Gli alloggi
Abel mi guidò attraverso un intricato corridoio di pietra nera, illuminato solo da poche torce. Ogni tanto, l'oscurità sul muro sembrava prendere vita e avevo la sensazione che ci stesse seguendo con lo sguardo. Gli alloggi si trovavano nel cuore del castello delle ombre, come mi aveva spiegato Abel.
Lo seguii a passi veloci, finché non arrivammo di fronte a un grande portone illuminato. Abel si avvicinò mentre io rimasi qualche passo dietro di lui.
Aprì la porta e fui investita dalla luce.
A differenza del resto del castello, gli alloggi dei Custodi erano molto luminosi e l'atmosfera sembrava completamente diversa.
Le stanze erano disposte in una grande struttura circolare, simile a un anfiteatro scavato nella roccia. Al centro c'era un pozzo di luce dorata che mi ricordava il nostro sole sulla terra. Le stanze si affacciavano su un ballatoio che correva intorno alla struttura ed erano chiuse da porte in legno scuro. A dividere il lato destro da quello sinistro c'era una sorta di area comune, dove intravidi delle figure.
-Dai, vieni, ti presento agli altri Custodi- disse Abel avviandosi.
Lo seguii ma ogni tanto non perdevo l'occasione di gettare uno sguardo al pozzo di luce, attirata dalla sua bellezza e dallo strano calore che emanava.
L'area comune sembrava un crocevia tra un luogo di addestramento e uno spazio di riposo. Le pareti erano rivestite
L'area comune sembrava un crocevia tra un luogo di addestramento e uno spazio di riposo. Le pareti erano rivestite di un materiale nero iridescente, screziato qua e là di vene argentate, che riflettevano la luce del pozzo come sottili linee di una ragnatela.
Al centro, c'era un grande focolare circolare, dove una fiamma argentea ardeva. Intorno al fuoco erano disposte panche di legno scuro. Diversi Custodi erano sparsi nell'area, ognuno impegnato in qualche attività o conversazione. Erano per lo più giovani adulti, sebbene alcuni volti mostrassero i segni di una lunga e dura esperienza. Ragazzi e ragazze portavano uniformi argentate, con dettagli neri.
Alcuni sedevano in cerchio attorno al focolare, discutendo a bassa voce o semplicemente contemplando il fuoco che danzava. Altri si allenavano in una zona più distante.
Dall'altro lato, due ragazze erano chine su un tavolo di pietra, immerse nella lettura di un libro aperto, con al centro una strana pietra traslucida che proiettava immagini fluttuanti a ogni pagina girata. Al nostro passaggio, una ragazza dai lunghi capelli scuri sollevò lo sguardo, scrutandomi con evidente curiosità ma senza dire nulla.
I mormorii tra i presenti si fecero lievemente più intensi quando entrai nella sala, seguendo Abel.
Con un gesto del braccio, indicò l'area.
-Questa è l'area comune degli alloggi. Qui i Custodi trascorrono il loro tempo libero, si allenano e discutono delle loro missioni. Non aspettarti troppa ospitalità- aggiunse con tono brusco, facendo cenno verso un gruppo di Custodi rimasti in disparte. -Ma finché ti mostri utile, non avrai problemi.-
Incrociai lo sguardo di alcuni dei presenti. Nessuno sembrava apertamente amichevole.
-Come...funziona, esattamente?- chiesi a bassa voce, con un certo nervosismo nella voce.
-Voglio dire... noi siamo qui, ma le Ombre?"
Abel scosse la testa, un lieve sorriso duro sulle labbra. -Le Ombre non si vedono mai qui, a meno che non chiamino i loro Custodi. Questo spazio è esclusivamente per loro. L'Ombra resta sempre nel piano più profondo degli appartamenti privati e le richiama solo quando è necessario. È il nostro... equilibrio. Ti verrà spiegato meglio più avanti.-
Annuii, ma il suo tono non fece altro che alimentare la mia inquietudine.
-Ti accompagno alla tua...- ma Abel venne interrotto da una voce squillante che stava chiamando il suo nome.
-Abel! Quanto tempo! Ogni tanto ti degni di farci visita- una ragazza con i capelli corti sbucò rapidamente da una delle stanze, muovendosi con passo deciso. Quando si trovò davanti al ragazzo, si fermò di colpo per qualche istante, fissandolo, prima di stringerlo in un abbraccio vigoroso. Era alta e robusta, e vidi Abel sollevarsi da terra per alcuni secondi, sospeso nel suo abbraccio caloroso.
Quando lo rimise giù, la sua voce risuonò allegra: -Lyr! Ma allora ci sei anche tu, come stai?- le chiese entusiasta.
Lyr sbuffò teatralmente, ma un sorriso le increspò le labbra mentre metteva le mani sui fianchi, fissandolo con fare severo.
-Io sto benissimo, come sempre! Sei tu che sembri essere sparito dalla faccia della terra. Che fine hai fatto? Dove sei stato tutto questo tempo?- chiese, mostrando una punta di rimprovero nella sua voce.
Abel si grattò la nuca, abbassando lo sguardo con aria colpevole.
Eh... Sai com'è, sono successe tante cose... iniziò, senza troppa convinzione. Poi, come a voler cambiare argomento in fretta, aggiunse con un tono più vivace: -Ma dimmi di te! Qui tutto come al solito? Ho sentito che ci sono stati un po' di cambiamenti-
Lyr lo guardò di traverso, chiaramente non del tutto convinta, ma decise di lasciargliela passare.
-Ah, sì, ne sono successe un paio. Ci siamo arrangiati come abbiamo potuto, visto che certi elementi ci hanno abbandonato- disse, lanciandogli un'occhiata scherzosa per poi guardare me. Il suo tono cambiò -Non avevi detto che eri qui per una nuova recluta-
-Sarei passato lo stesso...prima o poi. Questa è Cerys- disse Abel quasi sforzandosi di mantenere un tono normale.
-Novellina- disse freddamente per poi tornare sui suoi passi dando le spalle a me e Abel.
Vidi che lui doveva esserci rimasto davvero male.
-La tua stanza qual'è, Abel? Mi farebbe piacere vederla- chiesi, cercando di cambiare argomento. Mi guardai intorno in cerca di un qualche segno che mi permettesse di riconoscerla.
Quando il mio sguardo tornò su di lui lo vidi arrossire.
-Io...io non ho una stanza qui- una nota di imbarazzo tradì il suo consueto tono sicuro. Capì subito che Titus doveva averlo convinto a rimanere con lui nei suoi alloggi.
Non potei evitare di intuire il motivo.
-È perché vivi negli alloggi di Titus, giusto?-
Il leggero irrigidimento delle sue spalle e la mancanza di una risposta confermarono ciò che sospettavo. Per un istante, mi chiesi: era per tenerlo sempre vicino o come una sorta di prigioniero?
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