8. (Huit)
"E non vi siete baciati." constata Vittoria, quasi spazientita dalla situazione.
"No." Bella si sistema il corsetto del vestito che sta provando, si guarda allo specchio e, come la maggior parte delle volte succede, anche stavolta il vestito non la convince ora che ce l'ha addosso. Guarda i vari strati di tessuto che compongono la gonna del vestito, sui toni dell'indaco, guarda il fiocco e l'intreccio delle striscioline di stoffa sul petto che contornano un leggero gioco di vedo-non vedo e sospira, nemmeno le catenelle le piacciono più, nonostante fossero il dettaglio che più l'aveva colpita quando aveva visto il vestito appena entrata in negozio.
"Cielo, Isabella, perché diamine non lo hai fatto tu?" chiede Vittoria, mentre la mora finisce di sistemare tutte le balze della sua gonna. "Esci da questo camerino intanto." Bella sposta la tenda del piccolo camerino e davanti a lei Vittoria indossa un vestito nero dalla scollatura a cuore profonda, una cinturina di raso di una tonalità di nero più scura in vita, la lunga gonna che le copre le punte dei piedi con un leggero strascico e, a coprire le spalline sottili del vestito, un coprispalle dalle maniche lunghe quasi fino a terra, con il colletto alto e rigido e ai lati delle finte pietre preziose bianche a creare un motivo floreale e dal vago aspetto vittoriano, che le regala una scollatura quasi a forma di rombo.
"Perché non ho avuto il coraggio di buttarmi." ammette lei, abbassando lo sguardo sul suo vestito.
"Sei troppo rigida, troppo impostata, questo vestito non fa per te. Di certo non farà colpo su Jean tutta quella stoffa che sembra buttata sulla tua gonna praticamente a caso, e nemmeno quel cuore di velina sul tuo petto." Bella non può fare a meno di dare ragione a Vittoria.
"Lo so, non mi piace più come credevo. Questi intrecci sul collo e le braccia nude mi mettono in soggezione. Il tuo invece?" chiede, indicando con un movimento della testa il vestito di Vittoria.
"È bellissimo, non lo metto in dubbio, ma troppo cupo, e poi rischio di far inciampare mezza università in questo strascico." risponde Vittoria, abbassando la testa verso destra per guardare il vestito. "Non è lui, per quanto avrei voluto lo fosse." La commessa del negozietto raggiunge le due ragazze proprio in quel momento, portando sotto un copriabiti altri vestiti.
"Vi ho portato qualche altra scelta, se non siete convinte." appende i vestiti a uno degli appendiabiti di metallo e apre la zip, lasciando intravedere al suo interno qualcosa che attira istantaneamente l'attenzione di Vittoria, che si avvicina di riflesso e sfiora la stoffa color cipria dai ricami floreali bianchi e neri e altri fiori più grandi rosa chiaro.
"Vorrei provare questo, se è possibile." la commessa annuisce e libera l'abito, Vittoria ne rimane subito rapita.
"È la cosa meno vittoriana che abbia mai visto, Tori." dice Bella, ma riflettendo sul fatto che comunque è un bellissimo vestito dalle maniche a palloncino con una stoffa che regala un finto nude sul petto, la scollatura a cuore e un nastro di raso rosa come i fiori.
"Non importa, è bellissimo." continua la rossa, tornando in camerino dopo che la commessa le ha appeso l'abito dietro la tenda.
"André ti ha invitata?" chiede Bella, quando ormai la tenda è già chiusa. "Fin'ora abbiamo parlato solo di me e tu non hai detto nulla." Bella si guarda intorno, alla ricerca quasi disperata con lo sguardo di un altro abito che le piaccia.
"Sì, ieri, poco dopo che tu sei sparita nel nulla per andare da Jean." la mora sospira, poi torna in camerino e si chiude la tenda alle spalle.
"Scusami, ma tu mi hai ignorata per tre giorni di fila. Credo di aver finito qui per oggi." risponde, iniziando a togliersi il vestito per rimettersi il suo maglioncino e i pantaloni.
"Niente da fare?" chiede Vittoria, dall'altra parte della parete che divide i camerini.
"Credo di non essere in grado di mettere due aggettivi così diversi come vittoriano e moderno in una stessa frase per scegliere un abito quando lo vedo. Pensavo fosse il posto perfetto, e invece..." sente la tenda del camerino di Vittoria aprirsi e i suoi passi allontanarsi. Bella si riveste con calma, ma Vittoria la interrompe proprio mentre cerca di rimettersi i jeans.
"Bella, credo di averti trovato l'abito, esci."
"Non posso ora, dammi qualche minuto." passa solo un minuto, sul cellulare di Bella arriva un messaggio. La mora viene scossa da un brivido per via del freddo del camerino mentre cerca il suo telefono nella borsetta nera. È una foto da parte di Vittoria. "Non riesci proprio ad aspettare che io esca, vero?" le chiede ad alta voce, mentre apre la foto. Il vestito che vede cattura subito la sua attenzione.
"Spero tu non ti sia vestita completamente, perché te l'ho portato, ed è il tuo. Secondo me è lui." risponde Vittoria, e Bella si volta appena in tempo per vedere la tenda del suo camerino venire spostata leggermente, e l'abito viene appeso alla barra di metallo della tenda. "Ce n'era uno appeso giusto accanto al manichino. Provalo." Bella sospira, poi si sfila di nuovo i jeans. L'abito non è difficile da infilare, nonostante dalla fotografia lo sembrasse, la zip sulla schiena rende tutto molto più semplice. Bella si abbottona i due bottoni sulle lunghe maniche doppie a palloncino e passa le mani sulla gonna a tre strati, il primo bianco a balze, il secondo di tulle nero, il terzo di stoffa nera. Si sistema il corpetto nero, con il colletto bianco, chiude il bottone dietro la sua nuca e sposta i capelli dalla sua spalla. Si guarda allo specchio del camerino e subito dopo abbassa lo sguardo sul vestito, lasciandosi andare a un piccolo sorriso. Esce dal camerino e Vittoria è davanti a lei, bellissima nel suo vestito lungo ma non eccessivamente ingombrante.
"Stai davvero benissimo." le due parlano insieme, e quasi ridono subito dopo.
"Bella, sul serio, sei uno schianto." Vittoria si avvicina a Bella, le passa dietro per osservare bene la sua amica e sorride soddisfatta. "Oh già, Jean cadrà ai tuoi piedi se già non lo ha fatto." la mora arrossisce senza preavviso, incapace di controllare la sua reazione a un'affermazione del genere.
"Anche André lo farà di sicuro, questo vestito sembra ti sia stato cucito addosso." risponde Bella, sviando leggermente il discorso. "Spero che non costi troppo, non so se posso permettermelo." Bella si rabbuia, pensando che forse prima avrebbe dovuto guardare il cartellino. Lasciare un abito del genere sarà davvero un'impresa ardua ora che ha trovato l'unico che la convince del tutto. La commessa del negozio, che è rimasta ad assistere in disparte, si intromette nella conversazione.
"Il tuo abito viene 160 euro, ma posso farti 150 senza problemi." Bella guarda Vittoria, e annuiscono entrambe nello stesso momento.
"Rientra giusto giusto nel budget che mi ha dato mio padre."
"Il mio quanto viene?" chiede Vittoria, spostando l'attenzione sulla commessa.
"180 euro, ma posso scendere a 170."
"Li prendiamo." risponde Vittoria.
Le due tornano verso la macchina di Vittoria che fuori ormai sta facendo buio. Caricano i due sacchetti con i vestiti nel bagagliaio e salgono in auto, facendo metà del tragitto verso casa di Bella parlando dei loro acquisti. Bella è entusiasta per il suo vestito, cosa che non le era quasi mai successa. Lei non è un tipo da abiti, e ne ha comprati relativamente pochi in vita sua, non le sono mai andati particolarmente a genio. In un momento di silenzio, Bella si fa avanti iniziando un discorso che non vorrebbe fare.
"Robin mi ha invitata da lui stasera, a cena. Secondo te Jean si offenderà se vado? Dovrei dargli buca?" Bella si volta a guardare Vittoria, sul suo viso non passa alcuna espressione in particolare, ma rimane in silenzio, forse non si aspettava che la sua amica le dicesse questo.
"No, non credo tu debba dargli buca." sospira, guardando nello specchietto retrovisore che cosa fanno le auto dietro di lei. Ormai si trovano quasi nella via di casa di Bella. "Non penso Jean sia il tipo da fare una scenata, non è nemmeno il tuo ragazzo e in fondo stai solo andando a cena da un amico." Bella abbassa lo sguardo, riflette per un istante.
"Sì, ma da sola. Io e lui. E a Jean non l'ho detto."
"Potresti sempre dirgli che ci sarà anche Antonio. Chiedigli di coprirti. So che Jo è disposto ad aiutare se ce n'è bisogno anche per queste cose. Come mai Robin ti ha invitata?"
"Nessun motivo particolare, è una serata tra amici."
"E Toni?"
"Jo usciva con dei colleghi del suo corso di portoghese stasera, quindi Robin ha pensato a me." Vittoria parcheggia sotto casa di Bella, in un posto auto trovato per pura fortuna. La rossa si volta a guardare la sua amica, le mani posate sulla parte bassa del volante.
"Se Jean non ti chiede nulla non dirgli niente, ma in caso, è meglio se chiedi aiuto ad Antonio, per sicurezza." Bella annuisce, poi scende dall'auto. Le due si salutano vicino al bagagliaio, quando Bella ha preso il suo sacchetto, e mentre rientra in casa per sistemare le cose prima di andare da Robin, chiama Antonio al telefono.
Bella suona il citofono del portone di casa di Robin, e in breve le viene aperto. Si avvicina all'ascensore e preme il pulsante, mentre aspetta manda un messaggio veloce ad Antonio, ringraziandolo del suo aiuto. Una volta davanti alla porta di Robin, al sesto piano del palazzo, bussa solo un paio di volte prima di ritrovarsi il viso di Robin davanti, che la invita ad entrare. Quando l'olandese chiude la porta alle spalle di Bella i due si avvicinano per abbracciarsi e quasi istantaneamente Bella sente il solito senso di protezione e benessere che le trasmettono gli abbracci di Robin.
"Ti ho preparato una cosetta per cena, il tuo preferito." dice l'olandese, quando i due sciolgono l'abbraccio, ma rimangono comunque vicini.
"Mi conosci troppo bene ormai." Bella sorride, il viso di Robin si fa più vicino, ma lei lo ferma posando una mano sulla sua guancia, con il pollice sulle sue labbra, separandole dalle sue, che stavano per incontrare quelle dell'olandese. "Non puoi farlo Robin, devi fartene una ragione. Ora stai anche con Antonio e non penso che a lui piaccia l'idea che tu mi baci." Robin si morde il labbro inferiore in risposta, e rassegnato si allontana da lei.
"Amo lui, ma amo anche te. È più difficile di quanto pensassi smettere di amarti."
"Nessuno ti chiede di farlo." gli occhi verdi dell'olandese si incontrano con quelli verdi della mora ed entrambi abbozzano un piccolo sorriso.
"Vieni in cucina, è ora di mettere un po' di proteine in quei muscoli." Robin la butta sul ridere per sdrammatizzare un po', e si allontana verso la cucina sul lato sinistro dell'open space.
"Quei muscoli che non ho?" risponde Bella, ridendo. Segue l'olandese e si siede su una delle sedie alte dell'isola, a poca distanza dai fornelli. Robin riaccende le piastre a induzione e finisce di far cuocere il pesce affumicato e le verdure di contorno.
"Beh, io l'ho sempre detto che dovremmo fare ogni tanto anche occupazione in palestra, e non solo in biblioteca." risponde lui, intento a girare zucchini, carote e cavoli nella pentola.
"Questo è vero. Hai già trovato qualcosa da mettere per il ballo?" Robin spegne i fornelli e si avvicina all'isola per prendere il piatto di Bella, lo riempie e lo posa davanti a lei. Lo sgombro all'olandese emana un profumo invitante che le fa venire l'acquolina in bocca, come succede sempre quando Robin prepara qualche piatto tipico della cucina del suo paese.
"No purtroppo, e Toni mi ha già detto che lui non vuole nulla di vittoriano. Prenderà un semplice smoking e nulla di più." quando anche il piatto di Robin è pieno, l'olandese si siede di fronte a Bella e insieme iniziano a mangiare.
"Avevi già qualche idea?"
"Pensavo a qualcosa di classico, tipo un frac, che è la cosa più vittoriana e moderna che abbia trovato su Google, nonostante costi davvero un sacco..."
"Puoi sempre prenderlo in affitto." l'olandese ride di gusto a quell'affermazione. "Hey, preferisci spendere migliaia di euro per comprarlo, metterlo una volta e mai più o prenderlo per una sera ed essere sicuro di non aver buttato i soldi? Non devi mica dirlo a nessuno." la risata dell'olandese si placa pian piano mentre lui sembra davvero ripensare alle parole di Bella.
"Non hai tutti i torti però." ammette, prendendo un'altra forchettata di verdure.
"No che non li ho! Non sono stupida."
"Tu invece? Hai proprio deciso di non andarci?" eccola, la domanda dolente che Bella sperava che Robin non le facesse. Ma d'altronde l'argomento lo ha tirato fuori lei, quindi è giusto che Robin sappia come stanno le cose.
"I miei piani erano quelli di stare a casa, ma... sono stata invitata da una persona, quindi andrò. Farò questo sforzo immane." Robin sorride a quell'affermazione.
"È Jean-Éric il tuo invito al ballo, vero?"
"Sì." risponde Bella in un sussurro, le guance che si colorano appena di rosa, ma che Robin sembra non notare.
"Mi sono dovuto ricredere su di lui nell'ultimo periodo. Si vede che è una brava persona e si vede che ci tiene a te. Si vede da come ti cammina accanto. È come se ti volesse proteggere a qualunque costo." Bella rimane in silenzio alle parole di Robin, non si aspettava di sentirlo parlare di Jean. "È come se fosse attratto da te come una calamita è attratta dal metallo. L'ho notato, non riesce a starti lontano, e per quanto mi costi ammetterlo, penso che potrebbe essere la persona giusta per te."
"Dio, parli come Vittoria." risponde subito Bella, posando la forchetta nel piatto, lasciando la sua cena da terminare. La mora si ammutolisce di nuovo, guardando negli occhi Robin, aspettando che lui dica qualcos'altro. Percependo la posizione difensiva di Bella, Robin cerca di misurare il più possibile le sue parole.
"Nemmeno tu riesci a stargli lontana, e non mi serve parlare come Vittoria per dirti quello che vedo."
"Tu sei così con Antonio." i muscoli di Bella si rilassano appena, lei nemmeno si era accorta di averli tesi.
"Credo di sì." anche l'olandese posa la forchetta, lasciando però il piatto vuoto.
"Allora perché hai provato a baciarmi prima? Non voglio accusarti Robin, se davvero mi stai dicendo quello che vedi, perché lo hai fatto? Se sai che lui mi piace, perché cerchi di avvicinarti a me?"
"È stato solo istinto, non pensavo nemmeno che mi avresti rifiutato in quel momento perché per un attimo avevo rimosso tutto. Per un attimo c'era ancora la possibilità che tu fossi mia."
"Che io fossi tua, ma ti senti quando parli? Lo sapevi benissimo, e stai anche con una persona. Non ti obbligo a smettere di amare anche me ma non puoi fare certe cose. È mancanza di rispetto nei miei confronti e soprattutto nei confronti di Antonio."
"Lo so, perdonami." la voce di Robin è un sussurro, l'olandese tiene lo sguardo basso sul suo piatto vuoto, ma Bella sa che arrabbiarsi per queste cose non ne vale davvero la pena con un amico come Robin.
"Non importa, scusami se sono stata troppo dura con te." risponde lei, il tono di voce più dolce. L'olandese alza lo sguardo e vede sulle labbra di Bella un accenno di sorriso.
"Tranquilla, in fondo hai fatto bene, forse me la meritavo una strigliata."
"Non saresti il mio migliore amico se non te ne dessi una ogni tanto." con il piede Robin dà un leggero colpo sulla gamba di Bella sotto al tavolo, e d'istinto lei cerca di allontanare le gambe. Ridono entrambi, l'atmosfera si fa decisamente più leggera.
"Sei una rompipalle." gli occhi di Robin si riducono a una fessura, l'olandese cerca di mettere su un'aria di sfida, ma con poco successo.
"Quello sempre." risponde Bella, che ridendo scatena la stessa reazione nell'olandese.
I due proseguono nelle loro chiacchiere quando si spostano sul divano nel salotto dell'olandese, e finalmente Bella non sente più quella sensazione di peso sul cuore che sentiva quando stava da sola insieme a Robin, quel peso che le ricordava che in fondo lei lo amava e forse lo ha fatto per tutto il primo anno di università senza rendersene conto, e forse è ora che anche lui lo sappia.
"Robin, c'è una cosa che voglio che tu sappia, perché è giusto che sia così." l'olandese la guarda con un'espressione interrogativa, seriamente curioso di sapere qualcosa che ancora non sa della sua migliore amica. "Non fraintendere, anche io ti ho amato, solo che non me ne sono resa davvero conto fino a... beh, praticamente adesso. L'ho fatto probabilmente per tutto l'anno scorso, senza davvero essere consapevole dei miei sentimenti, ma come sai benissimo, non sono mai stata brava con quella parte di me." Robin rimane in silenzio, mentre riflette sulle parole di Bella, giocherellando con una ciocca dei capelli della mora che ricadono sul suo maglione verde scuro. "Non tenermi sulle spine, voglio sapere cosa ti passa per la testa."
"Che in fondo lo sapevo. Anche se continuavi a comportarti in modi completamente opposti. Nonostante cercassi di starmi vicina e farti notare il più possibile ma quando ero abbastanza vicino a te era come se tutto sfumasse, sparivi una volta sì e l'altra pure. Come se in realtà io non ti interessassi per nulla." sospira, continuando a non guardarla negli occhi."
"Non sono mai stata in grado di capire cosa provassi davvero per te, non sono mai stata abituata a provare dei sentimenti."
"Questo lo so bene, per questo non mi sono mai aspettato nulla da te. All'inizio pensavo che tutto questo non mi facesse alcun effetto, questo tuo avvicinarti e allontanarti in continuazione, ma alla fine mi sono scoperto innamorato di te."
"Quindi questo è il momento delle confessioni?" Bella sorride, incontrando gli occhi verdi di Robin per l'ennesima volta della serata.
"Hei, sei stata tu a iniziare, non io." una piccola risata esce dalle labbra di entrambi.
"Continua allora."
"Beh, l'ho capito qualche mese fa, era il compleanno di Vittoria, quella sera avevi un vestito perché lei ti aveva obbligata a metterlo almeno nel giorno del suo compleanno. E tu eri bellissima in quel vestito nero, ti stava da Dio, e io mi sono perso completamente. Sono tornato a casa quella sera con una sensazione nuova dentro di me, ero consapevole di cosa fosse, ma se da una parte sapevo di amarti, dall'altra sapevo anche che Antonio non mi faceva meno effetto di quanto me ne facessi tu. Ero tentato di dirti ogni cosa, volevo farlo la mattina successiva, ma tu sei tornata a Modena per passare l'estate a casa e io ho sprecato un'occasione."
"Quando sono tornata a inizio settembre non hai mancato di farmelo capire molto bene però." constata Bella, lo sguardo sulla trama dei suoi jeans neri.
"Non sapevo come dirtelo, quando dirtelo, non c'era mai l'occasione giusta. O almeno, quando si presentava il momento adatto, c'era sempre quella parte di me che voleva Antonio a ricordarmi che non eri l'unica a possedere il mio cuore." Bella resta in silenzio, così Robin continua il suo discorso. "La sera dopo la festa di Vittoria non mi hai quasi fatto dormire. Pensavo a te senza un attimo di tregua e ho continuato a essere combattuto tra te e lui per mesi. Poi quando è arrivato Jean è iniziato un problema ancora più grande." la mora alza lo sguardo sull'olandese, la sua espressione si fa leggermente accigliata. "Quando me lo hai presentato a francese e lui era così vicino a te, dentro di me è scattata la gelosia. Non pensavo di essere in grado di provarne così tanta, ma la sera, tornato a casa, la voglia di cercarlo per metterlo in guardia di starti lontano era davvero tanta. Poi due giorni dopo mi hai detto che non sapevi cosa provavi per me, e ho capito di averti davvero persa."
"Persa...?"
"Perché l'ho capito subito, quell'istante in cui eravate vicini in classe è stato un fulmine a ciel sereno e mi è crollato il mondo addosso." Robin distoglie lo sguardo, incrocia le braccia al petto in modo da sentirsi più al sicuro, quell'argomento lo mette a disagio. "Qualcosa dentro di me mi diceva che tu eri già sua nonostante vi foste appena conosciuti... e tu me l'hai confermato quella domenica. Era la mia ultima spiaggia per confessarti tutto nonostante ormai non avessi più nulla a cui ambire... ma dovevo comunque dirtelo, una volta per tutte."
"Non so con quale forza tu abbia deciso di confessarmi tutto anche se ormai ti eri rassegnato all'idea che fosse tutto inutile... forse se non avessi conosciuto Jean..." Robin la interrompe.
"No, Bella, per favore. Ci ho pensato molto a lungo, e ho capito che alla fine è giusto che sia andata così. Per una volta forse il fato ha deciso che dovevo essere felice con una persona anche se implicava lasciar andare una parte dei miei sentimenti."
"D'accordo..." nel salotto cala il silenzio, nessuno dei due sa come continuare il discorso, forse non serve aggiungere altro. I due si guardano negli occhi per un tempo che a loro sembra interminabile, finché la mano di Robin non si posa delicatamente sulla guancia di Bella e con il pollice le sfiora lo zigomo con movimenti delicati.
"Non mi hai detto se hai già trovato un vestito per il ballo." Robin è serio con la sua domanda mentre toglie la mano dal viso della mora. A Bella scappa un sorriso, non si aspettava un cambio di discorso così repentino, ma è contenta di aver chiuso la questione di comune e tacito accordo.
"Sì, giusto oggi con Vittoria, è davvero un bel vestito e nonostante non li ami, non vedo l'ora di metterlo."
"Tu che non vedi l'ora di mettere un vestito? Ti sei ammalata per caso?" il sorriso di Robin si allarga sul suo viso e Bella non può fare a meno di copiare il suo gesto.
"Possibile, credo sia un caso grave che non guarirà prima di un mese e mezzo."
"Spero che Jean non mi uccida se ti chiedessi un ballo quella sera."
"Non gira armato, te lo posso assicurare." le risate dei due si diffondono per tutta la casa, sciogliendo l'atmosfera tesa che il discorso di prima aveva creato. Chiacchierano e ridono ancora per un po', finché Bella non torna a casa e si infila direttamente sotto le coperte, cadendo in un sonno senza sogni.
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