Dopo aver superato i controlli all'uscita della biblioteca, Aeris si dileguò nelle ombre della parte alta di Zephyra.
Percorse a passo veloce il tragitto che portava dalla biblioteca alla piazza centrale del quartiere di Brezza, dove si trovava la stazione dell'eolicolare, e saltò sull'ultimo mezzo disponibile per la discesa a valle.
Appena si chiusero le porte automatiche, le sembrò ancora di sentire l'eco di quella musica proibita, insieme al desiderio inespresso di scoprire il volto che si nascondeva dietro la figura enigmatica di quello sconosciuto.
Senza quasi accorgersene, raggiunse la stazione a valle. Una volta uscita dall'atrio, si affrettò lungo la strada che portava nel cuore della città. Passò davanti all'insegna spenta del NOIA Café e si rese conto che quella notte la luna sembrava altrove. Una raffica di vento improvvisa l'attraversò, facendola vacillare. Si voltò di scatto e vide una scia di un blu profondo impennarsi lungo il vicolo in salita che aveva appena percorso in senso inverso.
Negli ultimi tempi, le accadeva spesso di osservare strani venti colorati. Una volta ne aveva anche parlato con sua madre, ma lei l'aveva liquidata in fretta con uno dei suoi sorrisi di compatimento.
«Cerca di applicarti di più nello studio», sosteneva. «Smetti di fantasticare e affronta la vita con più serietà.»
Intanto, quel vento colorato continuò a risalire in direzione della collina che si ergeva come un'ombra sinistra sopra il centro della città. Sulla sua sommità, eretto per volontà dei GDS, l'imponente faro con il loro marchio luminoso brillava cupo e minaccioso. La sua presenza era un monito costante per chiunque osasse sfidare le regole.
La scia blu proseguì la sua corsa più in basso, incontrando la sagoma del Repository, una fortezza possente che incuteva timore. Ricavata da un antico ospedale abbandonato, la struttura presentava piccole finestre illuminate da una luce tremolante e austera. Poco dopo, il vento sparì in un attimo, così come era arrivato, e il paesaggio notturno ripiombò in un'oscurità indecifrabile.
Un richiamo stridulo si alzò nel cielo, dissolvendosi nel buio. Aeris pensò che somigliasse al verso di un falco. Avvertiva un senso di ansia crescente. Si chiedeva cosa fosse successo alla festa, chi avesse sostituito la sua IA Standard trasmettendo il TRIP e, soprattutto, perché. Aveva corso un rischio enorme.
E se succedesse di nuovo? ripeteva dentro di sé guardandosi intorno.
Proprio in quell'istante, mentre attraversava il ponte sulle acque impetuose del fiume Orel, le sembrò di udire, in mezzo allo scrosciare sugli argini, di nuovo quel ronzio, quel disturbo radio anomalo. Dal suo lobo sinistro, come da una fontana armonica, sentì una cascata di note riversarsi in ogni parte del suo corpo.
Poi seguì un fraseggio di chitarra rapido e tagliente, che la fece sobbalzare. Infine, quella musica, con il suo ritmo audace, la rapì.
"... Aunque digan que soy
Un bandolero donde vaya
Doy gracias al viento
Por haber roto el silencio hoy ..."
All'improvviso la canzone sfumò e una voce calda, proveniente dalla stessa sorgente sonora, risuonò nell'oscurità e pronunciò il suo nome: «Aeris!»
Per anni, dal suo lobo sinistro, aveva ascoltato solo la sua IA, monotona e rassicurante. Di chi era quella voce?
«Aeris, respira piano. Sono io, non aver paura. Non voglio farti del male.»
Il tono sembrava rassicurante e pacato, ma come poteva Aeris restare tranquilla quando qualcuno, o qualcosa, poteva irrompere nella parte più intima della sua vita? Era come se un ladro, a notte fonda, fosse entrato in casa sua e le avesse chiesto di restare calma: assurdo!
La IA di ognuno era uno strumento di controllo, ma anche una compagna di vita. Vederla sparire all'improvviso era destabilizzante.
Aeris rimase in silenzio, sollevando il cappuccio della felpa, come a proteggersi da qualcosa che in realtà aveva già violato le sue fragili difese.
«Aeris, sono MIAO.»
«MIAO? Sembra il verso di un gatto, chi sei? Non ti conosco», replicò lei con un filo di voce dal tono ingenuo e una sottile tensione che traspariva.
«Che fai, mi prendi in giro? Vabbè, mi dispiace presentarmi così, nel pieno della notte. Chi mi ha creato ha lasciato un messaggio nella mia memoria con la richiesta di rintracciarti e rivelarti alcune cose che devi assolutamente sapere.»
«Chi ti ha creato? Quanti anni hai?» Aeris sapeva che quelle domande non avevano molto senso, ma cercava di prendere tempo per pensare.
«Non so chi mi abbia creato e forse sono nato da poco, sto imparando a conoscere questo mondo, ma imparo in fretta.»
«Non ti credo, cosa devi dirmi? Intanto ridammi la mia IA! Cosa le hai fatto? Se mi scoprono, finirò al Repository.»
«Rilassati. Durante i controlli all'uscita del party, ho clonato alla perfezione la tua IA e nessuno se ne è accorto.»
«Ma come hai fatto?»
«Anche io sono una IA, ma molto particolare. MIAO significa Mia Intelligenza Artificiale Organica, almeno questa è la prima riga di codice umanizzato che ho rintracciato nella mia memoria.»
«Organica? Ma che ZACCATA è questa?» Ecco, mi è scappata di nuovo una di quelle parolacce assurde per cui tutti mi prendono in giro! pensò, poi proseguì alzando il tono della voce: «Ti sei fatto un film tutto tuo nella testa! Ma quale testa? Tu neanche ce l'hai, una testa!»
MIAO si lasciò sfuggire una risata, tutto sommato simpatica, nel sentirla pronunciare quella parola assurda e nel vederla così agitata. Quella situazione gli suscitava un'inspiegabile tenerezza.
«Sparisci!» strillò Aeris.
«È da un po' di tempo che ti seguo, da quando ho sostituito la tua vecchia IA.» puntualizzò lui, recuperando un tono di voce serio e credibile dopo quello scoppio di ilarità.
«Da quanto tempo? Tu, tu... Tu sai tutto di me! Come hai osato? Che razza di essere sei? Mi vuoi ricattare?»
«Stai calma. Ti ho detto che non voglio farti del male. Sono qui per aiutarti. Sei una ragazza speciale. Conosco i tuoi pensieri, il tuo desiderio di libertà. Il tuo carattere ribelle, la tua repulsione per la dottrina del regime.»
«Certo, mi hai spiato. Sai tutto di me. E allora?»
«Voglio aiutarti, Aeris. Senza di me, potresti finire nei guai.»
Aeris scoppiò a ridere. «Tu mi stai mettendo nei guai! Io amo la libertà e per questo non voglio marcire al Repository per colpa tua!»
«Non succederà. Stai serena. Io ti proteggerò.»
«Ma tu sei matto! Vattene!»
Aeris affrettò il passo, decisa a rientrare a casa il più presto possibile. Se avesse incontrato i GDS, non sapeva come sarebbe finita.
«Ehi!» bisbigliò Aeris, concitata. «Sei ancora lì?»
Regnava un silenzio totale. Provò a chiamarlo ancora un paio di volte, ma niente.
«Meglio così. Non ho bisogno di nessuno», disse Aeris mentre rientrava in casa e si dileguava nella sua stanza, cercando di non fare rumore per non svegliare i suoi genitori.
Si infilò nel letto così com'era, lasciando solo gli occhi fuori dalle coperte. Rimase in allerta per alcuni minuti, con un senso di sgomento per quell'evento di follia spropositata, finché a un certo punto crollò dal sonno, esaurita dai postumi del TRIP.
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