73- EDEN

«Scotta» ringhiai, la mano posata sulla fronte della regina e il gran sacerdote che fissava prima lei poi me senza sapere cosa fare.

«Ho tentato, Altezza.»

Quel titolo, Altezza. Ci avrei messo parecchio a farci l'abitudine. A cosa mi serviva una corona, in quel momento? Durante il lungo tragitto che dal Mondo Verso riportava al palazzo, Aureen era rimasta immobile tra le mie braccia. Se non fosse stato per il respiro a tratti affannato avrei potuto crederla morta.

Io avevo ritrovato tutte le energie e ogni ferita era guarita in tempi strepitosi; lei sembrava stesse pian piano sbiadendo nel limbo dei regni. Anche se... a ogni secondo che passava, i suoi lineamenti si facevano ancor più armoniosi e i cerchi sotto gli occhi sfumavano via.

A niente di quel che era accaduto a entrambi riuscivo a trovare una spiegazione. E nemmeno le fila e fila di guaritori che avevo convocato al castello. Neanche Zargan, medico a capo della Resistenza che aveva aiutato Aureen a ribaltare il governo di Kodor, aveva saputo darsi una spiegazione. Era tornato a controllare la situazione più volte, ma anche lui aveva dovuto ammettere la sconfitta di fronte a quel male ignoto che l'aveva colpita.

«Non conosco questa magia oscura» si giustificò invece Neran, «non ci sono scritture al riguardo. Se si tratta di un qualche veleno...»

Veleno.

«Mandate una staffetta in ricognizione. Ho bisogno di sapere dove si trova la metà dell'esercito di Kodor capitanato da Jared. Se Valerin non è con lui, mandatela a convocare.»

Il sacerdote chinò il capo e sparì svelto dalla camera di Aureen.

Era improbabile che il veleno c'entrasse qualcosa. Ma se c'era anche una microscopica possibilità, avrei sopportato la vista di quell'ingrata fedifraga di Valerin. Non mi fidavo, perciò se avesse avuto una qualche cura per il male che aveva colpito Aureen, mi sarei assicurato che il gran sacerdote e gli alchimisti analizzassero ogni ingrediente dell'antidoto.

«Toc toc» una voce morbida e calda che conoscevo fin troppo bene mi raggiunse dalla porta.

Lady Cheryl non si era ancora decisa a mostrarsi in pubblico senza corona sulla testa. Non perché sentisse la necessità di chiarire la propria posizione, ma perché amava cercarsi in qualsiasi riflesso e bearsi dell'immagine che questi le restituivano.

«Non è il momento» affermai duro.

«Credi di riuscire a smettere di comportarti da cane rabbioso con chiunque si avvicini alla tua donna?» Sollevò un sopracciglio con aria indolente e divertita.

«Non vorrei mancare di rispetto al tuo recente titolo» mandai un cenno al suo copricapo intarsiato di gemme, «ma gradirei che sparissi dalla mia vista.»

Lei, per tutta risposta, si mise seduta sul letto. «Credi che io abbia qualche colpa per quel che le è successo.» Non era una domanda, e non si riferiva alla missione nel Mondo Verso.

Il suo sguardo scaltro incontrò il mio di ferro.

«Sì.»

«Non ho tramato con Kodor o con Mastro Claudius affinché Aureen venisse rapita. Puoi chiedere conferma a Valerin, ha fatto tutto da sola.»

«Dovrei fidarmi della parola di una traditrice?»

«Se non ti fidi della tua amichetta, allora sarai costretto a fidarti della tua alleata. Regina consorte di uno degli uomini più potenti del Mondo Inverso e il quale esercito è accampato proprio fuori da queste mura a dimostrazione della nostra lealtà.»

«Sei sempre stata brava a questo gioco. Quell'esercito è qui perché vi conviene combattere questa guerra, dal momento che è l'unica possibilità di sconfiggere Zelveen.»

Le sue labbra scarlatte si piegarono verso l'altro. «Che mi convenga restare qui al vostro fianco oggi, non esclude che io sia stata leale nei confronti di Delthar anche prima.»

«Hai tramato alle spalle di Aureen per prenderti quella corona.»

«Già, e guarda qui il risultato» posò gli occhi sull'ampia vetrata che affacciava sul campo di battaglia dove si erano accampati i suoi uomini.

«Non mi fido di te.»

«La tua sovrana sì» si alzò dal letto in un unico, sinuoso movimento. «E comunque, non cambia le cose. Ero solo passata a vedere come stesse. La truppa di Jared è a pochi giorni di viaggio. E con lui c'è sua sorella».

Avevo mandato solo pochi minuti prima il gran sacerdote a spedire una staffetta, non poteva avere già avuto notizie.

«Come fai a saperlo?»

«Ho spie più informate delle tue, evidentemente.» Quel tono saccente e soddisfatto mi mandò in bestia. «Ma lo sapresti anche tu se ti degnassi di salire su quel tuo bel bestione nero fuori dalla finestra e andassi in ricognizione. Ti sei impigrito, Eden!» gridò infine, uscendo dalla porta.

Sbuffai dal naso, pieno di rabbia e risentimento.

Ghoranat, attraverso la vetrata, mi osservava appollaiato sul cornicione di una guglia. Era giudizio quello che leggevo nel suo sguardo. Non che amasse essere cavalcato come un cavallo, ma attendere che il nemico si presentasse senza muovere un muscolo nel frattempo non gli piaceva. Né a lui né al resto della sua specie.

Non ero tornato da Alec che per sporadiche, veloci visite. Giusto per accertarmi sulle sue condizioni... e non miglioravano.

Mi inginocchiai accanto al letto e presi la mano di Reen tra le mie. Era bollente, come se fuoco vivo le scorresse nelle vene.

Chinai il capo, il collo troppo appesantito da tutto, e pregai gli dèi che Cheryl avesse ragione, che Jared fosse in arrivo. E non fui affatto stupito quando, esattamente due giorni dopo, un araldo annunciò l'ingresso in città della seconda parte dell'esercito di Kodor. Fu seguito, dopo poche ore, da quello inviato dal principe Loran. Le armate di tutti i regni si preparavano a difendere la regina nella torre.

Raggiunsi in fretta la sala del trono, dove trovai Jared ad aspettarmi. Non si preoccupò di nascondere le lacrime che gli tremolavano negli occhi, e nemmeno io. Ricoprimmo lo spazio che ci separava in poche, ampie falcate e ci stringemmo in un abbraccio.

«Sei vivo. Sei vivo sul serio

Gli rivolsi il primo sorriso di quei giorni di agonia. «Ne hai dubitato?»

«Mai, nessuno fa fuori Eden di Delthar. E dicono che non appartieni più a un solo popolo. Eh, re delle Terre Libere?» La manata che mi assestò al braccio quasi mi fece traballare.

«Così pare.»

«Devo iniziare a chiamarti Maestà

«Dèi, no. Non ci provare.»

Alla sua risata gutturale seguì dopo poco un'espressione seria. «Lei sta...?»

«Non sta morendo. Non credo, almeno... ma soffre.»

A quell'ultima affermazione, da dietro la larga schiena del fratello apparve Valerin. Teneva il viso piegato in avanti e gli occhi puntati su di me. Vi lessi rimorso, ma non mi feci impietosire. Nemmeno dal mento che le tremò.

«Ed...»

«Tu dovrai usare i miei titoli, Valerin.»

Quasi mi sentii in colpa per quella mia freddezza, di fronte al dispiacere dipinto sul volto di Jared.

«È mia sorella» spiegò. «Mi è rimasta solo lei.»

Mi schiarii la voce. «Condoglianze. Sorendal ha servito bene il regno, Delthar gli è grata.»

«Posso vederla?» Si fece avanti Valerin, ignorando la formalità delle mie parole. «Se si tratta di veleno, lo capirò.»

«È nelle sue stanze.»

Mi seguirono entrambi senza più emettere un fiato. La speranza che varcando la porta trovassi Aureen sveglia e vigile sfumò via non appena le guardie aprirono la porta.

«Qui non c'è puzza» constatò Valerin.

Ero stato talmente concentrato a tormentarmi che non mi ero accorto che l'odore nauseante che si respirava ovunque, nella stanza della regina era appena accennato.

Valerin attraversò la stanza per aprire la finestra.

«L'Aureenyria... è viva» sussurrò.

Mi affrettai e mi sporsi dal balcone, scoprendo così la pianta arrampicarsi forte e rigogliosa da terra fino al tetto. Il resto della vegetazione era di un colore grigiastro prossimo alla marcescenza, ma l'Aureenyria Santaminas resisteva.

Valerin tornò nella stanza e cominciò a esaminarla la regina. «Sembra solo... addormentata. Il veleno non c'entra.»

«Ma scotta» ribattei, sentendo l'ultima speranza di svegliarla abbandonarmi.

Lei le posò una mano sulla fronte e la ritrasse in fretta. «Anche se soffre, il suo corpo è in salute. Non ho idea di cosa le stia accadendo.»

Aureen non si sarebbe svegliata fino a quando Zelveen e la Corona di Tenebre non fossero arrivate pronte a ucciderci tutti, era quella la verità. Sarei andato a cercare la Signora dell'Oscurità e l'avrei tirata fuori dal quel buco infernale nel quale si nascondeva.

«Raduna il concilio, Jar» ordinai. «Dobbiamo organizzare una missione.»

«Sono ovunque, sbucano come funghi.» Rob, un ragazzo composto dai modi educati, faceva rapporto al concilio senza tradire la minima agitazione. Era un membro della Resistenza di Kodor, così come Zargan, la guerriera bionda dallo sguardo spento, e il resto del piccolo gruppetto che ci aveva raggiunti col seguito di Jared.

«Bisogna bloccare i portali» suggerì Joe, un vecchio dalla gamba di legno. «Impedire a Zelveen di far arrivare nel nostro mondo altri umani pronti a rimpolpare il suo esercito.»

Zades, seduto all'estremità del tavolo, accarezzava la coscia della sua consorte accanto a lui. «I miei uomini hanno avuto l'ordine di sbarrare i portali di ogni regno giorni fa.»

«Così, senza prima consultarti con il consiglio di guerra?» lo ripresi, tentando di non caricare troppo di astio la voce.

«Dovevo aspettare che smettessi di comportarti da cane di compagnia della regina?»

«Zades, questa battuta ha smesso di essere originale» ringhiai. «Dimmi come hai fatto a chiuderli.»

«Non tutti abbiamo adottato la politica pacifista e pigra del non allenare i propri poteri.» Fece schioccare le dita e la porta della sala sbatté, seguita poi dal clic della serratura. «Piccoli trucchi, certo. Ma utili.» Un altro clic, e la serratura scattò di nuovo.

Quella magia era roba semplice che sapeva fare ogni Inverso. E se fossimo stati tutti più furbi come Zades, ci saremmo preoccupati di sviluppare quella capacità.

«Non c'è tempo per questo» si mise in mezzo un tipo un po' strambo di nome Honnie. Dai racconti di Aureen, avevo appreso che era un esperto nell'occultamento di cadaveri. «Se i passaggi sono stati chiusi, da dove arrivano?»

«Zelveen ne avrà aperti di nuovi...» immaginò Donn, il fratello di Zargan. Una vecchina dall'aria dolce ma impaurita gli si teneva aggrappata al braccio.

«Altezza» si fece avanti un soldato in livrea ufficiale di Kodor, con la schiena dritta e il braccio dietro alla schiena. «Posso guidare una pattuglia in ricognizione. Se scopriamo dei portali, torneremo a riferirvene l'ubicazione.»

«Ottima idea.» Annuii. «Il tuo nome?»

«Ser Erwin di Kodor, Altezza.»

«Riposo, soldato.» Gli sorrisi. «Tu sei amico di mia moglie.»

«Ah ah» intervenne Zades, con piglio divertito. «Non ancora. Non fate il mio stesso errore di cantare vittoria troppo presto.»

«Non ne sembri poi così dispiaciuto.» Posai lo sguardo sulla gamba di Cheryl. Con il pollice le stava tracciano leggere carezze.

Gli angoli della bocca di Zades si sollevarono soddisfatti. «Affatto.» Poi tornò a guardare Ser Erwin. «Portati qualcuno dei miei, così provvederanno direttamente a chiudere i portali senza che torniate qui a riferire. Evitiamo di perdere tempo, ne abbiamo poco».

Il soldato s'inchinò e filò subito fuori, deciso a svolgere in fretta quella missione.

«Devo partire» annunciai, poi.

«Era ora» commentò la regina Cheryl.

Non le rivolsi che una velocissima occhiata.

«Devo scoprire dove si nasconde Zelveen. Se Aureen si sveglierà solo una volta ricongiunta alla Corona di Tenebre, è mia intenzione andare a recuperarla.»

«La Traditrice non si farà trovare. Dobbiamo trovare il modo di attirarla qui.» Il vecchio Joe si batté una mano sulla gamba.

«Cosa suggerite?»

«Debelliamo quanti più umani troviamo, cerchiamo di ridurre la sua armata. Infastidiamola. E ingrandiamo il nostro esercito.»

«Abbiamo radunato tutti i regni sotto un unico vessillo, non abbiamo più uomini da arruolare.»

«Sì invece. Ci sono gli uomini delle tribù e gli abitanti delle isole neutre. Non saranno molti, ma a questo punto abbiamo bisogno di tutto l'aiuto possibile.»

«Le tribù interne non contrattano con il resto degli Inversi da secoli.» Il gran sacerdote non sembrava tanto contento di quella possibile alleanza.

«Anche le loro terre stanno marcendo. Vale la pena tentare» decisi.

«Sono ostili, e avranno paura del morbo che ha colpito il nostro mondo. Non vi faranno avvicinare, ve li troverete con le lance puntate addosso» protestò lui.

«Non se vi presenterete lì con uno di loro a garantire per voi.» Nello sguardo perso nel vuoto di Zades vidi crearsi una pessima idea. «Il vostro amico, Alec, non è cresciuto in una tribù?»

Jared si mosse avvicinandosi minaccioso al tavolo. «È moribondo.»

«Le sue condizioni si sono stabilizzate. Non è vero, Rob? So che da quando avete assistito Zargan alla visita medica siete tornato spesso in quelle stanze.»

Il ragazzo divenne viola per l'imbarazzo. «Abbiamo solo parlato... sembrava avesse bisogno di compagnia.»

«Ficchi troppo il naso, Zades» lo ammonii.

Lui però non mi degnò di attenzione e, sempre tenendo gli occhi vispi su Rob, aggiunse: «Se chiacchiera tanto, magari può mettere una buona parolina per noi».

«No.» Gli occhi di Jared trovarono i miei.

«I soldati che vengono addestrati in Accademia sono stati inviati a combattere al nostro fianco?» domandai, ignorando quella sua supplica silenziosa.

«No, Altezza» rispose Emmanuel Randaler con una nota di timore nella voce. «Ser Adam chiede che siate voi stesso ad andare a reclutarli.»

«E me lo dici solo ora?»

«Ho tentato, Maestà. Ma nei giorni scorsi siete stato impegnato a...»

Sollevai una mano, interrompendolo. Poi me la passai esausto sulla faccia.

Non mi piaceva l'idea di tornare in quel posto. E neanche di lasciare Aureen.

«Parto tra un'ora. Preparate Alec, verrà con me.»

«Eden, no. Non può» obiettò Jar. «Lo hanno quasi ucciso, non ricordi? Siamo stati noi a trovarlo. E non ti sarà di alcun aiuto se morirà in volo.»

Mi odiavo per quella scelta. Ma Alec, che era stato sconfitto e cacciato per non permettergli di conquistare il suo diritto a comandare sulle tribù, era l'unico che avrebbe potuto contrattare con loro.

«Preparate Alec» ordinai di nuovo.

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