Prologo
«Non dovresti essere qui.»
La creatura che sorvegliava il luogo in cui i due oceani si uniscono sbuffò dalle larghe narici. La grotta, umida di salsedine, si surriscaldò.
«È ora che vi facciate da parte, Guardiano» protestò l'uomo con tono arrogante. «La nostra Signora risorgerà dagli Abissi.»
C'era un grande male che riposava in fondo al mare.
Una prigione di corallo incantato teneva la Signora dell'Oscurità vincolata alle profondità degli oceani.
Un faraglione roccioso sbucava dalle acque e ospitava il drago che vegliava sull'oscurità affinché colei che dava vita alle ombre restasse imprigionata per l'eternità.
«Se libererete Zelveen la Traditrice condannerete il mondo all'oblio» la creatura si mosse in avanti sulle grosse zampe.
«Ma è proprio ciò che desideriamo fare» un sorrisetto crudele increspò le labbra dell'uomo. «La nostra Signora ci ha lasciato un'eredità, e noi intendiamo onorarla.»
«E io non intendo lasciarvelo fare» il drago si preparò a sputare un'incandescente palla di fuoco, ma il respiro gli s'incastrò in gola.
«Spiacente» l'uomo sollevò la Pietra Blu dell'Annullamento. «Non avrete modo d'impedircelo.»
Askarden, il drago, sibilò e indietreggiò d'un passo. Sputacchiò sbuffi di fumo, ma di fuoco non se ne vide neanche l'ombra. «Dovrete uccidermi, allora» ringhiò.
Il veneratore della Traditrice sbiancò. L'uccisione di un drago era quanto di più spregevole si potesse compiere. Soprattutto se in nome del male. La stirpe della bestia aveva maledetto gli abitanti del Mondo Inverso per il sangue che era stato versato in passato. Grandi terrori si sarebbero riversati su colui che avesse impugnato di nuovo la lama. Ma l'uomo strinse comunque la presa intorno al pugnale.
«La mia Signora mi ripagherà» berciò.
«La tua Signora lascerà le tue ossa ai pesci» lo avvertì il drago, «non ci sarà luce per te.»
Askarden, leggendo la determinazione negli occhi del suo rivale, si tirò su sulle grosse zampe, pronto alla lotta. Le scaglie verde acqua rifletterono la luce della luna che penetrava nella grotta. Era alto due metri, uno dei più piccoli della sua specie. Ma gli artigli affilati e le lunghe zanne lo rendevano tutt'altro che innocuo.
Ed era lì a sorvegliare la prigione della Traditrice non perché fosse il più forte. E neanche perché fosse il più saggio. Ma perché era presente quando Bernilde di Delthar segregò Zelveen sul fondale di quei mari gelidi. Era lì quando la Corona di Tenebre aveva smesso di brillare.
Askarden era il più antico della sua stirpe. E non avrebbe rinunciato al suo passato. Era sopravvissuto alla sua padrona, non gli restava altro che sorvegliare quella prigione di corallo in sua vece. Doveva assicurarsi che la malvagità non potesse più diffondersi nel Mondo Inverso.
L'umano, comunque, non era venuto da solo
Altri cinque uomini, i volti ringhianti, apparvero alle sue spalle. Erano armati fino ai denti. E nelle vene di quel gruppo di mortali scorreva un tale odio che, persino da laggiù, Zelveen riusciva ad attingervi per alimentare i suoi poteri imprigionati e che si dimenavano. Batterli non era affatto scontato.
Ma, ancora peggio, ognuno di loro possedeva una Pietra Blu dell'Annullamento. Tutta la sua magia era azzerata. Dove le avessero trovate era un mistero. Bernilde la Coraggiosa aveva ordinato che quelle pietre venissero distrutte secoli e secoli prima. Che qualcuna fosse sfuggita al controllo delle guardie era più che naturale. Ma lì, davanti ai suoi occhi a fessura, ce ne erano sei.
Per Askarden non ci sarebbe stata salvezza. Ma non avrebbe permesso loro di passare indisturbati. Sotto le zampe sentiva il rilievo della botola che conduceva alle profondità, e i sigilli della prigione che vibravano impazienti di rilasciare il potere ancorato agli abissi.
«E sia» ruggì, «morite con me, stanotte.»
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