Supereroe
Note: Anche questa canzone l'ho modificata, spero vi piaccia! Buona lettura!
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Sirius guardò il cielo attraverso la vetrina del bar, i fiocchi di neve si rincorrevano giocando felici.
Sospirò.
Era passata una settimana da quella sera e lui ne era ancora distrutto. Tornò con gli occhi sullo spartito e sistemò alcune note, arrangiò delle parole e rilesse. Il suo telefono vibrò, ma non gli diede peso, quando componeva non dava retta al mondo esterno, niente poteva distrarlo. La musica era l'unica cosa che riusciva a risollevarlo. Era una settimana che Remus lo ignorava e lui stava soffrendo davvero troppo.
Sospirò.
Aveva appena finito la composizione, ora doveva solo provarla. Si alzò ed ignorò il telefono che stava vibrando di nuovo.
Raggiunse il palchetto e la tastiera che era stata lasciata in un angolo. Sistemò lo strumento e l'attaccò alla presa della corrente. Suonò qualche accordo per riscaldare le dita. Sistemò il testo e lo spartito davanti a sé. Drake e Jacob avevano iniziato a parlare a voce alta, Tom puliva i bicchieri mentre guardava Sirius sistemarsi, la porta scampellinò ma il ragazzo era troppo occupato per vedere chi fosse entrato, forse era Susie che veniva a recuperare il marito. Scrollò le spalle e iniziò. Suonò un accordo e lo ripeté, non fece caso al silenzio che scese di botto.
Dopo averlo ripetuto per un po' cambiò più volte e la musica prese possesso delle sue braccia.
La serie d'accordi si ripeté per fermarsi un attimo con uno in particolare.
"Tutti noi abbiamo un filo che ci lega a qualcuno...
Ma la vita è imprevedibile e non sempre va bene.
Spesso i fili si intrecciano l'uno con l'altro, fino a che perdi la persona che ti appartiene."
La sua testa tornò a pensare a Remus.
I loro fili si incrociavano sicuramente, ma, forse, non li legavano tra di loro e il loro intrecciarsi li aveva allontanati... ?
"Perdi la rotta ma non la destinazione.
Ma a volte basterebbe cambiare il punto di vista...
È come guardare un gruppo di stelle viste dall'altra parte del mondo...
Resta la stessa costellazione."
Le dita si mossero sui tasti e la musica riempì le sue parole. Aveva perso davvero la rotta, non sapeva cosa avrebbe dovuto fare da quel momento in poi, come poteva raggiungere la sua meta se il percorso gli era svanito sotto gli occhi?
"Tu stai scappando da qualcosa che non vuoi? Da una cosa che hai paura di perdere?"
Alzò un attimo il timbro della voce e il ritmo s'intensificò. Perché lo stava ignorando così? Perché era scappato? Perché... perché... perché aveva detto "Ora non posso."? Sirius non ci capiva niente. Non capiva.
"C'è un errore che non mi posso permettere...
Ho perso tempo a cercare la verità.
Ma alla fine mi sono accorto che la risposta era dentro me...
Molte persone se ne vanno lasciandoti niente.
Ma solo poche ti rimangono dentro per sempre."
Quanto avrebbe voluto che quelle parole le avesse potute udire Remus, forse avrebbe capito la difficoltà che anche lui aveva avuto nel capire ciò che provava, nell'accettarlo e poi viverlo a pieno.
Suonò l'accordo con decisione e sentì la tastiera vibrare sotto le dita e poi il brivido passò sulle braccia ed arrivò al petto e lì lo riempì d'emozioni, una diversa dall'altra, ma tutte bellissime.
"Non so se mi hai capito."
La voce uscì sicura, ma sapeva che se l'avesse dovuta ridire sarebbe uscita tremante.
"Ma da oggi sarai il protagonista del mio sogno preferito."
Ed il sorriso riempì il suo volto, per quanto fosse stato doloroso avrebbe vissuto senza rivederlo se lui non voleva, ma sarebbe stato felice, con i ricordi del ragazzo che amava. Gli sarebbero bastati quelli.
"Ho cercato il tuo sorriso in quello delle altre persone.
Ma qua nessuno mi sorride come lo facevi tu..."
Si ricordò i suoi sorrisi: quelli gentili, quelli allegri, quelli tristi, quelli divertiti e quelli sinceri. Quanto tempo e quanti sorrisi erano passati da quel lontano giorno in cui si erano conosciuti.
Ricontrollò lo spartito e andò avanti.
"Per ricordarti non mi serve una canzone."
Ed era vero, non gli serviva alcuna canzone, perché per Sirius, Remus era tutto ciò che una canzone potesse desiderare, per Sirius, Remus era la sua canzone.
Qualche asse del palco cigolò, forse era il suo sgabello che si muoveva.
"Sono un supereroe, combatterò per noi ma lo farò quaggiù.
...Oh ...oh"
Prese un bel respiro.
"Il mio mondo conta su di te. ...Oh ...oh
Forse non sono abbastanza per te?"
Il cuore si strinse in una morsa dolorosa, ma forse era vero. Forse non era abbastanza.
La musica prese possesso delle sue dita.
"Siamo lontani ma ho il potere di mettere i tuoi problemi su carta trasformandoli in origami.
E per quanto può sembrare, in fondo non siamo uguali.
Sto imparando a volare dopo che mi hai spezzato le ali."
Ingoiò a vuoto e si tolse di dosso il dolore, faceva male, forse quella sarebbe rimasta l'unica sensazione che avrebbe provato da quel momento.
"Non capisci ciò che hai fino a quando non lo perdi..."
Tornò con prepotenza il nodo allo stomaco e Sirius cercò di concentrarsi sullo spartito, non doveva emozionarsi, doveva solo provare la canzone. Eppure i ricordi tornarono lo stesso a galla.
"Non capisci di sognare fino a quando poi non cadi."
Gli accordi suonarono quasi prepotenti nel silenzio statico del bar, non capiva cosa avesse potuto causare quel silenzio. Forse li stava facendo preoccupare, dopotutto Drake, Jacob e Tom si erano affezionati a lui, lo trattavano come se fosse stato un nipote.
"Sono sul tetto del mondo!
Sembrate così piccoli visti da qua, in alto sopra la città..."
Rabbrividì un attimo, gli sembrava che un soffio di vento gli stesse sfiorando delicato la guancia, come se fosse stato davvero su quel palazzo. Costruì un sorriso sulle labbra, doveva tranquillizzare quei tre.
"Avrei potuto fare di meglio...
Ma sono sempre stato più grande rispetto alla mia età...
Hai una forza incredibile nell'andare avanti. Riesci ad essere invisibile agli occhi degli altri."
Il sorriso gli tremò sulle labbra, non andava affatto bene!
Ormai aveva perso il controllo del suo corpo. Le braccia, le mani e le dita si muovevano automaticamente, ma il resto del suo corpo sembrava lì lì per tremare e i suoi occhi per piangere.
"Un cuore di ghiaccio ed una fiamma nel petto.
Ho quattro superpoteri ma non riesco ad essere me stesso."
Lasciò andare l'accordo della mano sinistra e posò l'indice destro su un tasto bianco, ma prima che potesse suonarlo quella voce lo fermò.
"Sirius."
Fu un sussuro labile, ma per le orecchie di Sirius parve un urlo.
Rimase bloccato per un attimo.
Attimo in cui il suo cervello si sbloccò dalla stasi, nella quale era caduto.
Voltò il capo di scatto, gli occhi sgranati brillarono un attimo di gioia.
Se Remus era lì, forse voleva dire che gli avrebbe chiarito cosa era successo quella sera? Gli avrebbe chiarito perché era scappato e perché non si era fatto sentire?
Come a confermare la sua supposizzione Remus parlò di nuovo.
"Possiamo parlare?"
Si alzò di scatto dallo sgabello e raccolse gli spartiti.
"Ok vieni." Tornò al suo tavolo. Rimise gli spartiti nella cartellina lasciata sul divanetto nero, recuperò lapis, penna e gomma e mise tutto a posto. Si sedette e aspettò che Remus si mettesse sul divanetto davanti a lui.
Appena il ragazzo si sedette tutto sembrò cessare. Il mormorio dei clienti, il tintinnare dei bicchieri, lo scricchiolare delle assi di legno. Tutto sembrò prendere un un respiro, fermarsi, quasi volessero ascoltare le parole del silenzio.
Poi riprese tutto e Sirius sorrise, di rimando lo fece anche Remus. Dovevano chiarire ancora molte cose, ma sembrava che tutto stesse incominciando lì, al tavolo di quel bar che si nascondeva tra gli altri negozi.
Angolottolo mio:
Che dire, il capitolo è finito, però non so se chiudere così la storia, insomma l'ho iniziata giusto perché avevo avuto un'idea, ma ora non so... due capitoli non mi convincono, voi che ne dite?
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