Capitolo IV : Rivelazione

Corrado andò nel panico più totale: Katherine era distesa fredda ed immobile sulla strada. Corrado le si avvicinò e si accovacciò accanto a lei. La scosse ma la ragazza non reagì. Il panico continuava la sua ascesa nel cuore di Corrado, l'idea che Katherine fosse svenuta o peggio ancora morta lo faceva stare male come se venti ippopotami gli stessero danzando il valzer sul cuore. Non riusciva a capacitarsi di tale sofferenza, aveva incontrato la ragazza solo poco tempo prima ma vederla per terra, distesa ed immobile lo faceva star male. Forse aveva capito il motivo: aveva perso. Katherine stava morendo e la colpa era della poca prudenza perché le distrazioni portano solo alla distruzione. Scostò una ciocca selvaggia dal viso della giovane e lo guardò, cosi dolce e delicato ma allo stesso tempo aveva dimostrato una forza arcana che nessuno stregone era mai riuscito a canalizzare in se stesso, la luce, la purezza e la speranza. Il viso di Corrado, addolorato e distrutto era chino sul viso della giovane, lo scrutava in attesa di un miracolo. Ad un tratto il viso della ragazza si rialzò improvvisamente e le labbra dei due si sfiorarono. Il viso di Corrado si riempì di un rosso che si camuffava sotto la pelle dorata.

Katherine si sentì girare la testa. Gli esseri, i senzanima, che attaccavano il gruppo, Solstice con la balestra che lottava ferocemente, Edward con la spada luminescente tra le mani, Corrado con l'arco messo a tracolla sulle spalle e fiamme rosse e le labbra sulle sue. Si rialzò di scatto e si mise a sedere, si trovava tra la neve, la testa che le doleva ancora. Vide Corrado seduto accanto a lei, ora lo vedeva meglio, i capelli biondi madidi di sudore attaccati alla nuca, il viso e il completo ricoperti di un misto di terra e polvere di senzanima. La mano di questi era protesa verso di lei per aiutarla ad alzarsi. << Signorina Brannagan sono veramente costernato, non era mia intenzione.>> Gli occhi bassi, quasi non volessero scrutare lo sguardo di Katherine. << Corrado, capisco da sola che è stato un incidente, insomma potreste mai baciare una ragazza come me di vostra spontanea volontà nella neve sporca di terra?>> I due ridacchiarono. E lui strinse la mano di lei rialzandola. Dall'altro lato sbucò Solstice seguita da suo fratello, gli occhi lucidi di qualcuno che ha trattenuto un pianto, Edward Drandouille, il fratello di Solstice, le teneva la mano e sul viso uno sguardo tranquillo. << Katherine, siamo lieti di potervi rivolgere di nuovo la parola. >> Fu Edward a parlare, la voce melodiosa e vellutata, le porse una mano coperta da un guanto in pelle e Katherine, inaspetatamente la accolse e la strinse con dolcezza. Solstice si lanciò ed abbracciò Katherine, le lacrime uscirono e bagnarono le spalle della giovane che accolse l'abbraccio. Solstice si staccò << Vi chiedo scusa Katherine è solo che per noi ogni stregone è un familiare, un affetto. >> Katherine fece un passo avanti e strinse Solstice a sé. << Vi ringrazio per l'interesse nei miei confronti, Solstice. >> Le due si staccarono e sorrisero. Katherine confidava nella ragazza, sentiva che sarebbero diventate molto amiche prima o poi. Corrado sorrise, un sorrisetto, nulla di più ma era già qualcosa, si senti rincuorata leggermente. << Voglio chiedervi una cosa, cosa ho fatto prima?>> Corrado, Solstice ed Edward si scambiarono uno sguardo complice, i tre rimasero rigidi. << Katherine, non abbiamo mai visto un Glamour del genere.>> Rispose Solstice che ormai si era ripresa ma il viso era ancora emaciato. << Bene, abbiamo altre domande da porre a mia madre. Ora direi di andare, le notti nei vicoli bui di Manchester non sono propriamente luminose e gioiose come a Londra. >> Corrado le si avvicinò, lo sguardo curioso. << Voi siete già stata a Londra Katherine? >> La ragazza si rigirò e lo guardò. << Certo che si, mio fratello Dominic, il senzanima del cimitero, lavora lì.>> rispose come se fosse una cosa ovvia. La marcia verso Didsbury East ricominciò e dopo vari vicolo veramente bui ed oscuri il gruppo arrivò. Luci, locali e piccole boutiques, erano nel quartiere di Didsbury East.

Solstice si rigirava al fianco di suo fratello. Quel quartiere aveva un nonsoché di poetico e similiare alla sua città natale Parigi. Le boutiques esponevano dei magnifici abiti bianchi, a strisce ed erano un esplosione di pizzi e merletti meravigliosi. Si rigirò e vide Katherine che faceva segno a lei ed al fratello di andare. << Solstice, potremo andare alle boutiques in un altro momento e magari saremo già a Londra.>> Corrado la richiamò con tono severo, stava camminando in simbiosi con Katherine. Solstice si affiancò con questi e sfiorandolo gli lanciò una scossa che fece indietreggiare Corrado. I quattro attraversarono il quartiere in velocità, a passo veloce, passando la stazione, la chiesa del Santo nome di Gesù. finche non arrivarono davanti a degli scalini, erano davanti casa di Katherine, la villa dei Brannagan.. Davanti a questa vi era una diligenza d'oro, quella che diverse ore prima avrebbe dovuto portare lei, la madre Jacqueline e suo fratello Dominic a Londra. La diligenza era maestosa, tutta decorata ed intarsiata con decori di angeli che sfidavano demoni. L'interno era coperto da una grande tenda di velluto rossa in contrasto perfetto con l'oro della struttura. Katherine si girò, lo sguardo investigatore. << Dentro ci saranno sicuramente delle informazioni su cosa è successo dopo che sono andata via.>> S'avvicinò alla porta e strinse la maniglia, sapeva che dentro la diligenza ci sarebbe stato qualcosa di terribile ma nulla l'avrebbe potuto preparare a ciò che avrebbe visto.

Le Porte della diligenza funsero da sipario all'orribile spettacolo all'interno di questa: il corpo della madre di Katherine, Jacqueline, con il collo tagliato, sangue secco che era sgorgato dal taglio. Katherine si sentì dei conati di vomito alla gola. Si distese sul pavimento della diligenza, la figura più importante della sua vita, la sua roccia, colei che è stata madre e padre, forza e coraggio, era distesa nella diligenza senza vita. Corrado, Edward e Solstice entrarono e si accasciarono accanto a lei. Katherine li allontanò, non voleva mostrare loro debolezza, avevano bisogno di risposte e le avrebbe trovate qualsiasi fosse stato il prezzo. Strinse la mano della madre e notò nella mano sinistra un foglio ripiegato in più parti. Si rialzò e prese il biglietto: per Katherine Brannagan, mia figlia. Nella lettera si parlava di un oggetto, di una chiave e poi vi era trascritta una filastrocca per bambini: " Tickety, Tickety tock, il pendolo fa tick tock." Katherine capì, doveva raggiungere il pendolo dentro casa. << Devo entrare.>> disse con voce ferma, << Le risposte le troveremo all'interno.>> Katherine si asciugò le lacrime, il cuore infanto in mille pezzi, aveva perso la madre ed il fratello, tutto in un solo giorno ma ora voleva delle risposte e le avrebbe trovate dentro casa. All'improvviso Solstice le si avvicinò, il viso desolato. << Mi dispiace molto per la perdita, Katherine. So cosa si prova a perdere un genitore, entrambi i genitori...>> Gli occhi di solstice dispersi nel vuoto. Katherine raccolse il gruppo, leggeva nei loro occhi desolazione e tristezza, evidentemente ognuno di loro aveva perso qualcuno ed adesso tutti i pensieri stavano risalendo dal cassetto dei ricordi oscuri e maledetti. << La spedizione non è finita: Dobbiamo entrare dentro, devo raggiungere il pendolo.>>

Corrado, Solstice ed Edward attuarono il rito funerario degli stregoni, anche se molto improvvisamente. Ricoprirono la diligenza con fiori molto colorati, anche il corpo della defunta madre di Katherine, e scrissero sulla facciata " Avtìo Jacqueline Brannagan." Poi si disposero ai quattro lati della diligenza. I tre stregoni erano rigidi, gli sguardi stoici che però lasciavano intravedere una vena di tristezza.<< Incendio.>> Fu l'unica cosa che si udì e la diligenza prese fuoco, Jacqueline al suo interno, che si avviava verso un posto migliore, lontana dagli errori e da un figlio ormai distante e diverso. Katherine rimase lì in piedi davanti alla carrozza guardando la madre andare in cenere.Corrado le si avvicinò e le prese la mano con delicatezza, << Katherine, è tutto talmente ingiusto. Dovevo salvarvi entrambe...>> Lo sguardo rigido, di chi si sente fallito e sconfitto. Katherine gli prese la mano. << Corrado non è colpa vostra e, comunque, ricordo la lettera e diceva " Salvate mia figlia" e ci siete riuscito egregiamente.>> Da entrambi scappò una risatina fredda, statica che morì sul nascere. Katherine asciugò le ultime lacrime e prese un grande respiro perché doveva ancora compiere una missione importante.<< Adesso dobbiamo andare, devo trovare un oggetto e si trova in casa.>> Katherine era rigida, la tensione e lo stress si stavano riversando in quel momento e la cosa non le dispiaceva, la rendevano sicura come gli stregoni al suo fianco nonostante ciò che le fosse successo.

Corrado seguiva Katherine, ammirava la forza con cui andava avanti, fredda e rigida, senza lasciar trapelare la tristezza e la desolazione che solo chi ha perso tutto poteva provare e lui la poteva capire benissimo. Il portone della casa era sigillato, Katherine scosse il batacchio con rabbia. << Maledizione! Ci mancava solo il portone chiuso!>> E la giovane si accasciò davanti alla porta bianca. Corrado capì immediatamente: un incantesimo oscuro, e bastò un tocco leggero per romperlo. Magia da quattro soldi, pensò Corrado. Katherine sorrise, imbarazzata, ed aprì il portone della villa. La giovane e gli stregoni fecero il loro ingresso. La prima impressione che Corrado ebbe della casa fu quello del passaggio di un uragano che aveva copulato con un tornado. Il viso di Katherine impallidì, si portò una mano alla bocca, lo stupore e l'orrore negli occhi. "ΘΑΝΑΤΟΣ" thanatos, morte. Sulle pareti vi erano schizzi di sangue che riportavano questa scrittura. I quattro si scambiarono uno sguardo interdetto. << Sono sicuro che sia una maledizione, insomma nessuno scriverebbe Thanatos su di un muro...>> Edward iniziò a gesticolare ampiamente indicando gli schizzi. << Edward temo che tu abbia ragione.>> Solstice abbassò lo sguardo, Corrado lo guardava, un luccichio attraversò i suoi occhi e poi si sporse. << Bene, secondo il Grimorio dovremmo...>> Katherine lo interruppe alzando una mano. << Scusate ma cos'è il Grimorio?>> Corrado si voltò e lanciò a Katherine uno sguardo sfuggente. << Il Grimorio è un testo per gli stregoni in addestramento e deve essere imparato a memoria. >> Poi tornò al suo discorso. << Stavo dicendo, abbiamo bisogno di una pozione per contrastare la maledizione. Quindi abbiamo bisogno un cuore di drago e squame di sirena.>> Solstice lo interruppe. << Scusami se t'interrompo Corrado ma cosi su due piedi dove troviamo un drago? >> Corrado si rabbuiò. << Era una semplice ipotesi. >> Katherine incrociò le braccia al petto. << Potrei provare ad usare quel pentagramma, o quello di cui si trattasse, e distruggere la maledizione.>> Solstice la guardò severa. << Non ci pensate nemmeno, non sappiamo il motivo per cui il pentacolo abbia avuto quella reazione. Non possiamo rischiare ancora.>> Poi sospirò. << Le maledizioni sono abbastanza instabili da essere raggirabili. L'importante è arrivare al pendolo.>> Katherine annuì. Si girò e si diresse verso un lunghissimo corridoio simile ad un vortice di oscurità.

Katherine si mosse a ridosso del corridoio buio ed oscuro, le cupolette delle luci a gas totalmente distrutte in terra in mille frammenti. Attraversando il corridoio la ragazza si sentì a disagio, a causa del buio dovette sforzare la vista. Il corridoio, lo stesso che aveva percorso in mattinata pieno di luce ora immerso d'oscurità la turbava, la inquietava. Si voltò per controllare che tutti la seguissero e poi continuò la camminata. Il corridoio finì e si ritrovarono nelle cucine, anch'esse macchiate di sangue, Corrado fece una battuta inopportuna e tutti lo fulminarono con lo sguardo. Uscendo dalle cucine si ritrovarono ad attraversare un secondo corridoio notevolmente più corto che li portò davanti alle scale. << Il pendolo è sul pianerottolo ma ora devo capire, cosa dovrei farci io con un pendolo?>> Katherine sembrava leggermente abbattuta ma non perdeva la sua aria fiera e coraggiosa. Si apprestò a salire le scale quando sentì un urlo provenire da qualche scalino più in basso: qualcosa era successo a Solstice.

<< Lasciatemi!>> Solstice urlò. L'essere l'aveva afferrata mentre stava salendo il primo gradino della scala. << State calma signorina, io voglio solo mia sorella.>> e la trascinò di più a sé. Solstice si voltò e l'unica cosa che riuscì a scorgere erano due occhi violastri che si confondevano nell'oscurità. << Tua sorella ora non la vedrete mai più.>> Spinse le braccia al petto del senzanima e facendosi leva su queste fece una capovolta che colpì l'essere scaraventandolo sul pavimento. Solstice si assestò immediatamente e dalle mani si levarono delle fiamme immense che inondarono la sala di luce. Vedeva Katherine, la guardava con occhi spaventati, aveva promesso alla Congrega che l'avrebbe protetta ad ogni costo. << Katherine, correte! Io me la caverò e gli caverò un occhio!>> Katherine si rigirò alla volta del pendolo mentre l'essere tornò all'attacco nonostante il calcio inflitto da Solstice che alzò le braccia e si preparò a combattere. << Fatevi sotto monsieur!>>

Katherine percorse le scale di corsa, appena fu sul pianerottolo girò per raggiungere la zona delle stanze per ritrovare il vecchio pendolo della famiglia Brannagan passato di generazione in generazione. Si fermò solo un attimo sporgendosi dal corrimano osservando il pianterreno. Vedeva gli stregoni che si stavano destreggiando combattendo contro Dominic che ad ogni attacco rispondeva più forte. Vide Corrado, viso sporco di sangue e i capelli attaccati alle tempie dal sudore, la guardò e dalla sua bocca ne usci una voce affannata. << Katherine! Va verso il pendolo, noi ce la caveremo!>> Lei si girò, e si diresse correndo verso le camere da letto dove avrebbe trovato il pendolo. I piedi di Katherine si mossero veloci nonostante le gonne che indossava ed i tacchi degli stivaletti. Alla fine arrivò nell'ala est della casa dove vi erano collocate le abitazioni, ed eccolo in fondo al corridoio il pendolo. Sul viso di Katherine comparve un sorriso di sollievo. "Un ultimo sforzo" pensò e si fiondò in fondo alla stanza. Le faceva male tutto, i piedi, la schiena che sentiva quasi spezzarsi in due, la testa ma non si arrese, doveva farlo per sua madre, glielo doveva. Alla fine il pendolo fu davanti a lei, d'oro e massiccio come lo aveva sempre visto ma il quadrante apparve diverso, le sembrava una superficie vetrata, come uno specchio. Come poche ore prima con i senzanima, Katherine sentì un istinto che la spinse ad introdurre all'interno del pendolo una mano e su di questa apparve un pentacolo particolare, che diffondeva un glamour che brillava e che uscì dalla bocca di Katherine senza che questa potesse pensarci << Anoígo to mégethos. >> Il pentacolo s'illuminò e Katherine introdusse la mano nel quadrante del pendolo che risplendette di una luce intensa, chiuse gli occhi, voleva essere forte e nonostante l'intensità dell'incantesimo non avrebbe ceduto, non sarebbe svenuta. Alla fine la mano uscì dal pendolo e Katherine vide stretta in questa una chiave d'oro che brillava di una luce primordiale.

Corrado, Solstice ed Edward si trovavano sul pavimento distesi e senza forze, il senzanima sorrideva sorvrastandoli. << Voi, esseri insulsi, credevate davvero che mi avreste sconfitto? Ma una cosa non avete calcolato che io ho del sangue di stregone dentro le vene e che quindi i vostri attacchi sono quasi immuni al mio cospetto.>> Rise. I denti bianchi fecero risaltare la pelle bianca ed emaciata come la neve. Corrado si apprestò ad alzarsi, fece passi molto lenti, quasi impercettibili ma lo fece, si alzò mentre il mostro squadrava Solstice abbattuta a terra. << Potrei risparmiarti, sembri una donnina di facili costumi. Potresti diventare una mia ancella.>> Sorrideva, Solstice ai suoi piedi iniziò a piangere, lacrime di dolore e disonore per la famiglia Drandouille. Corrado alla fine non sorresse più la rabbia e bastò un glamour che lanciò il mezzodemone sulla parete opposta della stanza facendolo crollare al suolo. I due giovani ancora accasciati strabuzzarono gli occhi e, a fatica, si rialzarono. Corrado guardò Solstice << Solstice, la pietra!>> Lei lo squadrò. << E a cosa ci servirà?>> Corrado sbuffò. << Il senzanima non rimarrà a terra per sempre, dobbiamo battere in ritirata per ora. Adesso è troppo forte.>> Solstice annuì ed estrasse dalla tasca del vestito una pietra rossa come il sangue e la strinse forte tra le mani. I tre ragazzi salirono le scale e corsero alla ricerca di un pendolo e di Katherine. I due corridoi erano perfettamente uguali ma dal corridoio est una voce si libbrò << Corrado, Edward, Solstice, di qua!>> Era la voce di Katherine. Corrado si sentì sollevato di sentire ancora una volta la fanciulla ed i tre s'incamminarono verso la ragazza. Alla fine percorsero il corridoio e si affiancarono a questa, che sembrava anch'ella sollevata di vederli. << Allora, cosa c'era nel pendolo?>> Disse Solstice mantenendosi un braccio tagliato. Katherine mostrò loro la chiave dorata e loro rimasero a bocca aperta. << Stavamo morendo per una chiave?! >> Esclamò Solstice indicando la chiave in mano di Katherine. Katherine stava per aprire bocca quando una figura si avvicinò inesorabilmente ai quattro. << Sorellina, eccoti qui. Sei fuggita via dal tuo fratellone?>> Questi si avvicinò ma una forza lo spinse via, Katherine capì, era la chiave, questo era il motivo della spedizione. << Solstice, la pietra. Ora! >> Solstice annuì, il viso sconvolto ed ansioso. Corrado strinse la mano di Katherine ed i tre stregoni pronunciarono il glamour del teletrasporto e tutto parve dissolversi come in un incubo. Alla fine i quattro si ritrovarono sul pentacolo di Mercurio, ce l'avevano fatta erano tornati alla Congrega. Katherine parve spaesata. << Dove siamo?>> Corrado sorrise. << Benvenuta Katherine nella congrega di Londra!>>


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