Capitolo 16

1555, Stackpole.

Le tempie di Louis Holland pulsano, battono veloci contro i suoi polpastrelli, e più passa il tempo, più l'emicrania peggiora: raggiunge perfino la nuca, la fronte, le palpebre, che, pesanti, si abbassano un po'.

Dal corridoio arrivano i gemiti di Alene, quelli attuti dall'aprirsi e chiudersi della porta.

Lui detesta quel suono; ma è lo scalpiccio delle serve, che fanno avanti e indietro lungo tutto il piano signorile, a infastidirlo più di ogni altra cosa. Non riesce a sopportarlo, non lo ha mai sopportato in nessuna occasione. E in questo momento continua a chiedersi: Perché non la smettono? Cosa diavolo ha mia moglie? Ovviamente non ottiene risposta, non può, perché continua a pensarlo senza dirlo ad alta voce. Si alza dalla panca a dossale, muove qualche passo nel salotto e osserva il crepitio delle fiamme nel camino. Infine, con le labbra contratte in una smorfia di fastidio, esce. Si ammutolisce, sbianca, sente la gola arsa e la testa improvvisamente vuota.

Il Conte Amauri de Rivière è proprio lì, accanto a lui. L'espressione preoccupata e la fronte appena sudata. Dice: «Vostra moglie sta male, Sir Holland.» Parole precise, forse un po' troppo vaghe, che fanno battere le palpebre all'interpellato.

«Questo lo so» biascica. Si massaggia la tempia sinistra, poi la sommità del naso, dopo aver fatto strusciare i polpastrelli lungo il sopracciglio. Sospira, mormora: «Ditemi qualcosa che non so, per favore...» Vuole capire, vuole dare un senso allo svenimento di Alene e al fracasso che gli rimbomba nelle orecchie. «Sapete cos'ha?»

«Suda freddo, è pallida...» inizia a dire Amauri. «Sembra quasi denutrita, è così scarna!» Nota il cipiglio irritato di Louis, così si schiarisce la voce e, suo malgrado, ammette di essere totalmente fuori strada. «Non so cos'abbia.» Sospira e scuote la testa, con le braccia allargate e i palmi rivolti verso l'alto.

«Non lo sapete?» Louis strabuzza gli occhi e spalanca la bocca in un'espressione attonita. «Voi siete il medico più qualificato che conosca, Sir... È impossibile che non sappiate cos'abbia mia moglie.» Non riesce a crederci, ma lo sguardo serio di Amauri pare non ammettere alcuna replica in proposito.

«Quel bambino la sta consumando» dice soltanto.

«È stata la gravidanza a farla svenire?» Vede annuire Amauri, perciò chiede subito: «Com'è possibile?» E non gli dà neppure il tempo per risponde, perché subito commenta con un: «Non è mai successo prima d'ora. Lei è ancora giovane, ha partorito due bambini sani e in forma!»

Così Amauri divaga, cerca una ragione logica e attendibile. «Mangia regolarmente?»

Louis è sempre più confuso, più agitato. «Sì, certo.» Si tormenta il pugno chiuso con il pollice, aggrotta le sopracciglia, cerca perfino di assecondare il ragionamento di Amauri. «Perlomeno quando è in mia compagnia...»

«E succede spesso?»

Abbastanza spesso, pensa. «Sì, sempre.» Una piccola bugia, poi il tarlo del dubbio. Si umetta le labbra, ma non aggiunge altro.

Amauri sospira, si stringe nelle spalle e poi incrocia le braccia al petto. «Allora non avete di che preoccuparvi» dice. «Se non altro, per il bambino. Forse ha solo fretta di venire al mondo.»

«Già...» Annuisce alle parole di Amauri, le soppesa e quasi si acquieta. Infine fa una domanda: «Mia moglie si riprenderà?» Lo vede annuire, perciò tira un sospiro di sollievo.

«Non appena sarà nato, Sir Holland» conferma ad alta voce. «Non temete, tornerà come un tempo. Tuttavia, credo che sia saggio evitarle forti preoccupazioni e, magari, anche lunghe camminate. Dovrebbe stare a riposo, sì.»

«Provate a dirglielo voi» borbotta irritato. «È testarda, non vuole proprio ascoltarmi!»

«Non sapete tenerla a bada?» Amauri trattiene a stento una risata, ma si rende subito conto di quanto la propria ilarità non sia condivisa.

Louis serra i denti, deglutisce, poi dice: «Non sempre.» Si sente preso in giro, messo in difficoltà da una donna capricciosa, quale considera Alene. «Sostiene che voi le abbiate detto di passeggiare con il calesse.»

«Non le ho mai detto niente di simile!» Amauri impallidisce. «Mi auguro che voi non le abbiate creduto, Sir Holland. Lungi da me l'idea di arrecare danno alla vostra famiglia...»

«Non le ho creduto, no.» Finalmente discolpato, Louis scuote il capo e riprende in mano le redini di capofamiglia. «So che l'aria di campagna fa bene alla gravidanza, lo avete detto voi quando Alene aspettava Robert, ma le passeggiate in calesse sono fuori discussione.» Lo vede annuire, perciò continua: «A tal proposito, ho dato ordine allo stalliere di non disporre il calesse qualora fosse stata lei a chiederlo -l'ho fatto per la sua salute, ovviamente, e per quella di nostro figlio. Tuttavia, non appena se ne è accorta è andata su tutte le furie.» Trattiene un suono divertito, di scherno, e si mostra infastidito. Poi incrocia le braccia e dice: «Immagino che sia lei stessa la propria fonte di preoccupazioni.»

«Immagino di sì» conferma Amauri. Si lascia andare a un sospiro, poi scuote la testa e, dopo aver avuto il proprio compenso, si congeda dignitosamente.

E solo adesso, dopo essere rimasto completamente solo, Louis si chiede: Dov'è Bruce?

A pochi passi dall'ingresso delle stalle, mentre la lama brilla d'argento nel riverbero lunare, il ciocco di legno su cui Bruce è seduto viene intaccato per l'ennesima volta. Sul suo volto, l'espressione più torva che abbia mai avuto: le sopracciglia corrugate, che quasi si scontrano sulla sommità del naso, le labbra contratte, sigillate, e i denti che stridono tra loro. Sulla sua fronte, le rughe della preoccupazione.

«Alene...» mormora il suo nome, ma nessuno lo sente. A parte i cavalli, in fondo, non c'è anima viva da queste parti. Perciò restringe lo sguardo, grugnisce, sfila con rabbia il coltello per poi pugnalare di nuovo a vuoto. Vede solo schegge, vede solo nero. Poi solleva gli occhi verso l'alto, inspira a fondo e prova a calmarsi. Non ci riesce, viene perfino coperto da una nube passeggera. La sua unica consolazione è il baluginare della luce che proviene dal piano signorile. Così deglutisce, osserva la finestra di Alene e resta in silenzio. I pensieri gli si accavallano nel cervello, lo fanno impazzire, rabbrividire. Odio tutto questo, si dice. È impotente, lontano dalla donna che ama, e il fatto che non abbia alcun diritto di amarla lo rende ancora più nervoso. Serra la mandibola, chiude gli occhi e tende le orecchie. Ha smesso di gridare, constata. Ma continua a sentirla nella testa, continua a vederla là, riversa sul pavimento della sala da pranzo, e rabbrividisce. Non dovrebbe provare niente, dentro di lui non dovrebbe esserci neppure l'ombra di un sentimento umano, eppure continua a credere che il proprio cuore possa smettere di battere da un momento all'altro se solo Alene fosse in pericolo. Dannazione!

«Sir Holland ti sta cercando» dice Bastian, uscendo dalle cucine con un'espressione assonnata.

Bruce solleva il viso nella sua direzione, lo guarda e grugnisce un: «Perché?»

«Devo accompagnare il Conte de Rivière al proprio palazzo...» sbuffa. Lo ignora inconsciamente, ma solo per via della stanchezza - senza contare che Bruce non gli è mai andato a genio. «Sbrigati a raggiungere Sir Holland.»

Allora scatta: si alza dal ciocco di legno, afferra Bastian per un braccio e lo sprona a voltarsi. Nel suo sguardo, come al solito, vi legge la paura. Dovrei suscitare solo questo, si ricorda. Ma per Alene è diverso... «Per quale motivo?» Gli vede battere le palpebre in un moto di perplessità, poi gli sente biascicare qualcosa come:

«E io che ne so.»

Schiocca la lingua, arriccia il naso e lo lascia andare con uno strattone frustrato. Allora recupera il coltello dal ciocco di legno, lo assicura nel fodero appeso alla cintura e s'incammina a grandi falcate verso l'ingresso della servitù. Nella sua testa c'è un unico pensiero, una sola preoccupazione: Alene. Per questo si muove velocemente. E poco gl'interessa di ciò che Louis ha fatto nella stanza di Elliot, poco gl'importa se ama o meno sua moglie - oh, lui vuole semplicemente sapere cos'ha detto il Conte de Rivière! «Mi cercavate?» domanda d'un tratto, trafelato, quando raggiunge il salone. Vede Louis sulla panca a dossale e deglutisce: è spossato, affaticato, e continua a massaggiarsi la testa con fare assorto. Cos'ha? si chiede. Aggrotta le sopracciglia, ma non dice altro.

«Sì, Bruce, ti ho fatto chiamare» dice. È scocciato, irritato, mentre fa cadere il braccio sul bracciolo della panca a dossale. «Dove diavolo ti eri cacciato?»

«Fuori» dice. Non si giustifica, tuttavia deglutisce. «Nelle stalle.»

«Nelle stalle...» echeggia. Pondera la questione, eppure non aggiunge altro.

«Perché mi avete fatto chiamare?» La domanda è impellente, non riesce a trattenerla. «È successo qualcosa a vostra moglie?» Un barlume di preoccupazione gli attraversa lo sguardo, perfino il tono, ma Louis è troppo stanco per accorgersene.

«Sta bene...» minimizza. Non ha alcuna intenzione di mettersi a chiacchierare con Bruce, ma vuole semplicemente rendersi conto di cosa gli sia passato per la testa nel lasciarlo lì da solo. «Non saresti dovuto uscire» dice. «Avrei preferito che restassi a sorvegliare la porta di Elliot...»

«Chiedo scusa.»

«Lo hai visto uscire?» domanda piano, serrando le dita attorno al bracciolo.

«No, Sir.»

«Bene» soffia. «Allora puoi andare.» Sospira, fa un gesto veloce con la mano e si alza. «Vado a riposare, non voglio essere disturbato oltre.»

«E se vostra moglie si sentisse male?» Bruce aggrotta le sopracciglia. Non riesce ancora a capire cosa sia successo ad Alene, in fondo.

«Al massimo potrebbe partorire prima del previsto.» Sbuffa, raggiungendo Bruce sulla soglia della porta. «Pare che mio figlio abbia voglia di venire al mondo prima del tempo.»

Bruce deglutisce, poi fa un piccolo inchino e lascia che Louis torni alle proprie stanze. A denti stretti, però, non può fare altro che chiedersi: È davvero suo figlio?

Note:

Ciao, ragazzi!

Prometto che, dopo questo capitolo, aggiornerò velocemente (???)

So che è molto corto, ma compensa quelli terribilmente lunghi. Dopotutto ci sono scene che, purtroppo, non riesco davvero a tagliare. Mi sono detta che era meglio interrompere qui invece che propinarvi un papiro. E spero che la cosa non vi dispiaccia... Che ne pensate del mio orsetto-Bruce? Io lo adoro terribilmente. Amo il suo essere legato ad Alene.

Se il capitolo vi è piaciuto, lasciate un commento e una stellina, grazie!

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