L'ombra

La voce sembrava provenire da ogni parte, come se fosse la stanza stessa a parlarmi.

Un movimento catturò la mia attenzione. Un'ombra nera, liquida, iniziò a materializzarsi davanti a me, galleggiando sopra il pavimento. Si contorse, strisciando e arrampicandosi su se stessa fino a plasmarsi in una figura dall'aspetto umano. La testa, poi delle braccia, infine un corpo che si definiva sempre di più, mentre il suo oscuro manto si ritirava nell'oscurità della stanza.

Davanti a me c'era un uomo. O almeno, così sembrava. 

La pelle pallida contrastava con la profondità dei suoi occhi, così intensi che faticai a distogliere lo sguardo. I capelli scuri e lunghi incorniciavano il suo volto, di una bellezza tale da non sembrare reale. 

Quando l'uomo ricambiò il mio sguardo, sentì nel petto una sensazione di pesantezza, ma anche di sollievo. Come se tutta la paura che mi aveva accompagnata fin nell'abisso fosse solo un lontano ricordo, lasciando il posto a una quiete insolita, sebbene incomprensibile.

Il suo sguardo non era ostile, ma era impossibile da comprendere. Sembrava scrutarmi tuttavia c'era una strana intimità in quegli occhi neri. Come se ci conoscessimo da sempre.

Lentamente mi sollevai da terra.

Il vestito bianco era ridotto ad uno straccio e faticava a tenere nascoste alcune parti del mio corpo. Mi coprì con le mani, vergognandomi del mio stato.

Un sorriso gli sfiorò le labbra, maligno.

Fece un passo avanti, colmando la distanza tra noi. Incomprensibilmente, arrivò anche una sensazione di calore che mi si diffuse dentro. Un calore così sconosciuto eppure così familiare.

Sentii le mie guance colmarsi di quel calore e abbassai lo sguardo.

-Il Legame è andato a buon fine. Siamo legati adesso- disse.

-Tu...tu sei l'ombra a cui sono stata legata?- ebbi il coraggio di chiedere, ma la mia voce faceva fatica ad uscirmi dalla bocca.

-Per tua sfortuna, si- rispose.

Sentivo il suo sguardo viaggiare su di me e soffermarsi nei punti in cui il vestito aveva ceduto. I suoi occhi erano così profondi che avevo paura che fossero nuovi portali, pronti a trascinarmi ancora più a fondo nelle profondità del mondo. Istintivamente feci un passo indietro ma l'uomo, più veloce di me, mi afferrò un braccio, sollevandolo, costringendomi a mostrare ciò che stavo cercando di nascondere. Si era creato uno squarcio profondo all'altezza del petto, mettendo in mostra parzialmente i miei seni.

Cercai di divincolarmi, ma la presa era salda, come se non ci fosse una mano a trattenermi, ma una lunga e spessa catena. Cercai allora con l'altra mano di coprire quanto più possibile, sacrificando la vista dei miei fianchi ma l'uomo, con uno scatto, afferrò anche l'altra mano e mi osservò ancora con più insistenza.

-Lasciami!- provai ad urlare, ma il suo volto rimase impassibile.

-Siamo legati Cerys. Tu sei mia ora-

-Come...come sai il mio nome?- chiesi, realizzando subito dopo l'ovvietà della risposta alla domanda.

-Siamo legati...- mi risposi da sola -ma perché io non so il tuo nome e non ti ho riconosciuto?- chiesi sinceramente cusiosa, dimenticandomi per un attimo che mi stava trattenendo contro la mia volontà.

-Gli umani ci mettono un po' a comprendere. La loro mente è forte, ma il corpo...il corpo è debole-

Il volto dell'uomo si avvicinò pericolosamente al mio collo. Non sentì calore nel suo respiro, ma aria fredda sulla mia pelle. Mi agitai, tentando di farlo desistere, ma la sua presa era troppo salda e lui troppo vicino. Le sue labbra sfiorarono il collo e sentì quel freddo proseguire verso il basso, come una scia glaciale.

Per qualche motivo sentivo di avere paura, ma non quanta avrei dovuto realmente averne.

"Perché?" mormorai, più a me stessa che a lui, cercando di dare un senso al tumulto dentro di me. Perché non riuscivo a provare le giuste emozioni? Avevo paura, sì, ma non abbastanza. Non quanta ne avevo provata al pensiero di diventare Custode. Perché ero stata terrorizzata dall'idea di legarmi...e ora, di fronte a lui, tutto ciò che riuscivo a sentire era confusione?

-Lo senti, vero? Questo è il legame. Ogni parte di te lo conosce già, anche se la tua mente si rifiuta di accettarlo.-

Era vero. Qualcosa dentro di me sembrava attratto da lui.

Non era mio volere, non poteva esserlo.

All'improvviso si staccò da me, ma non mi lasciò andare del tutto. Invece mi strattonò, spingendomi contro la parete più vicina. L'urto mi fece male, un colpo improvviso che mi tolse il respiro.

-Imparerai presto una lezione importante, agnello della luce. Se io soffro, tu soffri. Se io voglio, tu vuoi. Se io vinco...- Si chinò fino a sfiorarmi il viso con il suo -tu diventi il mio trofeo-





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