19- EDEN

Sembravano tutti dei fottutissimi damerini.

Erano tutti dei fottutissimi damerini.

E io dovevo fingermi cordiale, pronto a presentare loro la donna che erano venuti a contendersi. Mi morsi l'interno della guancia per reprimere la rabbia. Ma non servì proprio a un cazzo.

La sala da ballo non era mai stata così colorata. Dame e cavalieri danzavano a ritmo della musica suonata dall'orchestra. Sembravano eccitati. Non vedevano l'ora di vedere la regina Aureen di Delthar scendere la scalinata.

Quella sera erano presenti le corti di tutti e cinque i regni del continente. Nell'aria aleggiavano centinaia di profumi che, mescolandosi tra loro, creavano una nube tossica.

Ovunque erano disseminati piccoli boccioli rossi, come se ci fosse davvero il bisogno di ricordare costantemente quale fosse il simbolo del regno.

Reen non era ancora apparsa e io avevo già scolato tre calici di sidro. Sarebbe stato impossibile affrontare quella situazione senza un piccolo aiutino.

«Gran cavaliere.»

Quando mi voltai, una ragazza dai lineamenti delicati e dai folti capelli rossi mi stava divorando con gli occhi.

Merda.

«Lady Cheryl.» Chinai lievemente il capo.

«Vi trovo in gran forma.» Mi passò una mano sul muscolo della spalla e poi sul bicipite.

Se qualcuno ci stava osservando, avrebbe notato il suo atteggiamento allusivo.

«Anche voi siete sempre incantevole» mi costrinsi a rispondere, sottraendomi però al suo tocco.

«Sì?» Sporse il labbro inferiore. «Mi trovate ancora attraente?»

«Lady Cher...»

«Eden, sapete che sono diretta e non mi piace girare intorno alle cose. Perciò andrò subito al punto: mi aspettavo di ritrovarvi nel mio letto. E invece scopro che ve ne state sempre attaccato alle gonne di quella ragazzina.»

«E voi sapete quanto rispetto nutro per voi e la vostra famiglia. Ma osate ancora una volta muovere la lingua contro la vostra regina e vi ritroverete privata della suddetta lingua.»

Lei sorrise. Un sorriso alquanto malvagio. «Oh, però un tempo vi piaceva come muovevo la lingua.»

«I tempi sono cambiati. E anche i gusti.»

«Non vi hanno mai insegnato che non si spunta nel piatto in cui avete mangiato? Soprattutto se ci avete mangiato più e più volte.» Mi girò attorno. «Non vi riconosco. Il mio Eden non avrebbe mai minacciato di far del male a una donna.»

Su questo aveva ragione. Non le avrei mai torto un capello neanche allora.

«Non è mai esistito un vostro Eden.»

«Potete giurarci che è esistito.» Tenendo gli occhi fissi addosso a me, bevve un sorso del suo sidro.

Dovevo scrollarmela di dosso prima che Aureen facesse il suo ingresso e si accorgesse di quell'arpia che mi sbavava addosso. Non volevo che lei... fraintendesse. Il mio ruolo prevedeva castità.

In fondo alla sala da ballo, mi accorsi che la folla si diradava. Due montagne con le gambe stavano facendo largo all'uomo che proteggevano. La gente si scasava come in presenza di un predatore, e in effetti era proprio così.

Il principe Zades di Crysia aveva accettato l'invito e si era presentato a Delthar in tutta la sua arroganza. Ammettere quanto fosse attraente fu un duro colpo per il mio ego. Occhi turchesi scintillanti, capelli neri come la notte, zigomi alti e affilati, sorrisetto sfacciato e una luce ferina nelle pupille. Indossava un abito da cerimonia con le finiture blu e argento. Il tessuto gli fasciava le spalle larghe e metteva in evidenza i muscoli.

M'irritai. Sapevo che gli occhi di Aureen sarebbero inevitabilmente caduti su di lui. E avrebbero apprezzato.

Nonostante la distanza, i nostri sguardi s'incrociarono. Quando mi riconobbe, gli si dipinse in viso un sorrisino di scherno. Ma mi fece comunque un cenno di saluto. E l'etichetta voleva che andassi ad accoglierlo.

«Se volete scusarmi» salutai Lady Cheryl con freddezza e non attesi che rispondesse.

L'abbandonai lì, sperando che la cosa la infastidisse abbastanza da rovinarle la serata, e mi avviai verso il principe. Intanto lui aveva afferrato al volo un calice dai vassoi che giravano per la stanza.

«Ser Eden!» Nel suo tono c'era falso entusiasmo.

«Gran cavaliere, se non vi dispiace.»

Si portò un dito alle labbra con fare pensoso. «Oh, giusto. Vi siete evoluto.»

«Vorrebbe essere una battuta, questa?» Sorrisi per mascherare l'insofferenza.

Non volevo scatenare una crisi diplomatica, soprattutto non in quel momento. Ma non potevo neanche tenermi la lingua tra i denti. E poi, conoscevo abbastanza bene Zades da sapere che giochetti di quel tipo lo divertivano parecchio.

«Hai ragione, non faceva ridere.»

Non mi fidavo.

«Comunque, immagino di dover ringraziare te per l'invito. La delizia del regno... non vedo l'ora di rivederla. Scommetto che è diventata ancora più bella.»

L'ultima volta che il principe era stato al palazzo risaliva a vent'anni prima, almeno. Aureen era solo una bambina, ma era già la creatura più splendida sulla quale chiunque avesse mai posato gli occhi.

Mi ribollì il sangue.

«Un vero incanto.» Strinsi l'asta del mio calice.

Zades si sporse verso di me e sussurrò: «Attento, così lo rompi. Non vorrai ferirti la mano».

«Un po' di sangue sulle mani non mi spaventa, Altezza. E a voi?»

La minaccia neanche troppo velata sembrò divertirlo, perché mi rivolse un sorriso compiaciuto.

«La regina non ha un consigliere al proprio fianco, ha un vero mastino!» Mi batté una mano sulla spalla, ma sapevo che il suo intento era quello di deridermi.

Mi morsi l'interno della guancia. Feci per aprire bocca quando venni interrotto dalle trombe degli araldi. Nella sala calò un silenzio d'attesa.

«Vostra Maestà Aureen di Delthar!»

Numi del cielo, che diavolo aveva il mio cuore?

Tenevo gli occhi sulla cima della salinata, senza neanche sbatterli. La luce calda delle candele tremolò al suo passaggio e finalmente apparve.

La regina indossava il cielo stellato. Migliaia di pietre erano cuscite sul tessuto nero e luccicavano a ogni movimento. Il corpetto le stringeva i fianchi, le fasciava il seno morbido e si congiungeva a un'ampia gonna che sfiorava il pavimento. Sull'acconciatura piuttosto semplice, era posata la corona. Un boccolo le ricadeva sulla spalla e le sfiorava la clavicola.

Dèi.

Sulle sue labbra c'era un sorriso di circostanza. Sapevo quanto odiasse essere lì, quella sera. Sapevo quanto le costasse mostrarsi favorevole a tutto ciò. E sapevo quanto detestasse sentirsi lo sguardo degli ospiti addosso.

E io lo detestavo quanto lei.

Avrei volentieri cavato gli occhi dalle orbite all'intera sala. Soprattutto al principe Zades che sembrava un po' troppo soddisfatto dell'aspetto di Aureen. E non potevo dargli torto: nonostante l'espressione forzatamente rilassata di lei, si percepiva tutta l'indomita rabbia. In quella gonna che avrebbe fatto appezzi, irradiava la forza di una leonessa.

«Avevi ragione, è un vero incanto.»

Strinsi la mascella. Lo guardai con la coda dell'occhio. «Sì. È un bel fiore con le spine. Come il bocciolo da cui prende il nome.»

«Non mi dispiacciono i graffi.» A quelle parole mi voltai, pronto a incenerirlo, ma lui mi fece l'occhiolino.

Cosa diamine pensavo di fare? Scoraggiare tutti i pretendenti? Loro erano lì per un matrimonio e Aureen era lì per scegliere. Anche io ero lì per quello. Dovetti fare appello a tutta la mia forza di volontà per reprimere una risposta velenosa e sorridergli cordialmente.

La regina, intanto, con il mormorio eccitato dei presenti in sottofondo, aveva sceso le scale tenendo la testa dritta.

Zades fece subito un passo verso di lei e le s'inchinò con grazia.

«Altezza, siete un'apparizione.»

Lei allungò una mano fasciata in un lungo guanto nero e gliela porse. Lui l'afferrò e le posò sugli anelli un casto bacio, senza però interrompere con lei il contatto visivo.

Strinsi le nocche fino a sentirle scrocchiare.

«Principe Zades, la vostra eleganza è proverbiale.»

M'incendiai nel constatare che lei l'aveva riconosciuto. Ma non aveva riconosciuto me, quel giorno al Jak's.

«Sono lieto che alle vostre orecchie siano arrivate solo cose belle sul mio conto.»

Sapevo che era una recita, ma sentii comunque le budella attorcigliarsi quando, civettuola, rispose: «Oh, non ne sarei così sicura al vostro posto.»

Lui le mostrò un sorriso smagliante, di quelli che nel Mondo Verso gli umani appendevano come cartelloni pubblicitari. Nella mia testa immaginai mille modi per ucciderlo, ma rimasi immobile.

«Spero vogliate concedermi il primo ballo, così da darmi l'occasione di smentire qualsiasi calunnia.»

«Il primo ballo è vostro, principe.»

Il silenzio si ruppe e partì la musica.

Li guardai allontanarsi verso la pista da ballo mano nella mano, senza che potessi muovere un muscolo per impedirglielo. Non mi piaceva Zades... ma, in effetti, non mi piaceva nessuno in quella sala.

Percepii una presenza scivolare alle mie spalle. Non ci fu bisogno che mi voltassi per intuire che si trattava di Lady Cheryl.

«Che musetto abbattuto, che avete. Sembrate l'ultimo di una cucciolata, quello che non è stato scelto da nessuno.»

«Non sono qui per essere scelto.»

No, non ero lì per quello. Forse in un altro universo. Ma non lì, dove la guerra era alle porte, dove Zelveen minacciava di donare alle ombre l'intero regno, dove nel palazzo stesso c'erano nemici dai quali guardarsi.

«Io sono qui per servirla. Solo questo.»

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