17. Bruciare per te
Adele si risvegliò di soprassalto, colpita dalla luce che prepotentemente si faceva spazio tra le pieghe delle tende. Trascinando una mano sul volto, sbattè più volte gli occhi pesanti, tentando di mettere a fuoco l'ambiente che la circondava. Era una stanza sobria, composta da un semplice letto matrimoniale e un imponente armadio di mogano. Sparsi in maniera confusionale sul parquet vi erano alcuni giocattoli e dei libri dalle copertine consumate, mentre dall'alto di una piccola cassettiera spuntava una pergamena di laurea incorniciata.
La ragazza si guardò intorno ancora per qualche istante, per poi decidersi, finalmente, ad alzarsi: tuttavia, non fece in tempo a far peso sulle sue ginocchia che un forte giramento di testa la fece barcollare, costringendola ad accasciarsi sul pavimento tirato a lucido. Prendendo un profondo respiro, Adele tentò di deglutire, ma prontamente una piccola scatola di cartone posizionata sotto il letto catturò la sua attenzione. La scrutò con fare incuriosito per qualche frazione di secondo, lasciando poi cadere quello stupido istinto d'investigazione con un ulteriore sospiro: che diamine stava combinando?
«Adele!», rimbombò poi una voce alle sue spalle, facendola trasalire.
Nicholas accorse prontamente al suo fianco, facendo cadere i suoi occhi sulla scatola posta in particolare evidenza. Poi, schiarendosi la voce, la aiutò a rialzarsi, scrutandola con fare interrogativo.
«É la tua stanza?», domandò la ragazza, sistemandosi una ciocca di capelli dietro l'orecchio.
Il ragazzo annuii distrattamente, porgendole un bicchiere d'acqua.
«Pensavo stessi dormendo», chiese poi, sistemandosi sul ciglio poco distante.
«Mi sono appena svegliata», sibilò Adele «volevo rimettermi in piedi, ma le mie gambe non sembrano collaborare».
«Forse è il caso di portarti all'ospedale», continuò Nicholas, scrutandola con fare preoccupato.
«Ti prego, Nic», squillò la ragazza, assaporando qualche sorso d'acqua fresca «sai quanto odio gli ospedali».
Adele aveva una vera e propria fobia di quei luoghi: niente la terrorizzava di più di quei corridoi totalmente bianchi. Al solo pensiero, infatti, un senso d'angoscia le chiuse la gola, costringendola a trangugiare qualche altro sorso nel tentativo di rilassare la muscolatura.
«Mi hai spaventato a morte prima», mormorò poi Nicholas, abbassando lo sguardo.
A quelle parole la ragazza fece lo stesso, andando alla ricerca delle parole giuste con cui poter giustificare la risposta totalmente incontrollata del suo corpo. Era più che legittimo che Nicholas si fosse rifatto una vita: in fondo era stata lei stessa a chiedergli di crescere, di maturare. Lo aveva allontanato con il desiderio di vederlo diverso, un giorno: era stata lei stessa ad esprimere quel desiderio, a cercare un simile finale ed ora non poteva comportarsi come una bambina a cui avevano tolto il suo pupazzo preferito.
«Non volevo, mi dispiace», sibilò la ragazza, incapace di andare oltre.
Nicholas rimase in silenzio per qualche istante, annuendo.
«Ti lascio riposare ancora un po'», sentenziò poi, alzandosi di scatto e dirigendosi verso la porta.
«Chi è Olivia?», domandò improvvisamente Adele, lasciando scivolare quelle parole dalle sue labbra come sabbia tra le dita.
Il ragazzo si arrestò su i suoi stessi passi, respirando faticosamente. Sapeva, in cuor suo, che prima o poi quel vaso sarebbe stato scoperchiato: quello che temeva di più, erano le reazioni che, inevitabilmente, avrebbero accompagnato quel momento.
«Cosa vuoi sapere?», tentennò Nicholas, voltandosi per incontrare lo sguardo perso di Adele.
«Per esempio perché non sono stata invitata al battesimo di David», continuò, incrociando le braccia al petto «o perché hai scelto questa Olivia per essere la sua madrina».
Il ragazzo sospirò, appoggiandosi al muro poco lontano.
«Ci vai semplicemente a letto o è qualcosa di più?», proseguì imperterrita Adele, lasciando andare tutti quei pensieri che prima si erano accumulati come nuvole scure nella sua mente.
«Adel-», tentò di replicare il ragazzo.
«Lo so che sono stata io la prima a dirti di crescere, ma cazzo, Nicholas», squillò la ragazza, alzando il tono di voce «credevo di valere qualcosa, di essere quantomeno uno straccio di -».
«É mia cugina!» sentenziò seccamente Nicholas, sovrastando il fiume in piena di Adele «e non ho avuto modo di presentarvi per il semplice motivo che te ne sei andata, Adele».
La ragazza rimase immobile nella sua posizione, sbattendo più volte le palpebre ancora impiastricciate dal mascara ormai sgretolato.
«Non ho battezzato David perché lo volevo, sai che non m'importa assolutamente nulla di queste formalità», proseguì, passandosi nervosamente una mano tra i capelli «l'avrei lasciato libero di scegliere, se soltanto avessi potuto».
Adele si limitò ad annuire, mentre il gelo iniziò ad avvolgere i loro corpi stanchi come una coperta di lana estremamente pungente.
«I genitori di Hannah hanno insistito, volevano farlo ad ogni costo», riprese Nicholas «Olivia era appena tornata in Inghilterra per una borsa di studio e io beh, non sapevo a chi rivolgermi».
Il ragazzo prese fiato, giocherellando con un filo del maglione di lana.
«Ero solo, Adele», sibilò «avevo ripreso a bere e tu non c'eri».
A quelle parole il cuore della ragazza si strinse in una morsa, lasciandola completamente vuota. Soltanto lei poteva sapere quanto le era costato prendere quella decisione: quanto coraggio ci era voluto ad abbandonare l'amore della sua vita e quanto dolore ne era seguito. Aveva trascorso settimane intere a piangere nel buio della sua stanza nuova di zecca, mentre con il fiato spezzato si aggrappava alle parole e al conforto fisico di Abigail.
«Potevi scrivermi o quantomeno dirmi che-», tentò di controbattere la ragazza.
«Così come tu mi hai chiamato per dirmi che avevi iniziato a insegnare o che ti eri trasferita da Abigail?», la interruppe seccamente Nicholas, affondando gli occhi nei suoi.
A quelle parole Adele rimase interdetta, incapace di proseguire oltre. Allontanò così lo sguardo, spostandolo al sinuoso ondeggiare delle foglie al di là della finestra.
«Ci siamo allontanati entrambi», riprese il ragazzo, questa volta con tono più pacato «e abbiamo entrambi le nostre colpe».
Se qualcuno avesse analizzato la loro storia dall'esterno avrebbe di certo pensato che stessero giocando ad un gioco senza senso: amarsi così tanto al punto di non riuscire mai, fino in fondo, ad ammetterlo. Amarsi, ma temere di rovinare tutto. Amarsi, ma allontanarsi fino a far sbiadire completamente l'immagine dell'altro. Amare e soffrire, uno dei peggiori binomi. Forse il problema stava tutto nel fatto che si erano conosciuti quando erano ancora troppo piccoli per riuscire a comprendere un sentimento simile e da quel momento, inspiegabilmente, avevano iniziato a girare intorno a scuse instabili quanto un castello di carte sfiorato da un soffio di vento.
É sempre un passo avanti e tre indietro, come cantava una giovane cantautrice americana.
«Cosa c'è in quella scatola?», sibilò Adele, proseguendo con le domande scomode.
A quella richiesta Nicholas contrasse la mascella, lasciando spuntare un sorriso particolarmente amaro.
«Ti stai divertendo, eh?», sospirò, allargando le braccia in segno di resa.
«Voglio soltanto capire perché», continuò Adele con voce spezzata.
«Il perché di cosa?», tuonò, avvicinandosi pericolosamente alla sua figura.
«Perché in un primo momento sono sempre convinta che allontanarti sia la scelta migliore, ma poi ogni volta che ritorno a casa, ogni volta che ti rivedo io-», squillò Adele, giocherellando nervosamente con le mani tremanti.
«Cosa?», sibilò Nicholas, lasciando sciogliere il verde degli occhi nella sua calda distesa nocciola.
«Vorrei non averti mai incontrato!», gridò «vorrei non essere mai venuta a casa di tuo padre per quelle maledette ripetizioni e non aver provato quel nodo allo stomaco quando mi hai sorriso per la prima volta».
Nicholas rimase in silenzio, osservandola con sguardo perso.
«Vorrei non esserti stata accanto quando ne avevi bisogno perché ogni volta, ogni stramaledetta volta che qualcosa di brutto accadeva nella tua vita, io, beh, dovevo esserci», continuò ancora Adele, lasciando scorrere qualche lacrima silenziosa lungo le guance roventi.
«Vorrei non averti mai visto diventare padre, vorrei cancellare ogni ricordo, ogni momento trascorso insiem-», ma non fece in tempo a terminare la frase che le labbra del ragazzo si gettarono prontamente sulle sue, baciandola in una maniera così dolce che il suo cuore si strinse nuovamente in una morsa, lasciandola per qualche istante senza fiato.
Poi, prima ancora che le sinapsi di entrambi potessero inviar loro impulsi a dir poco razionali, le mani di Nicholas presero a scorrere lungo la schiena di Adele, accarezzandola come mai, fino a quel momento, avevano fatto. Le mani di quel ragazzo, infatti, erano state solo e soltanto quelle di un amico: quelle grandi superfici a cui ti aggrappi ogni qual volta che stai per cadere o che ti torturano con un attacco di solletico durante una sessione notturna di videogames. Ora, invece, quelle stesse parti del corpo che Adele conosceva come le pagine del proprio libro preferito, stavano vagando sulla sua pelle, irrequiete, provocandole sensazioni impossibili da descrivere. Senza proferire parola, la ragazza affondò così le dita tra la massa di ricci di Nicholas, aumentando ancora di più la presa contro il suo petto. Entrambi sapevano che quell'evento avrebbe comportato delle conseguenze: cosa ne sarebbe stato di loro dopo quell'unione? Avrebbero ripreso le proprie strade o sarebbero diventati qualcosa di più? Di certo molto sarebbe cambiato, ma a nessuno dei due, al momento, sembrava importare.
Bruciante di desiderio, Adele sfilò dunque il suo maglione e la maglietta a maniche corte sottostante, scoprendo, forse per la prima volta, alcuni tatuaggi sparsi per il suo petto: rimase per qualche istante immobile ad osservarli, mentre il suo cuore continuava a cavalcare come un animale imbizzarrito. Era sempre stato così bello? - pensò per un attimo - o soltanto adesso riusciva a vederlo in quel modo?
Nicholas, di risposta, le accarezzò il viso, indugiando per alcuni istanti sulla zona poco distante dalle labbra: a quel gesto Adele rialzò lo sguardo, perdendosi completamente nei suoi occhi. Tutto quello che aveva sempre voluto era lì, a pochi millimetri dal suo viso: il ragazzino che si era lanciato dalla finestra della sua camera per farle conoscere sua madre, il giovane uomo con il quale aveva condiviso la maggior parte delle sue giornate la stava guardando con tutto quel desiderio che per notti intere l'aveva tormentata. Lo stesso bambino con il quale aveva trascorso interminabili pomeriggi sotto l'immenso ciliegio di casa Clarke la stava spogliando di tutte le sue paure, accarezzandola come nessuno mai aveva saputo fare prima di quel momento.
Poco le importava se fino a qualche istante prima aveva dormito con il mascara sbavato ed ora il suo viso appariva come quello di un componente di una rock-band alternativa. Poco contava se all'appello non era presente il completo intimo giusto e la pelle totalmente liscia e scintillante come quella delle modelle di Instagram: per la prima volta nella sua breve esistenza, tutte le cose che fino a quel momento erano sempre state motivo di imbarazzo, con lui avevano perso completamente valore.
Stretti in un abbraccio impossibile da sciogliere, Nicholas indugiò per alcuni istanti sul collo della ragazza, respirando a pieni polmoni. Prima di quel momento, diverse donne avevano riempito la sua vita: Hannah quando era ancora molto giovane, Kate, Ashley. Non che fosse noto per le sue innumerevoli relazioni, ma con ognuna di queste, in un primo momento, aveva davvero creduto di poterci riuscire, di poter soppiantare il pensiero di Adele in maniera definitiva, sdradicandolo dalla sua testa come si fa con una piantina di basilico oramai rinsecchita. Ogni notte d'amore, ogni bacio, ogni carezza era un passo in più verso la fine, verso la libertà: poi, puntualmente, la sua amica d'infanzia tornava nella sua vita nelle maniere più disparate, insinunando nuovamente il dubbio che forse, anche se non riusciva a comprenderlo razionalmente, nessuna avrebbe mai potuto sostituirla. Certo, non ne era mai stato del tutto convinto: Adele era pur sempre la bambina che aveva caratterizzato ogni aspetto della sua vita. Era la giovane donna che suo padre considerava di famiglia, la sua compagna di classe, la sua amica: non avrebbe mai potuto guardarla in un altro modo.
Eppure in quel momento, avvinghiato a lei come non mai, Nicholas comprendeva per la prima volta il significato della parola amore, sfiorandolo con le dita come se si trattasse di un concetto tangibile. Non c'era niente che il ragazzo desiderasse di più di lei: la vita avrebbe potuto continuare a separarli, ma niente sarebbe riuscito realmente a spezzare quel legame. Sfregando la guancia contro la sua pelle, Nicholas si rigettò così sulle labbra di Adele, chiedendole il permesso di continuare, ma non furono necessarie altre parole: la ragazza indietreggiò sino ad incontrare la sponda del letto e allungò la mano destra nella sua direzione. Nicholas, senza pensarci ulteriormente, la raggiunse, scrutandola mentre con una lentezza disarmante si sfilava gli ultimi vestiti rimasti. Nello stomaco di Nicholas ardeva un fuoco divampante e se soltanto avesse potuto, qualsiasi parte del suo essere avrebbe bruciato per lei. Annebbiato da quelle sensazioni, si sdraiò dunque su di lei, incontrando i suoi occhi scuri: quel pomeriggio Nicholas e Adele si amarono come soltanto due persone che avevano condiviso così tanto potevano fare.
Qualche ora dopo i due ragazzi si risvegliarono, rivestendosi alla rinfusa. Di lì a poco Olivia e il signor Clarke sarebbero tornati per riportare a casa il piccolo David e nessuno dei due aveva intenzione, almeno per il momento, di fornire spiegazioni. Entrambi stavano ancora navigando in un oceano di incredulità al quale era impossibile rispondere con parole sensate.
«Sei sicura di tornare a casa a piedi?», mormorò Nicholas, indossando nuovamente il maglione.
A quella frase Adele sorrise teneramente, scuotendo la testa.
«Sarebbe ridicolo muovere la macchina per mezzo metro, Nic», replicò la ragazza, chiudendo l'ultimo bottone della sua camicetta «posso farcela».
Senza proferire parola, Nicholas si limitò ad annuire, colorando le guance di rosso: sapeva di essersi reso ridicolo facendole quella proposta, ma la sua mente era ancora eccessivamente annebbiata dall'accaduto per riuscire a ragionare seriamente.
«Posso chiederti ancora una cosa prima di andare?», sibilò poi Adele, torturandosi le unghie.
Il ragazzo scosse la testa, appoggiandosi alla scrivania poco distante.
«Ti sei liberato della mia collana?», abbozzò, distogliendo lo sguardo.
A quella richiesta Nicholas percepì il suo stomaco chiudersi in una morsa, rendendo insopportabile la vista di Adele con quell'espressione di delusione dipinta sul volto. Sospirando, si diresse così verso il letto, accovacciandosi sul pavimento per raggiungere la scatola che soltanto qualche ora prima li aveva portati a discutere.
«Nei mesi in cui ho ripreso a bere mi è capitato di sentire la tua voce», rispose, sistemando l'oggetto vicino alla sua figura e incassando le mani nei jeans scuri «erano solo dei momenti, ma beh, io ... non mi sentivo degno di indossarla».
Con il cuore in gola, la ragazza scoperchiò la scatola, scoprendo la sua collana in cima a una pila di foto.
«Ho fatto di tutto per tenerla lontana, ma ripensandoci, era più vicina di quanto volessi ammettere», concluse, sorridendo amaramente.
Incapace di replicare, Adele la sfiorò con le dita, facendo poi cadere lo sguardo sulla foto di loro due ancora bambini immortalati mentre "brindavano" con due ghiaccioli alla menta.
«Esistono ancora gli Ice Fires?», domandò, alzando le spalle in segno di resa.
Nicholas aggrottò la fronte, confuso.
«Non era una degna conclusione di giornata senza quei ghiaccioli», proseguì la ragazza, mostrandogli la foto.
A quella vista il ragazzo scoppiò in una fragorosa risata, facendo vibrare la sua massa di capelli scuri.
«Possiamo scendere a cercarli», replicò poi, incrociando le braccia al petto «ma dubito che qualcuno possa venderci dei ghiaccioli nel bel mezzo delle vacanze natalizie».
Senza aggiungere parole, Adele si rialzò dalla sua posizione, afferrando il cappotto e la collana.
«Vale la pena tentare, non credi?», aggiunse poi, facendo scivolare nelle sue mani l'anello a forma di rosa.
***
Spazio autrice 💌
Ed eccomi tornata, finalmente!
Perdonatemi davvero per il ritardo, ma finché qualcuno non mi pagherà per scrivere, un'altra vita da maestra è lì fuori che mi aspetta 😂
Scherzi a parte, scrivere questo capitolo è stato veramente difficile: in generale trovo che le scene d'intimità siano davvero complesse da descrivere, specie se non si vuole necessariamente scendere nella volgarità o nei dettagli. Spero di aver reso il momento il più delicato, ma intenso possibile!
Detto questo cosa pensate di questa unione? Ne siete felici?
Come avete potuto scoprire, Olivia non è un potenziale pericolo: è semplicemente una persona a cui Nicholas si è rivolto in un momento di difficoltà.
Cosa pensate però che potrà succedere?
Questo momento d'idillio durerà o è alle porte qualcosa di nuovo?
Fatemi sapere le vostre previsioni nei commenti, non dimenticate di lasciarmi una stellina se il capitolo vi è piaciuto e noi ci rivediamo - spero - prestissimo!
Un abbraccio,
Laura 💜
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