La dama di Baratz

-Ha trenta minuti di ossigeno-

Ho mostrato il pollice alla guida, prima di tuffarmi: l'uomo, sui trenta, sembrava spaventato dalla mia giovane età. Ma faccio immersioni già da sei anni, prima con mio padre, poi da solo; e mi sono tuffato in acque ben più insidiose di queste: qui mi sono imbattuto in una piccola verdesca, ma a sedici anni ho nuotato tra mante e murene!

Sì, il fondale di Porto Ferro non mi entusiasma; se non fosse stato per quel vecchio, non mi sarei nemmeno sognato di immergermi qui.

-Siete sicuro che sia questo il posto?- mi ha chiesto la guida. Le coordinate che mi aveva fornito il vecchio erano precise; tuttavia, solo i pescatori si fermano in questa zona, così lontano dalla costa. E, come ho scoperto anche io, non è il posto più interessante dove fare snorckering (così lo chiamano da un po'); sì, probabilmente la mia è una follia.

E, se è davvero così, è stato quel vecchio a contagiarmela.

I suoi occhi, grigi come il cielo in una tempesta, mi hanno fulminato quando mi sono vantato di conoscere la perduta città di Baratz. Un turista logorroico, seduto alla mia destra in aereo, mi ha raccontato la leggenda: in una notte, la città fu sommersa dalle acque, perché così Dio volle punire la dissolutezza dei suoi abitanti. Sul momento, scoppiai a ridere: quel racconto mi sembrava la brutta copia di un estratto dal Vecchio Testamento. Poi, vidi che qui gli si dava molta importanza: non solo c'è ancora una cittadina che porta il suo nome, ma le rovine che si troverebbero a pochi chilometri dalla costa sono una locale Atlantide, che vanta una sua eroina: spero di incontrarla a breve.

Il vecchio non ha fatto che descrivermi la sua bellezza.

-Occhi azzurri come un cielo di agosto- disse -Il naso nobile, le labbra sottili, rosse...e i capelli castani. Per praticità li teneva sempre raccolti dentro il fazzoletto; quando stavamo insieme, il mio primo pensiero era sciogliere quella lunga treccia. Ancora- aggiunse, inebriato -mi sembra di sentire quei capelli tra le dita-

La sua follia è proprio questa: è convinto di avere conosciuto la donna della leggenda! Dapprima sorrisi della sua chimera, e mi sono sinceramente divertito a dargli corda.

-Lei è stato a Baratz?-

-Sì, certo, anche se solo per poco. Doveva essere solo un viaggio, sai? Io non sono di lì, sono di Sassari, e contavo di stare a Baratz solo per una notte. Ma quella sera, quando la vidi, sentii che non potevo più andarmene. Ragazzo, sei mai stato tanto legato a qualcuno da...-

-No, no!- l'ho interrotto io, disgustosamente più spaccone del solito -Non voglio catene-

-Già, così dicevo anche io, prima di quella sera. La vidi che cercava di tirare su il secchio dal pozzo, e non esitai un solo secondo a offrirmi di aiutarla. Ma si rifiutò, lasciandomi di stucco per la sua forza d'animo: mi rispose, sorridendo, che non era giusto far lavorare un ospite. Sì, perché ero questo, prima di guardarla in viso, e scoprire quel volto e, soprattutto, quegli occhi...un ospite. In quegli occhi, trovai finalmente la mia casa.

Sarei dovuto rimanere una sola notte, a Baratz.

Ci rimasi due anni-

Credo di avere sgranato gli occhi, e lui rispose con un sorriso beffardo -No, non hai mai provato nulla del genere; altrimenti, avresti capito-

-Ci sono diverse cose che non mi sono chiare in questa storia: per esempio, quali erano i peccati di Baratz, che spinsero Dio a inondarla?-

Il vecchio mi guardò per un lungo istante, in cui ebbi il dubbio di essere stato troppo indiscreto e indelicato; mi rilassai, quando scoppiò in una sonora risata -Ragazzo, sei più superstizioso del mio bisnonno, (anima buona)! Non conosci le onde anomale?-

-Sì, ma la leggenda...-

-...non fu certo raccontata da abitanti del posto!- mi interruppe lui, che mi dovette credere uno sciocco ignorante - L'onda arrivò quando nemmeno il Sole era sorto; nessuno potrebbe descriverti come il mare si ritirò, quella mattina-

Deglutii -Nessuno, tranne lei. Cosa ci faceva in spiaggia, quella mattina?-

-Ero con lei-

Sono arrossito, perché ricordo di avere fatto lo stesso con il mio primo amore. Lei si chiamava Giovanna: abbiamo guardato il sole sorgere da dietro le nuvole, dopo quella prima notte passata insieme. La trovai che dormiva sul mio petto; quanto erano dolci le sue labbra quella mattina!

-Ha visto l'alba?-

-No. Ricordo che verso le quattro, Lei mi svegliò- disse il vecchio, cui racconto mi coinvolgeva sempre di più -Mi dice 'Amore, il mare...si sta allontanando' e io non le credo, pensando che stesse sognando. Ma quando al chiaro di luna intravidi i pesci saltellare, moribondi, sulla sabbia, capii tutto-

La cosa non mi sorprese: il vecchio sembrava avere viaggiato molto: certo conosceva uno tzunami, anche se aveva qualche problema a coniugare i verbi.

A quel punto, iniziò la loro corsa disperata -Dobbiamo salire sulla collina- aveva urlato lui. Non aveva il tempo di spiegarle, né di svegliare gli abitanti. Si mise solo a gridare di scappare via, a squarciagola. Alcuni li seguirono...altri non li udirono neanche. Già poteva sentire l'onda sbattere sugli scogli...

Eccola qui: l'antica Baratz. Credo al vecchio: credo che queste rovine, ora vivaio di alghe e tana di piccoli timidi pesci, siano state un tempo anche il rifugio di quella donna, come degli altri abitanti. È davvero difficile distinguere le case, completamente ricoperte di sabbia e verde; riconosco però quel sentiero della Nurra, che tagliava il centro del paesino: è l'unico su cui, inspiegabilmente, le alghe non hanno attecchito.

Ho paura ad entrare nelle case. Non potrei sopportare la vista di corpi in disfacimento. Questo è un compito che lascerò ad altri.

Io sono qui solo per Lei.

Salirono in fretta sulla collina, e lo videro: un muro azzurro d'acqua salata, reso sempre più torbido dal fango che inglobava lungo il suo cammino. Lei si fermò.

-Che cosa stai facendo?- chiese lui, disperato -Dobbiamo salire ancora, se vogliamo salvarci!-

Lei era rimasta di spalle, incapace di distogliere lo sguardo dalle onde che, secondo dopo secondo, inghiottivano la sua città: la piazza doveva aveva imparato a ballare; l'unica scuola che aveva frequentato; la Chiesa, dove aveva assistito al rito, aveva indossato "il vestito e le scarpe della domenica"; il parco, dove aveva ricevuto il primo bacio di innocenza.

Tutta la sua vita, spazzata via in pochi istanti.

Il vecchio, quando non era ancora tale, la prese per mano, nel vano tentativo di trascinarla via.

A quel punto interruppe il suo racconto, per chiedere un bicchiere d'acqua: ormai pendevo dalle sue labbra, e non avevo più dubbi: quella storia era tutta vera.

-E sei riuscito a salvarla?- chiesi io stupidamente. Mi sentivo come un bambino che, pur sapendo che la favola finisce sempre bene, teme sinceramente che l'eroe non vinca il cattivo. In questo caso, però, era l'esatto contrario: sul fondo del mare giaceva Lei, che quindi non poteva essere arrivata alla terraferma; ma, dentro di me, speravo che quella fosse solo una statua.

-Lei mi disse che quella era casa sua, e non se ne poteva andare- continuò il vecchio, con le lacrime agli occhi. Forse anche allora aveva pianto: l'aveva pregata di lasciarsi tutto alle spalle, di correre verso la salvezza. Forse si era anche inginocchiato, promettendole di costruire insieme un futuro, una casa. Ma non c'era niente che potesse smuoverla.

-Non ha cercato di trascinarla via con la forza?-

Il vecchio annuì -Era letteralmente piantata al terreno-

Sul momento non capii, e lo costrinsi così a spiegarsi meglio -Ho cercato di spostarla, ma lei dimostrò una forza inaudita. Capii soltanto quando abbassai gli occhi: le sue gambe...erano di pietra, e le piante dei suoi piedi si erano unite al terreno-

-La leggenda- mi intromisi io -dice che Dio la pietrificò perché si era voltata a vedere la sua città che veniva sommersa, disobbedendogli-

-Lei non fu punita da nessuno! Lei scelse di restare lì! Io invece- aveva aggiunto il vecchio, alzandosi in piedi -Io non ho scelto di rimanere qui...ma non riesco a lasciarla andare-

Non potevo tornare a Genova senza avere cercato la Dama di Baratz: Lei è veramente esistita? Oppure competo con il vecchio in follia, come un Sancho Panza che insegue le fantasie del suo Don Chisciotte?

Riconosco una sagoma, a una ventina di metri di distanza, su un tratto del fondale meno profondo. Più mi avvicino, più capisco che è Lei: ma come posso essere sicuro che non si tratta solo di una statua?

Tutti i miei dubbi vengono spazzati via come la nebbia dal Maestrale, quando ho visto i suoi occhi, e vi lessi tutta la forza di quella donna, che scelse volontariamente di diventare pietra per non lasciare la sua terra. Le alghe marine la vestono come un lungo abito da sera verde scuro, lasciandone scoperte solo il viso, delicato, e gli avambracci. Le prendo la mano: mi sembra quasi di avvertirne il calore. E le sue labbra...sono appena schiuse, per ripetermi le ultime parole che disse anche al vecchio, prima di tramutarsi completamente in pietra:

-Questa è casa mia. Non potrò mai andarmene. Perché è parte di me. E ora io sarò parte di lei-






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