40- AUREEN
Il villaggio di Beaver ci accolse di notte.
Non c'era molto movimento. La gente sembrava che preferisse restare nelle proprie case davanti al camino. Nulla a che vedere con il fracasso che di solito, a quell'ora, animava le vie di Delthar. Persino le locande sembravano posti tranquilli.
Eden mi fece tenere il cappuccio sollevato sulla testa quando varcammo le porte di una di queste.
«Quattro stanze» ordinò alla locandiera.
Eravamo in cinque, non in quattro.
La donna, che sembrava avere più anni della Terra, consultò un grande libro dalle pagine ingiallite. «Ne abbiamo due.»
«Va bene comunque.» Lasciò una manciata di monete di rame sul bancone.
Dopodiché, salimmo le scale scricchiolanti che portavano al piano di sopra. Le nostre stanze affacciavano l'una di fronte all'altra.
«Io e Reen prendiamo questa» decise Valerin, entrando in quella che aveva l'aria di essere la più pulita. Se così si poteva dire.
«I piani sono altri» s'intromise Eden.
«Fai il gentiluomo» si lamentò lei, zoppicando.
Lui, invece, sorrise. Un sorriso che prometteva guai. «Non hai capito, tu dividerai la stanza con Jar e Alec. Io prendo l'altra con Aureen.»
«Scusami?» sbottai.
Mi guardò sollevando un sopracciglio. «Una zoppa e un bersaglio ambulante da sole senza protezione? Non penso proprio.»
«Credo di aver dato prova di sapermi difendere, oggi.»
«Ho fatto un giuramento, Altezza.» Mi prese per un braccio e mi tirò nella nostra camera. «Non ho intenzione di perderti di vista un'altra volta neanche per un secondo.»
Alec ridacchiò. «A me sembra tanto una scusa per...»
«Buonanotte, Alec.» Gli chiuse la porta in faccia.
«Credi che sia necessario?» domandai quando rimanemmo soli.
Lui raggiunse il letto e vi poggiò la sacca con i viveri e lo scrigno. «Assolutamente sì.»
Sbuffai e misi a terra il trasportino di Willy. Quando lo liberai, prese a zampettare per la stanza annusandosi intorno. Quantomeno, ci avrebbe risparmiato il problema dei topi.
«Non ho intenzione di dormire con te.» Feci subito chiarezza.
«Peccato, ti toccherà dormire per terra.»
«Come, scusa?»
Lui si lanciò sul letto con un gemito di soddisfazione. Si portò poi le braccia dietro alla testa e i bicipiti gli si gonfiarono nella divisa. «Se non vuoi dormire con me, ti toccherà restare per terra.»
«Ma insomma, la cavalleria è morta pure in questo Mondo?»
«Temo proprio di sì.» Batté la mano sulla coperta, proprio sul posto accanto al suo. «Non fare storie e vieni qui. Di cosa hai paura?»
«Di te.»
Inarcò un sopracciglio. Ma dietro quell'espressione beffarda lo vedevo che era soddisfatto da morire. «Interessante.»
«Non mi fido.»
«Non ti fidi del mio autocontrollo o del tuo?»
I miei occhi caddero sulla sua bocca. E i suoi sulla mia.
Numi del cielo, quella sua bocca è una religione. Se avessi potuto, mi sarei fiondata su sue labbra.
Afferrai un cuscino e glielo lanciai addosso. «Resta. Dalla. Tua. Parte.»
Lui lo prese al volo e se lo mise dietro alla testa. «Come desidera Sua Maestà.»
Sbuffai e mi sdraiai, dandogli le spalle. «E non osare spogliarti.»
Lo sentii ridacchiare.
Willy saltò sul letto e si mise tra noi, come a sottolineare la distanza che doveva rispettare.
«Se stanotte dovesse attaccarti mentre dormi, saprai il perché.» La coda del gatto batté nervosamente sulla coperta, dandomi ragione.
Eden finse di ringhiare. «Bestiaccia guastafeste.»
Soffiò sulla fiamma della candela che brillava sul comodino e sprofondammo nell'oscurità.
«Buonanotte Eden.»
«'Notte Reen.»
Chiusi gli occhi e mi costrinsi a dormire.
Difficile con lui nel mio stesso letto, con la sensazione di avere addosso gli uomini di Claudius, e con la voce della Corona che insisteva nel sibilarmi promesse nell'orecchio.
Accettami, Erede di Tenebre. Con me sul tuo capo, nulla ti sarò negato.
Mi svegliai che era ancora notte fonda.
Il gelo mi era entrato nelle ossa. Willy aveva lasciato lo spazio tra me ed Eden e si era accoccolato sotto le coperte contro il mio petto. Ma faceva comunque troppo freddo. Non riuscivo a smettere di battere i denti.
«Reen?»
«Sto bene, torna a dormire.»
Lo sentii muoversi sotto la coperta. «Falla finita, stai congelando.» Mi cinse da dietro e mi tirò contro di lui.
Era caldissimo. Il suo torpore mi fece sentire meglio all'istante. Persino Willy evitò di lamentarsi o di soffiare.
«Solo per qualche minuto» acconsentii. «Poi ognuno torna dalla propria parte.»
«Dormi.» Poggiò il mento sulla mia testa.
«Dico sul serio» insistetti, tremando.
«Anche io: dormi. Non ho intenzione di toccarti senza il tuo permesso. Puoi fare sonni tranquilli.» Lo sentii sbadigliare.
E ora come avrei fatto a riprendere sonno?
La mattina seguente Eden e Alec andarono in città alla ricerca di un passaggio via mare. Dovevano mostrarsi discreti e non troppo disperati. L'urgenza di un aiuto avrebbe potuto attirare attenzioni indesiderate. Io mi rifugiai nella stanza davanti alla nostra, occupandomi di valutare la ferita di Valerin, medicarla e poi rifasciarla. Jared non ci mollò un attimo, deciso a farci da guardia. Avrei voluto dirgli che non era necessario che rimanesse con noi, che potevamo difenderci da sole. Ma non era vero. La noia, poi, prese il sopravvento. E alla fine ci addormentammo baciati da un raggio di sole che entrava dalla finestra.
Ci svegliammo ore dopo di colpo al cigolio della porta che veniva spalancata.
«Dove diavolo è Valerin?» Eden stagliava sulla porta insieme ad Alec.
Mi guardai intorno, ma non era più sul letto sdraiata accanto a me.
«Cazzo» sbraitò Jar alzandosi dalla poltrona.
Eden si strofinò il viso e sospirò. «Non deve essere andata lontana, con quella gamba.»
Jar annuì. «Vado a cercarla.» Uscì dalla porta seguito da Alec.
Feci per raggiungerli ma la mano di Eden mi fermò posandomisi sulla spalla. «Dove pensi di andare? Sei troppo riconoscibile per le guardie che ci inseguono, alla luce del giorno.»
«E anche molto inutile, imprigionata qui dentro.»
«Allora sarai felice di sapere che stasera esci con me, in missione. Ho trovato qualcuno che potrebbe avere informazioni su diario. E sulla Corona»
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