I CAPITOLO
I CAPITOLO
Il vento mi scompiglia i capelli e socchiudo gli occhi beandomi di quella leggera brezza che mi provoca un tenue brivido. Il sole sembra più luminoso, inizio a riflettere lasciandomi cullare dal dolce suono della natura.
Potevo ascoltare il canto degli alberi, e potevo annusare il dolce profumo dei fiori che piano mi entravano fin dentro alle narici. Mi inginocchio sul terreno verde e con un delicato movimento del polso inizio a lavorare sul fiore appassito. Era una delle poche cosa che mi risultava facile.
Dalla tenera di otto anni mia madre, Amelia, mi ha insegnato l'arte della Vita. E' uno dei pochi poteri di un discendente della Terra. Noi siamo in grado di generare la vita e provocarne anche la sua eventuale morte. Era si un poteva magnifico quanto mostruoso.
«Ailea» mi sento chiamare. La voce di Oceania era bassa e soave. Sorrisi nel rivederla nel suo lungo vestito azzurro che le fa risaltare i fianchi, mentre le gambe snelle sono lasciate libere dalla stoffa. I lunghi capelli neri, che solitamente portava legati, adesso sono sciolti dietro la schiena e i suoi occhi azzurri limpidi come l'acqua dell'oceano ora mi stavano osservando divertiti.
Deve essere accaduto qualcosa di bello, penso riflettendo anche sul carattere spensierato della sua giovane amica. Oceania, insieme alla sua famiglia, sono gli unici che sapevano della mia esistenza. Erano lontani amici di mia madre ed si sentivano ancora in debito con la donna che aveva loro salvato la vita. E per questo motivo mi sento al sicuro con loro, non avrebbero tradito la memoria di mia madre.
«Oceania» le sorrido sollevandomi e raddrizzandomi la schiena, Avverto un dolore alla colonna vertebrale, e con la mano destra accarezzo la parte dolorante. La bruna non sembra accorgersi della cosa tanto che si lancia verso di me, stritolandomi e aumentando il dolore alla schiena.
Un gemito di dolore esce dalle mie labbra, ma anche questa volta Oceania non si accorge di nulla. Mi prende le mani e mi trascina in un breve girotondo sorridendo. È davvero al settimo cielo. Di colpo mi ricordo di Daniel, il giovane, del quale Oceania ha perso la testa. Non l'ho mai conosciuto e credo che mai lo conoscerò. Ormai sono anni che rimpiango la mia prigionia e ancora ogni sera ringrazio gli dei della Terra che mi hanno permesso di conoscere la dominatrice dell'Acqua.
«Quanto siamo contente oggi. C'entra per caso Daniel?» chiedo anche se sono già consapevole della risposta, di fatti la ragazza arrossisce rafforzando la mia tesi. Mi passo una mano tra i lunghi capelli biondi mentre punto i miei occhi marroni su quelli della ragazza in attesa di una sua possibile reazione.
«Ha accettato di partecipare con me al Torneo.»
Ogni inverno nel regno dell'Acqua si teneva un Torneo. Due giovani collaboravano insieme superando una serie di varie prove. Le due squadre vincitrici si sarebbero, poi, sfidate decretando la coppia vincitrice di quest'anno. Insomma un gioco per ammazzare il tempo, e anche un modo per allenare i giovani guerrieri.
«Sono felice per te, Oceania.»
e abbozzo un sorriso. Lei, invece, mi guarda triste e prima che possa esprimere qualsiasi pensiero la fermo con un movimento della mano.
«Anche a me piacerebbe partecipare, ma sai che non posso farlo. Non sono una dominatrice dell'Acqua.»
Lei mi guarda triste, ma annuisce per poi sorridere. Inizia a raccontare di come aveva raccolto il suo coraggio e aveva chiesto a Daniel di essere il suo partner al Torneo. Io prendo ad ascoltare quando poi vengo attirata dal un piccolo lamento. Era lieve, ma sono sicura di averlo sentito. Gli alberi stanno piangendo, chiedono il mio aiuto.
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