Capitolo VII : Fiamme e Lampi
La sala della colazione era sempre impeccabile e perfetta, pensò Edward. Quel giorno era ancora più ansioso di alzarsi, prepararsi e di scendere nella sala per fare colazione. Con lo sguardo scrutava la sala per intero, in cerca di capelli neri scolti, raccolti solo da due forcine sulle tempie, di due occhi neri e di un sorriso dolce e delicato, capace di sciogliere il ghiaccio di un iceberg. Era seduto ma una sorta di agitazione non gli permetteva di rimanere fermo, manteneva il posto accanto al suo con un mano. Ad un tratto apparvero sulla soglia della sala Katherine e sua sorella, Solstice. Solstice aveva un volto perplesso nel vedere Katherine che lanciava occhiate in ogni direzione in cerca di qualcosa. Edward le osservava, erano cosi diverse, sua sorella istintiva, feroce, bella e consapevole di poter ottenere qualsiasi cosa solo con un sorriso e poi Katherine, dolce e sensibile, cosi dolce ma cosi indifesa. Edward alzò una mano sorridendo, Katherine lo vide e si avvicinò insieme alla sorella.
<< Bonjour, madmoiselles!>>
Disse. Fece accomodare le due ragazze accanto a lui quando Katherine gli sussurrò nell'orecchio.
<< Edward ti ringrazio, per il libro e per l'invito ma, davvero, non saprei come fare. Non so dove dovrei andare e, può sembrare stupido e futile, ma non so cosa mettermi. Sto indossando solo vestiti di tua sorella.>>
Edward annuì in silenzio, sapeva esattamente cosa fare, cosi disse.
<< Solstice, potresti preparare Katherine per un'uscita stasera? Sai vorrei portarla a cena.>> Solstice si girò, lo stupore nei suoi occhi.
<< Cosa? E da quando tu ti frequenti con qualcuno e non mi dici niente?>>
Sorrise. Poi guardò Katherine, paralizzata. Le prese la mano e le disse.
<< Kate, ritieniti fortunata. Poche persone hanno avuto l'onore di uscire a cena con Edward, ma quando fa degli inviti non si trattiene.>>
Poi la scrutò.
<< Alle cinque dobbiamo salire, ciò significa che dopo l'allenamento di oggi dovremo già iniziare a prepararti.>>
Poi Solstice sorrise e le disse concludendo.
<< E comunque sta tranquilla, saranno gli ultimi vestiti che ti presto perchè credo che in questi giorni dovrei farmi fare qualche vestito, mentre per te penseremo ad un armadio nuovo.>>
Katherine proseguì la colazione, la preparazione all'allenamento partiva già dal pasto, porridge caldo con dei toast e succo d'arancia, per preservare prestanza fisica. Più l'allenamento si avvicinava più Solstice ed Edward s'interrogavano come donare tono al corpo esile di Katherine. Lei sorseggiava con tranquillità il suo succo d'arancia perché si sentiva sicura da anni di allenamenti di atletica leggera con suo padre. Era sempre stata la piccola guerriera di papà. Ora però da un paio di anni a quella parte Katherine aveva smesso di allenarsi, sicché il corpo si era reso leggermente più esile, ma non aveva perso la sua prestanza fisica. Ma a quell'ora Katherine non voleva discutere di prestanza fisica, nella sua mente vi era un solo pensiero fisso: la cena. Non aveva potuto rifiutare l'invito. "L'amore è formato da innumerevoli intrighi" ora capiva perfettamente a cosa si riferiva Edward... Quando finalmente finirono tutti di mangiare, Katherine ebbe il tempo di tornare in camera ed accasciarsi sul letto prima che Solstice non iniziasse la sua preparazione, cosa che Katherine paragonò solo alle torture cinesi.
<< Katherine, la preparazione sarà ardua e tortuosa, non so se avremo tempo per pranzare.>> La voce di Solstice era rigida come quella di un sergente militare. << Sarebbe il caso di controllare se giù nelle cucine sono avanzate delle tartine o dei voulevant dalla colazione.>> Si rigirò su se stessa come se stesse cercando delle cose con una certa insistenza. << Katherine, potresti andare tu? Io qui sarò impegnata a trovare tutto il necessario per trasformarti. Katherine annuì in silenzio, non riusciva a parlare dalla paura per i trattamenti estetici di Solstice. Tutto quello che fece fu alzarsi ed uscire dalla porta in silenzio. La Congrega, cosi grande e imponente, la destabilizzava. Non riusciva ad incontrare alcuna direzione che la portasse alle cucine. Ricordava come arrivare alla sala da pranzo ma alle cucine vi era stata solo la notte prima dove aveva incontrato Corrado. Dopo aver percorso vari corridoi a vuoto, senza arrivare a nessun posto si ritrovò davanti ad un arco che conduceva in una sala mastodontica, la più grande che Katherine avesse mai visto. La curiosità ebbe la meglio e la giovane entrò nella grande stanza. Un grande calore si fece spazio nel cuore di Katherine quando si rese conto che quel luogo era una biblioteca. Grandi scaffali colmi di libri impolverati si ergevano su vari piani, Grandi tavoli in legno si trovavano posti al centro in maniera equidistante gli uni dagli altri. Katherine non riuscì a resistere e si diresse verso uno degli scaffali. Appena fece per toccare un libro, questo fece per ritrarsi, ma Katherine fu più rapida e lo afferrò. Il Librus Strigis, Solstice glielo aveva consigliato a colazione come lettura esplicativa di ciò che era, all'interno vi avrebbe trovato dei pentacoli importanti da ricordare e la storia della nascita delle Congreghe. Katherine decise di dirigersi verso un'alta vetrata il cui cornicione sporgeva verso l'interno. Si sedette porgendo le spalle al muro ed iniziò a leggere. La lettura bastò a far tranquillizzare Katherine, i libri riuscivano sempre a tranquillizzarla e rilassarla. << C'è qualcuno qui?>> Qualcuno era entrato nella biblioteca e la sua voce era abbastanza virile e mascolina. Katherine strinse il libro che aveva preso tra le braccia il Librus Strigis, e si ritrasse nel cornicione. Una figura si aggirava per la biblioteca, Katherine lo avvertì dai passi che sentiva. Poi vide apparire da uno delle scaffalature un chioma bionda come il miele. Corrado la vide e le sorrise. << Katherine, sei tu.>> Le disse e la raggiunse sulla cornice dell'ampia vetrata e si sedette accanto a lei. Il ragazzo diede uno sguardo al libro che Katherine aveva tra le mani. << Il Librus Strigis, la nostra Bibbia.>> Lo prese dalla mani della ragazza che gli lanciò uno sguardo confuso. << Sai, questo libro non spiega ciò che siamo. Katherine, essere stregoni non è solo saper utilizzare i pentacoli nel modo corretto. Noi siamo dei protettori, salviamo gli umani da esseri immondi.>> Lo sguardo di Corrado era molto intenso e i suoi occhi del colore del ghiaccio si accesero, cosa che aveva scoperto nel libro, era normali tra gli stregoni più potenti. Corrado le prese la mano e la strinse. << Non preoccuparti Katherine, i tuoi genitori verranno vendicati. E ti proteggerò, fosse l'ultima cosa che faccio.>> Si alzò e fece in modo che Katherine facesse lo stesso. << Ora non pensiamoci, il pranzo sarà già in tavola.>> Il tono della voce di Corrado tornò chiara e gioiosa. << Corrado in realtà dovrei tornare da Solstice, mi starà cercando...>> Katherine prese una ciocca di capelli e se la sistemò dietro l'orecchio. Corrado annuì. << Va bene, ti accompagno.>> Disse ed i due uscirono insieme dalla biblioteca.
Dall'armadio di Solstice emerse un meraviglioso vestito blu notte.
<< Questo l'ho messo due volte, ha fatto il suo dovere, ora è tuo.>>
Lo porse a Katherine che lo distese sul letto. La riconoscenza nei confronti di Solstice era una delle cose con cui Katherine conviveva. In lei aveva trovato una confidente ed un'amica.
<< Ora mettiamoci all'opera! Mancano solo sei ore all'incontro. Abbiamo pochissimo tempo. E ne abbiamo perso un bel po' a causa della tua passeggiatina...>>
Disse Solstice. Aveva uno sguardo determinato negli occhi, si vedeva che era emozionatissima. Quando era tornata si era infuriata con Katherine perché avrebbero dovuto spostare il bagno e la maschera idratante fatta a mano con petali di iris e calendula, ma subito dopo si era tranquillizzata e l'atmosfera era tornata subito pacata. Dopo la visione del vestito, che Solstice adattato con degli spilli, nonostante fosse abbastanza alta, Katherine non superava l'altezza di Solstice con i tacchi, Katherine superò una serie infinita di trattamenti per la pelle e per i capelli. Dopodiché le fu ordinato di fare un bagno e di applicare un unguento profumato. Dopo un'intensa sessione di preparazione, Solstice e Katherine si sedettero sugli sgabelli accostati alla toeletta e Solstice si stava dilettando in una particolare acconciatura sui capelli neri di Katherine. Guardava il riflesso di se stessa e di Solstice: Lei era cosi raffinata, il corpo proporzionato e le gambe lunghe ed eleganti, mentre Katherine sembrava molto più piccola, i lineamenti giovanili e puerili contribuivano molto, nonostante i suoi diciassette anni. Sicuramente a Solstice i pretendenti non mancavano, e cosi le porse delle domande su come si sarebbe dovuta comportare, a maggior ragione perché Solstice era la sorella del giovane pretendente.
<<Solstice?>>
Disse Katherine, la voce un po'insicura. La ragazza alzò lo sguardo dai capelli che stavano intrecciando.
<< Dimmi Katherine.>>
Disse mentre posava la spazzola sulla toeletta. Katherine strinse le mani sul grembo, abbassò lo sguardo e poi continuò.
<< Come dovrò comportarmi con Edward stasera? Questa sarà la mia prima uscita con un uomo.>> Si fermò un momento, esitante. Solstice le rispose con uno sguardo rassicurante.
<<Edward è un gentiluomo, sa come deve comportarsi. Lo so perché una sorella conosce il fratello.>>
"Allora non conosci Dominic" pensò Katherine. Solstice la girò verso di se, la guardava come un artista guardava il suo capolavoro.
<< Ora manda via le preoccupazioni e guardati: sei pronta Katherine...>>
Katherine si guardò allo specchio, una magnifica treccia con degli iris incastrati nella composizione, il viso elegante con gli occhi neri che quasi risplendevano e, ancora più in basso, il magnifico vestito blu notte che scendeva sulle curve di Katherine perfettamente. Solstice guardò l'orologio sulla parete, strabuzzò gli occhi dicendo <<Diamine! Sono già le cinque e cinquantacinque! Devi andare!>>
e spinse Katherine via dalla camera appena in tempo per dirigersi alla sala per andare a cena con Edward, discendendo in un turbinio di emozioni e confusione.
Edward si era preparato con cura, aveva scelto un bel completo, tutto in blu. Aveva messo il cappotto di Burberry che Solstice gli aveva regalato a Natale, ed in quel momento aveva santificato la sorella. Lo smoking sotto il cappotto era ornato da magnifici ricami di rose, un cielo rosato in broccato. Mise l'acqua di colonia sul collo e sui polsi e, dopo aver preso la bombetta, si diresse verso l'androne. Attraversò la Congrega, come faceva ogni giorno, e si perse durante il cammino, nei ricordi. I ricordi del trio formato da Solstice, Corrado e da lui stesso che correva per le strade della Congrega, allora bambini, correndo dalla palestra alla libreria e poi dritte verso le cucine. Poi gli tornò in mente, quasi come un'immagine sbiadita, il giorno della partenza per Madrid: Solstice rotta in lacrime ai piedi della porta, Corrado che lo salutava augurandogli grande fortuna e coraggio e Matthew Warbrake che gli donava un ciondolo di Londra che recitava: "God Save the Coven", Dio Salvi la Congrega... Poi si era trasferito a Madrid, aria mediterranea, sangria e frivolezze. Leggerezza pura. E poi Rodrigo, tutto quello che ne era dipeso, i baci sulle rive delle spiagge della gloriosa Barcellona, la passione e poi nero, il buio, tradimento e dolore. E poi il suo pensiero arrivò a Katherine, dolce e delicata, un fiore delicato. Non poteva non pensare a come la colpì il giorno in cui l'aveva incontrata. Seduta sulla tomba di suo padre, poi il viaggio titanico per la salvezza e la notte in bianco parlando di letteratura. I suoi occhi corvini illuminati dall'amore per la letteratura, cosi splendenti, Pensò Edward. I ricordi vennero interrotti dalla una voce soave...
<< Edward! Sono qui!>>
Gli occhi di Edward s'illuminarono di luce per scontrarsi con i suoi.
<<Sei incantevole, Katherine...>>
Edward prese la mano di Katherine e la baciò,
<< Sono davvero senza parole.>>
Katherine si sentì molto lusingata, spesso era stata oggetto di commenti positivi da parte di gentiluomini, ma adesso era a tu per tu con un ragazzo si sentiva il sangue affluire alle guance facendola arrossire. Lui le prese la mano.
<< Dovremmo proprio andare, prima di cena ti porterò a fare un giro di Londra. Lo chaffeur è qui fuori che ci aspetta.>>
Katherine annui. Non riusciva a formulare frasi di senso compiuto, nessuno l'aveva mai trattata con tanta premura. Prese la mano ad Edward ed insieme uscirono dalla Congrega.
Corrado aveva pensato per l'intero pomeriggio a come avrebbe chiesto a Katherine di andare a fare una passeggiata al chiaro di luna, per mostrarle Londra di sera. Pensava che per dimostrargli i suoi intenti e dichiarare il suo interesse, sarebbe stato più che adatto. Si era vestito bene, il meglio che poteva indossare ed aveva legato i capelli con uno chignon. Dopodiché si era messo davanti allo specchio provando vari discorsi, parole ed ancora discorsi. Poi era uscito ed in un attimo fu davanti alla stanza di Katherine e Solstice e un colpo secco. La porta si aprì e dalla stanza uscì Solstice in abito da cena, sorrise cordialemente e poi disse. << Cugino, cosa ci fai tu qui?>>
Corrado deglutì.
<< Starei cercando Katherine, in realtà, potresti chiamarla?>>
Solstice aprì appena la bocca,
<< Ma, cugino, Kate non è qui stasera. Ha accettato un invito di Edward e sono andati a cena fuori.>> Corrado si sentì crollare. Si accasciò contro il muro. Solstice lo sostenne.
<< Corrado, cosa succede?>>
Lo prese per una spalla e tentennando lo portò in camera sua accasciandolo sul letto.
<<Ho sbagliato tutto, Sol, tutto.>>
Si limitò a dire. Lei si distese sul letto e gli mise una mano sulla spalla. Poi disse,
<< Corrado, lasciami indovinare, ti sei innamorato di Katherine?>>
Lui le lanciò uno sguardo dolorante.
<< Si, Sol, mi sono innamorato perdutamente di lei.>>
Poi continuò.
<< Ma se lei vuole stare con Edward io non posso far soffrire nessuno dei due. >>
Solstice si accasciò accanto a lui.
<< Ricordi quando ti dissi che Katherine era " Una bella gatta da pelare" ? >>
Si scostò una ciocca di capelli dalle sulle spalle. << Inizialmente credevo fosse solo per il viaggio ma ora capisco cosa intendevo.>>
Poi toccò la spalla a Corrado.
<< Ma se la ami come dici dovresti combattere per averla, descrivere le tue intenzioni ed i tuoi sentimenti.>>
Corrado girò il viso verso Solstice.
<< Ma tu non sei la sorella di Edward? >>
Lei lo guardò. Poi allontanò lo sguardo.
<< Amo te ed Edward come se foste parte reale del mio cuore e della mia anima, ma voglio bene a Katherine e non voglio che soffra. Promettimi che se riuscirai nell'intento, la renderai felice.>> Corrado annuì.
<< La renderò felice, Sol, fosse l'ultima cosa che faccio.>>
Le prese le mani. Solstice ridacchiò.
<< Ecco il Corrado che conosco. Dove sei stato tutta la sera?>>
L'aria al di fuori della Congrega era fresca, non troppo fredda ed una pioggia leggera bagnava la città e ne smascherava lo smog. Edward prese la mano di Katherine e la condusse verso una carrozza trainata da due cavalli. Katherine rimase stupita dalla colorazione del manto, infatti sembravano essere di vetro soffiato e, dentro l'involucro, nel primo risplendeva una luce che si rifletteva nella notte londinese mentre nel secondo sembrano esservi incastrate delle stelle.
<< Ti presento Heosphoros e Phaeosphoros, i cavalli della Congrega di Londra.>>
Katherine si avvicinò alle due creature, la curiosità vigeva sovrana nella sua mente.
<< Sono meravigliosi. Sembrano creati da luce pura e notte stellata. >>
Edward si avvicinò a Phaeosphoros e gli accarezzò il muso e il cavallo morsicchiò la manica della giacca con affettuosità. Dopodiché sussurrò all'orecchio di questo e con un giro tornò da Katherine e la fece entrare nella carrozza, poi saltò a cassetta e tutto ciò che Katherine sentì furono le redini che schioccarono e vide il paesaggio cambiare man mano che la carrozza avanzava nelle strade londinesi. Katherine scorse gettando per un attimo il viso al di fuori della carrozza, Edward concentrato sulla guida della carrozza. Lo vedeva sicuro, tranquillo, come se guidare una carrozza fosse la cosa più semplice ed intuitiva del mondo. Quando si ritrasse e chiuse i finestrini della carrozza la giovane si mise ad osservare il panorama della città che, osservò, era caratterizzato da mille sfaccettature: la zona vicina al Tamigi era melmosa, nonostante la strada: vi erano poi dei viottoli che portavano nella zon a bassa ed oscura della città dove i mendicanti chiedevano l'elemosina. Appena ne imboccarono uno, Katherine si ritrasse nel sediolino, pietrificata. Ma la carrozza attraversò senza alcun problema il vicolo. Katherine rimase totalmente stupita, doveva sicuramente imparare ancora molto sul mondo della magia... Alla fine la carrozza, con una brusca frenata, si fermò davanti ad un palazzo con un portone in legno, "nulla di particolare" pensò Katherine osservando l'edificio dai finestrini della carrozza. Edward saltò giù da cassetta ed aprì la portiera facendo scendere Katherine. L'aria fredda colpì il viso della ragazza che rabbrividì istantivamente. Edward tolse la sua giacca con uno scatto e l'appoggiò sulle spalle della fanciulla coprendola.
<< Ti ringrazio Edward.>>
Disse Katherine,
<< Stasera credo che la migliore delle prospettive sia la morte per assiderazione.>>
Il giovane ridacchiò e le prese la mano e la mise sottobraccio. Il giovane avanzò e, indicando l'edificio, disse.
<<Questo è il Club, questo è un locale dove stregoni e umani comuni si uniscono e si... fondono, ti lascio trarre le tue conclusioni.>>
Katherine rabbrividì, e non per il freddo. Si girò e con un filo di voce disse ad Edward
<< Quindi è un... Bordello?>>
pronunciò l'ultima parola con sdegno. Edward le prese una mano con dolcezza.
<< Non vedrai nulla se non scenderai le scale...>> Katherine indugiò un passo verso il locale, quando Edward scosse una mano in direzione del palazzo, la cui immagine parve scomparire come un sipario da cui appariva un palazzo imponente con le facciate in marmo. Il ragazzo si girò per vedere il viso di Katherine e disse.
<< So già cosa stavi pensando: nulla di particolare, ma benvenuta al VERO club.>>
E la strinse più forte a se.
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