Distrutti nella vita, uniti nella morte

Se avessi saputo che un giorno avrei dato un calcio allo stomaco al ragazzo che stavo baciando sarei scoppiata a ridere. Ma qua non c'è nulla di divertente, Aaron è praticamente steso a terra in stato di semicoscienza mentre impreca per il dolore che gli ho inferto, e Luke lo sta guardando con evidente perplessità. <<Stavate giocando a wrestling?>> mi domanda con l'innocenza di un bambino.

<<No, campione, noi due stavamo...>> mi fermo, cercando di pensare a una scusa plausibile <<...discutendo dell'Unione Sovietica.>>

Per davvero, Sasha? L'Unione Sovietica? Avrei potuto trovare una scusa decisamente migliore, ma quando Luke è comparso dal nulla e mi ha chiamata il mio corpo ha reagito d'istinto e ho colpito Aaron con la gamba. <<Mi dispiace>> mi scuso, inginocchiandomi di fronte a lui <<è stato... un riflesso istintivo.>>

<<Il tuo riflesso istintivo è picchiare il ragazzo che stavi baciando allo stomaco?>> impreca Stoccafisso, ancora piegato dal dolore. La sua voce è strozzata per via della sofferenza che prova in questo momento, e se non fosse per la situazione assurda in cui ci troviamo scoppierei a ridere.

<<Vi stavate baciando?>> Luke sembra stranamente felica all'idea.

<<Non ci stavamo baciando>> replico freddamente.

<<Ovvio che no, stavamo solo giocando con le nostre rispettive tonsille>> borbotta Aaron con ironia piccata, e io lo fulmino con un'occhiataccia.

<<Sophia era preoccupata>> interviene Luke <<non tornavi, pensava fossi scappata, ma io le ho detto che non lo avevi fatto, Sasha, perché tu non scapperesti mai lasciandomi indietro.>>

Giusto ragionamento. Aiuto Aaron a rialzarsi in piedi, la sua mano è ancora posata sullo stomaco dolorante. <<Lo giuro>> confesso <<non l'ho fatto apposta, è stato... per via del momento di panico, tendo a usare la violenza quando sono spaventata.>>

<<Fantastico, meraviglioso>> mormora lui con voce sofferente. <<La prossima volta che ci baceremo ricordami che dovrò usare un giubbotto antiproiettile.>>

<<Non ci sarà nessuna prossima volta>> sibilo a denti stretti, puntando lo sguardo sul terreno. <<Nessunissima prossima volta>> ripeto, giusto per fargli entrare in testa il concetto.

<<Ah-ah>> mormora lui, miscredente che non è altro.

<<Sono seria>> ripeto <<nessuna prossima volta, King.>>

<<Questo è uno di quei momenti dove ti piace sparare cazzate.>>

Luke si avvicina a noi, ci scruta con lo sguardo perplesso. <<Va tutto bene, Campione>> lo rassicuro. <<Solo una conversazione un po'... fomentata.>>

<<Vi stavate baciando?>> domanda di nuovo.

E io: <<No.>>

E Aaron: <<Sì.>>

<<Ti do un altro calcio allo stomaco>> lo avverto.

<<Santo cielo, abbi un po' di pietà.>>

Luke sorride. <<Sasha non bacia i ragazzi, lo sai, Aaron? Vuol dire che gli piaci.>>

<<Lo so, Campione.>>

<<Lui non mi piace>> replico piccata <<e noi non dovevamo andare a una festa?>>

<<Non puoi fuggire sempre, Porter>> mi avvisa Stoccafisso.

<<Vero, ma posso rimandare. Io sono la regina della procastrinazione, e lo sarò per il resto della mia vita!>>

***

La stanza di Andrew è polverosa e puzza di stantio, anche un cieco si renderebbe conto che sono passati anni dall'ultima volta che qualcuno ha deciso di pulirla e farvi circolare un po' di aria fresca. È una piccola stanza, con un letto singolo accostato alla parete e muri pieni di citazioni filosofiche prese dai grandi scrittori di un tempo. La scrivania ha un metro di polvere, le coperte sono ancora sgualcite come le aveva lasciate il ragazzo prima di morire, sulla sedia ci sono dei vestiti impilati, sopra il computer una bacheca piena di foto è stata appesa. Foto di un passato lontano e felice, foto che sono le uniche prove che un tempo anche lui aveva sorriso.

Ne prendo una, sento un lieve sorriso alleggiare sulle mie labbra quando vedo una piccola Sophia baciare il suo amato sulla guancia. Lui era veramente carino, così simile a Pamela, così bambolotto, il classico bravo ragazzo che le donne moderne disprezzano (fanatiche dello stronzo di turno) e che invece dovrebbe essere rivalutato da molte persone. Stringe Sophia con una cura e una discrezione straordinarie, e la guarda come si guarda il tramonto: che sai sta per finire ma da cui non riesci a distogliere lo sguardo. E lei era così felice. Era così sorridente. Così diversa dalla Sophia che conosco ora, dalla ragazza silenziosa e spaventata, piena di rimpianti.

<<La scattarono il primo giorno di scuola di Sophia>> mi sussurra con voce roca Pamela, avvicinatasi a me <<gliela feci io.>>

Mi guardo attorno, riesco a sentire la presenza pesante e nostalgica di un fantasma con cui non puoi parlare, di un'anima che è scomparsa nel nulla senza lasciare tracce di sé. Questa camera è così piena di dolore, così satura di questa sofferenza, da inasprire lo sguardo già distrutto di Pamela. <<Non sono riuscita a... toglierle. Erano troppo... capisci?>>

Annuisco piano, e ripongo la foto al suo apposito posto sulla bacheca, in mezzo alle altre. <<Allora...>> si schiarisce la gola <<... voci di corridoio mi dicono che ti sei fidanzata con Aaron.>>

<<Non ci siamo fidanzati, e non cambiare argomento.>> Mi metto a sedere sulla scrivania e osservo il pc chiuso e polveroso.

<<Però vi baciate>> replica lei divertita.

<<Un mero scambio di saliva, e chi te l'ha detto?>>

<<Luke.>>

<<Maledetto, spero non lo abbia detto pure a Ridarella e Sophia>> non riuscirei a sopportare i loro sguardi maliziosi.

<<Tutta la scuola ne sta parlando.>>

<<Santo cielo, inizio a commuovermi.>>

<<E sono certa che Aaron la pensi diversamente rispetto a te>> aggiunge. <<Che cosa avete fatto alla festa?>>

<<Principalmente, io l'ho evitato e lui ha cercato di non farsi evitare.>> E' stato molto imbarazzante, e se lo dico io lo è per davvero. In fondo non abbiamo fatto nulla di male, e in fondo non dovrei vergognarmene, ma quel poco di dignità che mi è rimasta non ha potuto fare a meno di farmi notare quanto lontana stessi andando con la mia relazione con Stoccafisso. Troppo, troppo lontana. In un posto remoto e che non conosco, e che per questo mi spaventa a morte.

<<Non l'avrà presa bene.>>

<<Mi ha scritto un messaggio.>> Un messaggio alquanto spaventoso. Non puoi fuggire per sempre. Ah, parole sagge. <<E non sono venuta fino a casa tua per parlare della mia non relazione con Stoccafisso, bensì del suicidio-forse-non-suicidio-forse-omidicio di tuo fratello>> le faccio notare mentre accendo il portatile. <<Mi hai detto che forse avevi trovato qualcosa, perché non me lo fai vedere?>>

Pamela sospira, ma annuisce comprensiva, prende un'altra sedia e si siede al mio fianco, mentre inizia a digitare al computer. <<Mi sono ricordata>> mi informa, mentre smanetta agilmente sulla tastiera <<che Andrew aveva un blog.>>

<<Un blog>> ripeto io.

<<Un blog>> ripete lei. <<Più che altro un blog dove condivideva i suoi pensieri e altre cose simili, glielo aveva suggerito lo psicologo per la sua depressione. Pensava che se avesse trascritto ciò che lo tormentava di più lo avrebbe reso... meno minaccioso.>>

Lo schermo si illumina sulla finestra di internet, digita velocemente sul codice url, e appare l'immensa scritta PENSIERI. Solo questo, una pagina semplice, nera, con alcune sfumature grige, che si apre in un fiume di pensieri spaventosi, rattristati, felici, spensierati, pesanti. Spalanco gli occhi. <<Come lo hai trovato?>> le domando.

<<Ti ricordi la mail di cui ti parlavo, quella che non ha mai spedito a Sophia?>> quando annuisco, lei si gratta la punta del naso. <<Aveva ricevuto altre mail, se le scambiava con un certo "theghost", e in una facevano riferimento a questo blog, dove si sono conosciuti.>>

<<Che razza di nickname è "theghost"?>>

<<Il nickname di una persona che si sente invisibile.>>

<<Sei diventata una psicologa, adesso?>>

<<No, lo ha scritto lui, leggi qua.>>

Mi indica lo schermo, e io aggrotto la fronte, guardandovi. E' uno dei post che Andrew scrisse, è così pieno di sofferenza e dolore da stringermi il cuore.

Ci sono dei momenti dove penso davvero di non farcela. Ho paura, ho veramente paura. Mi sembra di esser sprofondato in un oblio da cui non riesco a uscirne fuori. Hanno spento la luce, sono nell'oscurità, sento solo voci, voci di chi odia, di chi mi odia, di chi mi vorrebbe morto. Ho paura che quelle voci mi appartengano, non riesco a fermarle, ho paura. Tanta paura. Vorrei che la smettessero di tormentarmi. Vorrei che svanissero nel nulla, ma ogni notte mi impediscono di dormire, ogni giorno mi massacrano dentro. Quest'oblio continua a risucchiarmi, temo che non riuscirò ad uscirne mai più fuori.

Sotto, il commento di Theghost, l'uomo senza volto.

Lo so, lo so che è difficile. È brutto, non è così? Sentire le voci dietro di te, sentire come ti odiano, sapere che non potrai far nulla per fargli cambiare idea. Anche io ho paura di quest'oblio. Oggi a scuola mi hanno distrutto, mi hanno reso inerme. Ma sai una cosa? Quest'oscurità mi piace, mi piace davvero. Quando mi risucchia so di essere al sicuro. So che non potrà farmi del male come me ne fanno gli altri. Ho deciso di seguirla. Ho deciso che le appartengo.

Le labbra di Pamela tremolano, i suoi occhi si riempono di lacrime. Clicca su una delle email che Andrew ha ricevuto.

DA: Theghost3.hotcom.it

A: andrewpolish.hotcom.it

OGGETTO: Oscurità

Penso che forse non siamo mai stati destinati a vivere in questo mondo, sai? In fondo, siamo solo esseri nati qui per caso, per un errore fortuito. Dicono che Dio ci abbia fatto il regalo più grande, dandoci la vita. Ma sai che ti dico? Questo non è un regalo. È una maledizione.

DA: andrewpolish.hotcom.it

A: Thegosth3.hotcom.it

OGGETTO: Maledizioni

Forse hai ragione, ma come si può affrontare una maledizione simile? Non la si può spezzare. Io ci ho provato, ci ho provato davvero, ma invano. Le persone mi odiano, e non so nemmeno perché. Mi temono, mi disprezzano. Dove ho sbagliato? Cosa avrei dovuto fare? Cosa non avrei dovuto fare? Ho paura di non farcela, mio caro amico, ho paura di essere un debole. A volte penso... a volte penso che sarebbe meglio se non fossi mai nato.

DA: Theghost3.hotcom.it

A: andrewpolish.hotcom.it

OGGETTO: Debolezze

Perché dici che sei debole? Non ci sono deboli, in questo mondo. Solo mostri. Anche noi lo siamo. Ma noi siamo mostri diversi, abbiamo capito come gira il mondo. La gente ci odia, è vero, ed è questo che ci rende forti. Possiamo spezzare questa maledizione. Possiamo porre fine una volta per tutte alle nostre sofferenze. Con una sola, semplice, azione. Tu sai...

Non riesco più a leggere. Non ce la faccio davvero. Le parole che seguono sono troppo dolorose, troppo chiarificatori. Pamela scoppia, proprio com'è scoppiato Andrew. Piange e urla piano, tenta di contenere le sue grida mordendosi la mano, ma è inutile, non riesce a controllarsi.

Deglutisco a fatica, e clicco su un'altra mail.

DA: andrewpolish.hotcom.it

A: Thegosth3.hotcom.it

OGGETTO: La fine di tutto

Oggi ho fatto una cosa orribile, amico mio. Una cosa disgustosa. Ho fatto sacrificare mia sorella, l'ho costretta a sporcarsi per poter proteggere una persona che amavo. È stato orribile, mi sento orribile. Mia sorella non se n'è lamentata, mi ha promesso che sarebbe stata bene, ma con questo singolo gesto ha distrutto tutta la sua vita. Ha perso le persone che amava, e il ragazzo che amava. Ieri l'ho sentita piangere nella sua camera, singhiozzava e urlava. Mi sono sentito malissimo, e lei si sente peggio di me. È tutta colpa mia. Tutta quanta. Non avrei mai dovuto avvicinarmi così tanto alle altre persone, non avrei mai dovuto amarle. Non sarei mai dovuto venire al mondo. Vorrei soltanto che qualcuno mi uccidesse, soltanto poter morire senza che nessuno se ne accorga.

Pamela urla ancora, la sua voce è la voce della disperazione, la voce del rimorso, si rannicchia in se stessa, si fa piccola piccola, mentre il mostro la divora, la distrugge una volta per tutte, definitivamente. La stringo a me, le sue lacrime bagnano la mia felpa di Iron Man, le sue mani tremano convulsivamente e le sue urla vengono soffocate dal tessuto della maglia, ma risuonano fra le pareti di questa camera vuota e fredda come una preghiera, un supplizzio, un flagello. <<Non volevo che andasse a finire così>> singhiozza, e a fatica riesco a comprendere le sue parole disumane <<avevano preso Sophia, l'avevano presa di mira, Andrew mi aveva detto che era l'unica soluzione, mi aveva supplicato di farlo, perché se lo avesse fatto lui Sophia avrebbe subodorato la verità. Non potevo fare altro... non...>>

<<Va tutto bene>> la stringo a me con difficoltà. <<E' tutto okay, Pamela.>> Il suo piccolo e fragile corpo tremola sotto la mia presa ferrea. <<Non abbiamo ancora finito, okay? Hai detto che la mail mai inviata era speranzosa... forse non si è ammazzato, Pam. Ricordalo.>>

Lei annuisce, dopo un paio di minuti, le urla si fanno man mano più sporadiche e meno disumane. Quando si allontana, ha il volto pallido e le guance sporche, gli occhi così gonfi da sembrare due palline da ping pong. <<Forse questo Theghost sa qualcosa>> sussurra a bassa voce <<e credo faccia parte della scuola.>>

<<Come fai a saperlo?>>

<<Ne parlano varie volte, ad esempio qui>> mi indica un'altra mail da parte del fantasma << "oggi a scuola Mrs Trevors mi ha messo in punizione, mi avevano rinchiuso dentro un'armadietto e tolto tutti i vestiti, sono arrivato alla classe prima di tutti quanti e lui ha pensato gli stessi facendo uno scherzo. Ora sono costretto a partecipare alle lezioni extrascolastiche per due settimane">> tira su col naso <<Mr Trevors è il professore di chimica del primo anno.>>

<<Quindi Theghost era uno studente della Star High School Academy al primo anno?>> chiedo stupefatta. <<Ed è stato messo in punizione?>>

Pamela annuisce ancora, si asciuga le lacrime e il volto bagnato con un fazzoletto di stoffa tirato fuori dalla tasca dei jeans. <<E poi...>> inspira piano <<... avevano... avevano pensato di suicidarsi insieme.>>

Sbarro gli occhi. <<Come?>>

<<Sì>> ripete lei. <<Con le pillole. Theghost diceva che le aveva trovate nel cassetto dei medicinali di sua madre. Guarda qua.>>

Rivolgo di nuovo il mio sguardo sullo schermo.

Mio caro, ormai è troppo tardi, non possiamo più fermarli. Non possiamo più fermarci. Se dobbiamo cadere, facciamolo insieme. Se dobbiamo sprofondare nell'oblio, allora sprofondiamo uniti. Non avremo paura, in questo modo. Non avremo rancori. Distrutti nella vita, uniti nella morte, okay?

Mi copro la bocca con la mano. <<Dio...>> mormorai. <<Tutto questo è...>>

<<Folle?>> conclude al posto mio Pamela. <<Andrew non stava bene, Sasha, non lo hai capito?All'epoca nessuno stava bene. Il bullismo era troppo distruttivo, ogni giorno c'era un'umiliazione più cocente dell'altra.>> Le sue spalle hanno un singulto, si morde il labbro con violenza. 

Deglutisco di nuovo, e scendo con il mouse per leggere le altre email. E' terribile, è straziante, e non riesco a immaginare cosa significhi per Pamela esser costretta a scontrarsi col dolore di suo fratello. A ogni giorno che passa, la mente di Andrew, così come la sua scrittura, si fa sempre più confusa, sempre più deteriorata. Non c'è bisogno di una laurea in psicologia per capire che sia lui che il suo interlocutore erano sul punto di cedere, non riuscivano più a pensare con logica, non riuscivano più a credere né a sperare. Il raziocinio era scomparso del tutto, sostituito dall'emotivo malessere comune che li aveva uniti in quella spirale di dolore e autodistruzione. Mi mordicchio un'unghia, Pamela soffoca un altro singhiozzo.

E poi morire non è nulla. E' solo finire di nascere. 

Riconosco questa citazione, che Theghost ripete alla fine di ogni sua mail, come promemoria di non avere paura per quello che gli accadrà. Cyrano de Bergerac, uno dei libri preferiti della mamma. Il protagonista era uno sfigato, probabilmente uno dei primi esemplari maschili della cosiddetta friendzone, e faceva una fine abbastanza brutta. Mamma diceva sempre che era romantica, perché la sua amata lo riconosceva come il suo ammiratore segreto e se ne innamorava un attimo prima che lui spirasse fra le sue braccia, ma io non ero d'accordo. Perdere la vita un secondo dopo aver raggiunto il proprio obiettivo deve fare schifo, non puoi neanche goderti questa piccola vittoria, questa conquista tanto sudata. 

<<Pensi che questo Theghost sappia qualcosa a proposito di Andrew?>> le domando.

<<Penso che lui c'entri parecchio con la sua morte>> sussurra a bassa voce. <<Guarda, leggi qua, si erano incontrati a scuola, conoscevano le loro rispettive identità.>>

<<Be', quella di tuo fratello era abbastanza evidente col suo indirizzo email>> le faccio notare, ma lei scuote la testa. 

<<Non capisci? Hanno smesso di parlarsi per mail perché si parlavano direttamente a scuola>> mi dà una gomitata e si schiarisce la gola <<leggi l'ultima mail che Theghost gli ha inviato.>>

DA: Theghost3.hotcom.it

A: andrewpolish.hotcom.it

OGGETTO: Delusione

Non riesco a capirti! Non posso credere che tu abbia deciso questo! Come ti è venuto in mente? Era tutto perfetto! Era tutto programmato! Lo sai che questa storia non finirà mai! Lo sai che non abbiamo alternativa se non arrenderci! Possiamo stare insieme! Possiamo fermarli! Non puoi tradirmi anche tu! Sei tutto ciò che mi rimane! Credevo fossi un mio compagno!

<<Wow>> mi ritrovo a commentare, mentre scivolo con gli occhi sul resto della lunghissima mail. <<Sembra parecchio incazzato.>>

<<Vero? E guarda qua? Questa mail è stata spedita il giorno prima della sua morte, mentre Andrew stava scrivendo quella per Sophia>> clicca su "bozze" <<e non sembra minimamente intenzionato a suicidarsi, capisci?>>

<<Io...>> mi fermo. <<Pam, forse non dovremmo leggere questa mail>> la blocco, posando una mano sullo schermo per coprire le parole che Andrew aveva riservato alla sua dolce metà. <<Era per Sophia, dovrebbe essere lei a...>>

<<No.>>

La sua voce è fredda, tagliente come una lama di ghiaccio.  Il suo volto è duro, severo, pieno di rammarico, la tristezza è scomparsa, sostituita da un'inquietante irremovibilità che non le avevo mai visto prima. Mi spaventa, mi fa rabbrividire. <<Pamela...>> provo a dire <<Sophia ha il diritto di...>>

<<No>> ripete. Scatta in piedi, la sua sedia cade per l'improvviso gesto, scuote la testa in preda alle convulsioni. <<NO.>>

<<Per l'amor di Dio, Pam...>>

<<No!>> strilla. <<Non lo deve sapere.>>

<<Sono le ultime parole del suo fidanzato!>> ribatto, alzandomi a mia volta. <<E' giusto che lo sappia, è giusto che...>>

<<Se la leggesse, scoprirebbe tutto. Non mi sono fatta odiare dai King per nulla, Sasha. Non ho intenzione di vanificare gli sforzi di Andrew. Non ho intenzione di rovinare tutto. E non ho intenzione di far soffrire Sophia più di quanto non stia già soffrendo. Non se lo merita.>>

<<Non se lo merita?>> ripeto, e una risata amara fuoriesce dalla mia gola. <<Pam, se lei è implicata nella morte di Andrew...>>

<<Sophia non c'entra nulla! Non osare minimamente pensare che sia lei la causa della morte di mio fratello!>> Un lampo d'ira attraversa i suoi occhi. Trema, di fronte a me, trema tutto qua dentro. L'aria si riempe di un dolore nuovo, di una consapevolezza distruttiva. <<Lei amava Andrew! Lo amava davvero! E lui amava lei! Non voglio che lei si penta di questo amore! Non voglio che lo rimpianga! Era la cosa più bella che fosse mai capitata ad Andrew! Che fosse capitata a me! E' la mia migliore amica, anche se per lei non è più così, e non potrei mai ferirla in questo modo! Mai!>>

Non so che dire, non so come muovermi, non so di cosa parlare. Vorrei confortarla, ma come faccio, se non capisco? Come posso esserle d'aiuto, se tutto ciò che conosco è quello che conoscono tutti gli altri? <<Quando i King si trasferirono in questa città>> mormora a bassa voce <<Sophia fu la prima bambina che ebbe il coraggio di parlarci. La pasticceria non stava andando bene ed eravamo praticamente in bancarotta. Tutti non facevano altro che sparlare di noi e deriderci. Ma loro no. Non gliene fregava niente della nostra situazione. Volevano stare con noi e basta. Le devo tutto. Non posso...>> una lacrima solca la sua guancia <<non posso rovinarla, non posso...>>

<<Ma puoi rovinare te?>> ribatto. <<Pam... farti odiare dai King in questo modo...>>

<<L'ho promesso ad Andrew>> singhiozza lei, la voce acuta e spezzata. <<Gli ho promesso che l'avrei sempre protetta. Me lo chiese prima di morire. Gli ho promesso che non le avrei permesso di soffrire!>>

<<Andrew è morto, cazzo!>> impreco, Pamela sussulta e serra la mascella, incapace di accettare la cruda realtà dei fatti. <<E' morto, Pam. Morto. Andato. Forse si è suicidato o forse no. Ma indagare su di lui e sul suo possibile omicidio non lo riporterà indietro, e non ti farà stare meglio. Fidati, lo so. Pensi che io mi sia sentita meglio, dopo che ho picchiato quel pezzo di merda? Pensa che mi abbia fatto stare bene venire messa dietro le sbarre? Pensavo che tutto si sarebbe sistemato, se avessi addossato la colpa a qualcuno per la morte di mia madre. Ma non è andata così! Mia madre era morta, e nulla avrebbe potuto riportarla indietro! Non ti aiuterà a redimere i tuoi peccati, Pamela. Indagare su di lui non è fare ammenda, è un suicidio!>> Inspiro piano, lentamente, per calmarmi, per poter alleviare la fitta al petto, per poter stoppare l'emorragia nel mio cuore. <<Hai bisogno di qualcuno, Pam, hai bisogno di venire consolata da chi ami e da chi ti può comprendere. E quella persona non sono io, perché io non c'ero, io non conoscevo Andrew, non so come fosse fatto, non so quale fosse il suo accento o che sensazione desse stringergli la mano. Ma i King sì. Non hai bisogno di me, Pam, hai bisogno di loro. Di Stoccafisso, di Sophia e... e di Bill.>> 

Lei sussulta, nel sentire quel nome, dando la conferma a tutti i sospetti che si erano formati nella mia mente tanto tempo fa. <<Lo amavi, non è così?>>

Distoglie lo sguardo, ma non è brava a camuffare i suoi sentimenti, le lacrime tornano a bruciarle gli occhi, si copre il volto. <<Lo amo>> sussurra a bassa voce. <<Lo amo ancora adesso.>>

<<E lui lo sa?>>

<<Anche se lo sapesse, non cambierebbe nulla. Anzi, mi disprezzerebbe ancor di più>> si stringe le mani tremanti al petto e singhiozza. Le lacrime cadono per terra, bagnando il pavimento. <<Lo so che non rispetti la mia scelta...>> sussurra alla fine <<ma ti prego, ti prego, Sasha, ti supplico...>> quando rialza lo sguardo, c'è determinazione nei suoi occhi, c'è desiderio di vendetta. Un buco nero si forma nel mio stomaco e risucchia ogni cosa, la mia determinazione, il mio orgoglio, la mia volontà di proteggere. <<Non glielo dire.>>

Mi si spezza il cuore. Davvero. Credo che si sia appena fratturato in modo permanente. E vorrei poter dire qualcosa, vorrei poterla fermare, bloccarla da questa missione suicida che so la porterà solo a un'altra umiliazione, che le provocherà unicamente un'altra cicatrice indelebile, ma non ho abbastanza orgoglio, non sono abbastanza coraggiosa. Perché la capisco, la capisco perfettamente. Proteggere è tutto quello che può fare, custodire è l'unica cosa che la fa sentire ancora viva. Proprio come me per Luke. Anche lei è una custode di cuori.

<<Va bene>> sussurra a bassa voce <<ma se devi continuare a indagare, allora lascia che ti aiuti. Sono pur sempre una pazza psicopatica, almeno potrai contare su qualcuno a difenderti.>>

Mi lancia un'occhiataccia, il che decido di prenderlo come un buon segno, almeno le ha ridato un po' di vita, e poi, alla fine, con un tremolio mi domanda: <<Cosa facciamo, adesso?>>

<<Adesso>> sussurro <<scopriamo chi cazzo è Theghost.>>

***

Alla Star High School Academy, c'è una regola che vige all'interno della biblioteca: toccare, ma non rovinare. Prendere, ma riportare. Immagino sia dovuta al fatto che quest'immensa sala contiene più di tremila libri di inestimabile valore, e che potrebbero essere venduti a una di quelle aste per i super ricconi politici o acculturati. 

Non è la prima volta che vengo qua dentro, io e Luke l'abbiamo frequentata spesso per poter studiare in santa pace e lavorare sui nostri compiti senza la presenza costante della famiglia di zio Brooke. Non sono mai stata una grande lettrice, ma ho sempre apprezzato la cultura letteraria, e vedere così tanti libri messi assieme fa sempre un certo effetto per una persona che in tutta la sua vita non ha mai avuto molto a che fare con posti simili. 

L'orario più adatto per andare in biblioteca è verso il pomeriggio tardi, quando gli studenti sono già tornati a casa o stanno partecipando alle attività extrascolastiche, in questo modo puoi trovare molti posti liberi e realizzare il tuo desiderio di solitudine e misantropia. 

<<Esattamente, cosa stiamo cercando?>> mi domanda Pamela, una volta aver messo piede dentro l'immensa sala. Mi guardo attorno, felice di constatare che anche oggi pochi sono gli studenti che hanno avuto la brillante idea di studiare in questa stanza isolata e ben nascosta del terzo piano.

<<I registri degli anni scorsi>> rispondo a bassa voce. <<Theghost ha detto di esser stato messo in punizione per due settimane il 14 Settembre, giusto? Sarà stato sicuramente riportato.>>

<<Ma i registri sono solo accessibili ai professori e la bibliotecaria>> mi fa notare lei, con un'innocenza che è quasi commuovente. Le sorrido maliziosa, e lei arretra. <<Non mi starai coinvolgendo in qualcosa di illegale, spero.>>

<<Sai, l'ex di mia madre diceva sempre che un furto non è un furto se non viene mai scoperto.>>

<<Non mi fai sentire meglio, e tua madre frequentava personaggi molto poco raccomandabili.>>

Su questo non posso darle torto, ma per lo meno molti di loro mi hanno aiutata a svignarmela dalle situazioni più pericolose e ad approfittare di alcuni momenti per poterne ottenere un guadagno, che fosse morale o economico. E' una visione poco etica del mondo, me ne rendo conto, ma quando fatichi ad arrivare a fine mese e il mondo intero sembra odiarti tendi a fregartene altamente. <<Sasha, forse dovremmo...>>

La vibrazione del cellulare nella tasca della mia gonna la interrompe. Aggrotto la fronte e tiro fuori il telefono, lanciando un'imprecazione quando sullo schermo compare il mittente dell'sms. <<Aaron?>> mi domanda lei, e io fatico ad annuire. <<Cosa vuole?>>

<<Sarà per parlare del bacio>> mormoro. <<Ha detto...>> mi fermo, e lei solleva un sopracciglio.

<<Sasha Porter, stai per caso arrossendo?>>

<<Non sto arrossendo>> sibilo a denti stretti. <<Ha detto che vuole andare a un appuntamento.>>

<<Con te>> precisa lei.

<<Con me>> confermo io, mentre sblocco il telefono per vedere il contenuto del messaggio. <<Ma gliel'ho già detto, non sono interessata a fare la piccioncina con il mio piccione del...>> la voce mi muore in gola.

<<Sasha?>>

Non è possibile.

Non ci posso credere.

<<Sasha?>> ripete Pamela, avvicinandosi a me. <<Sei pallida come un lenzuolo, cosa sta...>>

<<Pam...>> sussurro. <<Cosa diavolo significa tutto questo?>>

Le mostro il cellulare, ciò che Aaron mi ha mandato, e lei sobbalza, le sue dita tremano come quelle di un bambino appena nato. E posso capirla, posso capirla davvero. Col senno di adesso, avrei preferito mille volte che Aaron insistesse sulla possibilità di un appuntamento, piuttosto che ricevere un messaggio simile.

 Sophia ha bisogno di te - Aaron

Non aggiunge altro. Niente spiegazioni lunghe e contorte, niente frasi sdolcinate, solo una foto. Una foto il cui oggetto basta per spiegare tutta la drammatica situazione. E' l'immagine dell'armadietto di Sophia, riconoscibile dal lucchetto a forma di cuore e le stelle fosforescenti attaccate sulla sua anta. Ma ora quelle stupide stelline non sono più visibili, non sono neanche lontanamente rintracciabili. Qualcuno le ha staccate e ha distrutto il suo armadietto, ora pieno di bozze provocate, quasi sicuramente, da un oggetto contundente molto pesante. E quel qualcuno doveva essere veramente furibondo, quando l'ha fatto. Si è scagliato contro l'oggetto metallico con una violenza a dir poco disumana, distruggendolo fino al punto da non renderlo più riconoscibile.

Sopra di esso, sono state scritte, con della vernice spray, quattro semplici parole, cariche di un odio e un disgusto così potente da farmi accapponare la pelle.

E' tutta colpa tua.



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