30- EDEN

«Ho capito a che gioco stai giocando. E non è divertente.»

Eravamo nel mezzo di un corridoio poco trafficato.

Gli occhi di Bernilde e quelli di Zelveen mi fissavano dal quadro sotto il quale tenevo un certo principe attaccato al muro. Zades mi rivolse un ghigno, nonostante stessi premendo il mio braccio contro la sua gola. Non così forte da fargli male, ma abbastanza da tenerlo inchiodato alla parete.

«Ti diverti a nasconderti nel buio e a fare agguati?»

«Zades,» ringhiai, «lo so io e lo sai tu: non la meriti»

«È tenero come tu faccia la parte del mastino della regina. Ma lo so io e lo sai tu», mi fece il verso, «che sei solo il suo cucciolo innamorato.»

Feci un po' più di pressione e la sua voce si smorzò, ma non riuscii comunque a cancellargli la malizia dagli occhi.

«Stammi bene a sentire,» abbassai il tono della voce e mostrai i denti, «ti marcherò stretto. Non le torcerai un capello neanche per sbaglio, te lo assicuro. Perché non ti piacerebbero le conseguenze. E se pensi che la corona che hai sulla testa m'intimorisca, ho il dubbio se tu sappia o meno con chi hai a che fare. Non m'importa chi cazzo sei, Zades. Io ti farò a pezzi, e mi divertirò nel farlo. Ti starò addosso giorno e notte.»

Erano secoli che desideravo appiccicarlo al muro. In pubblico non potevo permettermi di rivolgermi a lui con quella confidenza, ma in privato...

La sua bocca s'incurvò in un sorriso crudele. «Non credo che tu voglia esserci anche di notte.»

L'allusione mi mandò il sangue al cervello. «Vuoi che ti dia un assaggino di ciò che ti aspetta?»

«Datti una calmata, razza di cane rabbioso.» Spinse contro il mio braccio. Era forte, lo ammetto, ma non abbastanza da spostarmi. «Sono un essere orribile, lo cantano in tutti i reami.» Mi mostrò un ghigno sarcastico, questa volta però aveva l'aria amareggiata. «Ma non ho mai mancato di rispetto a una donna. O fatto loro del male. Tutte quelle che si sono infilate nel mio letto, lo hanno fatto perché lo desideravano. E non forzerò mai Aureen a fare nulla, neanche se il consiglio dovesse premere affinché compia i suoi doveri coniugali.»

Ero bravo a capire se una persona stava mentendo o meno. E Zades era sincero. Abbassai il braccio e feci un passo indietro. Lui si massaggiò il collo.

«Non basterà un discorso infiocchettato a farmi abbassare la guardia. Non sei qui perché ti annoiavi, sei qui perché hai degli interessi.»

«Dubito che ci sia qualcuno in questo castello a fare ciò che fa senza un tornaconto. Persino tu. Sei il cavaliere della regina perché devi redimerti e ripagare chissà quale debito con re Aramis. Ma, soprattutto, sei qui perché non puoi fare a meno di lei. Agogni il momento in cui ti rivolgerà una parola buona o un pensiero gentile. Non riesci a resistere all'impulso di soddisfare il tuo estenuante bisogno di lei.»

Aveva colto nel segno. Ma non potevo dargli la soddisfazione di sapere che mi aveva colpito. Non quando quei suoi occhi blu luccicavano di tanto malsano interesse.

«Te lo ripeto perché desidero che tu non lo scordi: attento a come ti muovi, Zades. Non mi farò sfuggire una buona occasione per tapparti quella boccaccia.»

«Perdonerò questa tua sfrontatezza perché ti sei mosso in nome del bene di Aureen. Ma prova a toccarmi un'altra volta e ti farò decapitare.»

Si sistemò la giacca elegante e andò via.

Se possibile, ero persino più nervoso di prima. Come mai avevo l'impressione che, nonostante fossi io quello che lo aveva attaccato, era lui ad aver messo me con le spalle al muro?

«Non ho intenzione di rispondergli» il tono di Jared era deciso.

«Numi del cielo, puoi essere un po' meno stronzo?» gli gridò addosso Valerin.

Sbuffai quando, entrando nella mia camera, trovai i due a bisticciare. Un'altra volta.

«Tuo padre deve imparare a stare fuori dalla mia vita» insistette lui.

«È anche tuo padre!»

«Val, quando è stata l'ultima volta che si è comportato da tale con me? Non mi dispiace che ti abbia scelta come erede, non vorrei neanche una briciola dei suoi averi, ma non posso dimenticare il modo in cui mi ha cresciuto. E tu non puoi chiedermi di farlo.»

Sorendal era il padre di Jared e Valerin, ambasciatore fidato di re Aramis inviato nel regno di Kodor parecchi anni prima, quando sua moglie era venuta a mancare. Aveva concentrato tutto il suo affetto su quella figlia che tanto gliela ricordava, scordando il bambino che lo guardava dal basso con occhi colmi di timore.

Lei si massaggiò le palpebre. Sapeva che suo fratello aveva ragione, e al suo posto non ci avrebbe messo molto a mandarlo al diavolo. Ma lei voleva un bene incredibile a quel padre che le aveva dato tutto, negando ogni cosa all'altro figlio. Non aveva idea cosa avesse significato per il fratello perdere da un giorno all'altro una madre e non avere un padre a compensarne l'affetto.

«Sta male, Jar...»

«Non sono cose che mi riguardano.»

«Si tratta solo di una lettera... gliene hai mandate indietro centinaia senza neanche aprirle.»

«Non ho nulla da dirgli.»

«Ragazzi?» Tentai di intromettermi, ma m'ignorarono.

«Jared, ti prego!»

«Smettila d'insistere, io con te non lo farei.»

«Ehm, ragazzi?»

«Sei un cazzone testardo, lo sai?» Gli lanciò una scarpa.

Quando questa lo colpì alla testa, diventò rosso di rabbia. Potevo vedere il fumo uscirgli dalle orecchie.

«Puoi avere un po' di rispetto per me, dèi santissimi?» Gridò lui. «Quell'uomo mi ha rovinato l'infanzia, mi ha spedito all'Accademia, mi ha diseredato quando gli ho detto di voler diventare una guardia reale che, tra l'altro, era il motivo per cui mi aveva mandato in quel posto orribile in cui ho trascorso la maggior parte della mia vita a cercare di non farmi ammazzare!»

Valerin aveva le lacrime agli occhi.

«Ragazzi!» urlai. Due facce si voltarono a guardarmi. Sospirai, cercando di essere paziente. «Posso sapere come mai state litigando nella mia camera?»

Val si schiarì la gola e si ricompose. «Ti stavamo cercando.» Mi porse una lettera. «È da parte di mio padre.»

La presi un po' sorpreso. Ruppi la ceralacca col sigillo e cominciai a leggere:

Eden,

congratulazioni per il grado acquisito. Sono certo che sarete un ottimo consigliere politico.

Qui a Kodor il popolo si prepara ad accogliere la nuova regina. Non potrei essere più d'accordo per la saggia scelta della sovrana.

La mia salute è peggiorata. Temo che a breve dovrete trovare un nuovo ambasciatore. Vi suggerisco di far ricadere la scelta su Jared.

Manda qui mio figlio, Eden.

A presto,

Sorendal di Delthar

Il popolo di Kodor si stava preparando a cosa?

Divenni cieco per la rabbia. Il prossimo da sbattere al muro, a quanto pareva, sarebbe stato Mastro Claudius. Aureen non avrebbe sposato quel vecchio. Sarebbero dovuti passare sul mio cadavere.

E nessuno fa fuori Eden di Delthar.

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