5. Dolci sedici anni, parte uno

Nottingham, 1 febbraio 2008.

I sedici anni sono una tappa importante della propria vita: è un primo tuffo verso l'età adulta, un accenno di quello che si potrà diventare. In quanto tale, dunque, un simile evento doveva essere festeggiato nel migliore dei modi ed era proprio quello che aveva intenzione di fare Nicholas quel giorno: approfittare dell'assenza di suo padre per dare una gigantesca festa a casa sua. Adele, dal suo canto, era poco convinta che i suoi piani fossero del tutto innocenti: nell'ultimo anno Nicholas era diventato particolarmente popolare a scuola e aveva iniziato a frequentare alcuni ragazzi ben poco raccomandabili. L'assenza del signor Clarke, quindi, non era nient'altro che la scusa perfetta per far circolare nella casa di un giovane liceale inesperto alcool, fumo e droga in quantità.

«Adele, ti prego, ti ho già detto che farò attenzione» sbuffò Nicholas, versando alcuni sacchetti di patatine nelle ciotole «mio padre non si accorgerà di nulla, vedrai».

A quelle parole Adele alzò gli occhi al cielo, sistemando i piatti e i bicchieri di carta sul tavolo poco distante.

«Dico soltanto che potresti ridimensionare un po' questa festa», continuò la ragazza «c'è davvero bisogno di invitare l'intero liceo e dare così tanto nell'occhio in tutto il vicinato?».

«Da quando sei diventata così noiosa?», sospirò Nicholas, incrociando le braccia al petto «non sembri goderti un briciolo della tua adolescenza».

Ma almeno evito di finire in carcere - pensò Adele prima di posare il resto delle decorazioni sul pavimento.

«Fà pure come vuoi», sentenziò seccamente la ragazza, dirigendosi verso la porta ed afferrando il suo zaino «ma non pensare di chiamarmi in piena notte piangendo e implorando il mio aiuto».

«Stai scherzando, pensi di non venire?», squillò prontamente Nicholas, afferrandola per un braccio.

«Sai benissimo che non c'entro niente con queste persone», replicò Adele, risoluta.

«Ma c'entri con me», ribadì imperterrito il ragazzo «e io ti voglio alla mia festa».

Nonostante entrambi stessero crescendo e maturando, la necessità di Adele di avere al suo fianco Nicholas era rimasta invariata. Per questo motivo, delle simili parole non potevano che risultare musica per le orecchie di Adele, la quale continuava a pendere dalle sue labbra in una maniera così particolare che anche la più cieca delle persone sarebbe stata in grado di cogliere.

«Va bene, ci sarò», sospirò la ragazza, affondando i suoi occhi scuri nei suoi «ma ti avverto, non voglio essere responsabile delle cazzate che metterai in atto».

Senza farselo ripetere due volte, Nicholas avvolse Adele in un abbraccio, stringendola con vivo entusiasmo.

«Ti aspetto alle otto», le disse poi, prima di lasciarla andare.

Una volta giunta a casa, Adele si sistemò di fronte al suo armadio, indecisa sul da farsi. Quella festa era particolarmente importante sia per lei, sia per Nicholas: da bambini non avevano fatto altro che parlare di tutte le cose che avrebbero potuto fare una volta cresciuti, come viaggiare, guidare un'auto e per Adele in particolare, allontanarsi finalmente dai suoi genitori. Per quanto i sedici anni non rappresentassero ancora il traguardo definitivo per poter compiere tutto ciò, costituivano comunque una meta importante per il raggiungimento della tanto agognata indipendenza. Cosa indossare dunque ad un simile evento? Adele continuava a non essere avvezza a questo genere di situazioni: nonostante fossero trascorsi diversi anni, non c'era niente che quella ragazza amasse di più di trascorrere la serata a leggere un buon libro o a guardare qualche film nel buio della sua stanza: si sentiva a suo agio in quella condizione, avvolta dalla sua adorata coperta a quadri. Andare ad un festa, invece, rappresentava un genere di esposizione a cui Adele non era per nulla abituata.

«Cosa speri di trovare in quell'armadio?», squillò sua madre, squadrandola con sguardo severo.

Di certo Adele non poteva dirle la verità: il signor Clarke era il suo tutor di matematica e una semplice telefonata tra lui e i suoi genitori avrebbe mandato all'aria l'intero piano di Nicholas.

«Abigail mi ha invitata alla sua festa di compleanno», replicò incerta «è una mia amica del corso di scrittura», puntualizzò.

Beth rimase in silenzio per qualche istante, provvedendo poi a rilassare i lineamenti del volto.

«Ci sarà anche Nicholas?», domandò, sistemandosi i bracciali d'argento.

«Sì», rispose nuovamente Adele, incapace di credere alle sue stesse bugie.

«Bene», sentenziò «sai che mi fido soltanto perché è il figlio di Stephen».

E che forse, da quella sera, avrebbe smesso di ispirarle fiducia.

«Vieni con me», riprese poi «ho qualcosa da mostrarti» e così dicendo la seguì in camera da letto, incerta sul da farsi.

Per la prima volta in sedici anni, Adele stava riuscendo ad avere una conversazione quantomeno civile con sua madre e per quanto si stesse sforzando di realizzare l'accaduto, non riusciva del tutto a contenere i suoi sentimenti contrastanti.

«Non avresti propriamente il fisico adatto per indossarlo, ma penso sia il arrivato il momento di sfruttarlo», esclamò, estraendo dal suo armadio un meraviglioso tubino nero con le maniche a sbuffo.

Adele rimase esterrefatta, incapace di replicare ulteriormente.

«Allora?», domandò Beth «pensi di provarlo oppure no?».

«Certo, sì», balbettò, avviandosi verso il bagno per indossarlo.

Non era del tutto sicura che le sarebbe calzato a pennello, ma sperava vivamente di non ridurlo in mille pezzi di fronte agli occhi inflessibili di sua madre. Una volta chiusa la cerniera, Adele tirò un sospiro di sollievo, aprendo sorridente la porta del bagno. A quella visione, sul volto di Beth si fece spazio una smorfia che la ragazza non seppe decifrare con precisione. Poteva trattarsi di disappunto, orrore, invidia: ogni tipo di sentimento era indecifrabile quando si trattava di sua madre.

«Con qualche chilo in meno sarebbe perfetto», sentenziò poi, sistemandole una manica «nel complesso, comunque, è accettabile».

La ragazza fece roteare gli occhi, evitando di rispondere ai commenti sprezzanti di Beth: ne era così abituata che oramai non erano più in grado di scalfirla.

«Dovrei avere una scarpa perfetta da abbinare», aggiunse poi.

«Va bene così, mamma», la interruppe Adele «indosserò i miei soliti anfibi».

A quelle parole Beth scosse la sua chioma ben acconciata, richiudendo le ante dell'armadio.

«Come sempre», commentò sprezzante.

«Te lo riporterò intatto», esclamò la ragazza, prima di tornare nella sua camera.

Adele fece così il suo ingresso alla festa di Nicholas fasciata nel tubino nero di sua madre abbinato ai suoi anfibi preferiti. Per l'occasione, aveva persino acconciato i capelli castani in morbide onde e aveva osato con qualche strato in più di mascara. Nel complesso si sentiva bella, anche se non del tutto a suo agio. Ancora prima di varcare la soglia della villetta, Adele aveva infatti preso un profondo respiro, tentando di controllare il battito del suo cuore. Una volta dentro, la ragazza stentò a riconoscere la casa nella quale, da qualche anno a questa parte, era solita trascorrere la maggior parte del suo tempo: il salotto era gremito di persone sconosciute, mentre sul pavimento tirato a lucido iniziavano ad essere collezionati i resti di bottiglie di birre, pizzette e patatine al formaggio. Incerta sul da farsi, Adele si diresse dunque verso la cucina alla ricerca di Nicholas o di qualche persona a lei conosciuta e soltanto dopo diversi minuti e spintoni d'ogni sorta, riuscì a cogliere la sua figura appoggiata contro il bancone di marmo. Nell'esatto momento in cui gli occhi di Nicholas incontrarono i suoi, qualcosa in quella stanza cambiò totalmente: come per magia, l'intero mondo di spense e restarono soltanto loro due, abbracciati nonostante la distanza. Senza dire nulla, Nicholas gettò la lattina di birra nel cestino poco lontano e raggiunse Adele, osservandola con sguardo ammaliato.

«Per la miseria», mormorò, prendendole le mani «sei uno schianto».

Adele arrossii violentemente, distogliendo il volto dal suo.

«Anche tu non sei per niente male», rispose poi, cercando di contenere le sue emozioni «non ci crederai, ma è stata mia madre a darmi questo vestito».

«Immaginavo che non fosse farina del tuo sacco», replicò prontamente, accennando un sorriso beffardo.

«Non mi sottovalutare», puntualizzò Adele, lanciandogli un buffetto sul braccio sinistro.

«Non lo farei mai, signorina Foster», continuò Nicholas, porgendole una bottiglietta di aranciata «così come non le offrirei mai degli alcolici».

Adele sorrise, facendo tintinnare la sua bottiglia con quella che Nicholas aveva appena agguantato dal tavolo.

«Ti stai divertendo?», domandò poi Adele, trangugiando un sorso della sua bibita.

«Diciamo che se non succede nulla di irreparabile, verrò ricordato come colui che ha organizzato una delle migliori feste dell'anno», sentenziò soddisfatto.

«Non hai comunque risposto alla mia domanda», puntualizzò Adele, incrociando le braccia al petto.

Nicholas rimase per qualche istante in silenzio, guardandosi attorno con aria compiaciuta.

«Lo sai come funziona, mi conosci meglio di chiunque altro», replicò «amo stare in mezzo alla gente, ma niente mi soddisfa di più del tempo che trascorriamo insieme».

Dopo quelle parole, Nicholas abbassò lo sguardo al parquet, incerto.

«Non so perché, ma non faccio altro che pensare a mia madre», esclamò con tono sommesso «a cosa avrebbe detto o fatto in un giorno come questo».

Adele non rispose, si limitò ad afferrare la sua mano, stringendola vigorosamente.

«Forse, se lei fosse rimasta in vita, non avrei organizzato tutto questo», proseguì, alzando le braccia, ma non fece in tempo a terminare la frase che Michael, uno dei suoi compagni di classe, lo travolse con il suo fare scoppiettante.

«Non vorrei interrompere i due piccioncini, ma è tempo di fare baldoria, Clarke», squillò, strattonandolo per la camicia.

Nicholas rise, posando la bottiglia di aranciata sul bancone.

«Prometto che ci rivediamo tra poco», abbozzò, per poi essere trascinato via dalla furia del suo discutibile amico.

Adele, rimasta sola, si guardò attorno, incerta sul da farsi. Non aveva voglia di rimanere a quella festa, ma soprattutto non voleva trascorrere del tempo senza di lui. Era chiaro che tutta quella gente fosse una semplice copertura da parte di Nicholas per reprimere il dolore di una ferita che era ancora troppo aperta per poter essere trascurata.

Poi, dopo aver impiegato una buona mezz'ora a mangiucchiare schifezze, Adele decise di muoversi verso il salotto per partecipare anche solo in apparenza a quella festa. Come appena vi mise piede, tuttavia, un'immagine alquanto sgradevole catturò la sua attenzione, costringendola a rivedere i suoi piani: Nicholas era avvinghiato ad Hannah, mentre con fare sinuoso le circondava la vita e le accarezzava i capelli. A quella visione il corpo di Adele fu scosso da violenti spasmi e conati di vomito: avrebbe voluto darsela a gambe levate e invece piombò nel giardino retrostante, alla ricerca di aria fresca. Incapace di camminare, si accasciò sul dondolo, tentando invano di respirare. Com'era possibile che Nicholas stesse rivolgendo le sue attenzioni verso un'altra ragazza se fino a qualche momento prima le aveva chiaramente dimostrato di tenere alla sua presenza più di chiunque altro?

Adele era confusa e non capiva più a quale gioco stesse giocando: forse era stata lei a dimostrarsi fin troppo ingenua e a non capire che tra lei e Nicholas non avrebbe potuto esserci nient'altro se non una bella amicizia. Ma allora perché il suo cuore gridava incondizionatamente il suo nome? Tentando di respirare, Adele si rimise in piedi, rientrando nella casa con fare timoroso. Non appena raggiunse l'ingresso, afferrò prontamente la giacca, decisa a lasciare quel luogo nel più breve tempo possibile. Non fece tuttavia in tempo ad imboccare la strada verso l'uscita, che la figura ubriaca di Michael la travolse come un fiume in piena, facendola rimbalzare contro il muro del salotto.

«Cazzo, Adele, scusami», biascicò, emanando un orrendo tanfo d'alcool «non ti avevo vista».

«Non fa niente», mormorò Adele, rialzandosi a fatica «stavo andando via».

«Di già?» squillò «la festa è appena cominciata!».

E così com'era iniziata poteva finire - pensò Adele.

«É per Nicholas ed Hannah?», chiese poi, improvvisamente interessato a lei e alle sue condizioni «purtroppo Hannah ottiene sempre ciò che vuole, anche quando è completamente fuori dalle sue possibilità».

Adele rimase in silenzio, contemplando le loro figure in lontananza.

«Dovresti fare come me, bere e non pensare», continuò ancora, porgendole una bottiglia di birra «credimi, aiuta a liberarsi da ogni pensiero».

A quel gesto la ragazza scosse prontamente la testa, certa del suo rifiuto: non aveva mai bevuto alcool e non era intenzionata a cominciare quella sera.

«Sul serio, Adele, funziona», insistette Michael, porgendole nuovamente la bottiglia.

Fu poi questione di un attimo: le labbra di Nicholas incontrarono prontamente quelle di Hannah e si chiusero in un bacio plateale al centro pista. Tutte le luci della casa si spensero e il cuore di Adele perse un battito, lasciandola inerme contro il muro sul quale era appena caduta. Al diavolo Nicholas, al diavolo Hannah e al diavolo tutto ciò in cui aveva creduto - gridò internamente Adele, afferrando con smania la bottiglia che Michael le stava porgendo e trangugiandone un'enorme sorsata.

«Così ti voglio!», esultò, alzando le braccia verso l'alto.

Da quel momento in poi, tutto ciò che Adele era in grado di ricordare erano blandi frammenti di immagini: le quattro o cinque birre bevute senza ritegno, le corse verso il bagno e l'ennesima caduta contro il marmo del water su cui aveva cominciato a rimettere l'anima. Gli spasmi dello stomaco erano così acuti da farle girare la testa e da non riuscire, per nessun motivo, ad alzarsi da quella posizione supina. Poi, improvvisamente, la porta del bagno si spalancò per lasciare spazio alla figura allarmata di Nicholas.

«Cazzo, Adele», tuonò, accorrendo al suo fianco «pensavo mi stessero prendendo in giro e invece sei proprio tu».

La ragazza tentò di replicare, ma il semplice movimento della testa le provocò un altro conato di vomito, che Nicholas riuscì a intercettare indirizzando nuovamente il suo viso contro il water e tirandole dolcemente indietro i capelli.

«Come diavolo hai fatto a ridurti così, me lo spieghi?», squillò, inumidendo rapidamente un asciugamano sotto il getto d'acqua del lavandino «non hai mai bevuto alcolici, per la miseria».

«Michael mi ha offerto qualche birra», mormorò Adele, pulendosi la bocca con l'asciugamano.

«Cazzo!», gridò nuovamente, passandosi freneticamente le mani tra i capelli «vado a prenderti dell'acqua, aspettami qui» e così dicendo lasciò Adele inerme sul pavimento ghiacciato del bagno, incapace di replicare.









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Spazio autrice 💌

Ebbene sì, ragazz*, siamo entrati nel vivo della storia. I nostri protagonisti stanno crescendo e gli interrogativi di entrambi sono sempre più grandi.

Cosa ne pensate di quello che è appena successo? Vi aspettavate una possibile coppia Nicholas-Hannah o ne siete rimasti stupiti?

Attenzione attenzione, perché questa è soltanto la parte uno: allacciate le cinture perché ci stiamo inoltrando verso la tempesta! ⚠️😯

Fatemi sapere se vi il capitolo vi è piaciuto e noi ci rivediamo la prossima settimana!

Laura 💜

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