Il Legame
Il mio viso era pallido, segnato da un'inquietudine che non riuscivo a calmare. Lo specchio rifletteva un'immagine di me che sembrava distante: il vestito bianco che indossavo, scivolava lungo il mio corpo, come un fiume di seta. I capelli, come fiamme incontrollabili, sfuggivano a ciocche da quell'acconciatura rigida, ribellandosi a ogni tentativo di domarli. Il mio cuore impazziva nel petto, battendo più forte ad ogni secondo che passava.
Vidi le mani di quel riflesso terrorizzato che cercavano invano di tenersi aggrappate tra loro, per non cedere al tremore. Negli anni avevo vissuto questo momento nella mia testa, più e più volte, ma non riuscivo a trovarvi la gioia che ci si aspettava da noi Custodi.
Da duecento anni, il giorno del ventesimo compleanno, un giovane umano veniva scelto per diventare Custode. Non per sua volontà, ma perché così ordinava l'antico patto che teneva in equilibrio il nostro mondo con quello delle Ombre. Quel ruolo era mio ora, un'eredità che non potevo rifiutare, che mi aveva incatenata a un destino a cui non potevo sfuggire.
Osservandomi nello specchio, notai una presenza silenziosa alle mie spalle.
Mi voltai verso il sacerdote, il volto impassibile, la sua ombra proiettata sulle mura come un presagio.
-È il momento- disse.
Un ultimo sguardo al mio riflesso mi permise di dire addio per sempre a quella figura così impaurita destinata a rimanere intrappolata nello specchio per l'eternità. Io, invece, mi stavo muovendo incontro al mio destino.
Dietro di me, la porta della sala si richiuse lentamente.
Il sacerdote mi precedette, conducendomi lungo il corridoio di pietra che mi avrebbe condotta alla sala del Legame. Ad ogni passo sembrava che il corpo si appesantisse, mentre dietro di me il lungo strascico dell'abito si stendeva, come se improvvisamente stessi indossando un abito di pietra e non più di bianca seta.
L'uomo davanti a me continuava a camminare, composto e sicuro, senza proferire parola.
Arrivati di fronte a un grande portone, il sacerdote si fece da parte, invitandomi con un gesto della mano a proseguire. Chiusi gli occhi e sospirai nel tentativo di farmi coraggio.
Un pesante cigolio accompagnò l'apertura delle imponenti ante, rivelandomi la sala del Legame. All'interno non c'era molta luce, salvo per delle torce fioche appese ai muri di pietra. Attorno al portale delle ombre, attendevano il mio arrivo decine di sacerdoti incappucciati. Quando il portone si aprì del tutto, tutti si voltarono verso di me. Sentii la paura prendere forma nella mia gola, come un piccolo essere graffiante che lottava per poter uscire.
Fin da piccole ci raccontavano di quanto fosse glorioso e sacro questo giorno. Di quanto la gioia che avremmo provato sarebbe stata immensa, perché eravamo le ancore di salvezza dell'umanità. Ma io non sentivo nulla di tutto ciò. Sentivo solo la paura e un senso di colpa che mi schiacciava il petto. Forse non ero davvero degna di poter stringere il patto. Forse la mia paura avrebbe compromesso tutto.
Ero lì in piedi, incapace di fare un altro passo, chiedendomi se davvero potessi farlo. Avrebbero potuto scegliere un'altra ragazza. Magari una più meritevole di sancire il Legame.
Due sacerdoti, notando il mio indugiare, avanzarono verso di me e mi incoraggiarono a entrare. Li seguii con lo sguardo basso verso il centro del salone.
Non avevo mai visto il portale da vicino e non era per niente come me lo ero immaginato negli anni.
Di fronte a me, nella pietra, c'era solo una crepa, oscura e infinita. Quando mi avvicinai per poterci guardare dentro, il portale emise prima una luce fioca rossastra, per poi divampare in una colonna imponente di luce.
Uno dei sacerdoti interruppe il silenzio, portando le mani al cielo.
-Oggi, doniamo una nuova Custode al mondo delle ombre,- fece una pausa. -Che il suo sacrificio possa essere una salvezza eterna per l'umanità. Ciò che è stato legato non si può spezzare.-
Si avvicinò a me ed allungò la sua mano.
Con iniziale riluttanza posai la mano sulla sua e intravidi un leggero sorriso sotto il cappuccio.
-Il tuo nome, mia cara?-
-Cerys... mi chiamo Cerys,- dissi cercando di non tremare.
-Cerys, scegli tu oggi di diventare Custode?- chiese, tirando fuori un piccolo ago dalla sua tonaca.
-Sì.-
-Scegli tu di legarti per sempre a un'ombra, anima, corpo e mente?- L'ago mi bucò l'indice e vidi uscire una piccola goccia di sangue. Istintivamente tirai indietro la mano più per lo spavento che per il dolore. Il sacerdote la afferrò nuovamente e mi guidò proprio sopra la colonna di luce. Non era calda, era fredda.
-Mia cara, attendiamo una tua risposta- mi sollecitò.
-Sì- dissi. La goccia di sangue cadde dal mio dito e finì nelle profondità dell'abisso.
Ci fu un forte boato e la colonna di luce esplose in tutta la sua potenza. Pensai che sarei morta in mille pezzi, ma non provai dolore. Ero avvolta dalla luce.
Mi voltai, ma non vidi nessuno. I sacerdoti, il portale e le fredde mura di pietra erano spariti. Intorno a me, solo il vuoto infinito.
-Vieni da me, agnello della luce- disse un'empia voce nell'aria.
-Dove sono? Chi sei?-
Di fronte a me, un'ombra comparve squarciando il velo del vuoto. Lentamente assunse la forma di una mano, nera e terrificante, che con i suoi artigli avvolse la mia mano con una forza inaspettata. Cercai di fare un passo indietro, ma quella mano strinse la sua presa impedendomi di fuggire.
-Lasciami stare!- riuscii a urlare.
La mano mi strinse più forte e, senza alcuna pietà, mi strascinò nello squarcio. Fu come essere risucchiata in un abisso senza fondo, mentre sentivo il mio corpo e la mia mente disintegrarsi in mille pezzi per poi assemblarsi nuovamente ancora e ancora. Avevo la sensazione che pezzi che non mi appartenevano si facessero strada tra i miei, incastrandosi con forza e prepotenza. Improvvisamente caddi a terra su un freddo pavimento nero.
Trovai del temporaneo sollievo nel sentire sotto il mio corpo qualcosa di tangibile e concreto dopo la caduta nel vuoto. Alzai leggermente la testa, sentii la mia acconciatura finalmente cedere e vidi i miei capelli riversarsi sul pavimento. Mi guardai intorno, ma non riuscii a scorgere nessuno. La stanza dove mi trovavo non mi sembrava molto diversa dalla sala del Legame, sebbene ancora più priva di luce.
-Non c'è più ritorno- mormorò una voce.
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