Capitolo X : Clockwork

Quando finì l'allenamento Corrado si diresse verso la sua stanza il più velocemente possibile. Aveva bisogno di un bel bagno rilassante, anche se per lui tranquillizzarsi era un concetto inammisibile: l'eccitazione per l'incontro con Katherine era alle stelle. Nonostante tutto si distese nella vasca che aveva preso il profumo di camelia e mimosa, e lasciò che almeno lo strato più superficiale dell'ansia di dissolvesse con i petali cristallizzati che vagavano come delle navi alla deriva. Sapeva perfettamente cosa fare, come agire, le avrebbe mostrato Londra da una prospettiva che pochi umani, non che lei lo fosse, avrebbero potuto mai assaporare. Non appena si sentì abbastanza calmo per affrontare il pranzo si rialzò dalla vasca e si avvolse in un telo per asciugarsi. Si avvicinò alla specchiera ed osservò il suo riflesso: i capelli sembravano una massa informe, non che se ne lamentasse, amava i suoi capelli ma era in occasioni come queste che Corrado desiderava tagliarli molto corti, ma nonostante tutto non trovava mai il coraggio di farlo. Prese la spazzola che Solstice gli aveva regalato per Natale ed iniziò a passarla energicamente all'interno del cespuglio biondo. Dopo essersi conciato i capelli, aveva indossato una camicia bianca semplice e un pantalone blu, si era steso sul suo letto in attesa del pranzo. Nonostante il bagno rilassante non riusciva a placare la sua eccitazione, così uscì dalla sua stanza per dirigersi verso la stanza di Solstice e Katherine che sarebbe sicuramente stata in biblioteca come di consueto prima di pranzo. Aveva bisogno di assicurarsi che la cugina non provasse rancore per il fatto che lui avesse invitato Katherine ad uscire, non avrebbe mai voluto avere una lite con i cugini, gli unici rimasti della sua famiglia...

<< Katherine, benvenuta tra gli ufficiali della congrega di Londra.>> Disse Solstice felice. Tra le mani aveva un vestito ripiegato con cura e legato con un fiocco. Lo porse a Katherine ed attese una sua reazione. Il vestito nero gessato era veramente simile alla divisa per l'allenamento, pensò Katherine, ma la gonna e le maniche lunghe la facevano sentire molto più a suo agio. << Ti ringrazio, Solstice.>> Un sorriso sincero apparve sul viso di Katherine. Poi una grande confusione apparve nella mente della ragazza, qual era il compito di un officiale della congrega? Ma soprattutto, lei sarebbe stata capace di adempiere al compito? << Solstice, di cosa si occupa un ufficiale della congrega?>> La domanda uscì spontanea dalla sua bocca, senza nemmeno pensarci. La ragazza dai capelli neri sorrise. << Il compito di un ufficiale è quello di difendere umani e stregoni nascosti dalla minaccia dei senzanima. Ma siamo anche diplomatici, medici e tutto ciò di cui la nostra società possa avere bisogno.>> Prese un lembo di stoffa e lo tirò su fino alla coscia, Katherine la riconobbe, era una giarrettiera nera dove poco dopo Solstice posizionò un pugnale. Riguardando il vestito che teneva tra le mani, Katherine notò che vi era un giarrettiera nera identica a quella di Solstice, che ormai era già pronta. Katherine indossò il vestito con grande rapidità, non amava dover essere aiutata dalle domestiche e quel vestito le permetteva di fare tutto da sola. Una questione però rimase in sospeso: Katherine non aveva mai indossato una giarrettiera ne tantomeno con un pugnale al suo interno. Solstice capì dal suo sguardo il dubbio della ragazza e le spiegò che bisognava tirare la giarrettiera su fino alla coscia e poi doveva piazzare la lama fino all'elsa. Katherine riuscì nell'intento e, dopo che Solstice ebbe acconciato i capelli, uscirono dalla stanza per dirigersi al pentacolo di Mercurio, pronte per la missione. I corridoi diventavano sempre più familiari a Katherine, che fu notevolmente felice di notarlo. Oramai ricordava come arrivare alle cucine, alla sala da pranzo e soprattutto alla biblioteca, dove ormai da una settimana s'incontrava con Corrado prima di pranzo. Il loro primo incontro nella sala tornò alla mente della ragazza come un balenio, ricordava come si era persa, quando Solstice le aveva chiesto di andare a prenderle dei voulevant avanzati dalla colazione. La sensazione di dispersione tornò sordo nel petto. Si portò la mano al petto, per sentire se la chiave fosse ancora al suo posto. Ormai era diventata parte integrante del suo corpo, era tutto ciò che le era rimasto del suo passato... Le mani di Corrado sulle sue, gli occhi splendenti di vivida determinazione " Non preoccuparti Katherine, i tuoi genitori verranno vendicati. E ti proteggerò, fosse l'ultima cosa che faccio." Le parole di Corrado l'avevano tranquillizzata ma allo stesso tempo confusa. Quando pensava a Corrado non riusciva bene a distinguere cosa provasse in realtà, sentiva dentro di se tante emozioni diverse in contrasto tra loro e non era riuscita a dare una spiegazione a nessuna. Era passata solo una settimana ma ormai parve che fosse diventata un abitudine per i due incontrarsi prima di pranzo in biblioteca, purtroppo quel giorno Katherine non potette rispettare l'appuntamento ma quella sera avrebbero fatto una passeggiata e sicuramente l'avrebbe perdonata per la sua mancanza. Il pentacolo di Mercurio si trovava molto vicino alla biblioteca. Fu proprio quando lei e Solstice erano già quasi al pentacolo che Katherine vide Corrado entrare nella biblioteca. Katherine agì d'istinto e si diresse verso la biblioteca per dirgli che non sarebbe rimasta a lungo perché aveva ricevuto un incarico ufficiale a nome della congrega. << Katherine dove vai?>> Le disse Solstice, evidentemente sorpresa della fuga della ragazza. << Ci metterò solo un attimo!>> disse e scomparve dirigendosi nella biblioteca. Non appena fu entrata vide Corrado seduto sulla cornice della vetrata concentrato nella lettura. Si diresse verso di lui rapidamente, Solstice l'avrebbe attesa solo per breve tempo. << Corrado, eccomi.>> Disse, raggiungendolo ed accomodandosi sulla cornice. << Sei in ritardo, avevo scelto un libro da proporti, è appena arrivato nella nostra biblioteca.>> Disse brandendo un libro dall'ampio tavolo da lettura. << Si chiama Cime Tempestose ed è stato scritto da una certa Emily Brontë.>> Disse mentre lo porse a Katherine. La ragazza parlò frettolosamente, non sapeva se Solstice la stesse attendendo ancora al pentacolo o se fosse andata in missione da sola... << Corrado mi spiace molto, ma oggi non potrò partecipare al nostro incontro di lettura. Mi è stata affidata una missione dal signor Warbrake che ha deciso di mettere in pratica i miei studi, anche se iniziati da breve.>> la ragazza strinse le mani in grembo. Lesse la delusione negli occhi di Corrado, Katherine ne carpì la tristezza. << Andrai da sola?>> Disse con tono noncurante, quasi come se la cosa non gli interessasse. Katherine non capiva, un momento prima erano insieme nella sua stanza, lui che le chiedeva di andare a fare una passeggiata e di farle vedere Londra guardandola con premura e dolcezza, come un dono dal cielo, un attimo dopo lui le rispondeva con freddezza, come se fosse un misero insetto a parlare. La voce che uscì dalla gola della ragazza fu più simile ad un sussurro. << Volevo chiederti se per caso ti avrebbe fatto piacere partecipare all'incontro con la signora Carter.>> Detto questo si girò e ritornò sui suoi passi, uscendo in silenzio dalla biblioteca, tentando a fatica di trattenere le lacrime. Si sentiva così strana, non voleva sentirsi depressa e triste ma era così. Sentiva il bisogno di dire ciò che sentiva a Corrado senza trattenersi, per riuscire a sfogarsi. << Corrado la prima volta che ti ho visto, ho pensato che fossi uno dei gentiluomini più eleganti che avessi conosciuto in vita mia.>> Disse Katherine con la voce spezzata dal pianto, le lacrime e la tristezza avevano preso il sopravvento. << Poi ci siamo incontrati in questa biblioteca e mi sono resa conto non solo eri un gentiluomo, ma anche un amante della lettura e della cultura.>> I ricordi di Corrado con gli occhiali da lettura strinsero il cuore della ragazza. << Mi hai protetta e difesa, sempre e te ne sarò eternamente grata.>> Prese un gran respiro e si voltò. << Ma non mi farò trattare così, non lo merito! Sappi che non posso rimanere nel mio locus amoenus non perché non voglia ma perché io debba adempiere ai miei doveri di strega e tu più di tutti dovresti capirmi.>> Detto questo la ragazza si soffermò sul viso Corrado, aveva gli occhi lucidi e le guance arrossate. Aprì la bocca per dire qualcosa ma Katherine si era già voltata, lontana e ferita.

Solstice stava aspettando Katherine sul pentacolo di Mercurio, sarebbe stato meglio che fosse arrivata in breve tempo, pensò, il signor Warbrake si sarebbe accorto della mancanza della pietra di Mercurio e sicuramente avrebbe pensato a lei, non che la sua situazione non fosse già abbastanza complessa di suo. I suoi genitori, i Drandouille, l'avevano rimasta sola con Edward, purtroppo il destino aveva deciso di renderla più forte in quella maniera, togliendole un esempio a cui riferirsi. Ma non era cresciuta male, anzi, a Londra aveva trovato molte amicizie e soprattutto suo cugino, la persona per lei più importante al mondo insieme ad Edward. << I Drandouille ed i Tarantino sono amici da molti anni, e nostro padre è il padrino di Corrado e ciò lo rende uno di noi.>>Le parole di Edward le ritornarono alla mente, inizialmente non riusciva a sopportare l'idea dell'arrivo di un altro membro della sua famiglia, ma poi con il passare degli anni tutto parve stabilizzarsi e Corrado divenne per Solstice un fratello maggiore. A trascinarla fuori dai suoi pensieri fu Katherine che si mise al suo fianco, nei suoi occhi Solstice riusciva a leggere desolazione e disprezzo ma preferì non domandare. << Sono pronta, Solstice, andiamo.>> Disse con una voce che non lasciava trasparire emozione. Solstice annuì brandendo la pietra di Mercurio. << Pretio!>> Disse e le due giovani scomparvero nel nulla nella nebbia del pentacolo.

Corrado si sentì afflitto, ogni parola di Katherine gli scalfì l'anima finché non si sentì talmente abbattuto che si accasciò accanto al muro con li viso basso e distrutto. Non voleva che Katherine lo odiasse ma dentro di se sentiva di non volerla vedere in un momento di difficoltà, nella sua mente si era ormai fatto strada una ipotesi: e se il fratello fosse ben più che un semplice disanimato? Più di un senzanima in divenire in grado di comandarli e a sfruttarli al suo volere. E se questa teoria fosse stata più che una semplice supposizione, Katherine era in pericolo. Ma quel pensiero non poteva rovinare tutto quello che stava riuscendo a costruire con Katherine, non voleva e non poteva. Inoltre Katherine aveva acconsentito a fare un giro per Londra ed una promessa è una promessa, pensò Corrado. Non si perse d'animo ed in un attimo si cambiò d'abito indossando il completo di ufficiale della Congrega di Londra. Uscì dalla sua stanza e si diresse immediatamente al pentacolo di Mercurio, in altre occasioni sarebbe passato dal Capocongrega ma quel pomeriggio non aveva proprio tempo e quindi non appena si trovò sul pentacolo urlò << Pretio!>> Utilizzando tutta la forza in suo possesso in modo da arrivare il più vicino possibile a Katherine.

Solsticee Katherine si ritrovarono materializzate accanto ad una magnifica locanda,Katherine la riconobbe immediatamente: La locanda del Demonio, la cuiproprietaria, la signora Carter era colei che aveva l'aveva salvata solo tregiorni prima, le sembrava giusto ricambiare il favore. << Katherinescopri il pentagramma.>> Solstice si sfilò il guanto mostrando il suopentagramma nero sulla pelle quasi bianca. Imitando Solstice, Katherine scoprìla mano rivelando il suo pentagramma. Dal nulla apparve un maggiordomo che aprìla porta alle due giovani. <<Prego, la signora vi attende nel suostudio.>> Disse facendo entrare le due nella locanda. Il locale aveva unaspetto spettrale: tutto era distrutto, tavoli ribaltati, un'intera argentierariversa in terra con frammenti di servizi d'argenteria e cristallo per terra.Katherine si strinse nelle spalle, mai come quel momento avrebbe voluto Corradoal suo fianco. Il solo pensiero del viso di Corrado affranto e desolato fecescendere una lacrima dagli occhi di Katherine che però allo sguardo di Solsticecamuffò, nascondendosi nell'ombra. Ormai non poteva fare più nulla, era inmissione ufficiale e non doveva tirarsi indietro. Camminarono attraverso unlargo corridoio, le lampade distrutte con i loro cocci affranti in terra, finoad arrivare ad una porta intatta. Il maggiordomo lasciò passare le due cheavanzarono sino alla porta. Solstice bussò lentamente. <<Avanti!>>Una voce profonda rispose. Katherine la riconobbe immediatamente, era lasignora Carter. Non appena entrarono videro che l'ufficio della signora erarimasto intatto, tutto era perfetto: la biblioteca, le tende persino i fogli sullascrivania illuminata da una candela era perfettamente intatta. << Viprego, accomodatevi.>> Disse la signora Carter. Katherine e Solstice siaccomodarono. << Non vi tratterrò a lungo, ma volevo proferire con voiper quanto riguarda un attacco subito oggi nella mia locanda.>> Porsealle due ragazze un piatto fondo zeppo di quello che sembrava brodo. <<Il signor Warbrake mi ha avvisato che avreste dovuto pranzare, quindi servitevipure.>> Katherine iniziò a mangiare mentre Solstice rimase fredda, erarimasta silenziosa durante l'intero viaggio, si capiva che vi era ostilità daparte sua nei confronti della signora Carter. << Signora Carter, sonostati dei senzanima a ridurre così la vostra locanda, non è vero?>> DisseSolstice che aveva parlato dopo ormai molto tempo, pensò Katherine. La signora annuì. << Mi hanno attaccatonell'ora di punta, ma signorina Drandouille io non mi permetterei mai di creareun'armata di senzanima, cosa andate pensando?>> Disse visibilmenteoffesa. Solstice strinse i denti. << Katherine, la signora Carter, cosìcome il signor Warbrake ha un dono particolare, può leggere nelpensiero.>> La signora Carter mostrò una certa soddisfazionenell'ascoltare le parole di Solstice. << Proprio così, signorinaBrannagan. Questa è la mia abilità, la mia maledizione.>> Poi si sporsein avanti per soffermarsi sul viso della giovane, gli occhi ridotti a dellefessure che scrutavano l'interno dell'animo di Katherine. << SignorinaBrannagan, non dubitate dei sentimenti del signor Tarantino. Vi assicuro chesono dei più nobili che abbia mai sentito.>> Disse la signora Carter conaria sicura. Solstice rimase leggermente sconvolta ma nascose la sua espressione immediatamente.La signora Carter aveva preso una bottiglia e ne versò il contenuto in unbicchiere. Del vino, sembrava passata un'eternità dall'ultima volta che neaveva bevuto un bicchiere. << Ve ne potrei versare un bicchieresignorine...>> Katherine annuì, sentiva dentro il bisogno di bere un po' divino rosso, aveva bisogno di una rigenerazione di sangue... Solstice annuì perriflesso. La signora Carter fece apparire due bicchieri di cristallo e ne versòdel liquido rosso con dei riflessi dorati. La signora fece per porgere ilbicchiere a Katherine quando dalla porta provenì un rumore, qualcuno avevabussato alla porta. La signora ritrasse il bicchiere. << Avanti.>>Disse con voce cordiale. Dalla porta entrò Corrado, un sorriso cordiale sul suoviso. << Signora Carter, vi prego di perdonare il mio ritardo, ma sapetequanto è impetuosa mia cugina Solstice.>> Disse sorridendo alla cugina.<< Non da il tempo nemmeno di ponderare sul da farsi di unamissione.>> Prese una sedia da una piccola postazione da scrivano el'avvicinò alla ampia scrivania sedendosi accanto a Katherine. La ragazzarimase sconvolta, cosi come la cugina, nel vedere arrivare Corrado lì in quellasala. La signora Carter sorrise cordialmente vedendo i due ragazzi l'uno vicinoall'altra. Corrado, da sotto la scrivania, prese la mano di Katherine. 

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