Prologo
Londra, 15 dicembre 2019.
Adele non era cambiata particolarmente rispetto alla sua infanzia. Nonostante i suoi consolidati ventisei anni, era rimasta sempre la stessa bambina che amava rinchiudersi nella sua stanza e sognare di un mondo lontano e diverso da quello in cui viveva. Crescendo, tuttavia, si era dovuta scontrare con dei mostri più grandi di lei e quella parte più libera del suo essere era stata in parte accantonata per dare spazio alla versione più adulta e morigerata di sé stessa. Anche il completo nero che indossava quel giorno incarnava perfettamente quella versione di sé e nessuna persona presente in quella sala avrebbe potuto immaginare quanto in realtà Adele si stesse sforzando di mantenere insieme i pezzi. Se soltanto avesse potuto, si sarebbe gettata sul parquet tirato a lucido e avrebbe cominciato a piangere come una disperata, ma quel giorno un simile atteggiamento non era ritenuto ammissibile, non dalla sua famiglia e soprattutto non da suo padre. Chiusa nel suo tailleur scuro, Adele prese dunque posto in prima fila e nonostante il dolore acuto nel centro del petto, si preparò ad affrontare quel momento come un militare si allena per la sua prima missione nell'esercito.
Al termine della funzione, si collocò all'uscita della sala per salutare e ringraziare tutte le persone accorse al funerale. Quella era in assoluto la parte peggiore da sostenere, ma come sempre, Adele si preparò a recitare buon viso a cattivo gioco. Soltanto quando vide avvicinarsi una figura a lei familiare, la giovane ragazza dai capelli scuri sembrò vacillare, percependo lentamente, pezzo per pezzo, la sua corazza frantumarsi.
«Pete, Adele, siamo profondamente desolati per la vostra perdita», esclamò il signor Clarke, fasciato in un elegante completo grigio scuro.
Il trascorrere degli anni lo aveva reso ancora più magro di quanto già non fosse, ma le sfumature verdi dei suoi occhi erano diventate ancora più intense, quasi quanto quelle del figlio posto al suo fianco. Nicholas, al contrario, non era cambiato di una virgola: la sua bellezza era rimasta immutata, come ad essere stata congelata e isolata dai cambiamenti del tempo.
«Condoglianze», sentenziò poi con voce roca, avvicinandosi alla sua figura per porle un pacato cenno di saluto.
Non appena il suo intenso profumo di muschio bianco misto a delle note speziate raggiunse le sue narici, la testa prese a girarle come in preda ad una giostra. Le gambe vacillarono debolmente e i suoi occhi si riempirono di tutti i suoni, i colori e i profumi della loro vita insieme.
«Lasciati andare, Adele», sibilò poi Nicholas al suo orecchio, prima di sciogliere il rapido abbraccio «non negarti la libertà di piangere» e così dicendo sparì tra la folla ammassata al di fuori della sala adibita per il funerale, creandole un enorme squarcio al centro dello stomaco.
Quindici anni prima, Nottingham, 10 marzo 2004.
«Pensi che saremo liberi di volare su quest'altalena per sempre?», chiese Adele, dondolandosi con fare distratto.
Quella bambina conosceva molti più vocaboli rispetto ai suoi coetanei e questa sua spiccata curiosità verso il mondo delle parole l'aveva sempre resa diversa agli occhi di Nicholas. Adele non era come la maggior parte delle sue compagne di classe: poco le importava di ascoltare le storie delle prime cotte o di trascorrere l'intervallo ad acconciarsi a vicenda i capelli. A lei piacevano i libri, quelli grandi e colorati, con immagini talmente imponenti da riuscire ad entrare nel vivo della storia, lasciandosi trasportare pienamente. Amava perdersi tra le pagine dei romanzi che riuscivano a capirla, a differenza delle sensazioni che provava all'interno delle mura scolastiche.
«Dobbiamo rientrare a scuola, Adele», replicò Nicholas, scrutandola di sottecchi.
La bambina sospirò, trascinando i piedi sull'asfalto per fermare il movimento dell'altalena.
«Perchè continui a giocare con me?», continuò, rabbuiandosi.
A quella frase Nicholas distolse lo sguardo, posando i suoi due grandi occhi verdi altrove. Avrebbe voluto darle una risposta sensata, ma la realtà era che non sapeva trovare una spiegazione logica a quel legame. Nervoso, prese dunque a giocherellare con lo stemma della divisa scolastica applicata sul gilet, cercando di scavare nella sua mente alla ricerca delle parole giuste. Ciò che invidiava di Adele - e forse la ragione per la quale amava trascorrere del tempo insieme a lei - era che sapeva sempre come esprimere i suoi sentimenti. Nicholas, al contrario, non era per niente bravo in quel campo e preferiva sfogare le sue frustrazioni altrove, come per esempio in quel taccuino di pelle marrone di cui nessuno, ancora, conosceva l'esistenza.
«Ci vediamo dentro», abbozzò dunque, rinunciando frettolosamente alla tanto agognata ricerca.
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Spazio autrice 💌
Come potete notare, si tratta di un prologo molto breve, ma dà già un'idea generale di quello che sta accadendo.
Ci terrei inoltre a specificare che nella storia non saranno presenti salti temporali, se non appunto in questo prologo: la narrazione procederà dal 2004 al 2019 - ovvero questo specifico giorno - e i capitoli saranno tutti lineari.
Detto questo, fatemi sapere che cosa ne pensate tramite commento e soprattutto, se vi è piaciuto, lasciatemi una piccola 🌟
Vi abbraccio forte e ci rivediamo presto con il primo capitolo!
Laura 💜
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