7. Dolorose separazioni
Nottingham, 25 giugno 2008.
Per Adele e Nicholas l'incubo del GCSE si stava avvicinando sempre di più: quelle intense settimane di studio, inoltre, sarebbero state le ultime prima della partenza per il college e della loro separazione ufficiale. La famiglia di Adele aveva infatti optato per un prestigioso college privato a Londra, mentre Nicholas sarebbe rimasto a Nottingham insieme a suo padre e al resto dei suoi compagni che avevano compiuto la medesima scelta. La tensione era dunque palpabile, ma i due ragazzi avevano deciso di riservare il momento delle lacrime esclusivamente al giorno della partenza: rimanevano ancora diverse settimane prima di quel grande cambiamento ed entrambi erano decisi a sfruttarle al meglio.
«Va bene, Adele, facciamo una pausa», esclamò il signor Clarke, asciugandosi la fronte con il suo solito fazzoletto di stoffa «la temperatura è alta anche per me».
A quelle parole anche Nicholas chiuse il suo libro di storia, ciondolando lentamente verso il frigo alla ricerca di qualcosa di fresco. Nonostante il mese di Giugno non fosse ancora terminato, un caldo anomalo aveva abbracciato l'intera Inghilterra, costringendo la maggior parte della popolazione a rinchiudersi nelle proprie abitazioni per sfuggire alle temperature elevate.
«Ghiacciolo per tutti?», chiese il ragazzo, estraendo una piccola scatola di cartone dal freezer.
Adele annuii prontamente, mentre il signor Clarke fece per alzarsi dalla sedia senza proferire parola. Poi, tutto accadde nella frazione di qualche secondo: le gambe del padre di Nicholas cedettero improvvisamente e la sua figura cadde come quella di un pupazzo sul pavimento tirato a lucido. A quella visione, Adele urlò a pieni polmoni, accorrendo prontamente al suo fianco, mentre Nicholas rimase immobile con la scatola di ghiaccioli tra le mani, incapace di respirare.
«Signor Clarke, riesce a sentirmi?», strillò la giovane ragazza, mentre il suo cuore prendeva a rimbalzarle nel petto come un gigantesco pallone da basket.
A quelle parole Stephen mosse lievemente la testa, balbettando qualcosa di apparentemente incomprensibile.
«Nicholas, chiama l'ambulanza», sentenziò nuovamente Adele, indicando il telefono sopra il bancone della cucina «non riesco a capire una sola parola di quello che sta cercando di dirmi tuo padre».
Il ragazzo, tuttavia, rimase immobile nella sua posizione, ignorando completamente la richiesta della sua amica: il terrore si era aggrappato alle sue gambe come una morsa, impedendogli di camminare.
«Nicholas!», gridò ancora una volta «prendi quel dannato telefono!».
Risvegliatosi dall'apparente stato di paralisi nel quale era caduto, il ragazzo compose rapidamente il numero d'emergenza, lasciando tuttavia che fosse Adele a spiegare la situazione alla signorina dall'altro capo del telefono: per quanto si stesse sforzando di rimanere lucido, la paura lo stava comunque privando del dono della parola. L'unica cosa che fu in grado di fare, dunque, fu quella di stringere la mano di suo padre in una maniera che mai, fino a quel momento, aveva osato fare.
Dopo pochi minuti, i paramedici giunsero alla villetta dei Clarke carichi di strumenti medici: in seguito a un'iniezione di un farmaco sconosciuto agli occhi dei due giovani ragazzi, il padre di Nicholas riprese finalmente una buona cera, ma su decisione del medico più anziano, Stephen fu comunque accompagnato all'ospedale più vicino per effettuare i dovuti accertamenti, mentre Adele e Nicholas rimasero in casa in attesa dei genitori di Adele.
«Tieni, bevi questo», lo invitò poi la ragazza, porgendogli un bicchiere di acqua ghiacciata «è stato soltanto un colpo di calore, Nic».
Nicholas lo accolse in maniera meccanica, continuando a mantenere lo sguardo nel vuoto. Quell'evento doveva aver riportato a galla ricordi particolarmente dolorosi legati alla morte della madre e per quanto il ragazzo non stesse proferendo parola, era chiaro che dentro il suo stomaco si stesse svolgendo una vera e propria battaglia all'ultimo sangue.
«Per un attimo ho pensato di perderlo», sibilò finalmente, sorseggiando un po' d'acqua «mi sono immaginato la mia vita da solo e mi sono reso conto di quanto sarebbe stata orribile senza di lui».
Adele annuii, posandogli una mano sulla guancia.
«Non sarai mai solo, vedrai», sussurrò Adele, abbozzando un tiepido sorriso.
«Senza di te un po' lo sarò», rispose, alzando le spalle in segno di resa.
A quelle parole la ragazza distolse lo sguardo, percependo un nodo premere contro la sua gola. Adele sarebbe stata disposta a tutto pur di evitare quella partenza: aveva pregato più volte i suoi genitori di darle il permesso di rimanere a Nottingham, ma né Beth, né Pete avevano voluto sentire ragioni. I Foster seguono le orme dei Foster - aveva aggiunto suo padre, se non fosse che Adele tutto voleva essere tranne che una Foster. Poi, il loro discorso fu interrotto dall'arrivo trafelato di Hannah, la quale piombò nel salotto con i capelli arruffati e la frangetta bionda scombinata.
«Ho fatto prima che potevo», farfugliò affannosamente «dov'è adesso tuo padre?».
«L'hanno portato al River Green», rispose Nicholas, alzandosi rapidamente dalla sedia per abbracciarla «stiamo aspettando che i genitori di Adele ci vengano a prendere per portarci da lui».
Hannah lanciò uno sguardo frettoloso verso Adele, annuendo passivamente. Da quella famosa festa dei sedici anni di Nicholas, lui e Hannah avevano iniziato a frequentarsi, diventando nel soffio di alcuni mesi una vera e propria coppia. I primi tempi erano stati particolarmente duri per Adele: aveva dovuto accettare quella situazione in silenzio, spostando i suoi sentimenti in un piccolo cassetto del suo cuore. Per quanto difficile potesse essere, tuttavia, sia lei, sia Nicholas avevano contribuito a quella situazione: Adele, dunque, avrebbe fatto meglio ad abituarsi rapidamente alla presenza di altre ragazze prima di potersi fare troppo male.
«Ci avrebbero potuto pensare i miei genitori», sentenziò seccamente, guardandosi attorno con fare nervoso.
«Ero qui quando è successo», aggiunse Adele, cercando di inserirsi delicatamente nella conversazione «era il mio giorno di ripetizioni».
Hannah non rispose, si limitò a scuotere la testa, sistemandosi distrattamente la frangetta.
«Adesso andiamo però, mio padre ci sta aspettando in macchina», continuò Hannah, afferrando la mano di Nicholas.
«No, Hannah, aspetta», si affrettò a replicare il ragazzo «ti ho appena detto che io e Adele saremmo andati insieme».
«Va bene, ma mio padre è già qui, pronto per partire», lo incalzò nuovamente Hannah «e quando arriveranno i suoi genitori anche Adele potrà raggiungerci».
Nell'appartamento calò il silenzio, alternato soltanto dal ticchettio dell'orologio e dal cinguettio degli uccellini proveniente dal giardino retrostante.
«No», sentenziò seccamente Nicholas, facendosi scuro in volto «io e Adele andiamo insieme, fine della questione».
A quella frase il cuore di Adele perse un battito, incredulo. Il suo sguardo si posò poi su quello di Nicholas, fortemente provato dalla situazione: il verde dei suoi occhi si era spento, lasciando spazio a un colore scuro, simile al petrolio, così come le fossette ai lati delle guance, le quali erano state ora sostituite da un'espressione tesa e carica di sofferenza.
«Perché hai scelto di stare con me, Nicholas?», chiese poi Hannah, a voce rotta «qual è il senso di essere una coppia se ogni volta che mi avvicino tu alzi un muro?».
Nicholas rimase in silenzio, incapace di formulare una risposta. La ragazza tornò poi ad osservare gli occhi velati di Hannah, i quali fecero nascere in lei un lieve senso di colpa. Non si poteva negare che l'amicizia tra lei e Nicholas potesse risultare particolarmente d'ingombro per Hannah: se fosse stata al suo posto, di certo, avrebbe percepito le medesime difficoltà. Adele, tuttavia, era stanca di sentirsi in quel modo: stanca di sentirsi l'amica di troppo o la ragazza con cui le altre dovevano competere. Se soltanto lo avesse voluto, avrebbe dato il suo mondo a Nicholas, ma forse quello non era il momento giusto per farlo. Forse la sua partenza era davvero l'unico modo per garantirle un po' di pace e soprattutto la possibilità di avere, finalmente, una vita valida di essere vissuta.
«Hannah ha ragione», esclamò Adele, tremante «dovresti andare con lei e suo padre».
«Cosa stai dicendo?», squillò Nicholas, incredulo.
«Non ti preoccupare, ti raggiungo come appena arrivano i miei genitori», si affrettò a replicare la ragazza.
«Ma non è giusto, conosci mio padre da una vita e se non fosse stato per te non so davvero cosa sarebbe potuto succedere», urlò nuovamente, facendo rimbalzare la sedia sul pavimento.
«E lo verrò a trovare, te lo prometto», continuò Adele, mantenendo lo sguardo nel suo «ma ora è giusto che tu stia con Hannah».
Nicholas scosse la testa, trattenendo a stento le lacrime.
«Non lasciarmi solo, ti prego», mormorò tra i singhiozzi, avvolgendola tra le sue braccia e lasciando Adele completamente pietrificata, mentre il viso di Hannah diventava paonazzo.
«Sei proprio uno stronzo!», urlò poi, correndo rapidamente verso la porta.
Nicholas non pensò per un attimo a rincorrere Hannah: rimase immobile tra le braccia di Adele, sfogando tutta quella rabbia e quella paura che fino a quel momento aveva deciso di reprimere. Il malore di suo padre aveva infatti creato in Nicholas una sorta di squarcio laddove la ferita era già aperta: la morte di sua madre era un evento che non aveva ancora terminato di elaborare e per un attimo, il timore di poter rimanere nuovamente solo si era concretizzato in maniera più viva che mai. Adele, d'altro canto, rappresentava ciò che di più simile all'idea di famiglia Nicholas conosceva: in quel momento di sconforto era dunque per lui l'unico appiglio concreto al quale sentiva il bisogno di ancorarsi.
«Calmati, Nicholas, ti prego», gli sussurrò Adele, accarezzandogli dolcemente i capelli «va tutto bene».
«Perché cazzo volevi lasciarmi andare da solo con Hannah?», continuò poi, sciogliendo l'abbraccio ed asciugandosi le guance bagnate con il dorso della mano.
«Volevo soltanto lasciarvi il vostro spazio», replicò Adele «credevo tenessi a lei».
«Certo che ci tengo», puntualizzò Nicholas «ma non era quello il modo giusto di aiutarmi».
«E quale doveva essere, Nic?», squillò Adele, spazientita «è pur sempre la tua ragazza, per la miseria».
«Da quando ti importa di ciò che provo per Hannah?», gridò, spalancando le braccia «non l'hai mai sopportata, ti si legge negli occhi».
Adele corrugò la fronte, confusa.
«Quello che penso di lei non conta», precisò nuovamente la ragazza «avresti semplicemente dovuto trattarla in una maniera diversa».
«Mio padre ha appena avuto un malore!», gridò ancora più forte, iniziando a muoversi freneticamente per la casa «per caso te ne sei accorta?».
«Ti ha dato di volta il cervello?», replicò Adele, incredula «sono qui, diamine, sono sempre stata qui».
A quella frase Nicholas non rispose, limitandosi a scuotere la testa in maniera concitata. Poi, il suono del clacson li fece sussultare, riportandoli alla realtà. Senza dire niente, Nicholas si precipitò fuori dalla casa e dopo qualche istante anche Adele fece lo stesso, balzando sul sedile della macchina con aria contrariata.
Quella fu l'ultima volta in cui parlò con Nicholas: il signor Clarke, dopo qualche giorno di convalescenza, fece ritorno a casa in perfetta salute, ma i due ragazzi, anche nel fatidico giorno del GCSE, non si rivolsero parola. S'incontrarono per caso il giorno prima della partenza di Adele al solito laghetto di quando erano piccoli, ma ognuno rimase con le proprie compagnie: Adele al fianco di Abigail e Nicholas con Michael, Hannah ed altri suoi compagni di classe. Per quanto Adele fosse perfettamente cosciente che quella sarebbe stata l'ultima volta in cui l'avrebbe rivisto prima di un lungo tempo, non riuscì a muoversi dalla posizione nella quale si trovava: quella giornata e quell'episodio avevano smosso delle acque che nessuno dei due sembrava, per quel momento, voler affrontare. A fine Luglio, dunque, Adele giunse alla stazione centrale di Nottingham senza Nicholas, cercando il suo sguardo tra la folla fino all'istante prima di vedere il suo treno avvicinarsi lentamente al binario.
«Questa è una grande occasione per te, Adele», sentenziò risoluto suo padre, sistemandole una mano sulla spalla «abbiamo grandi aspettative per il tuo futuro».
La ragazza annuì distrattamente, continuando a percepire ogni suo muscolo del corpo in estrema tensione.
«Saltiamo i convenevoli, Pete» squillò prontamente Beth, agguantando gli occhiali da sole dalla borsetta «abbiamo l'incontro con il commercialista e non possiamo tardare».
Come volevasi dimostrare, anche in quella circostanza sua madre non mancava di trovare le parole e soprattutto i modi per farla sentire sola e completamente inadeguata.
«Buona fortuna», le sussurrò poi suo padre, aiutandola a caricare la valigia.
Nessun abbraccio accompagnò quel momento: soltanto un enorme silenzio le circondò la vita, togliendole per un attimo il fiato. Tentando di trattenere le lacrime, si accomodò così nel posto assegnatole, scrutando con fare malinconico l'enorme stazione che, lentamente, lasciava la città della sua infanzia.
Soltanto diversi anni dopo Adele ebbe modo di scoprire che Nicholas, invece, era lì, di fronte al suo binario, nascosto dietro una colonna poco distante: con gli occhi pieni di lacrime la stava guardando lasciare tutto ciò che di bello avevano costruito, senza tuttavia avere il coraggio di comprendere e confessare a sé stesso il grande amore che in realtà nutriva per lei.
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Spazio autrice 💌
Con un giorno di ritardo, eccomi tornata su questi schermi con un capitolo alquanto malinconico. Adele ha lasciato Nicholas e Nottingham e inaspettatamente, qualcosa di nuovo sembra pronto a cominciare.
Cosa credete succederà? Fatemelo sapere, se vi va, nei commenti 🥰
Ci tenevo inoltre a spendere due parole anche qui circa la situazione letture: sto notando che la storia non sta avendo la presa che aveva all'inizio e non nego di esserne particolarmente delusa. È difficile continuare a scrivere e a pubblicare per praticamente nessuno, ma ho fatto una promessa che sono intenzionata a mantenere.
Continuerò a postare e chi lo sa, un giorno forse questa storia avrà il "successo" che credo meriti!
Vi abbraccio!
Laura 💜
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