77- EDEN
«Se così fosse...» rifletté Jared.
«...vorrebbe dire che Aureen deve morire» concluse, serio, Zades.
Fissai lo sguardo sulla vecchia megera che accarezzava il diario con un indice rigido e rugoso. A un suo complicato incantesimo pronunciato in una lingua ormai perduta, le pagine vuote e ingiallite si erano riempite di scritte. La strega ci aveva raccontato la storia delle due gemelle e della nascita della Corona di Tenebre. E aveva scovato in quel testo delle parole che avrebbero potuto mettere fine alla vita di Aureen.
Mi girava la testa. «No. La regina è la cura, non una bestia sacrificale.»
«Non sappiamo nemmeno quanto sia attendibile questa interpretazione» concordò Alec, la cui mano si stringeva attorno a quella di un Rob dallo sguardo luminoso, nonostante fossimo sull'orlo della guerra.
«È più che attendibile» sibilò la strega, infastidita dalle origini tribali di lui. «Non sbaglio mai. E se anche dovessi aver commesso un errore e distruggere la Corona non portasse alla morte dell'Oscura Signora, la cosa non rappresenterebbe quindi nemmeno la condanna della vostra regina. Consideratelo un tentativo.»
«Un tentativo molto rischioso. Mi rifiuto di prenderlo in considerazione.» Sbattei una mano sul tavolo, facendo tintinnare i bicchieri e le caraffe d'acqua.
Calò il silenzio. I membri del consiglio riflettevano senza proferire parola, io mi guardavo intorno sforzandomi di non far trasparire quanto fosse totalizzante la disperazione che provavo. Non avrei permesso a quelle persone, e a nessun altro, di decidere la fine di Aureen. Né allora né mai. Che il Mondo Inverso bruciasse, piuttosto.
Lady Cheryl si arrotolò, distratta, una ciocca di capelli intorno al dito. «Come dice il testo?»
La strega si chinò sul diario e lesse un'altra volta. «Khalite, antica strega serva dell'equilibrio, donò alla Corona la sua magia più oscura. Ma al potere, o alla sua fine, contrappose il sacrificio. Perché il mondo possa essere liberato dalle Tenebre è necessario l'immolazione di chi vi trova un contatto e, con coraggio, ne distrugge la fonte.»
«Non deve per forza voler dire che Aureen debba morire insieme a quel potere» suppose Zades. «Correggetemi se sbaglio, ma il diario afferma che chi distruggerà la Corona si sacrificherà per la causa.»
«Potremmo portare Zelveen a compiere quel sacrificio» propose Valerin, che era stata ammessa al consiglio in via del tutto eccezionale. La cosa non mi andava a genio, ma stavamo seguendo l'esempio di Aureen la quale desiderava che più nessuno sarebbe stato tenuto all'oscuro delle informazioni importanti. E Valerin doveva quantomeno rendersi utile a palazzo riferendo quelle stesse informazioni agli abitanti del castello, che poi si sarebbero occupati di spargerle fino all'ultima fila di soldati accampati intorno alla fortezza.
La strega le rivolse un sorriso e uno sguardo carico di giudizio. «E, di grazia, come pensate di convincere una millenaria nemica a donare se stessa alla nostra causa contro di lei? E non è comunque detto che la regina non ne subisca le medesime conseguenze. C'è un legame che le unisce.»
Valerin abbassò imbarazzata la testa e si morse il labbro. Fece quindi un passo indietro e tornò a confondersi con la parete alle sue spalle.
Io cedetti alla frustrazione. Posai i gomiti sul tavolo e, chinandomi, mi afferrai la testa tra le mani. «Che gli dèi ripudino Bernilde e la caccino dal limbo dei regni per aver tramandato a noi un problema che avrebbe dovuto risolvere ordinando la distruzione della Corona!»
«Zelveen era sua sorella» spiegò la strega. «Nonostante tutto, Bernilde la Coraggiosa non avrebbe mai scelto la morte della gemella in cambio della salvezza delle generazioni future. Una scelta che tu stesso sei pronto a compiere nuovamente, se non sbaglio.»
Sollevai lo sguardo, punto nel vivo. Ma non mi sentii colpevole per quella verità. Se avessi trovato un modo per rispedire Zelveen nei fondali marini, lo avrei messo volentieri in pratica. Che si occupassero di lei tra altri mille anni.
«Questo però ci conferma che distruggendo la Corona si distruggerebbe anche la persona che vi è legata. Altrimenti Bernilde non avrebbe avuto problemi a spezzare quel legame» intuì Lady Cheryl.
Il cuore prese a correre ancor più veloce.
«Non possiamo conoscere le vere implicazioni di un gesto del genere. La Corona venne creata per servire un'unica sovrana. Eppure, al momento attuale, risponde a due regine.» Zargan mi mise una mano sulla spalla. «Io sono con Eden. Sappiamo troppo poco di questa faccenda. E fino a quando Aureen sarà addormentata, non possiamo comunque fare nulla. La scelta spetterà a lei quando arriverà il momento.»
Lo stomaco mi collassò su se stesso. Avrei dovuto sentirmi sollevato per quell'appoggio, ma se la decisione fosse davvero ricaduta su Aureen allora sia io che lei eravamo spacciati. Perché per quanto la Corona stuzzicasse il suo lato più oscuro ed egoista, non avevo dubbi sul fatto che non avrebbe mai sacrificato il regno. E sapevo che lo avrebbe fatto anche per me.
Mi alzai in piedi con urgenza. «Quando Zelveen e il suo esercito raggiungeranno le porte di Delthar insieme alla Corona, Aureen si sveglierà. Fino ad allora mi aspetto che il naso di ogni abitante del castello sia ficcato nei libri alla ricerca di una dannata alternativa.»
Zades, che di fronte all'imminente tragedia aveva messo da parte il piglio canzonatorio, si alzò a sua volta. «Mille anni fa i servi di Zelveen diedero alle fiamme ogni traccia di storia, così come coloro che ne seguirono il credo nei secoli a venire. La loro padrona non voleva che trovassimo indizi su come imprigionarla di nuovo, o su come distruggerla.»
Indicai il diario stretto tra le mani della vecchia. «Se quello è sfuggito al suo controllo, potrebbe averlo fatto anche qualche altro antico testo. Cercate.»
«Dove stai andando?» mi domandò Jared quando fiancheggiai il tavolo e presi la porta mettendo fine al consiglio.
«In biblioteca.»
Lasciai la biblioteca per ultimo, ore e ore più tardi.
Ero rimasto tutto il giorno tra i libri senza mangiare e con ancora l'odore di drago addosso. Molti altri avevano seguito il mio esempio
Prima che Zelveen ci raggiungesse, avrei chiesto agli uomini di Zades di aprire un portale sul Mondo Verso affinché le madri e i bambini potessero sfuggire alla guerra.
Percorsi la strada che portava alle stanze di Aureen continuando a rimuginare.
Il castello era addormentato, eccetto che per le guardie che marciavano avanti e indietro per i corridoi. Raggiunta la porta di Aureen entrai nella stanza. Il buio era intenso, l'unica luce proveniva da una candela quasi del tutto consumata che colava sul comodino accanto al letto. Altrettanto intenso era il profumo di Aureenyria Santaminas. I raggi della luna non riuscivano a penetrare tra i rami intricati della pianta, la quale aveva iniziato a crescere persino sul pavimento nella stanza.
A terra, seduta su un grosso cuscino, c'era Valerin.
«Che ci fai qui?»
Lei si alzò in piedi di scatto e un libro le cadde dalle braccia. «Stavo... volevo solo tenerle compagnia.»
«Lei non vorrebbe averti vicina. Vai via.»
Il suo viso si accartocciò prima in una smorfia di dolore, poi s'irrigidì. Quell'ultima espressione determinata mi ricordò così tanto la Valerin che conoscevo che mi fece male il petto. «Merito il tuo odio» parlò con voce dura e per nulla rotta dall'emozione. «Ho sacrificato voi per il bene di mio padre, e non è comunque servito a nulla. Ma non è forse quello che sei pronto a fare anche tu per lei?»
Un groppo grande quanto un'arancia mi si bloccò in gola.
«Non chiedo di essere perdonata. Accolgo la mia punizione, ma mio padre...» a quel punto la voce le s'incrinò per il dolore e la stanchezza.
«Se me ne avessi parlato, avremmo trovato una soluzione.»
«O magari avrei vanificato l'unica possibilità che avevo per salvarlo.»
Scossi la testa, scocciato tanto per quella risposta sincera quanto per il fatto che non riuscivo a darle del tutto torto. Non più, non in quella nuova ottica. Non nella situazione in cui mi trovavo.
«Che sia stata tu la causa della mia prigionia nelle Terre Libere posso anche perdonartelo» iniziai.
«E ora ti ritrovi una corona sulla testa e la legittimità alla mano della sovrana di Delthar» contrattaccò lei.
Mandai giù quella verità e andai avanti. «Ma che tu abbia venduto Aureen a quel bruto di Dorian...»
«Lo stesso bruto la cui morte ha significato il diritto di Aureen sulle terre di Kodor e sulla forza armata accampata qui fuori. La stessa forza che le ha permesso di conquistare l'alleanza con gli altri regni.»
«Vorresti prendertene il merito, quindi?»
«Non sto dicendo questo, Eden. Dico solo che non tutti i mali vengono per nuocere.» Raccolse il libro e se lo strinse al petto. «Vorrei non avervi fatto del male, ma sono quantomeno grata che da quel dolore sia nato qualcosa di tanto grande.»
Rimanemmo in silenzio qualche istante fissandoci negli occhi.
La stanza era così fredda di notte che i nostri respiri si condensavano in nuvolette di vapore. Ma non avevamo più trovato legna da ardere, visto il morbo. Aureen era coperta da più strati di coperte. Guardando meglio, sul suo corpo sottile ne era stata agiata una in più. Dalle braccia nude della ragazza davanti a me, intuii avesse rinunciato lei a quel blando calore a favore della regina che aveva tradito.
«Mi dispiace per tuo padre.» Le avevo già fatto le mie condoglianze, ma una parte di me si era pentita di essere stato tanto formale.
«Mi dispiace per quello che hai dovuto subire nelle Terre Libere.»
Soffiai una risata e mi sedetti a terra. «È stata dura, ma non tutti i mali vengono per nuocere, no?»
Lei ricambiò il sorriso e tornò ad accomodarsi sul grande cuscino.
«Pensi che si sacrificherà?» sussurrò Val.
Chinai la testa e me la presi tra le mani, prima di tornare a osservare il profilo immobile di Aureen. «Se trovassimo un'alternativa, magari non sarà necessario che arrivi a tanto.»
«Non credo che ci sia...»
Sbuffai, piccato. «La tua brutale sincerità non mi era mancata.»
«Ho chiuso con le bugie.» Poi posò gli occhi su di me. «Le parole di Bernilde sono chiare, Khalite vuole un sacrificio per la distruzione della Corona. Il sacrificio di chi trova un contatto con essa. Ma forse non deve per forza trattarsi di qualcuno che abbia un legame con l'oggetto.»
«No, deve essere una delle due. Chiunque altro che provi a toccare la Corona finirebbe incenerito in un istante.» Val annuì, afflitta, ed entrambi tornammo sul viso immobile di Aureen. «E poi, come si distrugge la Corona?»
«Magari basta l'intenzione.»
Dovetti fare un grande sforzo per mascherare l'inquietudine. Quella era un'idea folle, ma Valerin mi aveva appena dato una speranza. Se ci fosse stata anche solo un'infinitesima possibilità che non dovesse pagare Reen per quel sacrificio, l'avrei colta io. Non potevo sapere se questo avrebbe alla fine condannato comunque anche lei, ma se non ci fosse stata altra scelta avrei tentato. Forse la Corona mi avrebbe incenerito senza darmi il tempo di provare. Ma il prezzo, per me, era più che accettabile.
E come già era accaduto in passato, in una grotta buia abitata dai draghi, avrei accolto la fine con coraggio.
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