29- AUREEN
Zades non sembrava troppo turbato di averci beccato incollati l'uno all'altro. Anzi, il suo ghigno sghembo mi dava l'idea che la cosa lo divertisse.
«Certo.» Mi ricomposi, stirandomi la maglia con i palmi. «Il tempo di fare un bagno e sono da voi.»
«Non scomodatevi, farò in fretta.»
«Preferirei togliermi di dosso il sudore, se non vi spiac...»
«Il sudore su una donna non mi ha mai dato fastidio. Tutt'altro.» Lo stava facendo apposta? Cercava di provocare me o Eden?
Il mio cavaliere, intanto, si era irrigidito. Lo percepivo con ogni fibra del mio essere. Ma non disse nulla.
«Come volete» acconsentii. «Eden, puoi lasciarci?»
«Oh, non c'è bisogno, può restare ad ascoltare se preferite.»
Sollevai entrambe le sopracciglia, piuttosto sorpresa. «Be', ditemi allora.»
Zades fece un passo avanti. Mi arrivò l'odore intenso della sua colonia. Somigliava al profumo del pino, ma si percepiva anche una punta floreale. E di sale del mare.
«Volevo giusto assicurarmi di non avervi infastidita, l'altra sera.»
Sta decisamente provocando Eden.
«Siete un richiamo irresistibile, Aureen. Ma non vorrei aver forzato la mano con quel bacio. Non potrei perdonarmelo.»
Eden si schiarì la gola, come se qualcosa gli fosse andato di traverso. Non commentò. Voltai d'istinto la testa nella sua direzione: guardava il principe, ma sul suo viso non lessi rabbia, né altro. Sembrava del tutto indifferente. Tranne che per quel fulmineo guizzo della mascella.
«Non arrovellatevi, Altezza» risposi, scrollando le spalle. «Se non avessi desiderato un vostro bacio, non sareste neanche riuscito ad avvicinarvi.»
Abbracciò la palestra con uno sguardo. «Certo, è per questo che vi allenate.» A Zades brillavano gli occhi. Gli piaceva da impazzire quella situazione. «Allora, forse, potrei chiedervene un altro?»
Sussultai, messa al muro.
Come potevo accettare un bacio sotto gli occhi di Eden? Ma come potevo rifiutare l'unico pretendente che avrei acconsentito a sposare? Come avrei potuto negarmi senza fargli percepire il rifiuto?
«Vostra Grazia,» mossi un passo in avanti, fingendomi sicura e affatto smarrita, «certe cose non si chiedono.»
«Perdonatemi, sono stato avventato.» Si tradì guardando Eden, e facendo intuire a me che aveva capito ben più di quello che noi stessi avevamo rivelato.
«Si fanno» aggiunsi, decisa.
I suoi occhi blu intenso inchiodarono i miei.
Feci del mio meglio per non sentire il sospiro di Eden alle mie spalle. O per non mostrarmi troppo rigida, quando la mano salda di Zades mi accarezzò il collo e risalì sulla mia nuca. O per non spingerlo via quando la sua bocca si tuffò sulla mia.
Non fu il bacio delicato della serra, questa volta. Il principe era impaziente, avido, bramoso. Fu la sua lingua a farsi largo tra le mie labbra e a incontrare la mia.
Mi accorsi che tenevo le braccia immobili lungo il corpo, perciò mi costrinsi a portarle intorno al suo collo.
Eden era lì e stava assistendo a tutto.
Avrebbe capito che non avevo avuto scelta?
«Aureen» gemette Zades sulla mia bocca.
Fu a quel punto che udii i passi di Eden allontanarsi. Mi costò tutta la mia forza impedire alle lacrime di sgorgare. Non era il momento.
Pochi istanti più tardi, il principe mi lasciò andare. Posò la sua fronte sulla mia. Entrambi eravamo affannati per la mancanza d'aria. Io anche per la fitta al torace.
Il suo pollice mi accarezzò la guancia. «Se non fosse chiaro, ho intenzione di chiedere la vostra mano al Consiglio.»
«È a me che dovete chiederla» mi uscì più irritato di quando volessi.
L'angolo della sua bocca si sollevò. «Credo che abbiate già detto sì.»
Sorrisi. Un sorriso fintissimo. «Avete ragione. Ma attendete ancora qualche giorno. Sarebbe scortese da parte mia non trascorrere del tempo anche con gli altri pretendenti. Non che questo cambierebbe la mia decisione, ma siete uno stratega abbastanza acuto da comprendere che è necessario evitare di irritare gli altri regni.»
«Siete magnifica, Aureen.» Ora sembrava sincero. «Potete contare sulla mia discrezione.»
«E ora permettetemi di fare un bagno.»
«Cosa devo fare, papà?»
Era più di un'ora che me ne stavo inginocchiata nella cappella delle regine. L'oculo di mia madre, e anche l'urna di mio padre, mi fissavano dall'alto.
«Vorrei che non mi avessi chiesto di farlo» confessai a denti stretti per impedirmi di piangere.
Posai però la testa tra le braccia appoggiate sul marmo bianco. Mi morsi il labbro così forte che riuscii a sentire il sapore del sangue.
«Non sarà difficile, Reen.» La voce di Eden echeggiò nella cripta.
Mi sollevai di scatto e asciugai con la manica le lacrime che avevo tentato di trattenere. Mi sentii patetica quando tirai su col naso.
Lui si avvicinò e cacciò via una mia lacrima col pollice.
«Mi dispiace che tu abbia dovuto assistere a quel bacio.»
Il suo sorriso non arrivò agli occhi. «Non ti devi preoccupare per me. Io sono il tuo gran cavaliere, il più fedele membro della tua corte.»
«Non sei solo questo, per me...»
Quelle iridi verdi mi bruciarono sulla pelle. Così come quello sguardo duro e inquieto. «Posso essere solo un tuo servitore, Reen. E tu solo la mia regina.»
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