18. Triangoli familiari
Londra, 6 febbraio 2016.
«L'amore è un prolungamento dell'amicizia o viceversa?», esclamò ad alta voce Adele, terminando di leggere la consegna del compito in classe di quel freddo giovedì d'inverno.
Alice, una delle studentesse sedute nelle prime file, la osservò con sguardo interrogativo, sbattendo più volte le ciglia folte ed acconciate di abbondante mascara. Che ironia, pensò la giovane donna tra sé e sé: proporre ai suoi alunni di analizzare il quesito di un autore contemporaneo quando lei stessa, dopo anni di amicizia con l'uomo che era sicura di amare, non ne avrebbe saputo spiegare neanche una minima parte.
Schiarendosi la voce, Adele portò istintivamente la mano sinistra al collo, sfiorando con le dita le insenature della rosa appesa alla catenina d'argento.
«Avete due ore di tempo», continuò poi con voce stridula, sistemandosi con fare tremante alla cattedra.
Da qualche mese a questa parte Adele aveva cominciato a lavorare in un prestigioso liceo di Londra: il sogno di scrivere un romanzo era ancora lontano, ma quantomeno poteva contare su uno stipendio più consistente e su classi più tranquille e meno inclini a sciocchi dispetti adolescenziali. Dopo la notte d'amore con Nicholas, la giovane donna si era più volte interrogata su cosa sarebbe stato giusto fare: pretendere dal suo amico una relazione stabile o accontentarsi del suo affetto, evitando l'ennesima separazione. Si era tormentata per notti intere alla ricerca della risposta corretta, mentre il ricordo delle sue mani calde sul suo corpo le provocava sensazioni a dir poco illegittime. Poi, al primo incontro con Nicholas aveva capito: della loro amicizia non era rimasto più niente. Fare l'amore con lui aveva spazzato via ogni briciolo d'innocenza rimasta, ogni tentativo di far rimanere il rapporto ancorato a uno stadio infantile. Adele e Nicholas non erano più i due bambini che trascinavano con fare svogliato i piedi sull'asfalto dopo aver dondolato più e più volte sull'altalena della scuola: erano due adulti incapaci di resistere l'uno all'altro e questo nuovo risvolto del loro rapporto avrebbe avuto, prima o poi, conseguenze irreparabili.
«Professoressa Foster, mi perdoni», esclamò improvvisamente la segretaria della scuola, destandola da quel turbine di pensieri «c'è un certo Nicholas Clarke al telefono».
Adele rimase interdetta, rimuginando sul da farsi.
«Sostiene sia urgente», continuò l'anziana signora, costringendola ad alzarsi di scatto dalla posizione in cui si trovava.
«Scendo subito», mormorò Adele «può rimanere qualche secondo in classe?».
La signora Brown scosse la sua folta chioma grigia, colorando il volto con un sorriso pacato. Senza farselo ripetere due volte, la giovane donna scese così le scale che portavano alla segreteria, giungendo al tavolo dove si trovava il telefono con il cuore in gola.
«Nicholas, sono io», squillò Adele, trafelata «che succede?».
Seguì un sospiro profondo, alternato dal rumore della pioggia di sottofondo.
«David ha avuto un incidente all'asilo», sibilò Nicholas con voce tremante «siamo in ospedale, ma ancora non posso vederlo».
Senza farselo ripetere due volte, Adele afferrò il registro presenze, segnando la necessità di un permesso immediato. Era stata fin troppo estranea alla vita di David: non si sarebbe mai perdonata un altro errore, non questa volta.
«In che ospedale vi trovate?», squillò, lasciando una firma distratta sulla casella corrispondente al suo nome e cognome.
«Al City Hospital», mormorò il ragazzo, palesemente spaventato.
«Corro in stazione» e senza lasciargli il tempo di replicare, agganciò il telefono, precipitandosi nella sua classe al piano superiore.
Dopo tre interminabili ore, Adele arrivò all'ospedale di Nottingham con la gonna sgualcita e il trucco inumidito dalla pioggia scrosciante. Mentre il treno avanzava sui binari veloce e costante, la ragazza ripensò al loro rapporto e a quanto sarebbe stato destabilizzante rivedere Nicholas senza sprofondare nel desiderio totalizzante di fare di nuovo l'amore con lui. Dopo quel pomeriggio di qualche mese prima, i due ragazzi avevano cercato di fare i conti con quel nuovo risvolto della loro relazione, senza tuttavia arrivare a prendere una decisione vera e propria. Si erano limitati a farsi travolgere dalle loro rispettive vite, tentando invano di nascondere quell'evento nell'ennesimo cassetto chiuso a chiave del loro cuore.
«Adele, bambina mia», sospirò Stephen, avvolgendola in un caldo abbraccio «Nicholas è in stanza con David».
«Che diamine è successo?», replicò Adele con il fiato spezzato.
«A quanto pare è caduto da un albero sul quale si era arrampicato», rispose mestamente il signor Clarke «le maestre se ne sono accorte quando oramai era troppo in alto».
La ragazza si accasciò sul sedile di plastica poco lontano, passandosi distrattamente una mano sul volto stanco e segnato dal viaggio.
«Per fortuna non sembrano esserci traumi seri, soltanto il braccio rotto e una contusione alla spalla», continuò «ha la testa dura proprio come suo padre».
A quelle parole Adele sorrise debolmente, invitandolo ad accomodarsi al suo fianco.
«Non avresti dovuto correre fino a qui, tesoro», proseguì ancora il signor Clarke, sistemandosi sul ciglio «il lavoro è importante».
«Anche Nicholas lo è», puntualizzò la ragazza, lasciando che i suoi occhi si velassero di una patina acquosa.
Senza replicare ulteriormente, Stephen le accarezzò il volto con la stessa dolcezza di un padre, ma alla vista di Nicholas ormai fuori dalla stanza, si alzò repentinamente, scomparendo dietro la macchinetta del caffe. Senza farselo ripetere due volte, Adele accorse dunque al suo fianco, avvolgendo le braccia attorno alle sue spalle. Quel gesto le costò un grande sforzo fisico e mentale, ma riuscire a rimanere presente per lui era l'unica cosa che contava realmente in quel momento.
«Perché dev'essere sempre tutto così complicato?», sospirò poi Nicholas, sciogliendo l'abbraccio «perché non posso avere una vita normale dove tutto scorre senza intoppi?».
«É stato solo un incidente, Nic», sentenziò la ragazza, stringendo le sue mani «certo, non sarebbe dovuto accadere, ma David è un bambino coraggioso».
Nicholas annuii distrattamente, guardandola finalmente negli occhi.
«Non avrei dovuto farti saltare il lavoro, ma temevo potesse essere grave», continuò «mi dispiace».
«Sono una professoressa di un certo livello oramai», replicò Adele, assumendo un'espressione beffarda «posso permettermelo».
A quella frase Nicholas sorrise, abbassando lo sguardo nuovamente al pavimento.
«Vorrei che Hannah fosse qui per aiutarmi a crescerlo», riprese, scuotendo la testa « per proteggerlo».
Lo stomaco di Adele si contorse in una morsa, lasciandola senza fiato. Per quanto avrebbe potuto tentare di sostituirsi a lei, niente avrebbe cambiato la realtà: Hannah era la madre di suo figlio e in quanto tale, non avrebbe mai smesso di far parte della loro vita come in uno stupido triangolo familiare degno di una serie televisiva di basso livello.
«Hai provato a contattarla?», rispose la ragazza con tono stridulo.
Nicholas annuii nuovamente, scostandosi un ricciolo ribelle dal volto segnato. Dopo la fuga di qualche anno prima, Hannah non aveva più dato sue notizie. Si era limitata ad inviare qualche messaggio a suoi genitori per rassicurarli sulla sua buona salute, ma di suo figlio e di tutto quello che le rimaneva a Nottingham non sembrava più preoccuparsene.
«David tra qualche ora potrà tornare a casa», mormorò Nicholas «ti fermi da me stanotte?».
Adele rimase in silenzio, incapace di replicare: in quel momento si sentiva fluttuare in un mare di possibilità e non tutte le sembravano avere risvolti esattamente positivi.
«Adele?», la chiamò nuovamente il ragazzo, scrutandola con fare dubbioso.
«Certo», balbettò finalmente, dirigendosi senza pensare verso la macchinetta del caffè.
Verso sera, Adele, Nicholas e David rientrarono a casa stanchi ed affamati. Il braccio sinistro di David era immobilizzato da un enorme gesso sul quale il bambino aveva già voluto la firma del padre e del nonno, ma nonostante la caduta, il suo spirito sembrava più vivo che mai. Per rendere quel momento meno doloroso, Nicholas decise dunque di concedere a suo figlio il menù bambini del suo fast food preferito e senza badare a regole lo lasciò mangiucchiare sul divano, mentre a suon di risate condivideva un enorme cestino di patatine fritte con Adele. Quel momento sembrò del tutto surreale agli occhi del giovane uomo: per la prima volta dopo tanto tempo una donna si era fermata nel suo appartamento per giocare con suo figlio e quella persona non era qualcuno di appena conosciuto in un bar. Era Adele, l'amica per la quale aveva sempre nutrito un sentimento che andava ben oltre la normalità.
La ragazza, dal suo canto, si sentiva il cuore palpitare così forte da non riuscire a controllarlo. Nonostante le risate di David, la sua mente non faceva altro che spostarsi sull'istante in cui lei e Nicholas sarebbero rimasti soli. Non poteva non interrogarsi su ciò che sarebbe potuto accadere e soprattutto su come avrebbero nuovamente gestito quella situazione surreale.
«Papà, Adele mi ha promesso i pancakes domani mattina!», squillò David, riportando entrambi alla realtà.
«Non so se Adele potrà fermarsi così tanto, campione», replicò pacatamente Nicholas, sforzandosi di mantenere un'espressione serena «ha un lavoro importante a Londra».
«In realtà domani è il mio giorno libero», precisò la ragazza, spostando lo sguardo altrove per l'imbarazzo.
«Puoi giocare con noi tutto il giorno allora!», urlò nuovamente David, accendendo l'azzurro dei suoi occhi «ti prego papà, può restare?».
Fosse stato per lui, l'avrebbe tenuta con sé in quella casa per sempre. L'avrebbe stretta tra le braccia per un tempo infinito, facendo diventare il profumo della sua pelle la sua sveglia mattutina. La realtà, tuttavia, era molto più cruda di quanto sembrava. Adele aveva una vita e un lavoro a Londra, mentre lui era bloccato a Nottingham con un figlio avuto da una madre inesistente. Niente di tutto quello che stava accadendo, dunque, poteva concedere a quei due ragazzi un po' di quella tregua che andavano cercando da un tempo infinito.
«Se mi prometti di andare immediatamente a letto potresti trovare una sorpresa al tuo risveglio», esclamò la ragazza, lasciandogli un buffetto sulla guancia.
Grondante di felicità, David circondò la vita di Adele con il braccio ingessato, lasciandole una strana sensazione sulla pelle. Senza farselo ripetere due volte, salì dunque al piano di sopra, lasciando Adele e Nicholas incerti e impauriti.
«Torno subito, vado ad aiutarlo con il pigiama», sentenziò impacciatamente il ragazzo, prima di fermarsi sul ciglio delle scale «vuoi venire con me?».
Senza farselo ripetere due volte Adele lo seguì fino alla camera di David, aiutandolo a metterlo a letto. Rimasero al suo fianco sino a quando non crollò profondamente nel sonno e una volta accertatosi che stesse bene, si chiusero la porta alle spalle, restando per qualche istante in silenzio.
«So che non hai mai voluto questo per noi due», mormorò Nicholas «ma sono davvero felice che tu sia qui».
La ragazza annuii, tentando di contenere l'emozione che premeva viva nel suo stomaco.
«Ho una voglia incredibile di baciarti», sussurrò ancora Nicholas, affondando gli occhi nei suoi «ma ho paura di commettere l'ennesimo sbaglio».
A quelle parole Adele deglutì faticosamente, cercando in tutti i modi di trattenere i suoi istinti.
«Non credo più di sapere cosa sia giusto e cosa sia sbagliato», balbettò poi, sistemandosi una ciocca di capelli dietro all'orecchio.
Nicholas rimase nuovamente in silenzio e dopo alcuni istanti che sembrarono infiniti, si gettò sulle sue labbra, baciandola con una passione mai sperimentata prima.
«Fai l'amore con me», pronunciò poi tra i sospiri «fallo di nuovo, ti prego».
Adele non rispose, si limitò a ricambiare i suoi baci, lasciandosi totalmente trasportare dal momento. Poi, le mani di entrambi presero a scorrere freneticamente lungo i loro corpi e le gambe li trasportarono in maniera confusionale sino alla stanza nella quale, due mesi prima, si erano amati più di ogni altra cosa. Con la mente annebbiata dal desiderio, Nicholas afferrò così il suo maglione, lasciandolo scivolare sul pavimento e lo stesso fece Adele con il resto dei suoi vestiti. Probabile che si trattasse soltanto della follia del momento, ma agli occhi della ragazza Nicholas appariva ancora più bello. I suoi occhi verdi, la sua mascella pronunciata, i suoi capelli più corti del solito, ma così abitualmente ribelli: tutto le sembrava nuovo, ma al tempo stesso così incredibilmente familiare. Incapace di fermare quel turbinio di emozioni, Adele lo lasciò quindi scivolare dentro di sé, sfondando tutte le porte, aprendo tutte le chiusure e penetrando lentamente nella sua intimità e nella sua vita come da mesi non faceva altro che desiderare. Ad ogni spinta i due giovani sentivano il loro cuore pompare sempre più sangue e battere sempre più velocemente, sino quasi arrivare ad impazzire. Non c'era più niente attorno, niente di più case, niente più mobili, niente più aria, niente più terreno, soltanto loro due uniti in qualcosa di unico che avrebbero voluto si prolungasse all'infinito. Sfiniti, i due ragazzi si addormentarono abbracciati, incastonati come due perfetti pezzi di puzzle.
Nel pieno della notte, tuttavia, Hannah tornò a Nottingham, informata dai suoi genitori dell'incidente di David. Quella notizia l'aveva scossa al punto di voler ritornare in città, ben consapevole che non sarebbe stato semplice recuperare nuovamente la loro fiducia.
Con il borsone sulle spalle, sostò per qualche istante di fronte all'appartamento di Nicholas, ignorando totalmente la presenza di Adele al suo fianco. Il suo unico desiderio era quello di rivedere il suo bambino e a costo di strisciare, ne era sicura, sarebbe tornata ad occupare il suo posto di madre e di compagna.
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Spazio autrice 💌
Lo so, sono passati ben sei mesi dall'ultimo capitolo.
Chi mi segue su Instagram sa (ricordo che mi trovate come londoner.inside) che ho dovuto affrontare eventi non propriamente piacevoli che mi hanno allontanato dalla scrittura.
É stato particolarmente doloroso, ma si sa, la vita reale va per conto suo: vorrei essere in grado di controllarla come accade per una storia, ma a quanto pare è impossibile 😅
Detto questo, spero davvero di ritornare costantemente a pubblicare i capitoli di questa storia a cui tengo veramente tanto.
Sono perfettamente consapevole che sei mesi di assenza sono tanti e che i miei lettori, da scarsi che erano prima, ora saranno ancora minori: come sapete, tuttavia, il piacere per la scrittura va ben oltre le letture o le stelline, quindi in qualche modo, spero, mi ritroverete sempre qui, a cercare di dare ad Adele e Nicholas il giusto finale.
Fatta questa premessa alquanto noiosa, fatemi sapere che cosa ne pensate del capitolo e soprattutto, del ritorno di Hannah nel cuore della notte: prevedete guai esattamente quanto me? 😜
Vi aspetto presto nel prossimo capitolo e nel frattempo vi abbraccio e vi ringrazio per essere tornati a leggermi!
Laura 💜
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