Riunioni familiari

Proprio in quel momento si aprì la porta del bagno e ne uscì Marica. Né Anna né Lara si erano accorte della sua presenza, non aveva fatto un rumore. Le bastò guardare sul volto Lara per capire che le parole di Anna avevano fatto centro e che la sua amica si trovava nella confusione più totale. Si sedette vicino a lei mentre iniziarono ad arrivare le altre ragazze, che però erano prese a parlare tra di loro e non si accorsero dell'aria tesa.

"Lara non fare cazzate! Tu adesso vai in pista e corri come non hai mai corso prima d'ora, fai il tempo migliore e ti prendi quel posto nello stage. Sono stata chiara?"

"È quello che dovrei fare..."

"È quello che devi fare, no che dovresti Lara, chiaro?"

"Mi sento in colpa ..."

"In colpa per cosa? Credi che lei si sia sentita in colpa quando ti ha fatto cacciare dal mister, o quando ha cercato di baciare il suo ex che ti veniva dietro da giorni? Oppure quando ti ha quasi distrutto la macchina? Lara, tu adesso vai in pista e le spacchi il culo, sono stata chiara?"

"Non ha avuto una vita facile però ..."

"Ok, è vero ... ma non è l'unica! Tutti affrontiamo dei problemi. E se hai tanta forza ne esci sempre in piedi. Non lasciarla vincere facile, se sarà la più veloce si prenderà quello a cui aspira. E se invece correrai più veloce tu, vorrà dire che sarai tu a meritartelo!"

Lara abbracciò Marica e andò in campo. Quelle parole le avevano dato coraggio e dissipato parte della confusione che aveva in testa. Fece un po' di riscaldamento e di respirazione per ritrovare la concentrazione. Gli osservatori erano arrivati. Arrivò anche il mister, mentre Federico prese posto sugli spalti. Si guardarono, Federico le mandò un bacio volante. Lara sorrise. Cercò di sgomberare la mente e si mise in posizione vicino ad Anna aspettando che il mister desse il via. Non la guardò, cercò di pensare che non ci fosse lei al suo fianco, ma una ragazza qualsiasi, che non conosceva. Marica, dalla porta degli spogliatoi, teneva incrociate le dita pregando che Lara non facesse predominare la sua parte buona ed ingenua, ma che pensasse solamente al suo futuro. Il mister diede il via e Lara ed Anna partirono. Federico stringeva con entrambe le mani il sedile di plastica su cui era seduto continuando a ripetere «Dai Lara, dai!». E Lara tagliò il traguardo a 9 secondi e 89 centesimi. Per la prima volta fu più veloce di Anna e più veloce anche di qualsiasi tempo avesse mai fatto fino ad allora. Sentiva il sangue scorrere veloce, il cuore battere all'impazzata. Si voltò verso Anna e la chiamò, ma lei le voltò le spalle e andò verso gli spogliatoi. Marica le corse incontro e le saltò in braccio. Caddero per terra ridendo come delle pazze. Sopraggiunse anche Federico, Marica si fece da parte, diede un ultimo bacio sulla testa all'amica e andò a riscaldarsi. Federico le tese una mano e aiutò Lara ad alzarsi. E poi la baciò davanti a tutti, agli esaminatori, al mister, ai suoi compagni, alle altre ragazze. Alcuni applaudivano, altri commentavano. Lara si vergognò tremendamente e cercò di nascondere la testa dietro il petto di Federico.

"Posso interrompervi, piccioncini?"

"Lucrezia? E tu che ci fai qui?"

"È così che si saluta tua sorella che non vedi da tre mesi?"

Federico e Lucrezia si abbracciarono, e si presentò con Lara. La ragazza spiegò di essere tornata una settimana prima delle vacanze pasquali perché doveva parlare urgentemente con sua madre e suo fratello. Federico spiegò a Lara che da due anni la sorella studiava in un collegio in Svizzera e tra qualche mese si sarebbe diplomata. Rosa aveva pensato che la figlia avrebbe sofferto meno il divorzio dei genitori se si fosse allontanata. Bastarono pochi minuti a Lara per capire che era una ragazza in gamba e più adulta della sua età. A pensarci bene avevano solo un anno e mezzo di differenza, perché Lucrezia avrebbe compiuto 18 anni a Maggio. Gli esaminatori presero i tempi anche ai ragazzi, e Federico si dimostrò ancora il più veloce di tutti. Lara e Lucrezia lo applaudirono dagli spalti, e poi se ne andarono insieme a casa. Federico fu molto insistente con Lara affinché anche lei restasse a pranzo, ma aveva notato lo sguardo della sorella un po' preoccupato, come se ciò di cui dovesse parlare fosse una cosa molto personale. Infatti le chiese di parlare un secondo soli, e anche lui capì che qualcosa non andava. A quel punto fu Lara a dirgli che li avrebbe raggiunti dopo pranzo, in modo che avessero tempo di parlare tra di loro in tranquillità e come una famiglia normale. Federico, abbastanza dispiaciuto (visto che avrebbe voluto festeggiare i loro bei tempi), la lasciò tornare in albergo.

Dopo che madre e figlia si furono abbracciate e baciate a sufficienza, e dopo aver consumato un abbondante pranzo, Lucrezia disse a suo fratello e sua madre di aspettarla in salotto. Tornò con i caffè, che bevvero in silenzio, e poi iniziò a parlare.

"Papà sta male. Sapete che io sono rimasta in contatto con lui e ci vediamo quando riusciamo. La settimana scorsa è venuto da me. Quando ti ha chiamato, Fede, era seduto nella mia camera. Non aveva il coraggio di farlo da solo."

Federico e Rosa la ascoltavano muti, con le tazzine ancora in mano.

"Gli hanno trovato una massa tumorale in testa ... era da un po' che aveva problemi di vista, e non riuscivano a capire da dove partisse il problema. Settimana prossima lo operano a Milano, in uno dei migliori centri presenti in Italia. Lui è già lì per la pre-ospedalizzazione. Ci terrebbe a vedervi. L'intervento ha solo il 30% di riuscita ..."

Lucrezia iniziò a piangere. La voce le si era già inclinata da un po'. Rosa posò la tazzina sul tavolo e si alzò, andando a guardare fuori dalla finestra. Federico era bloccato, non sapeva cosa fare né cosa dire. Era senza cuore? Perché non gli veniva da piangere? Anche sua madre aveva iniziato, vedeva le sue spalle sussultare. E invece lui no, se ne stava lì, impassibile, con la tazzina in mano. Lucrezia andò ad abbracciarsi con sua madre e continuarono a piangere. Federico si alzò, prese le chiavi della macchina e fece per uscire. Rosa gli chiese dove stesse andando, ma lui non rispose. Dieci minuti dopo era sotto l'albergo di Lara. Salì in fretta le scale e cominciò a bussare ripetutamente alla porta. Lara corse ad aprire e se lo ritrovò davanti con il fiato corto e gli occhi iniettati di rabbia. Si aggirava per la stanza, agitato e confuso, ogni tanto si passava le mani tra i capelli. Lara non sapeva cosa fare. Lo vide gettarsi a sedere a terra, ai piedi del letto, con le mani sul volto. E poi iniziò a piangere, un pianto incontrollabile. Il petto sussultava e lui singhiozzava. Lara gli si inginocchiò tra le gambe e lo abbracciò, cercando di tranquillizzarlo. Riuscì a capire cosa diceva anche se aveva la testa premuta contro il suo seno.

"Mio padre ha un tumore in testa. Lo operano settimana prossima. Vuole vedere me e mia madre. L'operazione ha solo il 30% di riuscita ..."

Lara gli prese la testa e iniziò a baciarlo ovunque. Lo sentì pian piano rilassarsi. Smise di piangere, gli asciugò il volto con un fazzoletto. Lo aiutò a stendersi sul letto, gli diede un bicchiere di acqua. Lui le teneva la mano. Aveva chiuso gli occhi per parecchi minuti e inspirava ed espirava per cercare di calmarsi. Quando riaprì gli occhi la guardò, Lara gli accarezzò il viso e aspettò che dicesse qualcosa.

"Che devo fare, Lara?"

"Io non posso dirti cosa fare ... ma posso dirti che qualsiasi decisione prenderai, io sarò al tuo fianco..."

Due giorni dopo Lara, Federico, Rosa e Lucrezia partirono per Milano. La domenica Lara era tornata a casa e aveva comunicato ai suoi genitori che si sentiva di stare vicino alla sua seconda famiglia. Raccontò dell'operazione che Massimo, il padre di Federico, avrebbe dovuto subire da lì a pochi giorni, e delle poche possibilità di riuscita. Confessò che lei e Federico non erano amici, probabilmente non lo erano mai stati, ma si frequentavano da un mese circa e si amavano. Luisa lo aveva capito, aspettava solo che Lara si decidesse a confessarglielo. Il giorno prima, il sabato, gli esaminatori avevano fatto gli ultimi test, e sarebbero ripartiti perché la loro decisione era presa. Mister Alessandro aveva guardato Lara e Federico, che quel giorno si era rifiutato di correre (il giorno prima aveva saputo del male del padre) e gli aveva sorriso.

Quando arrivarono in ospedale e chiesero di Massimo Cattaneo, vennero accompagnati nella sua stanza. Stettero per un po' lì fuori e lo guardarono attraverso il vetro. Lara cercò di capire dalle facce quello che passasse nella testa di Rosa, Lucrezia e Federico. Lucrezia fu la prima ad entrare in camera ed abbracciò suo padre. Quando i suoi divorziarono lei aveva quattordici anni e poco dopo fu trasferita dal primo liceo al collegio in Svizzera. Non si accorse mai della grande sofferenza che sua madre e suo fratello provarono, né della forza che servì loro per riprendersi. Rosa entrò dopo di lei, quasi in punta di piedi. Si avvicinò a sua figlia e le poggiò una mano sulla spalla, guardando quell'uomo che di sicuro faceva fatica a riconoscere. Federico rimase ancora vicino a Lara, le teneva la mano e continuava a guardare attraverso il vetro. Suo padre lo fissava dal letto su cui era semi steso. Guardò anche Lara e dal labiale sembrò chiedesse chi fosse. Lucrezia si voltò verso di lei e le sorrise, tornando a guardare suo padre. Lara si frappose tra il vetro e Federico e lo guardò negli occhi. Gli lasciò la mano e gli prese il viso. Lui chiuse gli occhi e appoggiò la fronte contro la sua. Poi li riaprì, tolse le mani di Lara dal suo volto, le baciò entrambe ed aprì la porta della stanza. L'ultima cosa che Lara sentì fu la richiesta che fece a sua madre e sua sorella: di uscire e lasciarlo solo con suo padre. Nessuno seppe mai cosa si dissero, Federico non lo disse e nessuno glielo chiese. Parlò con rabbia per alcuni minuti, lo si vedeva gesticolare e muoversi freneticamente per la stanza. Lucrezia e Rosa assistevano abbracciate alla scena, accanto ad una Lara nervosa e in pena per l'uomo che amava. Si accorse ancora di più in quel momento di quanta amarezza Federico covasse dentro di se. Ad un certo punto lo vide sedersi a peso morto ai piedi del letto, quasi sfinito, poggiare i gomiti sulle ginocchia e abbassare la testa. Massimo si alzò leggermente e cercò, con una lentezza e uno sforzo incredibili, di arrivare a toccare con la mano la spalla di suo figlio. Ma Federico, non appena sentì il tocco, gli spinse via il braccio con forza. Lara si attaccò al vetro con entrambe le mani, sempre più preoccupata. Aveva paura della reazione che Federico avrebbe potuto avere, aveva paura che se la prendesse con suo padre, anche in quelle condizioni. Massimo si riappoggiò al cuscino e continuò a guardare suo figlio con tanto di quell'amore che Lara iniziò a piangere. Rosa le prese la mano e l'attirò verso di lei, dandole un bacio sulla testa. Era diventata quasi una seconda figlia, anche se la conosceva da poco. Massimo si voltò e sorrise a quelle tre donne. Anche Federico alzò lo sguardo e le guardò, poi guardò suo padre che le guardava a sua volta e che poi guardò lui. Lara, Rosa e Lucrezia lo videro scivolare sul letto e avvicinarsi a suo padre, buttarsi sul petto e stringere il camice con forza. Iniziò a piangere, si vedeva dalle spalle che sussultavano. Massimo non versò una lacrima, sorrideva beatamente e baciava e accarezzava la testa di suo figlio, grato per quella riconciliazione. A quel punto kle donne entrarono tutte e tre commosse nella stanza, Lucrezia tornò ad abbracciare il padre dal lato opposto al fratello, e Massimo allungò la mano verso Rosa, che la prese tra le sue. Le sussurrò perdonami e lei le rispose di averlo già perdonato tempo fa. Era solo Federico a non esserci ancora riuscito. Poi guardò Lara, che era rimasta ai piedi del letto quasi per paura di interferire in quel quadro familiare. Federico si destò e la cercò con lo sguardo. Le tese una mano e lei la prese subito, sedendosi accanto a lui. Si asciugò le lacrime mentre Federico la presentava a suo padre dicendo: «Lei è la donna di cui sono innamorato». Lara e Massimo si strinsero la mano sorridendo e poi lei ascoltò le parole che quell'uomo pronunciò e che le entrarono nella testa senza più uscirne: «Mio figlio è sempre stato più uomo e intelligente di me, non ti perderà come ho fatto io a mio tempo. Vi auguro tutta la felicità e le soddisfazioni maggiori che questa vita può regalarvi». Rosa abbassò la testa e pianse. Massimo le baciò la mani. Lara e Federico si abbracciarono e Lucrezia si alzò e scattò una foto. Restarono tutti un po' interdetti, era un momento abbastanza teso e non si aspettavamo una foto. Ma lei disse che non aveva mai visto tanto amore tutto insieme, anche se erano tutti commossi, con il viso rigato dalle lacrime e in condizioni pessime. Scoppiarono tutti a ridere, anche Massimo. Poi un infermiera gli disse di uscire dalla stanza e di lasciare riposare il paziente che l'indomani mattina sarebbe entrato in sala operatoria. 

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