7. I BALLI

Nelle calde notti d'estate si organizzavano balli. Io e Tania ne eravamo interdette, troppo piccole per prenderne parte. Dovevamo così sbirciare, nascoste dietro le sbarre dei corrimani. Sognavamo il giorno in cui avremmo potuto unirci a quel pubblico.

Un anno, avevamo circa quindici anni, decidemmo d'infiltrarci. L'idea era stata di Tania, convinta che, in mezzo a tutti quegli invitati, nessuno ci avrebbe notate.

-Basterà mettersi una maschera, l'abito giusto e passeremo inosservate, credimi-

Sapevo che avrei dovuto protestare, ma non ne ebbi la forza. E poi c'era una parte di me che voleva partecipare a quel ballo.

Ci preparammo di nascosto, nella mia stanza. Un turbinio di stoffe e profumi. Non mi ero mai sentita così nervosa.

Scendemmo le scale mano nella mano, il passo rapido. Tania aveva il palmo sudato e tremava. Ci separammo solo quando fummo nella sala. Il tempo di un respiro e mia sorella scomparve.

-Tania?- chiamai, ma la parola si perse nella confusione. Mia sorella era persa chissà dove. Decisi che avrei dovuto affrontare il ballo da sola. Ero abbastanza grande per farlo, dopotutto.

Presto mi resi conto, con un pizzico di dispiacere, che non era come me l'aspettavo. La stanza era troppo affollata. Le persone mi venivano addosso. L'aria era soffocante.

Uscii in giardino. Enormi fiori si aprivano. Fiori che di giorno restavano chiusi e che davano il meglio solo al calar delle tenebre. Mi sorpresi a pensare che quel giardino fosse ancora più indecente di notte, con i suoi colori accesi che riflettevano la luce della luna. Un profumo in particolare mi attirò. Veniva da un fiore bianco che se ne stava un po' in disparte rispetto agli altri. Quasi fosse timido. Mi avvicinai e mi lasciai cadere in ginocchio, il battito che accelerava. C'era qualcosa di affascinante in quella creatura all'apparenza fragile.

-Scelta buffa-

Sussultai e mi alzai. Kyle se ne stava in mezzo al giardino. Mi sentii in imbarazzo, come se mi avesse scoperta nuda. Non lo avevo sentito arrivare. Fui più consapevole che mai dell'abito esagerato che indossavo. Mi stava troppo grande, mi cadeva sulle spalle, mi rendeva più ridicola di quanto già non fossi.

-Quella è una tuberosa, dicono che il suo profumo faccia sorgere desideri proibiti-

-Desideri proibiti?- sollevai le sopracciglia per fingere che non importasse. Avevo il cuore che mi rimbombava in tutto il corpo. C'era in Kyle qualcosa che mi turbava.

-Sconsigliano alle vergini di annusarlo, peggio ancora, di tenerlo vicino al letto- mi venne incontro, il passo deciso. –Dicono che provochi sogni di cui non si può parlare alla luce del sole-

In un altro momento avrei potuto riderne. Non in quello. C'era qualcosa nell'atmosfera della notte che m'impediva di parlare. Una sorta di sacralità pagana.

-Sensazioni che non sono consone a una fanciulle- avanzò ancora.

Arretrai, il cuore che mi rimbalzava contro le costole. C'era qualcosa che non riuscivo a comprendere. Dettagli che non riuscivo a decifrare.

-La tuberosa è il fiore del desiderio- Kyle si fermò a un passo da me. Tanto vicino che potevo sentire il suo profumo, il suo respiro, il battito del suo cuore. O era il mio? –Dicono che alcuni impazziscano- si piegò e riempì tutto il mio campo visivo. Ci fu solo lui, con quegli occhi di ghiaccio e quelle pupille nere come l'inchiostro. Lo stomaco mi si chiuse. Aveva intenzione di baciarmi? E poi scivolò di lato, lo sguardo sempre su di me. Quando si tirò indietro aveva un fiore bianco tra le dita. Una tuberosa. Fui inondata dalla sua essenza e mi mancò il respiro. –Ma sono solo leggende, no? Non mi sorprende che si possa dire una cosa simile su un fiore così bello- se lo passò da una mano all'altra. La luce della luna gli rendeva più affilati i lineamenti. Mi sembrava di essere a secoli di distanza dalla festa che si svolgeva a pochi metri da noi. Forse ero finita dietro un velo invisibile, uno di quelli delle fate. E poi Kyle sollevò il fiore e me lo mise tra i capelli.

-Che fai?- sussurrai, le gambe che mi tremavano, la sensazione che stesse succedendo troppo e troppo in fretta. Se davanti a me ci fosse stata un'altra persona, un altro uomo, avrei potuto credere che fosse un tentativo di seduzione. Ma Kyle non era così. Lui era diverso. Era proprio questo che mi confondeva.

-Sta bene tra i tuoi capelli, bianco contro il nero- sentii le sue dita farsi strada tra le ciocche. Lente e inesorabili.

-Ma non hai detto che è pericoloso?-

-Se credi a queste cose- non dava segno di volersi allontanare.

Mi sentivo strana. Le ginocchia che minacciavano di non reggermi, la testa che mi girava, il respiro che mi s'incagliava in gola.

-Tu ci credi?-

-Dovremmo rientrare- gli posai le mani sul petto e sentii la stoffa frusciare sotto i miei polpastrelli.

-Di già? Pensavo che ti piacesse stare qua fuori- sentii le sue dita sfiorarmi l'orecchio, calde e solide. Mani dalle quale avrei voluto farmi sfiorare.

-Non ora- dovevo spingerlo via.

-Restiamo ancora un attimo-

-No, credo che... - mi spostai di lato e tirai Kyle con me. –Cos... -

-La manica, è rimasta incastrata-

Mi sforzai di liberarmi, il battito che accelerava sempre di più.

-Piano, fai piano-

Ma non lo sentivo, dovevo liberarmi di quella catena, dovevo liberarmi di quella vicinanza. Mi divincolai.

-Ferma, stai fer... -

Una delle scarpette perse aderenza. Caddi all'indietro. Kyle allargò le braccia, come per prendermi, ma lo trascinai con me.

Atterrai tra i fiori, un lampo di dolore alla schiena. Kyle fu su di me. Ne sentii il peso, la solidità del suo corpo da spettro. E le sue labbra mi solleticarono la guancia. Sobbalzai a quel contatto. Era come se fossero scintille che bruciavano.

-Non volevo- la voce di Kyle era rotta. Vetro crepato.

-Non è colpa tua- no, era colpa mia. E la cosa peggiore era che quel corpo premuto su di me non mi dispiaceva. Al contrario. Mi provocava un brivido caldo lungo la schiena.

-Devo liberare la tua manica, si deve essere agganciata ai bottoni della camicia-

-Kyle... - l'erba mi accarezzava la pelle. Ne sentivo il profumo mischiato a quello della tuberosa.

-Credo di poterti liberare- le dita scivolarono giù, sembravano impacciate. Così diverse da com'erano di solito. Avevo l'impressione che toccassero la mia pelle, che la facessero bruciare.

-Ma... -

-Faccio io- infilò le mani. Le sua dita s'incastrarono con le mie. Un errore, ma fu naturale. Come il respiro.

Tremai. E Kyle con me. Perché? Cosa stava succedendo? Il tempo aveva perso significato.

Kyle si ritrasse di colpo. Lo strappo mi fece sussultare. Fissai un lembo della manica che volteggiava a mezz'aria. Era rimasto appeso ai suoi bottoni. Sembrava un arto amputato che pendeva nel vuoto. L'immagine mi trasmise un brivido.

Kyle si rimise in piedi, il passo insicuro, quasi traballante. Provai un senso di vuoto. Era strano non sentire il suo peso su di me. Il freddo mi morse la pelle.

Kyle si guardò in giro, il corpo teso. –Credo... credo che sia meglio rientrare- mi diede le spalle. Si ergeva contro la casa, le finestra illuminate intorno a lui, come una buffa corona. Un re senza regno.

Avrei dovuto fermarlo. Avrei dovuto capire che c'era qualcosa di più nel nostro rapporto, che non era normale quello che era successo, che Kyle per me significava molto, anche se i pensieri che lo riguardavano erano vischiosi e appiccicosi come miele. Me ne rimasi invece in silenzio.

Kyle entrò e mi lasciò da sola in quel giardino d'improvviso troppo grande, con quei fiori troppo brillanti.

Quell'episodio non cambiò nulla nell'immediato. Kyle continuò a essere scostante, a evitarmi, a rinchiudersi in soffitta. Dopo qualche tempo cominciai a chiedermi se non fosse stato un sogno. Forse aveva ragione Tania. Leggevo troppo. Vivevo di fantasia. M'illudevo di cose che non potevano succedere.

Fu a quel ballo, ma lo seppi molto tempo dopo, che cominciò la storia di Tania con lo straniero.

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