Amalfi 1887


<< Corrado, più forza nelle braccia! >> La voce di Marco Tarantino era talmente forte che risuonò nell'intera palestra. L'allenamento con i bastoni stava andando avanti dall'intero pomeriggio e ormai Corrado era completamente esausto. Suo padre era un grande estimatore della cultura greco-romana e credeva fermamente nel "Mens sana in corpore sano". Corrado sarebbe rimasto molto più volentieri nella sua stanza a leggere egloga di Virgilio più che allenarsi con i bastoni per l'intero pomeriggio. Il che è tutto dire poiché Corrado odiava con tutto il cuore le egloghe di Virgilio... Suo padre era l'esempio di fanatismo: aveva letto e sottoposto ad analisi filologica l'intera Odissea e i primi centoventisei versi dell'Eneide, ritenuta successivamente inutile per una formazione letteraria, cosa che venne trasmessa poi anche al figlio. Ma a Corrado, in realtà, l'Eneide piaceva. Gli piaceva scoprire come era nata la cultura romana nell'immaginario collettivo del popolo romano. La stanchezza diede a Corrado una sorta di frenesia: il padre aveva espressamente detto che l'allenamento non sarebbe terminato fin quando Corrado non fosse riuscito a metterlo al tappeto. Con un colpo di bastone alle caviglie, riuscì nell'intento e il padre cadde a terra, atterrando sulla schiena. << Molto bene!>> Il padre gli sorrise, gli occhi verdi allegri e vispi, in fondo suo padre non era completamente fanatico... Amava lui e sua madre come la sua stessa vita. << Andiamo mio storge, ho cosi tanta fame che mangerei il tavolo con le sedie annesse.>> Il mio piccolo storge, il suo piccolo amore familiare... Corrado si affrettò a posare i bastoni e poi si affiancò a suo padre che lo prese in disparte.>> Lo girò e si misero l'uno di fronte all'altro. << Corrado sai che se faccio quello che faccio è per il tuo avvenire, giusto?>> Il giovane annuì e il padre lo abbracciò stretto a sé come se Corrado potesse disintegrarsi e volare via nel vento e quell'abbraccio potesse mantenerlo integro...

La congrega di Amalfi era un edificio magnifico, si affacciava a picco sul mare, tutto i pietra e roccia. Si raccontava che la congrega di Amalfi fosse il rifugio dei primi stregoni della penisola italiana, e Corrado ci credeva, davvero. Le prove le aveva avute: i documenti ritrovati nella congrega erano sicuramente originali, grazie a suo padre aveva ricevuto un'istruzione di stampo classico, con grande enfasi sulla filologia e sulla storiografia. Forse era proprio per questo che Corrado, odiava qualsiasi cosa riguardasse la storia... Suo padre avanzò verso la sala, mentre Corrado rimase affacciato alla finestra. La sua amata Amalfi, adorava bagnarsi nelle acque pulite e cristalline, poi mangiare le leccornie di sua madre mentre aspettava che il sole asciugasse l'acqua, tramutata in sale. Ora era ormai sera e tutta zona della costiera era illuminata dalle poche case con illuminazioni a gas e dalle barche dei pescatori che passavano le notti tentando di raccimolare un po' di soldi per portare del pane sulla tavola della loro famiglia... <<Ninnì, vieni, è pronta la cena. Per te ci sarà una sorpresa speciale.>> Era stata sua madre, Maria Tarantino, a parlare. Corrado la amava quanto amava suo padre, erano la sua vita, il suo tutto... Si affrettò a raggiungere la sala da pranzo della congrega di Amalfi era decorata interamente in vietri, mille colori dipinti su marmo. Quella, insieme alla biblioteca erano le sale preferite di Corrado. La madre di Corrado, da brava donna partenopea, presentò a tavola un vassoio carico di spaghetti al pomodoro fresco, il piatto preferito di Corrado. << Tuo padre mi aveva detto che sarebbe stata una giornata durissima, così ho pensato di alleggerire almeno la cena.>>La mamma di Corrado parlò con una voce dolce e armoniosa. << Hai sconfitto tuo padre, Corrado?>> Sua madre si sedette accanto a suo marito, gli occhi carichi d'orgoglio. << Si, mamma, e ho mantenuto la fiamma accesa per l'intero pomeriggio!>> Corrado era davvero fiero di se stesso, era riuscito a padroneggiare le fiamme magiche senza difficoltà, un gioco da ragazzi. Se non altro era sicuro delle sue capacità. << Il giovanotto sta davvero imparando bene. Sono fiero di te, Corrado.>> La voce del padre di Corrado era sempre misurata e calcolata, non era mai scomposto, mai leggermente sconvolto o impreparato. In questo momento aveva lo stesso tono che avrebbe usato per un discorso durante un cerimoniale. La signora Tarantino sorrideva guardando i suoi uomini fieri e coraggiosi che sorridevano e si scambiavano sguardi pieni di un sentimento che rappresentava la speranza nel mondo: l'amore. La serata proseguì cadendo in discorsi su ciò che Corrado aveva capito sulle varie descrizioni di amore per la civiltà greca: agape, amore per gli dei; la philia, l'amicizia immortale; lo storge, l'amore familiare e l'eros, l'amore passionale, il più terribile di tutti, ti contorceva e ti rendeva più forte; esempio lampante del contrasto. In quel momento gli tornò in mente una poesia che suo padre gli lesse un po' di tempo prima: "l'amor che non è amico nemmeno di se stesso..." Alla fine sua madre lo condusse verso il letto, nella sua stanza, scolpita nella grotta adiacente alla congrega. Un esempio di architettura meravigliosamente pensata. D'altronde era stato suo padre a progettarla, in pieno stile neoclassico... La madre gli diede un bacio sulla fronte, e gli aveva acceso la candela per la notte e lo aveva stretto forte a sé. << Mi canti una ninna nanna, madre? Come quando ero bambino...>>lei gli sorrise, e lo mise in grembo, sempre più stretto. << Nonna, nonna, e fa la nonna e fa la nunnarella cà o lupo s'ha mangiat' 'a pecurella.>> Il lupo ha mangiato la pecorella, da piccolo era particolarmente inquietante sentire quella frase, ma poi aveva capito che la pecorella era sopravissuta e si era tranquillizzato. La mamma continuò la canzone. <<E pecurella mia comme farraje quanno 'mmocca a lu lupo te truvarraje?>> Le palpebre di Corrado si fecero pesanti che non arrivò a fine canzone che già era crollato in un sonno profondo... Il sonno di Corrado fu breve, nel pieno della notte qualcuno lo percosse per farlo svegliare. Corrado dolcemente aprì gli occhi. D'avanti al suo letto, sua madre. Non aveva il suo solito sguardo allegro di tutti i giorni ma bensì terrorizzato e distrutto dalla stanchezza. Dietro di lei arrivò il padre, uno spadone da combattimento aizzato contro due senzanima combattivi e veloci, veloci come Corrado non ne aveva mai visti. << Corrado, bambino mio, non uscire dalle coperte, noi ti proteggeremo...>> e diede un bacio sulla fronte a suo figlio, fuggiasco e dolce come una carezza. Poi si mise al fianco di suo marito, pronta a lottare come una guerriera. Purtroppo la forza dei senzanima sovrastò quella degli stregoni che caddero in terra stremati. Ciò che accadde dopo, sarebbe rimasta nella mente di Corrado per l'eternità. I suoi genitori trafitti dalla mano dei senzanima, caduti in terra in una pozza di sangue che macchiò la pietra fredda della stanza del piccolo Corrado. Il padre prima di morire, però guardò il piccolo come per farsi perdonare della freddezza del suo comportamento e Corrado sussurrò " S'agapò, padre" e si nascose ancora sotto le coperte fin quando i senzanima non si dileguarono dalla stanza, poi tutto si dissolse, ancora...

Corrado si risvegliò in preda al panico nel suo letto a Londra. La luce pallida della luna illuminava con un raggio fugace il letto del ragazzo che rivolse uno sguardo verso l'alto, era il plenilunio, di nuovo. Una nuova notte senza sonno, una notte che avrebbe passato per sempre a ricordare la sua codardia e l'amore infinito per la sua famiglia. Si alzò dal suo letto in mogano e indossò la vestaglia, e come ogni notte di plenilunio, avrebbe preso una candela e un libro e sarebbe rimasto in biblioteca fino al primo mattino quando il sole avrebbe cancellato di nuovo il ricordo, e lui sarebbe andato avanti, come aveva sempre fatto...

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