-Due punti-
Titolo: Due punti
Autore: DanJ3led
Genere: Poesia
Stato: In corso
Prefazione: La recensione è stata stesa in collaborazione con il mio nuovo assistente pappagallo cavaliere delle poesie, Leonardo_Pollina. Collaborazione che si ripeterà anche per le prossime analisi di raccolte poetiche.
Questa raccolta poetica odora di giovinezza.
Ignoro totalmente l'età dell'autrice, ma immagino sia giovane, molto.
Un talento pronto a sbocciare penetra da versi un po' immaturi, da primi esercizi, da sfoghi dovuti forse a quel casino d'età adolescenziale.
Ci troviamo di fronte a una pietra preziosa, al momento un po' sporca di fuliggine.
Iniziamo subito, vediamo le tematiche: gli argomenti trattati sono leggermente diversi da quelli che mi sarei aspettata da un'adolescente, perché non troviamo il solito amore, le solite pene esasperate da emozioni tanto forti che solo in questa particolare età riusciamo a provare, ma ragionamenti sulla società, sul male umano, qualche sprazzo sull'amicizia, sugli scuri meccanismi dell'alienazione, del servo e del padrone, di 'sta vita che non ci sembra proprio bella.
Il punto forte di questa raccolta, a mio parere (e quello del mio collaboratore pappagallo cavaliere) sono certamente le immagini ricreate.
Sono parecchie, nascoste qui e lì nelle varie poesie, e quando le troviamo è subito meraviglia.
Vorrei riportare gli ultimi cinque versi del pezzo che ho preferito in assoluto: "Parole d'inchiostro". Come idea può sembrarci banale, dell'arte della scrittura se ne parla spesso, soprattutto tra chi l'ama, ma ci troviamo di fronte a un gioiellino di figure. Sono abbastanza semplici, facili da capire, ma geniali al tempo stesso, che mai il lettore avrebbe pensato di mettere insieme.
"Così stanno scritte/sul mio foglio/Parole d'Inchiostro/I facoltosi ne leggeranno le parole/I miseri ne vedranno l'inchiostro".
È ritmata, piacevole al suono, meravigliosa nel significato e la ripetizione d'inchiostro, invece di stuccare, canta.
Mi è piaciuta moltissimo, sono un'amante della musicalità dei versi, cosa che purtroppo è rilasciata un po' con il contagocce in questa raccolta.
Perché?
Perché la musicalità si può creare in vari modi, essenzialmente attraverso la composizione della struttura, le rime, la metrica puntuale e tradizionale, oppure grazie ai più contemporanei stacchi, che qui ritroviamo.
L'autrice segue il filone moderno e ci dà giù pesante con continue andate a capo, che io adoro, ma che purtroppo, qui, sono dosate male.
Si vede e si sente, l'autrice ha davvero orecchio e quando prende il giusto ritmo, sono immediatamente brividi, ma troppo spesso qualcosa resta dove non dovrebbe, frasi vengono scartate in basso quando dovrebbero stare in alto, non si segue l'andatura della frase, dove le spaziature devono anche fungere da punteggiatura.
Un esempio è "Non so usare le parole", un'altra delle mie preferite, che tratta di una tematica particolare, l'impotenza e l'incapacità di fare meglio di così. In questo caso si parla della scrittura, ma a mio parere potrebbe tranquillamente diventare una metafora di una qualsiasi attività nel quale il lettore arrivi rispecchiarsi, qualsiasi passione, hobby, compito nel quale ci si impegna, ma nel quale purtroppo non si può andare troppo oltre.
Bellissima.
Se si fa eccezione, però, per i due versi finali che non tornano affatto. L'ultimo stona tremendamente e il ritmo della frase si perde per strada, lasciandoci il dubbio di un'andata a capo sistemata male.
Quindi diciamo che, un po' di goffaggine nel ritmo impiantato nel taglio dei versi, mina molto alla melodia.
Cosa ci resta? Di struttura metrica non ne abbiamo, ci restano solo le rime.
Quest'ultime, quando ci sono, si traducono in piccole note solitarie. Sono tutte rime povere, nulla di complesso, ma certamente aiutano.
Quello che non ho apprezzato è stato il loro uso molto volatile e sparpagliato, senza una reale logica, dove due versi sono rimati e altri quattordici no.
Avrei apprezzato un crescendo di ritmo, magari con l'inserimento di quei due versi rimati alla fine, per dare una stoccata finale, ma invece sono sempre stati sistemati in maniera casuale in giro per il componimento.
Concludendo questo argomento quindi, la poesia che ci troviamo di fronte non è particolarmente musicale. È pur sempre uno stile che in diversi apprezzano più dei versi melodici.
Un frammento molto ritmato è sicuramente "Saltare", questa volta non grazie alle rime, ma grazie ai versi tagliati in maniera impeccabile. È di per sé una poesia molto bella che purtroppo si va a rovinare negli ultimi due versi. Quel "Tre, due, uno/Saltiamo?" devo ammettere che è stato in grado di rovinare l'atmosfera, abbassando il livello della poesia a standard più impacciati e immaturi, spezzando totalmente il ritmo che raggiunge il suo apice su "Affrontiamolo, insieme".
Un altro frammento che segnalo per la sua bellezza è "Agonia". È originale, elegante, strutturata molto bene, con una sintassi che si richiama e che trae forza non solo dal suo significato ma anche dalla fonetica.
Altra breve poesia da lodare è "Morto", semplice nella sua forma, complessa nel significato, in grado di far ampiamente ragionare.
Meravigliosa l'assonanza tra Vivo e Morto, non so se volontaria o meno, ma certamente il buon orecchio dell'autrice deve averla spinta nella direzione giusta.
E di contro, in confronto a questi bei frammenti, ce ne sono alcuni davvero sottotono.
Partiamo da un troppo pretenzioso "Arte", che mi ha turbata profondamente per l'eccessivo tentativo di spingersi in là, finito nella caduta in uno stroppio.
E passiamo su "Vaffanculo" che, come idea, mi era piaciuta molto, ma che nella lavorazione è finita ad essere piatta. Un'idea che urlava rabbia, originalità, diversità, non ha fatto il rumore che avrebbe dovuto.
Inizialmente, dai primi versi, avevo immaginato un'idea geniale: toni molto melodici, termini artefatti, messi in contrapposizione con la durezza di insulti e male parole, ma in realtà siamo presto scesi ad un lessico troppo semplicistico che ha fatto perdere la sfumatura poetica di quel frammento, che sarebbe potuta essere la poesia attorno a un guscio incazzato.
Idea buona, che mi piacerebbe vedere rielaborata.
E infine, assolutamente sottotono è "Sapienza", che io e il messer pappagallo Apollina abbiamo trovato eccessivamente intricata, sciolta in voli sbilenchi che si sarebbero potuti tranquillamente evitare. Il troppo stroppia e l'assenza di eleganza lascia spazio solamente o al rumore o alla piattezza. In questo caso ci siamo trovati di fronte al secondo risultato.
Concludiamo: "Due Punti" è una raccolta interessante, particolare per gli accostamenti geniali dell'autrice e per le idee molto originali.
Manca di tecnica ed esperienza. È più una serie di poesie da leggere per il loro significato, che per il loro suono.
Certamente andando avanti l'autrice farà passi da gigante e voglio consigliare anche a lei, come ho sempre fatto con tanti altri giovanissimi autori, di proseguire per questa passione ormai così inusuale, studiando anche la tecnica, la metrica, le basi, le regole, per poi, ovviamente, rifiutarle quando vorrà.
Lo sapete, io sono dell'idea che per scrivere una poesia serva dello studio, uno studio che dà delle importanti basi, tradizionali forse, ma che solo una volta apprese possono essere rifiutate.
È necessario capire cosa si sta scartando, per farlo nella maniera migliore, altrimenti il tutto si limiterà ad un andare ad orecchio continuo, che persino per i migliori non sempre è sufficiente.
Bạn đang đọc truyện trên: AzTruyen.Top