Per una giusta causa

Chi decide cosa è giusto e cosa no? Perché tutti pensano che il cattivo faccia cose brutte  e basta.
Qualcuno ha mai voluto ascoltare la sua versione dei fatti? No.
Sapete perché? Io si.
Perché è molto più semplice credere alla prima persona che racconta la storia, invece che sentire tutte e due le parti e poi valutale in maniera oggettiva.
E la maggior parte delle volte la prima versione la da il buono, per ingraziarsi la giuria e di conseguenza al cattivo tocca restare tale.
Perciò d'ora in poi prima di trarre le conclusioni sentite le versioni di ambedue le parti.

Rigel pov

Ripongo il telefono in tasca.

Mi dirigo al mio armadietto e prendo l'uniforme di scorta.

Di sicuro non mi presenterò in presidenza con i vestiti sporchi di sangue.

Mi dirigo verso il bagno e in fretta e furia mi cambio.

Gli indumenti sono leggermente vecchi e quindi mi vanno un po' stretti.

Ma come si dice "per apparire bisogna soffrire"

Mi soffermo sulla mia immagine riflessa allo specchio.

Ho il naso rotto e uno zigomo arrossato.

Non vedo l'ora di andare da Belle.

Lei mi medicherà e molto probabilmente mi farà la morale.

Ma almeno sarò con lei.

Allaccio le scarpe ed esco dal bagno.

Prima di incontrare il preside faccio una sosta non prevista.

Mi dirigo in infermeria.

Da quello che ho sentito, origliando dal bagno Alphard si trova lì.

Così ho preso l'iniziativa de far i quattro chiacchiere.

L'aula addebita ai malati si trova nella zona opposta della scuola.

Non ci metto molto a trovarla.

Dopotutto sono cliente abituale delle cure della cara infermiera che si occupa di noi.

Alphard è seduto su un lettino.

Appena entro mi guarda e poi fa come se non ci fossi.

Alphard, Alphard, non è ignorandomi che otterrai qualcosa.

Mi dirigo verso di lui ma vengo subito bloccato dall'infermiera.

Ci mancava solo questa.

"So cosa hai fatto Rigel, non ti permetterò di continuare a ferirlo."

Ma che cazzo!

Devo inventarmi qualcosa e al più in fretta possibile.

"Ma signorina io sono qui per aiutare e accompagnare Alphard in presidenza. In fin dei conti è il minimo che posso fare per lui."

Se come no.

Se potessi lo picchierei ancora un po'.

Così per svago.

Così con tutta la calma del mondo vado dal ragazzo e lo aiuto ad alzarsi.

Dopo gli prendo un braccio e me lo passo dietro il collo.

Con questa andatura blanda usciamo dall'infermeria.

Il coglione credere che io lo stia davvero aiutando.

Beh mi dispiace per lui ma non per molto ancora.

Individuo lo stanzino nel quale vengono messe tutte le scenografie di teatro e tutto ciò che riguarda i costumi di scena.

Mi ci piazzo davanti e spalanco la porta.

Ci sono due ragazzi intenti a pomiciare.

Tiro il ragazzo per il colletto e lo butto a terra.

La ragazza si sistema l'uniforme e senza fare domande se ne va.

Lancio un occhiata di ultimatum al tipo a terra che fortunatamente capisce che deve volatilizzarsi.

Spingo Alphard dentro, entro anche io e chiudo la porta.

"Adesso se non vuoi il bis farai come ti dico."

Non sembra d'accordo così cerco di fargli cambiare idea.

Prendo il suo braccio e glielo torco.

"Allora farai come dico?"

Nega ancora.

Cosi agisco.

Prendo il suo braccio alle due estremità, ovvero piazzo una mano sul polso e una sul gomito.

Sollevo la mia gamba e fletto il ginocchio.

A questo punto spingo con tutta la forza il suo braccio sulla mia coscia.

Non gli lascio neanche il tempo di cambiare idea prima di agire.

Le ossa scricchiolano e si rompono.

È un rumore così familiare.

Prima che continui ad urlare gli tappo la bocca.

"Ora ho la tua attenzione?"

Annuisce.

Era ora.

"Faremo così, in presidenza non parlerai, anzi non fiaterai proprio."

Non sembra convinto ma non mi interessa.

Basta solo che faccia quello che voglio.

"Scaricherai tutta la colpa su di me, e qualsiasi cosa dirò mi darai ragione."

Solleva il braccio sano e mi toglie la mano dalla sua faccia.

"Perché?"

Perché?

Perché voglio essere espulso semplice.

"Non ti deve interessare oppure dirò alla tua mammina quello che il marito faceva con mia madre."

Una cosa riguardo a quel tradimento la so.

La signora Idra non sa nulla.

E nessuno vuole che lo sappia, è lei che manda avanti gli affari del marito, ed è sempre lei la più ricca tra la coppia.

Se decidesse di lasciare il marito l'uomo si troverebbe con il culo a terra economicamente perché lo studio è intestato alla moglie.

"Ok. Vado come vuoi."

E bravo Alphardino.

Gli tiro una pacca sulla spalla curante che gli procurerà dolore e apro la porta.

Peccato che nel farlo sbatta contro uno scaffale e questo provochi la caduta di una lattina di vernice per superfici plastiche.

Il povero Alphard è proprio nella traiettoria della sua caduta.

Dopo un ora circa dalla convocazione arriviamo in presidenza.

La segretaria ci fa subito accomodare nell'ufficio del preside.

Lui però non c'è.

Fantastico! Se sapevo così me la prendevo ancora più comoda.

Dopo mezz'ora l'uomo tanto desiderato arriva.

Appena varca la soglia d'ingresso il e Alphard ci alziamo e lo salutiamo.

Ci riaccomodiamo e l'interrogatorio può avere inizio.

"Allora ragazzi raccontatemi cos'è successo."

Alphard mi guarda e io comincio subito a parlare.

"Alphard Idra si trovava in corridoio e mi ha tagliato la strada, così mi sono caduti tutti i libri e la bottiglietta d'acqua fredda addosso, così ho deciso di vendicarmi."

È una bugia colossale e non sembra neanche realistica.

Ma obbiettivante al momento dell'accaduto non c'era nessuno in corridoio per confermare.

"Alphard conferma?" Chiede l'uomo seduto dietro la cattedra.

"Si direttore" è pravo il mio ragazzo.

"Rigel non le sembra una reazione un po' eccessiva?"

Non può solo espellermi e farla finita?

"No direttore, ho fatto ciò che ritenevo giusto."

L'uomo continua.

Uffaaaaa.

"Alphard che danni le ha provocato il signorino Rigel?"

Questa non me l'aspettavo.

Il giovane vicino a me risponde.

"Mi ha solo fatto qualche livido, rotto il labbro e fatto uscire sangue dal naso, nulla di più."

Vedo che ha capito il gioco.

Perché ha mentito molto bene.

In realtà oltre al braccio rotto prima, ha il naso e il labbro superiore rotto, un mare di ematomi sul busto e probabilmente più di una costola incrinata.

" Allora ragazzi, ho tratto le mie conclusioni."

E ci voleva tanto?

"Per il signorino Alphard Idra verrano assegnati due giorni di guarigione. Può andare ora Alphard."

Il ragazzo si alza come un razzo dalla sedia e dolorante esce dall'ufficio.

"Mentre per quanto riguarda lei Rigel Orion , verrà sospeso per 3 settimane."

No.

Non era quello che volevo.

Ora tocca al mio asso nella manica.

"Come facessi mai quelle tre settimane di sospensione."

"Come scusi?"

Piccola pecca sul nostro preside è un uomo incorruttibile e in perenne lotta contro i politici corrotti.

"Beh, credo che potrei chiedere a mio papà di far trasferire una qualsiasi cifra a sua scelta sul suo conto."

Ora di sicuro avrò quello che voglio.

"Rigel Orin come si permette, lei verrà espulso con effetto immediato."

Ecco quello che volevo sentire.

Esco dal ufficio e mi dirigo al mio armadietto.

Lo sciolto il più velocemente possibile.

Devo fare veloce Belle fa corsi extra a scuola per aiutare i ragazzi stranieri ad ambientarsi e questo la costringe a restare lì anche il pomeriggio.

Ma io voglio arrivare un po' prima per non farmi aspettare e andando a piedi Google maps segna 1h.

Se ci aggiungiamo che devo tornare a casa, lavarmi, raccontare ai mei dell'espulsione, essere punito e riuscire a scappare di nascosto dovrei fare in tempo.

La campanella di fine lezioni è suonata da un bel pezzo e nei corridoi non incontro nessuno.

L' auto della mia famiglia mi sta ancora spettando all' ingresso.

Mi fiondo subito nei sedili posteriori.

L'autista mette in moto e patiamo.

Prendo il telefono e scrivo a Belle.

Ci vediamo alle 16.00 al solito posto ❤️

Come sempre non risponde, starà aiutando qualche ragazzo estero ad imparare il russo.

Il viaggio prosegue sereno.

Appena arriviamo, entro subito in casa.

Non c'è tempo.

"Rigel vieni qui dai tuoi genitori."

Eccoli.

Perfetto.

Sta andando tutto a meraviglia.

"Buongiorno padre, madre."

Papà comincia.

"Abbiamo saputo che sei stato espulso. Questa cosa non si addice alla nostra famiglia. Apro tu capisca il tuo errore."

No, ho solo fatto una cosa per me.

"Si padre."

"E sai che per questo verrai punito vero?"

Come se non lo sapessi già.

"Certo padre."

Mia mamma si alza in piedi e imbeve uno straccio in una teglia d'acqua.

Poi si avvicina a me.

"Togliti l'uniforme tesoro."

Usa nomignoli solo per far capire che è d'accordo con quello che sta per succedere.

Obbedisco.

Mia madre mi bagna la schiena mentre mio padre si toglie la cintura.

Comincia.

Da piccolo contavo tutti i colpi.

Pensavo che più colpi indicavano una colpa più grave.

Così contavo sempre per essere sicuro di non aver mai fatto nulla di così sbagliato.

Tutto è cambiato il giorno in cui ho visto quante frustate riceveva Bellatrix.

Aveva preso nove e mezzo in matematica invece che il solito dieci.

Non che fosse così grave a mio avviso, ma papà non la pensava così.

Io al massimo ricevevo venti colpi e poi ero libero di andare in camera mia.

Lei aveva ricevuto cinquantadue colpi.

E dopo era stata chiusa in cantina per quattordici ore.

Da quel giorno i numeri e la matematica non mi sono mai piaciuti.

Le avevo provato a parlare di quello che avevo visto ma lei continuava a ripetere che era meglio così.

Papà si stancava su di lei così quando sarebbe toccato a me le frustate non sarebbero state così forti e anche molte meno.

Riguardo alla cantina diceva che avrei potuto avere la stanza tutta per me, all'epoca dormivano nella stessa stanza e nello stesso letto.

La cosa che non saprà mai è che dopo quel giorno ad ogni notte in cantina assegnato a lei, io mi sentivo solo.

Così ho cominciato ad andare con lei, senza che lo sapesse, mi stendevo vicino a lei e la osservavo tutta la notte.

Le frustate diminuiscono papà è stanco.

Sta diventando vecchio.

Appena sono certo che abbia finito mi rivesto.

"Cos'hai fatto per farti espellere?"

Vuole sapere la  mamma.

"Ho picchiato a sangue un ragazzo."

È la verità.

"Chi?"  Interviene il babbo.

"Alphard Idra"

Ancora verità.

Non penso di essere mai stato così sincero.

"Perché?" Continua.

"Per fargli capire che ha fregato la nostra famiglia una volta ma non succederà di nuovo."

Mamma tace.

"Bravo figliolo, è così che ti ho cresciuto."

Papà non ha mai mandato giù il tradimento ma ci convive.

"Ora bisognerà trovarti un altra scuola."

"Ho già un idea." Mi faccio avanti.

"Vedo che non perdi tempo." Enuncia papà.

"Dove?" Chiede invece mia madre.

"Alla scuola superiore Mosca. Ho sentito che hanno ottimi docenti. E la loro squadra di Hockey sul giaccio è la migliore. Ho sentito che l'anno scorso si sono candidati alle nazionali. Potrei fare un provino."

Papà mi guarda.

"Ma sé quella squadra è migliore perché ti abbiamo iscritto all'altra scuola?"

"Perché la scuola dalla quale sono stato espulso era più all'avanguardia rispetto alla Mosca."

Bugia.

"Informerò la mia segretaria di farti iscrivere. Sei libero di andare. Chiuditi in camera e scorati la cena."

Si si si.

Non poteva andare meglio di così.

Entro nella mia stanza, chiudo la porta a chiave ed apro la finestra.

Bellatrix sto arrivando.

Spazio autrice:

Ben ritrovati.

Prima di tutto vi informo che in questo fine settimana (sabato e domenica) non aggiornerò.

Non il tempo necessario per scrivere però per ogni domanda o qualsiasi cosa vi serva cercherò di rispondere il prima possibile.

Detto cio....

Avete capito il piano messo in atto da Rigel?

Lo so che ora lo odiate perché ha fatto molte cose discutibili.

E non vi dico che dobbiate comprenderlo.

Che ve ne pare del capitolo?

E come reagirà Bellatrix alla sorpresa del fratello?

Se vi è piaciuto mettete una 🌟

Grazie ❤️

P.s se trovate qualche errore grammaticale ditemelo.

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