Capitolo XV: La prova del fuoco
Quella voce era inconfondibile, Katherine si voltò e davanti a lei Dominic le sorrideva. <<Perché rimani impalata?>> Katherine si ritrasse verso la porta, sapeva che avrebbe incontrato suo fratello ma non si aspettava un incontro così ravvicinato. Lui le lanciò uno sguardo perplesso. Si avvicinò a lei lentamente. << Kate, c'è qualcosa che non va?>> Sembrava sinceramente confuso. Katherine notò qualcosa di diverso nei suoi occhi. Non erano più rossi come il sangue, ma grigi come il cielo uggioso. Il viso non era emaciato ma pieno e roseo. Katherine però non dimenticò tutte le cattiverie e non si sarebbe fatta ingannare dalle apparenze. << Dominic, non fingere, so bene cosa hai fatto.>> La mano andò dritta sopra lo sterno. Il cuore le stava esplodendo nel petto << Non puoi fingere ancora, non ti crederei mai. Dimmi, cosa ti ha spinto al matricidio?>> Dominic la guardò allarmato come se Katherine avesse rivelato delle visioni riguardanti l'apocalisse. << Katherine, come puoi dire delle simili assurdità? Nostra madre è fuori a fare compere con nostro padre e torneranno a breve.>> Dominic scosse la testa. << Tutti quei romanzi non ti fanno bene, stai perdendo il senno. Dovresti dedicarti alla lettura di classici. Sono un toccasana per lo spirito, sorellina.>> Katherine rimase attonita, d'un tratto la testa le iniziò a girare vorticosamente a tal punto che dovette reggersi alla porta. Chiuse gli occhi.
<< Solstice, perché non tornano?>> Corrado era rimasto fermo sul pentacolo. L'incantesimo aveva funzionato, come sempre, ma questa volta sentì l'apprensione colpirgli il petto, aveva paura per Katherine, aveva paura di non rivederla mai più. << La prima prova della Nikeika è tra le più difficili, non per il dominio degli elementi ma quanto per le illusioni che provoca. E se non dovesse farcela?>> Corrado si sedette sul pentacolo, avrebbe aspettato ancora un po' di tempo poi avrebbe agito. Avrebbe utilizzato il pentacolo per seguire Katherine, l'avrebbe salvata perché l'idea di non rivederla gli faceva sentire un macigno sul cuore, un macigno che non voleva portare. Katherine gli aveva concesso una possibilità, e lui non l'avrebbe sprecata. Solstice nel frattempo era rimasta in piedi, il pantalone della divisa da allenamento perfettamente tagliato, le braccia incrociate al petto. << Non dubitare di Katherine, lei è più intelligente di quanto tu creda, Corrado.>> Lei gli sorrise maliziosa e si sedette accanto al cugino, accavallando le gambe con eleganza sul perimetro rialzato del pentacolo. << A proposito, per quanto riguarda i sentimenti che provi per Katherine, stai facendo qualcosa? Le stai mandando dei segnali?>> La ragazza toccò la spalla di Corrado ridacchiando. In quell' istante, il giovane ricordò le confessioni che egli fece alla cugina sui suoi sentimenti. << Stiamo molto insieme come tu potrai notare... >> Il ragazzo si passò la mano nei capelli e sciolse lo chignon arrabattato che aveva tenuto insieme con un coltello da lancio. << Ma non so come farmi avanti.>> Una piccola bugia a fin di bene, sapeva che Katherine avrebbe approvato. Non avevano discusso di parlare dei loro sentimenti con terzi. Non avrebbe voluto mentire alla cugina, ma la paura di sbagliare lo fece agire senza riflettere. Solstice scosse la testa divertita. << Ormai è arrivata l'ora che la tua cuginetta ti dia qualche indicazione sul magico mondo delle fanciulle, Corrado.>>
<< Dominic, come mai i nostri genitori ci mettono così tanto?>> Katherine si era risvegliata dal capogiro, stava leggendo la Fedra alla sua scrivania in piena tranquillità, quando suo fratello l'aveva sorpresa con il suo ritorno da Londra. Purtroppo i loro genitori non potettero gioire del ritorno di Dominic, poiché sua madre aveva insistito per un nuovo completo invernale per la serata di musica lirica all'Albert Hall che si sarebbe tenuto a pochi giorni di distanza. Dominic rimaneva fermo sul bordo della finestra, i capelli biondi leggermente illuminati dalla luce dei lampioni, mentre osservava le gocce di pioggia bagnare la finestra. << Dominic ti fermerai a lungo qui a Manchester? O tornerai a Londra?>> Dominic si girò a guardarla. << Cara sorellina, sono qui in occasione dell'apertura della stagione teatrale all'Albert Hall, per il tuo debutto come Fedra.>> Prese la mano alla sorella e la baciò con dolcezza. << Io non sono né totalmente innocente, né totalmente incolpabile.>> Il fratello pronunciò la battuta con un'eleganza suadente. In quel momento qualcosa tentò di tornare alla mente di Katherine, un senso di mancanza, qualcosa che sapeva essere di grande importanza. Scosse la testa rimuovendo quel pensiero e tornò alla scrivania dedicandosi alla lettura delle battute. A distanza di pochi giorni avrebbe interpretato la sua eroina, Fedra, nella rappresentazione teatrale che avrebbe dato il via alla stagione. La lettura le fece tornare quel senso di dispersione, come se avesse dimenticato la più fondamentale delle cose. Ogni riga che leggeva rafforzava questo sentimento. Dominic le si avvicinò. Stare con suo fratello le faceva bene, si sentiva tranquilla, lui non tornava troppo spesso da Londra e quel poco tempo che avevano dovevano ottimizzarlo al massimo. Ma fu durante la lettura di una battuta che a Katherine tornò in mente un nome. << C'est Vénus toute entière a sa proie attachée... >> Quella frase chiarì tutto, ricordava il nome di colui che la lesse, Corrado. Colui che l'abbracciava nelle notti insonni, con cui condivideva l'amore per la lettura. Fu lì che tutto le divenne chiaro: faceva parte della prova, lei era ancora nella prova. Si guardò la mano, ormai nella clessidra era rimasta una modesta quantità di sabbia. Il camino, l'indizio del messaggio, doveva raggiungerlo. Fece per alzarsi quando fu bloccata dalle braccia di Dominic. << Tu non vai da nessuna parte signorina, dobbiamo ancora analizzare quattro atti!>> Katherine guardò Dominic, in lui riconobbe la passione per la letteratura ma notò che era vuoto, come se fosse solo una marionetta. Il vero Dominic era un essere spregevole, non un letterato dedito alla produzione teatrale. <<Tu non sei il vero Dominic, lasciami andare.>> Il viso del giovane si fece cupo. << Io posso darti ciò che il tuo cuore desidera, Katherine Brannagan.>> Un ghigno apparve sul viso di Dominic. << Tu vuoi una famiglia, io posso dartela.>> Katherine lo guardò in cagnesco. << No, stai sbagliando. Io non voglio vivere in un incubo. Addio Dominic.>> e corse verso la porta aprendola per poi chiuderla dietro di sé. Dominic dall'interno urlava con tutte le sue forze, la chiamava traditrice, ipocrita. Ma a Katherine non importava, tutto quello che stava vivendo era un'illusione, scese dalle scale in tutta velocità verso il salone. Ripercorse i corridoi, rivide i quadri della sua famiglia, visse ancora una volta il dolore. In quella dimensione lei era un'attrice e la sua famiglia ancora viva, lontana da ogni forma di magia. Arrivò finalmente al camino dove trovò delle candele che circondavano il focolare. Fu proprio in quel momento la porta si aprì e da essa entrarono i suoi genitori. Lei li guardò e pensò che non vi fosse visione più celestiale dei suoi genitori uniti e innamorati, ma lei non sarebbe rimasta nelle illusioni, sarebbe tornata a Londra, avrebbe affrontato il suo destino. I genitori la guardarono confusi. Lei ebbe il tempo di mandargli un bacio, che il camino arse di una fiamma alta e splendente e tutto tornò bianco come al principio. Quando riaprì gli occhi era di nuovo a Londra sul pentacolo di Mercurio, gli occhi di Corrado su di lei. << Katherine stai bene?>> Katherine si massaggiò le tempie doloranti, non sapeva se si sentisse effettivamente bene, era tornata alla realtà, e quindi si sarebbe dovuta sentire bene ma, rincontrare Dominic e i suoi genitori, sebbene in un'illusione l'aveva fatta sentire confusa e demoralizzata, voleva davvero tradire Dominic senza aver ascoltato ciò che avesse da dire? Corrado le strinse la mano e l'aiutò ad alzarsi dal pentacolo. Quando gli occhi di questi incontrarono i suoi, tutto scomparve e la ragazza si sentì istintivamente meglio. Il giovane avvicinò il volto all'orecchio della ragazza << Ero così preoccupato di non rivederti.>> La voce di Corrado era carica di apprensione e preoccupazione, un sussurro pieno di ansia. La ragazza si avvicinò a Corrado e rispose al sussurro. << Eppure sono tornata, grazie a te.>> Il giovane sorrise, visibilmente rilassato. Le sue mani si intrecciarono con quelle di Katherine. << Oggi dopo la missione andremo a fare una passeggiata, ormai la procrastiniamo da più di due settimane.>> Katherine lasciò le mani di Corrado e lo strinse a sé in un abbraccio, Corrado la strinse più forte e le appoggiò il mento sulla spalla. A distogliere i due dall' abbraccio fu un raggio di luce, che inondò la stanza, il pentacolo era attivo ancora una volta. Katherine sorrise aspettandosi di ritrovare il piccolo Jorge, il giovane stregone, pimpante come non mai per non aver superato la prova, ma ciò che videro non fu che il suo corpo esanime... Solstice si portò una mano alla bocca, completamente sconvolta. Si avvicinò al corpo e cadde in ginocchio accanto al salma del piccolo prendendogli la mano. << Avtìo, Jorge De La Rosa...>> e la salma si ridusse in fiamme, non lasciando alcuna traccia dietro di sé, né polvere, né segni di fiamme. << Solstice...>> Katherine le porse una mano ma questa la rifiutò, << No, Katherine, ho bisogno di rimanere un po' da sola. >> ed uscì dalla stanza in silenzio. << Corrado, va da lei, ha bisogno di te, di Edward. Ha bisogno della sua famiglia.>> Corrado le prese le mani. << Non voglio lasciarti da sola, dopo tutto quello che avrai vissuto, hai bisogno di qualcuno al tuo fianco.>> Katherine lo fermò. Nonostante ciò che stesse dicendo Corrado fosse corretto non poteva essere talmente egoista da chiedergli di restare con lei, di aiutarla ancora con i suoi demoni e con le sue paure, con la nostalgia con cui fare i conti, la sua voglia di avere ancora una famiglia. << Non devi preoccuparti per me, ho solo bisogno che di un po' di tempo per pensare. Non mentirò dicendoti che ciò che ho visto, che ho vissuto, non sia stato facile da assimilare. Ma c'è qualcuno che ha bisogno molto più di me.>> Corrado guardò le loro mani unite poi sciolse la propria e si allontanò dalla ragazza uscendo dall'arco che portava al pentacolo di Mercurio. Katherine rimase sola, completamente sola dopo molto tempo. Fino a quel momento Corrado, Solstice, Edward, persino il signor Warbrake avevano provveduto a non lasciarla mai sola ma adesso lo era. Si sedette sul pentacolo di Mercurio e si concesse un flusso di coscienza la trascinasse alla deriva della mente, nelle profondità dei ricordi verso l'abisso della nostalgia. Ricordò il compleanno di suo fratello Dominic, pochi giorni prima che questi partisse per Londra per la prima volta. Ricordava il calore della famiglia nella casa di Manchester, tutti riuniti. La villa addobbata a festa, Dominic era davvero amato da tutti. Come poteva essere il contrario? Dominic era amabile e dolce con tutti, chiunque avrebbe aperto il proprio cuore a Dominic Brannagan, il più desiderato tra gli scapoli di Manchester. Ricordava con quanto desiderio lei e suo fratello attendevano quel giorno, avevano fatto preparare tutti i piatti preferiti del giovane che pareva essere al settimo cielo, ma quella sera Katherine capì che qualcosa non andava in suo fratello, adesso riusciva a comprendere cosa e non si sarebbe mai perdonata per non averlo capito prima.
Manchester, 1889
La casa profumava di cannella, le cucine erano trepidanti e pronte per sfornare il ciambellone, il dolce preferito di Dominic. La casa era un turbinio di preparativi per la serata che avrebbe reso suo fratello un uomo. Ma Katherine e suo fratello non avevano dormito quella notte. Spesso accadeva che Dominic entrasse in camera di Katherine per leggere o discutere e una discussione che sembrasse durare pochi minuti, in realtà teneva entrambi svegli per la maggior parte della nottata, ma quella notte il discorso fu diverso...
<< Katherine, stai già dormendo?>> La voce di Dominic risvegliò Katherine che si mise dritta sul letto. <<Dominic, grazie a te adesso non sto più dormendo. >> Il giovane ridacchiò e sedette accanto alla sorella sul letto. La luce a gas della lampada rendeva i suoi capelli ancora più luminosi e splendenti. A volte Katherine invidiava suo fratello, il suo dolce aspetto e la sua eleganza lo rendevano amichevole e amato da tutti, mentre lei restava in disparte come un'ombra, qualcosa d'invisibile. La sorella timida e insignificante dello strabiliante Dominic Brannagan. Ma quella notte ogni certezza crollò...
<< Katherine, non ti avrei svegliata per un motivo futile, ma non so a chi confidarmi se non con te.>> Era strano vedere Dominic preoccupato, di solito, anche nelle difficoltà, questi rimaneva tranquillo e rilassato, mentre quella notte tutta la calma che era solita nei comportamenti era scomparsa. Katherine prese la mano del fratello, e la strinse forte. << Sai che puoi dirmi qualsiasi cosa, Dominic, anche la più oscura e catastrofica.>> Il ragazzo annuì. Fece un respiro profondo, evidentemente ciò che aveva da dire era davvero qualcosa di duro da rivelare... << Sorella mia, sono ormai molte notti che sento delle voci nella mia mente, mi cercano, bramano il mio animo. Uno di questi dice di chiamarsi Malphas, ed io già avevo sentito questo nome. Così ho consultato i libri di demonologia di nostro padre ed ho scoperto qualcosa di sconvolgente. Katherine, Malphas ha preso controllo del mio animo...>> Katherine rimase sconvolta, non sapeva se credere o meno alle parole di suo fratello. Arrivare a credere che un demone avesse preso il controllo del proprio animo era una affermazione forte, molto forte. << Dominic, sono tutte congetture della tua mente. Sei nervoso per via del nuovo destino che ti attende a Londra. Vedrai che nulla andrà storto. Domani sarà un grande giorno ed io non vedo l'ora che arrivi. Sono tanto fiera di essere tua sorella, Dominic, ti voglio un mondo di bene e sarò sempre con te.>> Il fratello si coprì il volto con le mani. Sembrava davvero sofferente, come se quella rivelazione gli fosse costata molto. << Katherine, io ho paura. Come mai in vita mia. Non voglio lasciare la mia famiglia né la mia casa. Voi siete il mio tutto e io non voglio abbandonarvi...>>Le lacrime iniziarono a bagnare il viso di Dominic che si abbondonò tra le braccia della sorella. Loro due insieme avevano affrontato momenti molto difficili, insieme, e questa volta non sarebbe stato diverso. Certo, avrebbero potuto vedersi di rado, scritto lettere, ma Katherine si ripromise di rimanere accanto al fratello nonostante tutto. << Rimani qui a dormire Dominic, ancora una volta.>> Il fratello la guardò con aria confusa, poi appoggiò la testa sul cuscino e in breve tempo prese sonno...
Quella notte però tutto sarebbe cambiato inesorabilmente, e Katherine lo avrebbe scoperto a caro prezzo. Purtroppo come una giovane ragazza avrebbe mai potuto immaginare che il proprio fratello sarebbe diventato una creatura demoniaca? Avrebbe dovuto agire prima ma come? Cosa avrebbe potuto fare? Dopo la prova l'unica certezza rimasta a Katherine fu quella di dover partecipare ad ogni costo all'incontro nella biblioteca con Dominic, lo doveva a lui quanto a se stessa. Si alzò dal pentacolo e si diresse verso la propria stanza per prepararsi all'impatto d'incontrare Dominic ancora una volta...
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