Jon
Degli occhi lo osservavano, occhi misteriosi e splendenti.
-Ho visto nelle fiamme, ti ho visto sulla Barriera, ti ho visto nella città di Mereen e ti ho visto a Grande Inverno. Jon Snow, tu sei il figlio del fuoco...-
La voce era femminile, ma Jon non riuscì a vederla.
-Chi sei?-
-La mia identità non ha importanza per ora Jon Snow. Il Re non ti manderà sulla Barriera, appena si farà l'alba verranno per ucciderti, ma posso evitare che cio accada se ti fiderai di me, ti aiuterò a fuggire.-
E l'ombra sparì facendo restare Jon con le labbra schiuse chiedendosi se stesse sognando o meno; si alzò e si avvicinò alle sbarre trovando la porta socchiusa, controllò che non ci fossero guardie e l'apri e poi di nuovo quella voce...
-Segui il fuoco Jon Snow, seguilo... ti condurrà fuori da qui e ad attenderti c'è un cavallo nero...cavalca lontano, non voltarti mai indietro! -
Jon seguì le fiamme dubbioso, dopo diversi corridoi stranamente vuoti, trovò l'uscita e come la voce gli aveva detto, ad attenderlo c'era un cavallo nero. Montó subito in sella e cavalcó, cavalcó veloce senza mai guardarsi alle spalle, dopo diversi minuti uscì da Approdo del Re, gli parve un sogno eppure era tutto vero! Era fuori, sano e salvo. La Barriera ora lo aspettava e da lì non sarebbe mai più andato via sino al giorno della sua morte.
Non appena si seppe della scomparsa di Jon, la Regina consigliò Joffrey, che stranamente la ascoltò, di dire che il ragazzo aveva deciso di togliersi la vita da solo. Questa notizia arrivò alle orecchie del ragazzo quasi subito e non appena lo sentì prese la decisione di cambiare identità, da quel momento si sarebbe chiamato Richard, figlio di contadini morti tragicamente.
Viaggió per una settimana, era sempre più vicino al Nord, giunse a Grande Inverno, quella ormai non era più casa sua, non avrebbe mai più rimesso piede lì, soprattutto non ora, sospirò, poi proseguì sino all'altissima e lunghissima distesa di ghiaccio: la Barriera.
Venne accolto nel castello nero dei guardiani della notte, fortunatamente nessuno si ricordó del suo viso poiché solo in pochi lo videro per pochissimo tempo, gli chiesero come si chiamasse e perché fosse lì.
-Mi chiamo Richard, la mia famiglia è morta, sono rimasto solo e ho deciso di unirmi ai Guardiani della Notte...-
Poiché era sera, lo fecero accomodare dentro al caldo, pensò a Spettro, il suo amato metalupo, era rimasto qui, si chiedeva che fine avesse fatto, lentamente si avvicinò ad un ragazzo paffutello e gli chiese:
-Ciao, ho sentito delle voci... dicono che c'era un metalupo albino qui, è vero?-
-Oh, sei quello nuovo, sì, è vero, c'è ancora se proprio vuoi saperlo, dicono che sia arrivato qui assieme al bastardo degli Stark che si è suicidato non molto tempo fa, mi spiace per quel ragazzo, chissà cosa avrà combinato! Sfortunatamente non l'ha visto nessuno, la guardia reale ci ha costretti a rimanere dentro, solo uno di noi l'ha visto, ma di spalle...comunque mi chiamo Sam, Samwell Tarly... tu?-
-Io mi chiamo Richard, dov'è questa bestia?-
Il ragazzo pacioccone lo osservò e poi rispose:
-È nella mia stanza, sta li da molto tempo e oltre che a piangere non fa quasi nulla... povera bestia...deve mancargli molto il suo padrone, sai, è stato agressivo con tutti tranne che con me! Per questo motivo me lo sono tenuto io! Andiamo... te lo faccio vedere!-
Jon seguì Samwell sino alla sua stanza, non appena la porta venne aperta, Spettro era dietro di essa con la coda scodinzolante, non appena vide Jon ululó e gli saltò addosso leccandogli il viso, il giovane lo strinse forte stringendo gli occhi, sussurrò.
-Mi sei mancato così tanto vecchio mio... -
Abbracciò il suo metalupo per secondi che parvero minuti, una lacrima gli rigó il viso, Samwell vide la scena non capendo e poi si fece una mezza idea.
-Tu non sei chi dici di essere, non è vero?-
Jon alzò lo sguardo sul ragazzo e si pulì le lacrime col dorso della mano.
-Mi chiamo Jon Snow, il figlio bastardo di Ned Stark.-
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