3. (Trois)

La mano di Bella cerca d'istinto quella di Jean, appoggiata al libro, ma senza stringere troppo. Tutto si aspettava da suo fratello tranne che le dicesse di stare per sposarsi.

"Non stai dicendo sul serio." trattiene appena l'emozione, e controllare il volume della voce le viene difficile davanti a quell'affermazione. Controlla verso il basso che Marie non l'abbia sentita, poi torna a guardare il francese di fronte a lei, gli occhi che brillano dall'emozione.

"Sono molto serio invece. Non abbiamo ancora una data, ma di sicuro sarà verso aprile."

"Sono davvero felice per voi Sam. Sara è davvero una ragazza dolcissima e siete fatti l'uno per l'altra."

"Grazie Bella. Quando torni a Modena?" Bella lascia andare la mano di Jean, e mentre le loro mani si allontanano, le dita di lui ancora la sfiorano.

"A Natale, non prima. Lo sai com'è la storia, non ne vale la pena per un weekend e basta."

"Va bene, immagino sarai impegnata, ti lascio alle tue cose."

"Okay Sam, a presto." Bella chiude la chiamata, controlla di nuovo la possibile reazione di Marie, ma lei non l'ha guardata per un secondo. "Mio fratello si sposa." dice, con un sorriso, posando il telefono accanto ai libri.

"Una bellissima notizia. Raccontami qualcosa di lui, sono curioso." Jean posa la penna che teneva in mano e gli sguardi dei due si intrecciano.

"Si chiama Samuele, ha due anni più di te, è il manager del Ferrari Store di Maranello. Tu invece? Hai fratelli o sorelle?"

"Ho una sorella più piccola, si chiama Lea, va al liceo dall'altra parte della città. Tuo fratello fa un lavoro niente male."

"Lo so, e un po' lo invidio, a chi non piacerebbe lavorare per nonno Enzo?" Bella ride appena, e Jean la copia. Lo schermo del cellulare di Bella si illumina, mostrando una notifica di Whatsapp, è suo papà.

Ciao pulcino, sto tornando a casa, ci vediamo tra un'oretta se vieni a cena.

Bella sospira, ma non risponde a suo papà, sa che non lo leggerebbe perché è in macchina. Jean si accorge della sua reazione, mentre si tormenta un polsino della camicia.

"Devi andare?"

"Sì, penso di sì. Tu rimani?"

"Ne approfitto finchè Marie non mi caccia." il francese sorride, il suo sguardo scende inevitabilmente sui bottoni della camicia che Bella ha lasciato aperti, che le regalano una scollatura non esagerata, ma che lui trova molto attraente. " Stai molto bene vestita così." lei alza lo sguardo su di lui, e lui si perde nei suoi occhi verdi.

"Grazie Eric." risponde dolcemente, passandosi una mano tra i capelli. Pian piano sistema i suoi libri nello zaino, infine ci butta dentro anche l'astuccio e cerca le chiavi della macchina nella tasca interna. Si alza, mette lo zaino in spalla e si ferma accanto a lui, che non ha mai smesso di guardarla mentre sistemava le sue cose. "Ci vediamo domani in classe."

"D'accordo." il francese sorride, Bella ricambia, poi esce in silenzio dalla biblioteca.

Bella entra nell'edificio della facoltà di lingue e a pelle sente che c'è qualcosa di diverso. Mentre percorre i corridoi per raggiungere l'ala Est e l'aula 12 si accorge che tutti sono troppo entusiasti, hanno tutti in mano dei volantini azzurri che Bella non sa a cosa ricollegare, ma decide che li ignorerà finché può. Le nuove elezioni del comitato studentesco, forse. Ma quando si ritrova alle sette e cinquanta del venerdì mattina davanti a uno striscione sopra le scale che portano al primo piano, si ricorda che il comitato studentesco è già stato eletto, e di sicuro è del tipo di comitato che vuole farsi subito riconoscere in grande stile. Lo striscione, dello stesso colore dei volantini che ha visto in mano agli altri studenti, recita una scritta che non le va a genio per nulla.

Gran ballo della facoltà di lingue.

E sotto, più in piccolo, sabato 28 novembre 2020, Sala conferenze CDG. Bella detesta i balli e soprattutto detesta la sala conferenze CDG, è troppo grande per i suoi gusti. Vede dei volantini posati su un tavolo lì vicino e ne prende uno al volo mentre raggiunge l'aula di lingua inglese. Il volantino ha la stessa scritta dello striscione davanti, e dietro spiega come sarà il ballo. Una scritta in particolare attira la sua attenzione. Stile vittoriano-moderno. Bella rimane perplessa, non sa cosa significhi esattamente quella definizione. Verranno eletti un re e una regina del ballo, che americanata stanno combinando al comitato? pensa, mentre legge che gli inviti dovranno rigorosamente farli i ragazzi. Che tradotto probabilmente vorrà dire che Robin la inviterà ad andare al ballo con lui, ma lei non ci andrà. Getta distrattamente il volantino nel cestino, quello fa una piroetta in aria e si va a depositare sul fondo del sacco nero, sopra a qualche bicchiere di plastica sporco di caffè. Bella entra in classe e in alto, tra altri studenti che cercano posto nelle file di banchi in cima all'aula disposta quasi come un anfiteatro, vede Robin, Antonio e Vittoria che chiacchierano, in piedi accanto a una fila di posti al centro dell'aula, li raggiunge con un sorriso.

"Buongiorno Johnny." Antonio la saluta con il nome del suo attore preferito, Johnny Depp.

"Buongiorno a te Jo." ricambia lei, posando il telefono sul lungo banco di legno, in mezzo ai libri e quaderni dei suoi amici. Lei e Antonio si sono sempre chiamati, dal giorno in cui si conoscono, con i nomi dei loro attori preferiti, ma Bella ha sempre preferito diminuire il nome di Joaquin Phoenix in Jo per chiamare Antonio. Nessuno dei due chiama l'altro con il suo nome di battesimo, perché fin dal primo giorno hanno sempre usato questi soprannomi.

"Ciao Johnny." Bella si volta verso Robin e Vittoria, loro non la chiamano quasi mai così, perché è una cosa solo sua e di Antonio, l'espressione interrogativa.

"Che c'è, non possiamo chiamarti così?" chiede Vittoria, puntandole un dito contro il fianco.

"No anzi, solo che mi fa strano detto da altri." Bella posa lo zaino sotto alla sedia accanto ad Antonio e si siede, dopo aver fatto sedere Vittoria in fondo al gruppetto.

"Come stai?" le chiede Robin, avvicinandosi a lei e posandole una mano sulla spalla. Bella alza in automatico la mano e l'appoggia sulla schiena di Robin, portandolo inevitabilmente ad avvicinarsi a lei.

"Direi bene, grazie." i loro occhi si incontrano e come ogni volta Bella sente il suo cuore accelerare appena. Il tocco delle sue dita sulla felpa leggera dell'olandese si fa meno pesante quando si volta verso Antonio e Vittoria qualche secondo dopo. "Venite in palestra oggi?" chiede, lo sguardo che si sposta dal portoghese all'olandese al suo fianco.

"No, io e Robin andiamo in biblioteca a studiare." risponde Antonio, riservando uno sguardo d'intesa e un piccolo sorriso all'olandese.

"Piuttosto, avete visto i volantini? Bella?" la voce di Vittoria irrompe entusiasta nella conversazione.

"Assolutamente no Tori, non verrò al ballo, lo sai che detesto queste cose e stare in mezzo alla gente proprio non mi va."

"Avrei voluto invitarti..." il sussurro di Robin fa voltare Bella nella sua direzione, il viso rivolto in alto, lo sguardo che lo implora di non farlo. "È presto ora per decidere, aspetta un mesetto almeno." la mano di Bella si sposta dalla schiena di Robin sul suo braccio, cerca la sua mano, la prende, stringe appena. L'olandese cerca di convincerla con lo sguardo, così è costretta ad accettare il compromesso.

"Ma non ti prometto di cambiare idea, quindi fino ad allora niente inviti inutili." la sua voce è ferma, ma Robin accetta.

"Come vuoi. Usciamo questo weekend?"

"Se per te non è un problema preferisco domenica."

"Figurati. Montmartre?" Bella non ha il tempo di rispondere, la professoressa entra in quel momento in aula, tutti gli studenti in piedi si siedono, l'olandese accanto alla mora. Bella tira fuori dallo zaino il suo libro e il quaderno, insieme all'astuccio, cerca una matita e scrive un piccolo yep insieme a una stella nell'angolo del quaderno aperto di Robin.

"Non mi hai parlato di Jean, intendo... fisicamente. Com'è?" Vittoria e Bella si trovano nella penultima fila di banchi dell'aula 28 e chiacchierano mentre Robin è impegnato con un collega prima che la lezione di francese inizi. La mora arrossisce appena alla domanda della rossa, che si passa una mano tra i capelli che ormai le stanno crescendo sempre di più da quando ha deciso di smettere di tagliarli.

"Beh... da dove cominciare... alto, credo un metro e ottanta, moro, capelli lunghi appena sopra la punta delle orecchie, barba curata, occhi nocciola, non credo ami le palestre ma penso che ogni tanto ci vada, insomma... ieri la sua maglietta lasciava relativamente poco all'immaginazione." Bella cerca di parlare il più piano possibile, senza togliere lo sguardo dal suo quaderno aperto, giocherella con la penna facendola ruotare sulle pagine bianche pronte a essere riempite di appunti. Vittoria, che ha lo sguardo sulla porta, spalanca appena le labbra e sgrana gli occhi, ma si ricompone subito. La sua voce diventa un po' più acuta.

"Per caso porta una tracolla nera e più che uno studente sembra che sia il più giovane e recente professore che l'università abbia assunto?"

"In effetti sì." Bella non le chiede perché, segue il suo sguardo verso la porta d'ingresso in basso sulla destra dell'aula.

"Cristo santo, te lo sei scelto proprio bene, è veramente bello." a quella affermazione la mora le tira uno schiaffo poco convinto sul braccio, senza però togliere gli occhi da Jean, che, fermo appena oltre la soglia dell'ingresso, la sta cercando tra gli studenti in aula. Alza una mano nella sua direzione, e in quel momento lui la vede, così inizia a salire le scale. "Se lui è così, mi immagino solo come sia il suo amico... come hai detto che si chiama?"

"André, e ora sei pregata di tacere." la camicia di Jean stavolta è azzurra, tenuta fuori da un paio di jeans neri, in mano il francese tiene un maglioncino nero leggero, da mettere sopra la camicia ora che alla mattina e alla sera comincia a fare più fresco. Saluta Bella con un sorriso, restando in piedi accanto a lei, fuori dalla fila di banchi. "Come stai?" risponde lei, gli occhi già in quelli del francese.

"Bene grazie. Vittoria, giusto?" chiede il francese, rivolgendosi alla rossa.

"E tu sei Jean." risponde, annuendo, i due si stringono la mano.

"Quanta formalità ragazzi." commenta Bella, mentre i due si stringono la mano davanti al suo viso. " Non siete a una riunione di lavoro." Jean sorride, mentre allontana la mano si ferma a intrappolare tra le sue dita una ciocca dei capelli della ragazza.

"Vi saluterò in modo più carino d'ora in avanti... soprattutto te." sussurra le ultime due parole, mentre lei sottrae dalle sue grinfie la sua ciocca di capelli. Bella alza lo sguardo su di lui e sorride, lievemente in imbarazzo. Robin si intromette in quel momento, di ritorno dalla chiacchierata con il suo collega.

"Il professore sta arrivando..." alza lo sguardo sul francese che gli rivolge un sorriso per presentarsi. Robin aggrotta le sopracciglia, nota la vicinanza del francese a Bella, ma cerca di non darci peso. "Sono Robin." continua con un sorriso un po' forzato. Bella lo nota, e rivolge uno sguardo di disapprovazione al suo amico, che lui ignora.

"Sono Jean." il francese non sembra accorgersi della reazione dell'olandese, tende la mano verso di lui, ma lui non la prende.

"Lascia perdere Jean, Robin odia il contatto umano." si intromette Bella, il tono acido, il rimprovero mal celato all'olandese mascherato dalla verità, lui detesta che lo si tocchi o lo si abbracci senza che sia lui a prendere l'iniziativa.

"D'accordo, mi siedo qui dietro, così non vi disturbo." Jean fa per spostarsi verso la fila di banchi superiore, ma Bella lo ferma, la mano sul suo polso proprio sopra il bracciale di Cartier, nascosto dalla manica della camicia.

"Resta qui." alle sue spalle sente Vittoria obbligare Robin a scalare di un posto, ringrazia mentalmente la sua amica. Quella di Bella non è una richiesta e nemmeno una domanda, ma il francese accetta. Bella scala di un posto verso la sua sinistra e lascia libera la sedia per Jean, che si siede accanto a lei. Sente Robin mormorare qualcosa a Vittoria, ma non decifra le sue parole. Il professore di francese entra in classe, e Jean si irrigidisce a quella vista.

"Non posso restare." mormora, fa per alzarsi, ma Bella lo ferma.

"Che succede?"

"Non posso restare qui, ti spiegherò, ma devo andarmene."

"Forse non ti ha visto, qui dentro ci sono almeno centoventi studenti."

"Buongiorno a tutti." il professore guarda attentamente i suoi studenti, sembra non soffermarsi su qualcuno in particolare, ma la frase successiva suggerisce tutto il contrario. "Prima di cominciare la lezione di oggi, mi piacerebbe salutare il signor Vergne, che oggi ha deciso di onorarci della sua presenza in aula." il sorriso che rivolge l'uomo a Jean è a dir poco agghiacciante. Improvvisamente non sembra più il professore disponibile che a prima impressione era parso a Bella, quanto piuttosto a una sorta di... psicopatico.

"Scusami Bella." Jean si alza e prende la sua tracolla, se la mette al volo sulla spalla e esce dalla porta superiore dell'aula, quella in cima alle scale, così che meno persone possibile riescano a vederlo. Bella lo guarda andarsene, con mille domande per la testa, il francese attraversa l'ala Est, sotto lo sguardo di qualche altro studente e insegnante che ancora sta raggiungendo l'aula della sua lezione, con la rabbia a pesargli troppo eccessivamente sul petto.

È sera. L'aria di settembre comincia a rinfrescare molto più del solito a quest'ora, e i tramonti si fanno sempre più arancioni. Dal balcone fiorito di Vittoria, Bella si ferma a guardare il tramonto che si perde tra i palazzi della città e poco più in là tra le travi della Tour Eiffel.

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Per tutto il pomeriggio non è stata in grado di pensare ad altro se non il motivo per cui la vista del professore di francese abbia scatenato quella reazione in Jean, talmente repentina da fargli lasciare l'aula in un istante, e Vittoria di questa distrazione della mora se n'è accorta, soprattutto in palestra. La doccia che si è fatta poco fa l'ha aiutata a non pensarci, l'aria calda del phon le ha tolto in parte quella sensazione di freddo che sentiva entrando in casa. La sua migliore amica è sotto il getto di acqua calda ed è ormai quasi buio quando riceve un messaggio da parte di Jean.

Bella, scusami

Poi un altro, segno che sta scrivendo di getto. Bella apre la chat con lui, vede il suo sta scrivendo... praticamente ininterrotto mentre le arrivano i messaggi.

Sono consapevole del fatto
che non sia stato un bel comportamento
quello di stamattina da parte mia

Ma per favore

Credimi se ti dico che
non avrei potuto fare altrimenti...

Posso chiamarti?

Solo un minuto

Voglio sentire la tua voce

Bella non gli risponde, cerca il suo numero in rubrica e lo chiama lei. Basta uno squillo e mezzo perchè il francese risponda.

"Jean, che succede?"

"Ci sono state delle complicazioni con quel professore. Ti ho detto che ti avrei raccontato tutto, ma non sono il tipo che fa certi discorsi al telefono." la voce di Jean è tesa, probabilmente ancora per via dell'incontro della mattina.

"Certo, quando ci vediamo?"

"Sarò fuori città tutto il weekend, sono impegnato in sede e in fabbrica. Sono già andato via." Bella non riesce proprio a sentirlo così sulla difensiva, sa che la sua sicuramente è stata una reazione naturale e involontaria, ma cerca di tranquillizzarlo lo stesso.

"Jean, non devi essere teso. Non è successo niente, non lo sapevi, io nemmeno, e di certo non ti obbligo a tornare a vedere la lezione solo per tenermi compagnia. Non darci peso, sul serio."

"Okay, ci proverò. Lunedì pomeriggio, se ti va, posso venirti a prendere e andiamo da me." Bella non sa come gestire la proposta, in fondo Jean è ancora praticamente uno sconosciuto, ma sente che la sua sarà una storia non facile da raccontare, non da raccontare in un posto che potrebbe metterlo a disagio. Lui la sente titubante, così cambia la sua proposta. "Se preferisci ti vengo a prendere e basta. Ci facciamo un giro in macchina."

"Sì, un giro in macchina va bene."

"Scusa ancora per stamattina." la voce del francese è più rilassata e dolce, in sottofondo Bella sente il rumore dei motori delle auto che passano, segno che probabilmente lui sta guidando con il vivavoce per andare fuori città.

"Smetti di scusarti, non devi. Va tutto bene. Fatti sentire questo weekend." tra le righe, la mora gli fa capire che le mancherà vederlo, e lui recepisce il messaggio. I due si salutano, e quando Bella mette giù il telefono una leggera folata di vento le scompiglia i capelli. Torna in casa di Vittoria, sedendosi sul divano dell'open space mentre lei si spazzola i capelli in corridoio. "Ho parlato con Jean al telefono." ammette, guardando attraverso lo specchio la rossa alle prese coi suoi capelli mossi.

"Che ti ha detto?"

"Ci vediamo lunedì, perché è impegnato al lavoro tutto il weekend..." Bella si rigira il telefono tra le mani, ripensando a lui. "Era teso, forse anche arrabbiato per quello che gli ha detto il professore stamattina, e non lo biasimo, l'ha umiliato davanti alla classe intera... voglio sapere che è successo, perchè davvero non mi spiego quella scena in classe stamattina. Non mi spiego davvero come si sia permesso di fargli una cosa del genere, lui ha fatto bene ad andarsene."

"Non saprei Bella, ma di certo deve essere successo qualcosa di davvero grave se il professore stamattina ha detto quella cosa."

"Per favore, non mi verrai a dire che lui si sarà permesso di insultarlo davanti a tutti o altre cazzate simili perchè non ci credo nemmeno se mi paghi." controbatte Bella, subito sulla difensiva nei confronti del francese. "Lo hai visto anche tu com'è, non mi sembra proprio il tipo da fare queste cose. È il professore che lo ha terrorizzato, scommetto per nulla." Bella alza lo sguardo dal telefono verso la sua amica, che posa la spazzola nell'ingresso del bagno e poi si sposta in cucina, cercando qualcosa per cena in frigo.

"Sì, può essere... cavolo Bella, lo conosci da nemmeno tre giorni e sei attaccata a lui già più di quanto tu non lo fossi con me nei nostri primi tre mesi di conoscenza, o con Robin o Antonio... che ti prende?" la mora scuote la testa, non sa dare una risposta alla sua amica. "Tieni molto a lui per averlo appena conosciuto."

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E il profilo di Bella?

Vediamo chi trova lo spoiler e chi l'easter egg in questo edit.

~Jess

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