Abel
Rimasi riversa a terra, incapace di rialzarmi per il dolore e l'umiliazione appena subiti. Mi raggomitolai su me stessa, sperando che quell'essere mi lasciasse finalmente stare.
Sentii uno schiocco di dita. Incuriosita e spaventata, alzai leggermente la testa per capire cosa avesse in mente.
La luce di una delle torce appese al muro tremò, per poi spegnersi del tutto. Dall'ombra generata vidi emergere la stessa massa nera da cui era uscito l'uomo.
Cominciai a tremare, sia per il freddo che sembrava essere aumentato nella stanza, sia per paura di ciò che mi attendeva. Quella melma iniziò a trasformarsi, ma notai qualcosa di diverso.
Due teste? Possibile che fosse un altro tipo di mostro?
Solo quando la figura prese forma compresi la verità: erano due persone. Un uomo e un ragazzo, intrecciati in un abbraccio.
-Titus, possibile che devi sempre portartelo dietro?- sbuffò il mio aguzzino, indicando il ragazzo, visibilmente più giovane, stretto all'altro uomo.
-Quando e se ti legherai potrai capire, Khyros- rispose Titus, accarezzando i capelli del ragazzo con un sorriso.
-Tit, lascialo stare, questo brontolone... prima o poi arriverà anche il suo momento- replicò il ragazzo, per poi notare la mia presenza. -Oh, credo che sia già arrivato. Chi abbiamo qui?-
Anche Titus rivolse lo sguardo verso di me. Notai che la sua stretta sul ragazzo si fece leggermente più salda, mentre i suoi occhi brillavano di qualcosa di indefinibile.
-Ti sei legato?- chiese Titus, incredulo.
-Sì- rispose secco Khyros.
-Ma tu...-
-Non qui. Andiamo altrove- lo interruppe Khyros, bruscamente.
Titus annuì, poi si voltò verso il ragazzo. -Abel, porta la ragazza nelle stanze dei Custodi. Ti farò sapere quando torneremo- disse, poggiando un bacio sulla fronte di Abel.
Abel annuì e rispose con un rapido bacio sulle labbra.
Vidi Khyros roteare gli occhi, infastidito.
Mentre si staccavano, mi colpì la sensazione che per loro fosse doloroso allontanarsi. Mi chiesi se anche io e Khyros, un giorno, avremmo condiviso un sentimento simile.
Abel si avvicinò lentamente e mi porse la mano. Esitai. Il ricordo dello strappo al mio vestito mi tornò in mente, e tentai di coprirmi istintivamente, temendo un'altra reazione come quella di Khyros.
-Tranquilla, non sei...il nostro genere- disse Abel con un sorriso divertito, quasi leggendomi nel pensiero. Nonostante la sua ironia, la mia vergogna non svanì. Khyros continuava a fissarmi con quegli occhi neri.
-Abel, assicurati che la piccola Custode capisca dove si trova ora. E che sappia che la sua vecchia vita non esiste più- ordinò Khyros, con un tono tagliente. Titus gli lanciò un'occhiataccia, più per il modo in cui si era rivolto ad Abel che per quello che aveva detto a me.
-Sì, sì, questo è il regno delle ombre, bla bla bla...noi siamo insignificanti, bla bla bla...ci sono già passato- ribatté Abel, facendomi l'occhiolino di nascosto. Quella semplice complicità mi strappò un sorriso.
Khyros e Titus ripresero la loro forma originale e, come erano arrivati, scomparvero nell'oscurità.
-Come ti chiami?- chiese Abel.
-Cerys. Tu sei un Custode?- chiesi a mia volta.
Lui annuì e fece un cenno per invitarmi a seguirlo. Esitai: l'ultima volta che avevo seguito qualcuno ero finita in un portale, legata all'uomo più spregevole che avessi mai incontrato.
-Tranquilla, vieni- insistette con un tono più morbido. -Sì, sono un Custode- rispose infine, con un velo di nostalgia negli occhi.
-Da quanto tempo?-
-Circa duecento anni.-
Mi bloccai di colpo e lo fissai incredula. -Sei uno dei primi Custodi?-
Lui fece un sorriso malinconico. -Puoi dirlo. Sì.-
-Quindi sei...-
-Immortale? Già. Lo siamo tutti. L'unico modo per morire è che la tua ombra venga uccisa o spezzare il legame, ma quest'ultima sappiamo che è impossibile, quindi...- Si strinse nelle spalle, con una disinvoltura quasi inquietante.
-E se uccidessi io la mia ombra?- chiesi.
Abel incrociò le braccia, scrutandomi con severità ma anche con un velo di comprensione. Era strano come il suo aspetto giovane e il suo atteggiamento maturo convivessero in modo così naturale. -Capisco il tuo desiderio di ribellarti a tutto questo, Cerys. Sei stata gettata in un mondo che non conosci, legata probabilmente all'ombra più seriosa che io conosca, ma devi comprendere una cosa: non puoi ucciderlo. Nemmeno se lo volessi. Nemmeno se provassi con tutte le tue forze.-
Il tono tranquillo della sua voce rendeva le sue parole ancora più terrificanti da ascoltare.
-Perché?- chiesi. La mia voce era più debole di quanto avrei voluto.
-C'è qualcosa nel legame che lo rende...assoluto. La tua ombra è una parte di te ora. Il tuo corpo, la tua mente, persino la tua anima, lo riconoscono come qualcosa di indispensabile, anche se ancora non puoi vederlo. Prova a pensare di farti del male volontariamente...Questo legame funziona nello stesso modo.-
Deglutii, ma le sue parole erano come pietre che non riuscivo a digerire. -Ma se è così, come posso vivere sapendo di appartenere a qualcuno come Khyros? Non voglio far parte di questo.-
Abel sospirò, e per un istante parve condividere il mio peso. -Non sei la prima a pormi questa domanda. In centinaia di anni, ho visto così tanti Custodi arrivare qui, spaventati come lo sei tu in questo momento. Non tutti hanno accettato il loro destino, ma nessuno ha mai spezzato il legame. Non è possibile. La tua mente non riuscirebbe nemmeno a concepire l'idea di farlo. L'ombra e tu siete...un tutt'uno.-
Le sue parole avevano un tono solenne, come se stesse raccontando un dogma incrollabile.
Abel sorrise -Sono uno dei primi Custodi, e come tale ho avuto tanto tempo per capire quanto crudele possa essere questo ruolo. Ma se c'è una cosa che ho imparato...è che opporsi non serve a nulla. Devi accettarlo, Cerys. Combatterlo ti farà soltanto soffrire.-
Il tono della sua voce sembrava oscillare tra la rassegnazione e il desiderio di offrirmi un consiglio sincero. Forse Abel era ancora umano, in fondo. Forse anche lui stava ancora cercando di capire come convivere con quel legame.
Guardai il pavimento, le sue parole riecheggiavano nella mia mente. Eppure, qualcosa in me si agitava e che rifiutava di accettare questo destino inevitabile. Abel sembrò notarlo, e i suoi occhi si addolcirono.
-Hai ancora tempo, Cerys. Non lasciarti travolgere dalla paura. Questo mondo...queste ombre... non sono quello che sembrano. Tieni la mente aperta, e forse troverai qualcosa che vale ancora la pena custodire.-
Il ragazzo si voltò, guidandomi verso un corridoio avvolto nell'oscurità. Prima che lo seguissi, mi fermai. -Perché allora continui a rimanere qui? Se odi così tanto questo legame...perché non hai cercato una via d'uscita?-
Abel si fermò, ma non si voltò verso di me. La sua voce giunse fredda e distante. -Perché, Cerys, a volte è più facile restare in catene, sapendo cosa ti aspetta, che rischiare di spezzarle e scoprire quanto poco controllo hai davvero sulla tua libertà.-
Faticavo a comprendere fino in fondo le sue parole, ma non osai fare altre domande. Non ancora.
-Ma ora permetti che sia io a farti qualche domanda, Cerys- aggiunse, interrompendo il mio silenzio.
Annuii piano, seguendolo con riluttanza.
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