8- EDEN

Le campane continuarono a suonare per tutto il giorno.

Fu l'unico suono che si udì al palazzo e tra le vie della città sottostante. Un religioso silenzio interrotto ritmicamente dal loro boato.

L'ultimo saluto al nostro re.

Re Aramis di Delthar era morto.

E ora sua figlia avrebbe dovuto prendere il posto sul trono. O le ombre si sarebbero impadronite non solo del nostro regno, ma di tutto il Mondo Inverso.

Due lacrime gemelle le graffiarono il viso. Resistetti all'impulso di asciugargliele col pollice. Farlo, non avrebbe dato una buona immagine della nuova regina reggente, non di fronte a tutta quella gente che già la osservava con giudizio. L'avrebbe fatta apparire debole.

Comunque, non mostrare affatto dolore sarebbe stato altrettanto inopportuno. Attesi, ritto nella mia posa da soldato, che si asciugasse le guance col dorso della mano. Dopodiché i lineamenti di Aureen si affilarono, come se avesse deciso di ricacciare tutta la sofferenza in un angolo remoto del suo cuore, almeno fino a quando si trovava sotto gli occhi di tutti.

Non c'era tempo per celebrare il lutto: i funerali si sarebbero svolti quel pomeriggio stesso e l'incoronazione della nuova sovrana sarebbe avvenuta entro sera.

Eravamo nelle stanze di re Aramis. Le tende erano state aperte per lasciare che la luce del giorno inondasse l'ambiente, il fumo degli incensi alla rosa scacciavano l'odore di morte e di malattia, e la corte al completo – compresa di guardie reali – assisteva al lavaggio della salma. Persino Jared, Valerin e Alec erano lì.

Mi costrinsi a guardare, nonostante un fiotto d'acido minacciasse d'inondarmi la bocca. Non ero disgustato. Ero amareggiato.

Re Aramis, in vita, era stato un uomo dalla grande presenza fisica. Sembrava che neanche una montagna avrebbe mai potuto sovrastarlo. Ora, invece, in quel letto c'era uno scheletro piccolo e gracile. La pelle grigia coperta di piaghe da decubito, la bocca lievemente aperta, le guance scavate.

Voltai appena la testa per assicurarmi che Aureen riuscisse a reggere quella vista.

Il suo viso era una maschera di rabbia e dolore, ma non stava più piangendo. Teneva i pugni stretti lungo i fianchi. Un leggero tremore le scuoteva le spalle, ma nessun singhiozzo le sfuggì dalle labbra.

D'improvviso mi resi conto di quanto quella pratica fosse crudele. Il rispetto per il defunto non c'entrava nulla. Costringere la famiglia ad assistere alla preparazione della salma era tutto fuorché rispettoso.

Non appena il sudario venne sollevato sul viso di re Aramis, ruppi la posizione sull'attenti e mi schiarii la voce.

Una piccola folla di teste si voltò verso di me con occhi sgranati. Parlare di fronte al re morto era severamente proibito perché concepito come una grave mancanza di riguardo, dal momento che il defunto non poteva sentirci.

Che stronzata.

Ma le circostanze non erano normali, perciò si sarebbero fatti andare bene quella mia trasgressione.

«La principessa Aureen di Delthar ha bisogno prepararsi per i funerali e per l'incoronazione» esordii con voce dura e distaccata.

Reen si voltò di scatto verso di me. Aprì la bocca ma la richiuse subito. Non aveva scelta. Non più.

«La principessa ha decisamente bisogno di una... pulita» constatò una voce calda e mielosa che mi fece venire i brividi.

Claudius era uno dei membri eletti del circolo del re. Sedeva a tutti i consigli e aiutava gestire il regno. La sua devozione a Delthar era decantata in ogni angolo del Mondo Inverso. Il popolo, la corte e chiunque altro si fidava ciecamente di lui. Forse, quasi quanto si era fidato di re Aramis.

In quel momento Aureen non era affatto benvista dalla corte, visto il suo comportamento da ribelle. L'inimicizia di Claudius poteva comportare discreti problemi.

«Non abbiamo avuto occasione di riposare, mio signore. Sua Altezza Aureen ha preferito accorrere immediatamente al capezzale del re, piuttosto che darsi una pulita

La frecciatina non sfuggì a nessuno. Innervosire quell'uomo tanto potente non era nelle mie intenzioni. Ma era necessario iniziare a lavorare per ripulire l'immagine di Reen, che s'irrigidì al mio fianco.

«Non biasimatemi, Claudius» intervenne lei, la voce solida. «Qualsiasi figlia devota avrebbe dato priorità ai desideri del proprio padre. Farlo attendere avrebbe comportato un grande atto di egoismo da parte mia.»

L'Inverso dalla fronte ampia e dai capelli radi, alto poco più che la metà di me, si avvicinò tenendo le braccia dietro alla schiena. Un sorrisino compassionevole, che ne nascondeva uno alquanto più ferino, gli piegava leggermente le labbra verso l'altro.

«E siete stata molto generosa, mia signora...»

«Vostra Altezza» lo corresse lei, svelta. «O Maestà, fate voi. Ma d'ora in poi è così che corte e regno si riferirà a me.»

Un moto d'orgoglio mi si risvegliò nel petto. Forse non era troppo saggio sfidare Claudius così apertamente di fronte a tutti, ma una dimostrazione di forza poteva dimostrarsi utile. Soprattutto ora che Aureen non godeva di chissà quale rispetto. Però mi sorprese che ci avesse messo così poco ad assumersi la responsabilità del suo nuovo ruolo. Stava recitando, era quella la verità.

«Ma certo, Maestà.» Sorrise, lui. «Un gesto di grande generosità, il vostro. Soprattutto dal momento che avevate bisogno di farvi perdonare questi due anni di totale mancanza di disciplina e di rispetto. Ma non addoloratevi, ora. Sono certo che il buon cuore del nostro re vi avesse già assolta da ogni sgarbo ancor prima che arrivaste al suo capezzale.»

«Ser...»

«Non sono un Ser» la corresse lui, pronto a ripagarla con la stessa moneta. «Potete riferirvi a me come Mastro Claudius, se vi compiace.»

Aureen sorrise. Una fiamma le si accese nello sguardo. Lo conosceva da quando era nata, eppure quella era la prima volta che lui le si imponeva in quella maniera. Aramis non c'era più, e il rispetto del quale godeva non era stato ereditato dalla figlia insieme al trono.

«Mastro Claudius» la sua voce era più affilata di una lama, «ora che abbiamo chiarito i nostri ruoli, gradirei informare voi e la corte qui presente che ho ricevuto da mio padre il suo consenso per questi miei due anni di avventure. Non fate l'errore di credere che re Aramis si sarebbe mai lasciato mettere i piedi in testa dalla propria figlia, per quanto l'amasse.»

Rimasi colpito. Aveva rimesso Claudius al suo posto.

«Non era mia intenzione mettere in dubbio la liceità delle vostre azioni, Maestà.»

Ma io sapevo che avrebbe lavorato pazientemente alla prossima mossa.

«Sono felice che siamo d'accordo.»

Stava facendo un ottimo lavoro. Aveva controllato la voce, le lacrime e la rabbia. Ma notai comunque la vena sul suo collo che pulsava impazzita.

«Ho un primo compito per voi, Mastro Claudius.»

«Al vostro servizio.»

«Immagino che la corte qui presente non fosse l'unica a credere in delle mie cattive e ingrate intenzioni nei confronti del re e del regno.» Intuii dove voleva andare a parare e feci del mio meglio per reprimere un sorrisetto soddisfatto. «E immagino che la vostra influenza non si limiti alle mura di questo palazzo. Né tantomeno le vostre decantate capacità. Perciò lavorate affinché anche il popolo venga liberato da questo malinteso sulla mia figura.»

Colpito e affondato.

Claudius non poteva sottrarsi a un ordine di Aureen.

Ma quell'ometto tutto sopracciglia era furbo. Ed estremamente intelligente. Sorrise, accettando la sfida.

«Non temete, Vostra Altezza» sibilò lui, lezioso. «Lavorerò sodo per ripulirvi l'immagine.»

Un silenzio teso calò sulla sala come una spessa coperta.

«Vostra Altezza?» La seducente voce di Valerin si fece strada tra la folla.

Aureen sussultò.

Valerin era la sorella di Jared. Aveva vissuto al palazzo per un breve periodo, quand'era più piccola. Erano state molto legate, ma poi re Aramis spedì il padre – ambasciatore – nel regno di Kodor per attenuare dei dissapori. Non si erano più viste d'allora.

Valerin era diventata una donna. Lunghi capelli biondi che le scendevano in onde sulla schiena, grandi occhi azzurri e labbra ad arco di cupido. Una vera bellezza.

Quando mesi prima ero tornato al palazzo, alla fine del mio percorso in Accademia, ero rimasto sorpreso di vederla cosìcresciuta.

«Valerin» intervenni, «occupati della nostra regina» marcai la voce su quell'ultima parola.

«Agli ordini.» Mi strizzò l'occhio.

Non c'era mai stato del tenero tra noi, nonostante suo padre avesse tentato più volte di darmela in sposa. Poco gli importava che le guardie del mio rango non potessero sposarsi o avere figli. E poi, per me era diventata come una sorella.

Aureen si lasciò prendere sottobraccio e accompagnare fuori dalle stanze del re defunto.

«Mastro Claudius.» M'inchinai in un saluto rigido.

«Eden...» L'uomo fece un passo avanti. «Vi piace proprio questo giochetto, eh?»

L'espressione soddisfatta per come Aureen lo aveva rimesso al suo posto non mi aveva ancora abbandonato. «Dovrei sapere di che parlate?»

«Tenete d'occhio la vostra regina.»

Non seppi se interpretare quell'ordine come una minaccia o un avvertimento. Ma mi ero già ripromesso che non mi sarei fatto intimorire da lui. Avrei giocato al suo stesso gioco e, chissà, magari si sarebbe anche reso conto che valeva la pena appoggiare l'ascesa al trono di Aureen. L'avrebbe appoggiata senz'altro se avesse saputo della Corona di Tenebre, ma re Aramis mi aveva fatto giurare di non raccontare di quel segreto a nessuno al di fuori di sua figlia. E io non avrei mancato alla parola data.

Se il popolo avesse sospettato del ritorno di Zelveen, sarebbe scoppiato il caos. E per una regina appena incoronata, che già era mal vista dal regno, poteva essere pericoloso. Chiunque avrebbe potuto approfittare dello scranno vacillante per impadronirsi del potere. E quel "chiunque", che il popolo considerava un grande servitore di Delthar, mi stava osservando con curiosità.

Mastro Claudius non doveva assolutamente scoprire quel segreto.

«Potete giurarci che la terrò d'occhio.»

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