bollire le erbe: quella sera si preparò una tisana con Escholtzia, melissa, valeriana e biancospino.
Fu un vero toccasana, dopo un'ora giaceva perfettamente addormentata, ma la sua mente fu turbata da una visione.

L'odore dei fuochi e della finestra le penetrò nelle narici, il vento le scompigliava i capelli, il legno bruciava e creava strane ombre intorno a lei, il suo corpo era rigido e lei spaventata. Si voltò all'improvviso ma colpì qualcosa.
Un uomo.
Lei si allontanò ma grandi mani la presero per le spalle, lui la strinse contro il suo corpo imponente.
Era alto, era impossibile distinguere i lineamenti nella penombra, solo gli occhi poteva intravedere e catturavano la sua attenzione, per un momento le parve che quegli occhi feroci appartenesse allo stesso uomo che la tormentava.
< non devi avere paura...>.
I suoi muscoli si rilassarono e le gradi mani callose divennero come seta sulla pelle causandole dolci brividi.
< io non ho paura >.
Ed era vero; la presa divenne un'abbraccio, Grainne lo Sentì caldo e saldo, aderiva perfettamente al suo corpo. Si rese conto di essere nuda, la sua pelle si strifina contro quel corpo mascolino, avrebbe dovuto essere sconvolta e invece non lo era. Sembra giusto e perfetto.
Lui le accarezzò i capelli, con le dita tracciava un sensuale sentiero lungo la sua schiena, lei ispirava il suo odore e lei fece lo stesso con lui afferandogli il collo e avvicinandolo a lei.
Era qualcosa di primitivo e ancestrale, qualcosa che lei non aveva mai provato, ma a cui non voleva rinunciare; nella fitta boscaglia illuminata dai flebili fuochi Grainne si lasciò andare, si fece guidare dal tatto e dall'olfatto, lo baciò appoggiando le labbra sulle sue tremava dall'ansia e da una paura interiore.
< tu Grainne appartieni a me.>
La prese per i fianchi avvicinandola ancora di più e schiacciandola dolcemente contro un'albero, si insinuò tra le sua gambe tanto che lei si trovò a cavalcioni. La baciò con voracità, la toccava come nessun uomo aveva fatto mai. Grainne cercò di mettere a fuoco il suo volto ma l'oscurità glielo impedì, ma non aveva importanza, e abbassò gli occhi per vedere il resto di lui.
I muscoli sembravano modellati dal più sapiente artista, la pelle bianca e ricoperta da una leggera peluria, era nudo e terribilmente magnifico, e la toccava e a lei piaceva.
Non aveva più forze e si abbandò al suo tocco, sembrava che non potesse apporsi al suo volere era divenuta creta nelle sue abili mani. Fecero l'amore beandosi di quelle sensazioni che sembravano farli schiavi.

Grainne si svegliò sollevandosi di colpo, la foresta era sparita, i fuochi spenti, l'odore della legna sfumato. Si rese conto che era stato un sogno, era stato sconvolgente tanto che la sua pelle era sudata e sentiva ancora le mani di quell'uomo su di lei. Non sarebbe più riuscita a dormire quindi infolò le scarpe, il mantello e andò a rifugiarsi nell'unico posto dove sapeva avrebbe trovato quiete.

<Sveglia mio Signore. >.
Stava facendo l'amore con quella donna, gli sembrava di tenere ancora tra le mani quei fiammeggiante capelli rossi, lo avevano tormentato tutta la sera.
< mio signore ?>.
La voce bassa e il tintinnio dei bracciali lo obbligò ad aprire gli occhi. Emerse da quel sogno meraviglioso e si trovò davanti agli occhi Davina, si protendeva verso di lui, le braccia ornate di monili d'oro e i lunghi capelli biondi lasciati sciolti sulle spalle.
< ti desidero Finn...prendimi adesso.>. Mormorò Davina con occhi brillanti che lo guardavano con avidità. Era avvolta da una pelliccia che le lasciava scoperte le spalle nude.
< non mi vuoi Finn?>.
Sbattè le lunghe ciglia con fare civettuolo come le avevano insegnato a fare, ma lui non era uno dei tanti che lei poteva ammaliare.
< hai tanti uomini ai tuoi piedi. >.
Lui la osservava attentamente, aveva limpidi occhi azzurri, freddi e la luce delle candele lì rendeva cupi come una giornata invernale, sembrava ammaliare gli uomini, ma lui ricordava perfettamente come aveva guardato Grainne quando li aveva colti a parlare.
< ma tu non sei come tutti gli uomini . >.
Davina si sporse ancora di più, afferrando la coperta di pelliccia e abbasandogliela fino al l'ombelico, lo osservò incerta ma quando lui non si mosse , lo scoprì completamente rivelando la sua nudita e sorrise maliziosa.
Finn non si mosse, diviso dalla brama di sfogare quel desiderio inappagato e  l'odio verso quella donna che lo tentava e allo stesso tempo lo disgustata. Lei certo non sembrava intenzionata ad abbandonare quel gioco di seduzione e si tolse la pelliccia , rimanendo anch'essa nuda.
Era davvero bella,dovette ammetterlo ma non era Grainne; quel pensiero lo sconvolse; ma prima che potesse protestare si trovò Davna seduta a cavalcioni su di lui che lo baciava con passione, per un solo momento si lasciò andare dopo tutto entrambi volevano la stessa cosa. Credeva che la sua mente si sarebbe piegata al suo volere, invece non fu così e mentre baciava quella donna esperta e provocante il suo corpo continuava a ricordagli quel sogno vivido che aveva fatto e ribellandosi al suo volere proiettata immagini di quella ragazza .
Smise di combattere e allontanò in malo modo Davina.
< vattene donna. Prega che non dica nulla a tuo marito>.
Davina aveva le gote in fiamme e il viso pietrificato .
< hai osato trattarmi come se fossi una prostituta da quattro soldi. Non ti permetto Finn. Ho visto come la guardi. Lei è promessa a tuo nipote. Non sarà mai tua.>.
Lui non reagì, e lasciò andare Davina.
Era stomacato d se stesso, avrebbe sicuramente ceduto alle avance di quella donna ma Grainne lo stava tormentando. Lui non poteva averla : era troppo vecchio anche se Eliza era giovanissima, era destinata a suo nipote e sopratutto era la figlia di Morgana la donna che molto tempo prima aveva creduto di amare.
Ricordava ancora quel desiderio che lo infuocava, si sarebbe battuto contro mille uomini quel quella donna, eppure lei lo aveva rifiutato e poi usato e si era macchiato di tradimento verso coloro che lo avevano ospitato.
Si sollevò dal letto, doveva uscire da quella stanza perché l'odore di Davina sembrava avvolgerlo come una nube velonosa. Errò a lungo per il castello ricordandosi un luogo che molti anni prima era divenuto il teatro delle evasioni, quando era una ragazzino solo e spavantato, arrabbiato con il mondo; lì tutte le fragilità e le paure veniva a galla e lo facevano sentire umano e non il ragazzo freddo e disticcato che mostrava al mondo.
Ma quel luogo era occupato da colei che riempiva la sua mente, la vide rannicchiata alla finestra, era avvolta come in un bozzolo da un mantello di pelliccia per ripararsi dal freddo e i capelli le scendevano sul volto illuminato dalla luna.
Grainne si voltò spaventata spalancando i grandi occhi e fissandolo.
Finn si chiuse la porta alle spalle, lei rimase immobile, la vide tremare e si chiese se nutriva qualche timore.
< amavo tua madre, anzi credevo di amarla. Eravamo giovani e io l'avrei portata via da questa vita, avrei sfidato tuo padre per averla. Ma lei ha scelto lui alla fine.>.
Perchè glielo disse non seppe spiegarlo.
< domani Diarmaind verrà a renderti ufficialmente omaggio e si firmeranno gli accordi presi per il vostro fidanzamento.>;
< Perchè me lo stai dicendo ?>.
Lo guardò corrucciata.
< credo tu debba essere consapevole che questi accordi sono presi per garantire sicurezza e creare prospettive. Politica,>;
< politica ? Solo e mera politica.> Grainne si voltò a guardare fuori dalla finestra.
< ma io sono un'essere umano. Ho sogni, desideri. Tu non ne hai ?>.
< si. E non sempre si possono realizzare. Tutti abbiamo dei doveri. Persino io che sono Re.>.
Lei lo guardò con una strana luce negli occhi.
< è mio dovere sposare Eliza. Per garantire alla tua gente protezione, a te spetta sposare Diarmaind perché mio erede in mancanza di discendenti. >.
<io non sposerò Diarmaind. >.
Finn le si avvicinò con furia, la fece alzare scuotendola.
<perché rendi le cose cosí difficili? Credi che voglia sposare tua sorella? Credi mi piaccia l'idea di dividere la mia vita con la bastarda di tuo padre? >.
Grainne lo guardava con i grandi occhi ludici forse di un pianto trattenuto.
Finn le voltò le spalle e se ne andò ripromettendosi che il giorno sucessivo avrebbe sistemato una vokta per tutte la questione.

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