4. Sentimenti in svendita

Nottingham, 9 novembre 2007.

Taylor Swift, in una delle sue canzoni, affermava che "quando hai quindici anni e qualcuno ti dice di amarti, gli crederai": Adele aveva appena compiuto quindici anni, ma nessuno le aveva ancora mai detto una cosa simile. Al contrario, il suo corpo era una sorta di "red zone" dalla quale qualsiasi ragazzo sembrava tenersi particolarmente lontano. L'unico essere umano di sesso maschile ad aver varcato quella soglia era Nicholas, il quale, nonostante i suoi vaghi tentativi, era diventato sempre più sfuggente. Il loro fisico, nel corso di quei due anni, aveva subito dei cambiamenti imponenti: Adele era diventata più alta, aveva messo su un po' di peso, ma in compenso i lineamenti del suo viso erano diventati più armoniosi. Nicholas, al contrario, si era fatto allungare i capelli e il suo torace aveva iniziato a definirsi quel poco che bastava per essere notato dalle altre ragazze durante l'ora di educazione fisica. In seguito al suo sviluppo, dunque, erano conseguiti notevoli trasformazioni caratteriali: il ragazzo dolce e comprensivo aveva lasciato spazio a un adolescente talvolta scontroso e lunatico, con cui non sempre Adele riusciva ad entrare in contatto.

Adele, dal suo canto, aveva cominciato a frequentare un nuovo corso di scrittura creativa nel quale aveva conosciuto Abigail, una ragazza recentemente trasferitasi a Nottingham che sembrava incontrare particolarmente i gusti e le stranezze di Adele. Le due avevano iniziato a vedersi spesso dopo la scuola e per quanto la sua presenza riuscisse a tenerla impegnata, la sera il pensiero di Nicholas non mancava di tormentarla, facendola interrogare sulla natura di quel legame. Lei e Nicholas si erano conosciuti in un momento in cui l'argomento sentimenti era ancora incomprensibile agli occhi di due bambini: ora che però entrambi erano cresciuti, Adele iniziava a domandarsi se quella costante necessità di averlo al suo fianco volesse significare qualcosa di più. Con sua grande sorpresa fu proprio Abigail, in un loro consueto pomeriggio post corso, a far luce sulla questione.

«Quindi tu e Nicholas?», domandò Abigail, addentando avidamente la sua merendina confezionata.

Adele la scrutò accigliata, percependo chiaramente il suo cuore accelerare i battiti.

«Cosa vuoi sapere?», replicò con voce stridula, cercando di concentrarsi sull'apertura della confezione di crackers.

«Tipo quanto ne sei innamorata da uno a centomila», esclamò con sguardo beffardo, provocandole un sonoro gemito.

Nicholas occupava ogni aspetto della vita di Adele, dalla scuola, agli affetti personali. Non c'era un momento in cui i due ragazzi non si cercassero per condividere le loro giornate o per parlare di argomenti totalmente frivoli. Adele era diventata una sorta di seconda figlia anche per il signor Clarke e per quella giovane donna avevano più valore le domeniche trascorse in loro compagnia, rispetto a quelle passate con i suoi genitori. Non poteva dunque negare che ci fossero stati dei momenti in cui Adele aveva provato dei sentimenti contrastanti nei confronti di Nicholas: ogni qual volta lo vedeva avvicinarsi a una ragazza percepiva una sorta di formicolio sulle braccia, come un lieve solleticare e quando cercava di elaborare ciò che aveva provato non riusciva a farlo, non trovava il modo di gettarlo su carta com'era solita fare con ogni singolo evento della sua vita.

«Ci conosciamo da quando eravamo bambini, ma non è come pensi», abbozzò Adele, tentando di terminare l'interrogatorio.

«Credimi, Adele, il modo in cui vi guardate non è assolutamente quello di due amici», replicò, ma Adele non fece in tempo a controbattere che la figura di Nicholas piombò alle loro spalle, facendole sussultare.

«Buon pomeriggio donzelle», squillò, stampando un bacio sulla guancia di Adele «pronta per andare?».

«Andare dove?», chiese, scrutandolo con sguardo confuso.

«Ma come, Adele», sbuffò il ragazzo, incrociando le braccia al petto «mi avevi promesso che mi avresti accompagnato alla svendita di Sneinton».

«Oh, no, anche tu con questa fissazione per i jeans a vita bassa e l'elastico delle mutande in bella vista», protestò Abigail, sistemandosi lo zaino sulle spalle.

«Stiamo parlando di moda, mia cara Abigail», la canzonò Nicholas.

Abigail scosse la testa, abbracciando rapidamente Adele.

«Ci vediamo lunedì», e così dicendo si incamminò verso il parcheggio, lanciandole un'occhiata d'intesa.

Adele rimase per qualche istante immobile contro il ciglio del muretto, fissandosi le punte delle sue scarpette bianche.

«Allora?», domandò nuovamente Nicholas, affondando i suoi occhi verdi nei suoi.

«Eccomi, eccomi», esclamò, destandosi dal suo stato di confusione e inforcando il vialetto d'uscita «cosa devi comprare di tanto urgente?».

«Io, James e Michael vogliamo partecipare al talent show della scuola», sentenziò con sguardo fiero, camminando deciso al suo fianco «e con i soldi del lavoro in panetteria potrò finalmente comprarmi le Converse color mattone».

«E che razza di colore è?», protestò Adele, corrugando la fronte.

A quella domanda, Nicholas scoppiò in una gigantesca risata, scuotendo lentamente la sua massa di capelli ricci.

«A volte dimentico che non fai parte di questo mondo», ironizzò, sistemando il braccio destro sulle sue spalle.

Adele rimase per un attimo pietrificata, apprezzando tuttavia il calore della sua pelle. Camminarono così per qualche metro, fino a quando non furono raggiunti da un gruppo di ragazze fasciate nella loro stessa divisa scolastica.

«Nicholas, non ci avevi detto di avere una fidanzata», squillò una bionda ossigenata con diversi strati di ombretto azzurro sulle palpebre, facendo ritrarre improvvisamente il suo braccio come una mano a contatto con una superficie bollente.

«No, lei è Adele, una mia amica», rispose, palesemente in imbarazzo «Adele loro sono Hannah, Grace e Edith».

Le ragazze accennarono un saluto ben poco convincente e allo stesso modo fece Adele, percependo nuovamente la medesima sensazione di formicolio sulle braccia.

«State andando alla svendita di Sneinton?», chiesero in coro, simili a stormi di cornacchie.

«Sì», annuì Nicholas «volete venire con noi?».

Le ragazze si guardarono per un istante che sembrò durare un secolo, per poi esplodere in un ghigno di soddisfazione.

«Certo», esclamarono nuovamente, prendendo Nicholas sotto braccio e ignorando completamente la figura di Adele che, sconcertata, rimaneva ferma nella sua posizione.

Poi, sbuffando, la ragazza decise di seguire il nuovo gruppetto di amici, ciondolando con aria svogliata tra le strade brulicanti di persone. Giunti al mercato di Sneinton, Adele rimase esterrefatta: centinaia di bancarelle colorate costellavano le superfici della gigantesca piazza, mentre dai diversi camioncini di street food provenivano stuzzicanti profumi di ogni sorta. Adele non si era mai allontanata così tanto dal suo quartiere e quella era la prima volta in assoluto che vedeva la sua stessa città natale con occhi totalmente differenti. Rapita dalle immagini che scorrevano vive di fronte ai suoi occhi, Adele si dimenticò completamente di Nicholas e del trio appena conosciuto: in particolare, la sua attenzione fu catturata dalla bancarella di un simpatico signore dalla barba bianca, sulla quale erano disposti anelli di ogni dimensione e colore.

«Questo a forma di rosa sarebbe perfetto per lei», esclamò, sorridendo ampiamente e sistemando l'anello tra le sue mani infreddolite «si addice alla bellezza di una giovane ragazza della sua età».

Adele sorrise di riflesso, nascondendo il rossore delle guance tra le pieghe del maglioncino a collo alto.

«É bellissimo», replicò Nicholas, piombando alle sue spalle ed osservando l'oggetto con sguardo sognante.

«Davvero ti piace?», continuò Adele, sorpresa di vederlo al suo fianco.

Nicholas annuii, ma non fece in tempo a continuare che il magico trio delle meraviglie li raggiunse, assumendo prontamente un'espressione beffarda.

«Da quando sei interessato a questo genere di spazzatura, Nicholas?», squillò Hannah, afferrando la sua mano «andiamo, la svendita di Burberry è dentro al capannone».

Nicholas non se lo fece ripetere due volte e dopo aver abbozzato un semplice cenno del capo, si dissolse nuovamente tra la folla. Adele, dal suo canto, rimase senza fiato, mentre con tutte le sue forze tentava di scacciare le lacrime che stavano cercando prepotentemente di uscire dai suoi occhi.

«Grazie lo stesso», mormorò poi, riponendo l'anello sul bancone.

«Se posso permettermi, signorina», continuò l'anziano signore «il suo amico è troppo giovane per capire il suo valore».

Adele scrutò perplessa gli occhi grigi del venditore, per poi riprendere lentamente la strada verso casa. In quel momento la sua unica intenzione era quella di stendersi sotto le coperte del suo letto e rimanerci fino all'ora di cena. Per la prima volta in quindici anni, infatti, Adele si sentiva tradita e messa da parte proprio dalla persona di cui si fidava di più al mondo. Come poteva preferire la compagnia di quelle stupide ragazzine rispetto alla sua? E perché si interessava alle grandi firme, quando era chiaro che quel semplice anello fatto a mano avesse attratto i suoi occhi più di una calamita? La sua testa era sul punto di esplodere come un palloncino posto sotto pressione e quando, al suo arrivo a casa, Adele trovò il silenzio più totale, ringraziò il cielo di avere due genitori poco presenti nella sua vita. Sospirando, gettò dunque lo zaino sul divano, si diresse al piano di sopra, si cambiò in abiti più comodi e poi tornò in cucina per riscaldare il suo misero piatto di pasta precotto. Una volta pronto, si sistemò nella sala da pranzo deserta, mangiucchiando svogliatamente la sua cena: tutto ciò che continuava a rimbalzarle nella mente era l'atteggiamento ambivalente di Nicholas e le parole di Abigail. Era davvero possibile che fosse innamorata di lui o si trattava della semplice supposizione della sua nuova amica?

Sospirando, Adele terminò la sua pasta e tornò rapidamente al piano di sopra. Non fece tuttavia in tempo ad aprire l'armadio per afferrare il pigiama, che un rumore di piccoli sassi contro il vetro catturò la sua attenzione. Incuriosita, si avvicinò alla finestra, cogliendo la figura di Nicholas intenta a selezionare i migliori sassolini presenti nel suo vialetto d'ingresso. A quella visione Adele sorrise, scuotendo lievemente la testa. Poi, con fare palpitante, ruotò la maniglia, sporgendosi quel poco che bastava per far sentire la sua voce.

«Nic, che diavolo stai facendo?», squillò, corrugando la fronte.

«Evito di beccarmi una porta in faccia da tua madre», sussurrò Nicholas, tirando le labbra in una smorfia.

«Per questa volta sei salvo», replicò Adele «sono entrambi ad una delle loro famose cene aziendali».

A quelle parole Nicholas spostò la testa di lato, sorridendo.

«Posso entrare, allora?», domandò speranzoso.

Adele rimase in silenzio, ragionando sul da farsi. Era ancora estremamente arrabbiata con lui per il modo in cui si era comportato quel pomeriggio, ma al tempo stesso non desiderava altro che sciogliere la matassa di pensieri nella quale era rimasta aggrovigliata.

«Non credo che tu abbia fatto qualcosa per meritarlo», continuò seccamente.

«Andiamo, Adele», la pregò nuovamente «so di essermi comportato da stronzo, ma sono qui per chiederti scusa».

Era innegabile: Nicholas aveva un potere su di lei che nessun'altro al mondo riusciva ad avere. Sbuffando, si recò così al piano di sotto, aprendo rapidamente la porta d'ingresso e lasciando che la sua figura impacciata entrasse nel salotto.

«Quanto sei arrabbiata da uno a dieci?», chiese poi, sistemandosi contro la parete.

«Cento», esclamò Adele, abbassando lo sguardo al parquet «da quando sei così interessato alla moda e a ciò che pensano di te tre stupide ragazzine che neanche conosci?».

«Sono delle mie compagne di classe», puntualizzò Nicholas «e lo so, sono stato un deficiente, ma mi sono fatto trascinare dal desiderio di avere qualcosa di nuovo da indossare al talent show».

«E per questo motivo mi hai lasciato tutta sola in un posto nel quale tu stesso mi avevi chiesto di accompagnarti?», proseguì imperterrita Adele, incapace di lasciar cadere il nodo della questione.

«Hai ragione, scusami», esclamò Nicholas «non posso dirti altro».

Tra i due ragazzi scese così il silenzio, alternato soltanto dal ticchettio di sottofondo del grande orologio presente in cucina.

«So che non servirà a giustificarmi, ma ti ho comprato un regalo», riprese Nicholas, porgendole un piccolo sacchetto color oro.

Adele rimase immobile per qualche istante, per poi accoglierlo tra le sue mani. Tremante, scostò la carta che circondava il pacchetto e scoprì, con sua enorme sorpresa, il medesimo anello a forma di rosa che lei e Nicholas avevano visto qualche ora prima su quella bancarella. Al suo interno, inoltre, era presente anche una semplice catenina argentata che Adele fece rigirare ammaliata tra le sue dita.

«Non potevo pensare di lasciarlo lì», sussurrò «ma non conoscendo bene la tua misura, Robert mi ha proposto di usarlo come collana».

«Robert?», chiese Adele, incerta.

«Sì, il proprietario della bancarella», rispose Nicholas «non hai idea di quanto mi abbia rimproverato per averti lasciata sola in mezzo a tutte quelle persone».

Adele sorrise, spostando il pensiero su quel simpatico anziano dalla barba bianca.

«Sono stato costretto a comprarne uno uguale soltanto per farmi perdonare anche da lui», esclamò, mostrandomi la mano destra «è un po' grande per ora, ma andrà bene quando le mie mani cresceranno».

Gli occhi di Adele saettarono sull'anello avvolto tra il suo anulare destro, increduli e il suo cuore prese a battere furiosamente come un orologio a pendolo impazzito.

«Questo significa che posso indossarla a scuola?», balbettò la ragazza, incapace di parlarle tranquillamente.

«Certo che puoi», replicò Nicholas, scoppiando in una risata e avvicinandosi lentamente al collo di Adele.

«Prometto che da ora in poi non ti darò più motivo di dubitare della nostra amicizia», continuò, chiudendo il gancetto della collana «ti basterà guardare questa rosa per esserne assolutamente certa».

Ma Nicholas, sfortunatamente, deluse Adele ancora innumerevoli volte.









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Spazio autrice 💌

Ebbene sì, sono ancora qui, live dalla mia cameretta di quarantena! Ah, covid maledetto! Darei qualsiasi cosa per fare una bella passeggiata in un mercatino come i nostri protagonisti 😂

Cosa ne pensate dell'atteggiamento di Nicholas? Diciamo che è stato un po' stronzetto, ma ricordate che entrambi hanno solo quindici anni, quindi ogni errore dev'essere calibrato in base all'età.

Pensieri, opinioni? Se avete voglia di condividerli con me, mi raccomando lasciatemi un commento e una 🌟 e noi ci rivediamo la prossima settimana!

Laura 💜

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