Un cantico per Leibowitz

Sapete, quest'opera non la conoscevo neanche qualche giorno fa. Ad un certo punto un canale youtube che seguo ha caricato un video che parlava in senso abbastanza ampio del genere post-apocalittico, e in alcuni punti ha citato quest'opera. Incuriosito ho cercato informazioni, e più scavavo e più nasceva in me la voglia di leggerlo. Alla fine riesco a procurarmelo (e non è stato facile essendo un libro del '59 e senza trasposizioni televisive o cinematografiche recenti) e l'ho letto. Non appena l'ho concluso ogni fibra del mio corpo mi ha spinto ad aprire Wattpad e scrivere subito questa recensione.

"Un cantico per Leibowitz" è un libro di fantascienza post-apocalittica pubblicato nel 1959 da Walter M. Miller e vincitore del Premio Hugo per il miglior romanzo nel 1961. La storia si divide in tre parti, corrispondenti a intervalli di tempo di circa seicento anni. La prima parte si svolge nel XXVI secolo d.C. più o meno seicento anni dopo una spaventosa guerra nucleare. A seguito del "Diluvio di fiamma" (come lo hanno chiamato) e dell' "Età della Semplificazione" (un tempo in cui la folla inferocita ha tentato di distruggere la scienza, considerata responsabile della distruzione) il mondo è sprofondato in un simil alto-medioevo in cui i monaci dell'Ordine Albertiniano del beato Leibowitz (un fisico ebreo convertito al cattolicesimo e diventato prete dopo la guerra) tentano di conservare e trascrivere quanta più conoscenza possibile per tramandarla ai posteri, pur non comprendendola appieno. La seconda parte si svolge nel XXXII secolo, in un epoca in cui ormai i laici tornano ad affacciarsi alla cultura e riscoprono i testi che si sono conservati grazie al lavoro dei monaci appartenenti all'ordine dell'ormai santo Leibowitz. Sebbene ancora attraversato da orde nomadi, nei territori degli Stati Uniti centro-meridionali sono rinati regni e altri stati, tra cui il più importante è il regno di Texarkana (probabilmente nato dalla città omonima del Texas, realmente esistente) che vuole espandersi e dominare nuovamente il continente. La terza e ultima parte si svolge nel XXXVIII secolo, quando ormai la civiltà si è sviluppata ancora più in là di quanto non avesse fatto nel XX secolo, permettendo all'uomo di andare nello spazio e facendo cadere l'abbazia nell'oblio, avendo perso il proprio scopo. Tuttavia l'uomo è stupido e ritorna sui suoi passi, rischiando di scatenare una nuova guerra nucleare che distruggerebbe per la seconda volta il mondo. Di conseguenza la chiesa e il papato si trasferiscono tra le stelle, riuscendo a far partire alcuni monaci, vescovi e cardinali su navi dirette alla volta delle colonie di Alpha Centauri.

Ora, una delle grandezze del romanzo, anche se non di rado tirata un po' per i capelli, è l'idea della ciclicità della storia. Infatti quest'opera è una sorta di ritorno, nelle sue tappe fondamentali, della storia dell'occidente, dalla caduta dell'impero romano e dei monaci amanuensi che copiavano i classici al rinascimento, dove il sapere inizia a venire sempre di più separato dalla moralità, fino ad arrivare all'epoca moderna e alle sue contraddizioni e miopie. 

La cosa fondamentale del romanzo, però, è l'idea di colpa e desiderio di redenzione. Gli uomini, fin dalla loro nascita, sono oppressi dal senso di colpa individuale, non sentendosi mai adeguati e bisognosi di salvezza, come i monaci del libro che si confessano sempre, senza neanche sapere bene cosa confessare. Come se non bastasse la colpa individuale poi c'è anche la colpa collettiva dell'umanità che ricade sui singoli uomini, come quella di aver portato la guerra nucleare. Il caso più emblematico è il vagabondo ebreo Benjamin Eleazar bar Joshua, cioè Lazzaro. Divenuto immortale dopo esser stato resuscitato da Cristo, vaga per la terra aspettando ancora il Messia, essendo rimasto comunque ebreo. Ormai la sua gente quasi non esiste più e, di conseguenza, lui porta su di sé il fardello del suo intero popolo. Non è solo Benjamin, o Lazzaro, ma tutto Israele. Infatti egli non è altri che l'Ebreo errante del mito, il rappresentante di un intero popolo che è stato massacrato, torturato e schiavizzato; egli è vagabondo sulla terra da migliaia di anni, condannato a non avere mai una casa ed esistendo solo per aspettare la venuta del Messia. In tutta l'opera c'è questa continua e straziante attesa di qualcuno o qualcosa che, in questo mondo devastato dalla guerra nucleare, possa mondare i peccati di tutta l'umanità. Non si tratta solo di speculazione teologica, ma di un bisogno tormentato di cui l'autore stesso ha fatto personalmente esperienza. Questi, infatti, durante la seconda guerra mondiale ha combattuto in Italia dentro i caccia bombardieri, finendo per partecipare al bombardamento di uno dei luoghi più santi della cristianità, cioè l'abbazia di Montecassino, la casa madre dell'ordine monastico più antico e importante dell'Europa occidentale. Quando scoprì cosa aveva fatto ne rimase così sconvolto che, finita la guerra, si convertì al cattolicesimo, ma rimase lacerato dal rimorso per tutta la sua vita. Quest'opera trasuda a ogni pagina tutta l'angoscia dell'autore, che ha ucciso uomini appartenenti a un ordine che per secoli non solo ha preservato la cultura, divenendo un faro per un mondo devastato dalla barbarie, ma che rappresentano la bussola morale che sempre di più il mondo smarriva con l'avanzare del progresso. Perché, alla fine, non è la razionalità o il progresso che salva l'uomo, e senza moralità esso finirà per usare la scienza male e distruggere il mondo.

Catone

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