1. (Un)
(AU - 2020 - In un mondo senza Covid, nda)
C'è una biblioteca a Parigi, che non si mostra molto, si nasconde in un vicolo della città restando a due passi dagli Champs-Élysées e ad ancora meno dall'università Parigi 3, o la Sorbonne Nouvelle o comunque voi vogliate chiamare la sede della facoltà di lingue e culture straniere, e se ne sta in silenzio, nel suo bianco splendore, mentre accoglie ogni giorno, paziente e maestosa, i suoi pochi ma assidui frequentatori. Questa biblioteca non la troverete su Google Maps, o seguendo le indicazioni di qualche cartello per le strade della capitale, i passanti non vi sapranno dire di cosa stiate parlando e tantomeno i negozianti seduti dietro ai banconi delle loro botteghe lì vicino o i commercianti dietro le vetrine sfavillanti dei loro negozi di marca. Solo pochi fortunati conoscono questo posto, che è diventato un piccolo tempio per la dozzina scarsa di studenti dell'università che vengono a studiare qui. Tra di loro si conoscono tutti, e raramente si aggiunge qualcuno, molte volte studenti dell'ultimo anno della triennale o delle lauree magistrali che, implorando i loro colleghi, gli chiedono di consigliargli un posto dove studiare in pace, ma raramente chi sa dell'esistenza di questo piccolo angolo di tranquillità in una città così frenetica come la capitale francese si lascia sfuggire qualche informazione.
La biblioteca è piccola, ma state pur certi che di qualunque libro abbiate bisogno, vecchio o nuovo che sia, di certo lo troverete. Basta semplicemente essere gentili con Marie, la bibliotecaria che siede alla sua scrivania vicino all'ingresso, e lei sicuramente saprà aiutarvi. Questo angolo di tranquillità ha gli scaffali bianchi, i soffitti a volte dipinti da chissà quale pittore, le colonne bianche anch'esse, anche le ringhiere del primo piano e le scale che portano di sopra sono bianche, e i dettagli e le rifiniture del legno dipinto di neve sono dorati. È un'atmosfera magica, quasi surreale, che sembra sospendere la realtà fuori dalle finestre in un continuum spazio-temporale da cui riemergere davvero molte volte è faticoso. Per studiare, al piano di sopra, si trovano due postazioni da due posti ciascuna, e al piano inferiore altrettante scrivanie doppie. Incastrate tra due scaffali, con i libri che fanno da schienale alle postazioni separate da un piccolo separé di legno bianco alto solo una decina di centimetri, le postazioni adornate di una piccola lampada bianca si trovano una verso la ringhiera che circonda il primo piano e dà sul resto della biblioteca sottostante, e l'altra verso la finestra, che permette di godersi nei brevi momenti di pausa dallo studio il viavai della gente e delle auto giù in strada, un paio di piani al di sotto della biblioteca. Quei due piccoli spazi con le panche provviste di cuscini dorati come i dettagli degli scaffali, di circa un metro e mezzo per lato ciascuna e affiancate, che si guardano in faccia, sono il posto preferito degli studenti che vengono a studiare qui. Nonostante le lezioni siano iniziate già da due settimane, il gruppo di ragazzi e ragazze che vengono qui è ancora dimezzato come accade d'estate quando tutti vanno in vacanza, e al pomeriggio i frequentatori della libreria si riducono a tre. Isabella è una di questi.
Bella entra silenziosamente nella piccola biblioteca, saluta Marie con un sussurro e le chiede come sta mentre cerca nel portafoglio la tessera della biblioteca. Fruga nel rettangolo di finta pelle che ha recuperato dallo zaino nero finché non trova una piccola tessera nera, che contrasta con l'ambiente a cui appartiene. Marie le risponde che sta bene, mentre annota il suo nome e l'orario di ingresso sul suo registro che occupa un lato della scrivania. Bella rimette a posto la tessera, le rivolge un sorriso amichevole e si addentra nella biblioteca, alzando lo sguardo verso il piano superiore per vedere se il suo posto preferito, quello alla postazione accanto alla finestra che dà sulla strada e con lo sfondo della Tour Eiffel è libera. Esclama un piccolo sì, quando si accorge che entrambi i posti incastrati tra i due scaffali sono liberi. Mentre raggiunge la scala che porta di sopra, si guarda attorno per vedere chi altri è lì con lei quel giorno. Michelle, al secondo e ultimo anno di magistrale, sta seduta nella postazione opposta a quella in cui si sta dirigendo lei, con i libri che occupano entrambi i lati del tavolo. Studia per diventare avvocato penalista, e se Bella non ricorda male, questo è il suo ultimo esame prima della laurea. Almeno lei poi sarà libera, pensa, salendo le scale e rifugiandosi sulla panca della sua postazione. Lascia lo zaino su quella di fronte a sé, prima di dare un'occhiata di sotto e accorgersi di Charles, del secondo anno triennale della sua stessa facoltà, ma di un corso di laurea diverso, che è probabilmente intento a studiare per l'esame di letteratura inglese che anche Bella sta preparando, mentre sottolinea con la matita e il righello alcune parole chiavi sulle pagine del suo libro e le confronta con i suoi appunti. Letteratura inglese è l'unico corso che Bella ha in comune con Charles, ma nonostante questo, si sono parlati poche volte e solo riguardo quella materia. I capelli ricci color miele del suo coetaneo assecondano impercettibilmente i movimenti della sua testa mentre lui mordicchia la cima della matita continuando a leggere dai libri. Bella guarda fuori dalla finestra per un po'. Non fa caldissimo, o almeno non lì dentro: nonostante la biblioteca sia piuttosto antica, da quel che ne sa, sono riusciti in qualche modo a mettere un impianto di condizionamento non invasivo, così da preservare la biblioteca nella sua integrità, e discretamente silenzioso, così da non distrarre gli studenti. Fuori la giornata è limpida, non c'è nemmeno una nuvola in cielo. Sotto la finestra, nella strada poco più grande del vicolo in cui si trova l'ingresso della biblioteca, passano alcune macchine, il rumore dei motori attutito dai doppi vetri della finestra, e i pedoni passeggiano tranquilli sui due marciapiedi ai lati della strada. Bella sospira, una ciocca di capelli castani le ricade davanti alla spalla, a coprire la spalla sinistra. Si sistema la maglietta a maniche corte azzurra e allunga il braccio verso lo zaino. Per oggi basta fantasticare sul mondo esterno. La sessione sarà anche tra due mesi, è vero, ma lei non vuole farsi trovare impreparata. Recupera il libro di letteratura spagnola, la seconda delle tre lingue che studia in università, insieme al libro di Gabriel Garcia Marquez, Cronica de una muerte anunciada, che è anch'esso legato all'esame che deve sostenere.
Non sa esattamente quanto tempo sia passato da quando si è immersa nello studio, ma sa bene che ha sentito la porta della biblioteca aprirsi e chiudersi due volte, e succede talmente poche volte che qui è una rarità. La prima volta, aveva intravisto Michelle alzarsi con la coda dell'occhio poco prima che la porta si aprisse, ma stavolta è diverso. Sarà che il cigolio della porta è diverso, o sarà che l'ultimo arrivato sta ancora alla porta, indeciso sul da farsi, ma di certo non è un frequentatore abituale: nessuno apre più la porta con così tanta cautela da quando Charles si è unito al gruppetto, circa ai principi della primavera, a fine marzo. È la curiosità verso il nuovo arrivato, o la nuova arrivata che sia, a far alzare lo sguardo di Bella dal libro. I suoi occhi verde chiaro cercano il grande portone di legno d'acero dell'ingresso attraverso le sbarre della ringhiera bianca e là sotto, a circa tre metri da lei e due metri e mezzo più in basso, c'è un ragazzo, probabilmente più grande dei suoi 20 anni appena compiuti, dai capelli castano chiaro, lunghi appena sopra la punta delle sue orecchie, la barba corta e curata che gli contorna il viso e gli mette in risalto gli zigomi appena pronunciati. Ha addosso una camicia bianca a maniche lunghe e un paio di pantaloni neri, probabilmente sarà anche accaldato, perché, Bella riesce a vederlo anche da quella distanza, il suo viso è leggermente arrossato. Lui chiude il portone dietro di sé, si guarda attorno, alza gli occhi sul piano superiore della biblioteca e i suoi occhi si fermano in quelli di Isabella. O almeno, Bella crede che i suoi occhi si siano fermati, per qualche breve secondo, su di lei, ma non sa dirlo con esattezza, la ringhiera vista dal piano inferiore si confonde molto facilmente con gli scaffali del piano di sopra e probabilmente riesce anche a nascondere lei dalla vista dello sconosciuto. Bella posa la penna che teneva in mano e si tormenta i capelli raccolti in una coda che ha fatto poco fa, partendo dall'elastico e scendendo fino alle punte, passando le dita in mezzo alle ciocche. Il sole è già più basso, ma è ancora presto per il tramonto, probabilmente saranno circa le cinque e mezza del pomeriggio. Tiene gli occhi su quel ragazzo nuovo e cerca di capire se l'ha già visto da qualche parte prima, ma proprio le sfugge: deve essere sicuramente più grande di lei, Bella non crede che lui abbia la sua stessa età. Guarda lo sconosciuto conversare piano con Marie, lo segue mentre osserva la biblioteca, sotto la camicia appena aderente i muscoli delle sue spalle, delle braccia e del petto lasciano appena intravedere le loro forme, lasciando il resto alla fantasia di chi osserva. Bella distoglie lo sguardo, prende la penna che aveva lasciato in mezzo al libro e la rigira tra le dita, ma non riesce a stare senza guardare quel ragazzo. La tracolla nera che ha in spalla, di pelle, si abbina perfettamente al suo stile, dandogli un aspetto da insegnante più che da studente, che su di lui non sta affatto male. Lo segue finché lui non comincia a salire le scale, quelle dall'altra parte della biblioteca rispetto a quelle da cui è salita Bella, e resta con lo sguardo su di lui finché lui non arriva di sopra e si volta verso di lei per esplorare il piano di sopra. La balaustra percorre tutto il perimetro della biblioteca ed è ovvio, scontato che lui vorrà venire fino al punto in cui è seduta lei, che farà il giro completo. Bella torna a concentrarsi sul suo libro, o almeno ci prova. Finge di sistemarsi sulla panca, accavallando le gambe e stringendo un po' di più la coda di cavallo, mentre grazie alla visione periferica dei suoi occhi riesce a tenere d'occhio quel ragazzo mentre osserva, cauto e curioso, tutto ciò che lo circonda, mentre si sposta pian piano nella sua direzione. Bella è nervosa, e lo sa molto bene. Vorrebbe alzare lo sguardo su quello sconosciuto che il suo inconscio vuole che lei ne faccia la conoscenza con così tanto ardore, ma si trattiene e finge di continuare la sua lettura, ma i suoi occhi sono incollati su una stessa riga, senza che lei riesca a capire quello che c'è scritto, e quindi senza riuscire ad andare avanti. Lui si avvicina, è ormai a un metro quando Bella si accorge, o almeno fa finta, di aver dimenticato una cosa nello zaino, si allunga per prenderlo, ma il suo busto urta contro la pila di libri che ha sul tavolo e il libro di Marquez cade per terra. Ma Bella non sente il tonfo tipico di un libro che cade, sente appena lo spostamento d'aria di qualcosa che si muove più veloce di lei e che recupera il libro prima che cada a terra. A reggere il libro c'è una mano dalla pelle abbronzata, il polso nascosto da un polsino bianco, la presa sul libro è salda. Anche lei ha allungato la mano per prendere il libro, non era previsto che dovesse cadere, ma si ferma quando quella mano lo ha già preso. Alza lo sguardo e lui è lì di fronte a lei, che tiene con una mano il suo libro e con l'altra la tracolla della sua borsa di pelle per impedire che cada anch'essa. I loro occhi si incontrano per pochi istanti, color cioccolato, è il primo pensiero di Bella quando li vede.
"Grazie, scusami." mormora lei, prendendo il libro dal ragazzo.
"Non preoccuparti, non devi scusarti, cose che capitano." lui le sorride e lei ricambia, la sua voce non è profonda, ma nemmeno acuta, è melodica, e di certo lui è un francese fatto e finito, al contrario di lei, lo percepisce dalla sua pronuncia perfetta.
"Devo imparare a essere un po' più ordinata mentre studio." Bella sorride di nuovo mentre appoggia il libro sopra gli altri che già occupano la sua parte di tavolo, il suo tono è sempre basso, come esige l'ambiente in cui i due si trovano.
"Non credere di essere l'unica ad essere disordinata." lui tende una mano verso di lei. "Mi chiamo Jean-Éric." Bella gli stringe la mano in modo deciso, ma senza esagerare, nota che la sua stretta è abbastanza forte, deve essere uno molto sicuro di sé.
"Io sono Isabella." le loro mani si allontanano.
"Bella... sei italiana? Parli benissimo in francese." Bella sorride di nuovo.
"Eh già, ma mio padre abita qui a Parigi e vivo con lui. Siediti qui se hai un momento." Jean le dà ascolto, e quando lei ha spostato lo zaino e lo ha posato per terra, lui si siede sulla panca di fronte a lei, lasciando la borsa di pelle accanto a sé. "Tu invece sei un francese d'oc, lo sento." Bella sistema un po' la sua postazione mentre parla con lui.
"Parigino in realtà." risponde lui, con una mezza risata. "Sai, non sono abituato con gli italiani, siete davvero pazzeschi..." Bella alza lo sguardo con espressione stupita, le sopracciglia alzate "...in senso buono! Mi fate morire dal ridere e siete veramente in grado di essere amici di chiunque." Jean si difende alzando le mani in segno di resa.
"Ti ringrazio. Io invece ho sempre avuto una certa avversione per voialtri mangia baguette, ma diciamo che con il tempo mi sono ricreduta, avete anche voi il vostro fascino." Bella sorride sotto i baffi, i loro sguardi si incontrano di nuovo, anche Jean sorride sinceramente.
"Questo posto è a dir poco mozzafiato." osserva Jean in un sussurro, guardandosi di nuovo intorno.
"Vero? Chi te lo ha fatto scoprire? Qui siamo in pochi e ci conosciamo tutti, chi è che ha fatto la spia?" tenta di punzecchiarlo, strappandogli un sorriso.
"In realtà chi mi ha detto di questo posto non ha ancora avuto l'occasione di venirci, si chiama André, frequentiamo lo stesso corso di laurea. Gliel'ha detto un certo Charles..."
"Vuoi ridere? Charles è il ragazzo seduto sotto di noi." entrambi si voltano a guardare verso il piano inferiore, in direzione di Charles, che non ha sentito la loro conversazione e non sa che stanno parlando di lui ai piani alti. Entrambi ridono sommessamente. "Lui è l'unico Charles qui, è per forza lui la spia. Che cosa studi?"
"Studio lingue, sono nel corso di lingue e letterature straniere: inglese, spagnolo e italiano. Sono al terzo anno. Tu?" Bella sgrana gli occhi quando lo sente pronunciare quelle parole.
"Non ci crederai, ma frequentiamo lo stesso corso di laurea." i due ridono di nuovo, ma tentano di farlo il più silenziosamente possibile. "Ma io sono al secondo anno e faccio inglese, francese e spagnolo."
"Sembra fatto apposta, forse era destino che ci incontrassimo." Jean sorride mentre pronuncia quelle parole in italiano, Bella rimane piacevolmente colpita dal suo leggero accento francese, se lo aspettava più marcato.
"Così io posso aiutarti con l'italiano e tu con il francese, oppure possiamo studiare spagnolo e inglese insieme." risponde lei in spagnolo, facendo sorridere il francese. Dio, sei bellissimo, pensa, soffermandosi per un istante con lo sguardo sulle labbra piene di Jean. I loro occhi si incontrano per quelli che sembrano dieci minuti, ma in realtà non sono che pochi secondi. Il cuore di Bella accelera leggermente, sente le guance diventare un po' più calde del normale. Si scioglie la coda con un movimento rapido e si sistema i capelli lunghi che ricadono davanti alle sue spalle e sulla sua schiena.
"Sarebbe davvero una bella idea studiare qui insieme qualche volta." Jean risponde in inglese, e quasi ai due viene da ridere. Possono parlare in quattro lingue diverse e sanno che si capiranno alla perfezione d'ora in avanti, qualunque di essa vorranno usare.
"Certo volentieri. Probabilmente io ti bombarderò anche di domande sugli esami del secondo anno visto che tra poco ne ho un paio e di sicuro tu ci sei già passato prima di me."
"Sarò felice di chiarire i tuoi dubbi. Ti lascio il mio numero, così ci sentiamo." Bella annuisce e prende il cellulare dallo zaino, cerca la tastiera telefonica e Jean le detta il suo numero.
"Ti mando un messaggio così ti compare il mio numero." Bella vola su Whatsapp e gli manda un messaggio subito, un semplice hey con un cuore bianco. Jean recupera il suo telefono dalla tasca esterna della sua tracolla e trova il messaggio di Bella, salva il suo numero in rubrica.
"Questo cuore bianco è davvero carino." Jean sorride.
"Lo so, è il mio preferito. Hai anche Instagram?"
"Certo, cerca jeanericvergne." Bella lo trova in un baleno.
"Wow sei parecchio conosciuto su Instagram!" Bella guarda il numero dei follower di Jean, sono più di seimila. Scorre velocemente il suo profilo per farsi un idea di chi ha davanti, la maggior parte delle foto in cui compare lui sono state fatte quasi di nascosto, nessuna di esse è posata, sono naturali e si vede fin troppo bene il suo bellissimo sorriso. Le altre foto probabilmente le ha scattate lui, svariate viste di interni e carrozzerie di auto e qualche paesaggio. "Sei anche un fotografo provetto vedo."
"In realtà lo faccio solo come hobby, ed evidentemente alla gente piace come faccio le foto, solo per questo ho così tanti follower. Di amici reali ne ho pochi e diciamo che sono frutto di un'attenta selezione." Jean vede che Bella lo ha iniziato a seguire nella sezione delle notifiche di Instagram.
_isabella.ferraro_ ( · Bella · ) ha iniziato a seguirti
Il francese ricambia il follow.
jeanericvergne ( JEV ) ha iniziato a seguirti
"Ti capisco, ho fatto così anche io." Bella posa il telefono accanto a sé, e lo stesso fa lui.
"Che cosa stavi studiando prima che io ti interrompessi?" Jean fa un leggero cenno della testa verso i libri di Bella.
"Stavo facendo letteratura spagnola, ho iniziato da poco ma ho due mesi interi per studiare, quindi penso che un pomeriggio di chiacchiere non mi nuoccia così tanto." Bella chiude i libri che ha davanti, sistemandoli in una piccola pila ordinata e torna a rivolgere l'attenzione verso Jean, mentre si appoggia contro lo schienale di legno della panca. Jean copia il suo movimento, appoggiandosi a sua volta, così i due restano a chiacchierare per un po' dell'università.
I due parlano finché fuori non comincia a tramontare il sole, e Marie deve attirare la loro attenzione per dirgli che la biblioteca sta chiudendo. Bella comincia a mettere i suoi libri dentro lo zaino, che poi si mette su una spalla sola mentre Jean recupera la sua borsa e il telefono che aveva lasciato sul tavolo, insieme si avviano verso le scale che portano al piano di sotto.
"Se domani pomeriggio non hai da fare perché non vieni a studiare qui con me?" la proposta di Bella è talmente tanto impulsiva che anche lei si stupisce di sé stessa.
"Certo, volentieri, ma all'ora di pranzo mi vedo con André per mangiare qualcosa insieme quindi ti mando un messaggio appena mi sono liberato." Jean apre il portone della biblioteca, non prima che entrambi abbiano salutato Marie.
"Perfetto, non c'è problema. Anche io penso che domattina rivedrò la mia migliore amica, è andata in vacanza in Inghilterra, non ci vediamo da tre settimane e di sicuro non vede l'ora di vedermi." Bella sorride al pensiero di Vittoria che di sicuro le salterà addosso domani appena la rivedrà. Jean sorride, i due scendono le scale del palazzo ed escono in strada, iniziando a camminare verso gli Champs-Élysées.
"Come si chiama?" chiede Jean, curioso.
"Vittoria, anche lei abita qui da un paio di anni, è italiana e abbiamo frequentato la stessa scuola prima dell'università, ora frequentiamo gli stessi corsi."
"Bella, io sto andando da questa parte perché è dove ho lasciato la macchina, ma non ti ho chiesto da che parte devi andare tu." Jean si accorge di essere stato scortese nei suoi confronti, e tenta di rimediare.
"Oh, ehm... In realtà da questa parte va bene, oggi sono venuta in metro in università perché la mia macchina è a riparare."
"Che problema ha?"
"Batteria, un po' strana come cosa, è una DS3 di qualche anno fa e da un giorno all'altro ha deciso di abbandonarmi senza preavviso."
"Non ci credo, hai una DS! Io ho una DS7 Crossback." risponde il francese, fiero della sua macchina elettrica.
"Io adoro quella macchina, non vedo l'ora di averne una tutta mia." Bella sorride al pensiero di quell'auto, le sbava dietro da anni. "È stata un regalo dei tuoi?"
"In realtà no, ho lavorato qualche anno prima di iniziare l'università, ero il loro test driver. In realtà lo sono ancora." Jean sorride appena.
"Wow, deve essere fantastico, io amo i motori."
"Siamo proprio due gocce d'acqua." i due si mettono a ridere, qualche passante li guarda, ma loro non ci fanno caso.
"Quindi tu sei più grande di me, intendo... di qualche anno." i due svoltano l'angolo di una parallela degli Champs-Élysées e subito Bella vede la macchina di Jean, parcheggiata a qualche metro da loro: la sua DS7 Crossback è bianca, e Bella ha un debole per le auto bianche.
"Sì, ho 25 anni." Jean si avvicina alla sua auto che fa apparire le maniglie in automatico non appena il francese si avvicina. "Se vuoi ti accompagno a casa, per me non c'è problema, io non ho orari." Jean si avvicina al bagagliaio e sfiorando l'auto in un punto nascosto lo sportello si apre lentamente, lui lascia la sua borsa lì dietro e poi sfiora un altro pulsante, facendo chiudere il bagagliaio. Bella ci pensa per un po', giusto il tempo che lo sportello si chiuda, prima di accettare. Jean le fa segno di salire, lei si accomoda sul sedile accanto a quello del guidatore. "Dove si va?"
"Boulevard Pereire, numero 28."
"Wow, stai in una zona niente male. In realtà ci sono stato rare volte, sarò anche cresciuto qui ma non so le strade di Parigi a memoria." Jean sorride mentre armeggia con il navigatore, impostando la via di casa di Bella. "Non abiti troppo distante da me, io sono più vicino all'Arc de Triomphe, diciamo un quarto d'ora di macchina quando va bene."
"Beh, io sono di Modena, che è circa un quarto di Parigi, eppure nemmeno io so le strade della città a memoria, non devi giustificarti." i loro occhi si incontrano di nuovo, prima che Jean metta in moto l'auto, che nemmeno si sente. Si immette in modo fluido nel traffico ancora abbastanza tranquillo, ma non passano dieci minuti che si ritrovano quasi fermi in coda. "Questa città è bellissima, ma il traffico... Modena è molto più tranquilla."
"Lo so, ormai io ci sono abituato, ma almeno stavolta ho un po' di compagnia mentre guido." Jean si volta a guardare Bella, che sorride sistemandosi una ciocca di capelli, improvvisamente disarmata da quell'affermazione. Jean torna con lo sguardo sulla strada, contento di averla fatta sorridere, appoggia il gomito accanto al finestrino e la mano sulla sua fronte, sistemandosi leggermente i capelli. Bella non può fare a meno di guardarlo ogni tanto, lui è semplicemente bellissimo nella sua camicia bianca che risalta la sua carnagione abbronzata e i suoi capelli che gli contornano il viso in modo perfetto.
Il viaggio è breve, decisamente troppo breve per i gusti di Bella. Avrebbe voluto avere la capacità di fermare il tempo per restare un po' di più con lui, per raccontargli un sacco di cose e scoprirne altrettante di lui, ma non è più riuscita a emettere un fiato e lui non ha voluto insistere a farla parlare. Si fermano a lato della strada, sotto il portone di Bella, e lei sospira.
"Tutto okay?"
"Certo, stavo solo pensando al fatto che mi toccherà fare una lavatrice o due appena sarò su." mente, ma la bugia bianca sembra far ridere Jean. "Per che ora ti devo aspettare in biblioteca?"
"Penso che per me domani fare letteratura italiana da mezzogiorno alle due sia impossibile." Jean fa un piccolo sorriso, "dirò ad André che andremo a pranzo per l'una, potrei raggiungerti per le due e mezza."
"È perfetto direi, io domani farò quella che salta le lezioni per una -quasi- buona causa."
"Beh, è giusto che tu riveda la tua amica il prima possibile."
"Ci vediamo domani quindi." Bella sorride, incontra di nuovo gli occhi di Jean, sorride anche lui. "Ciao Eric." sussurra Bella, aprendo la portiera e recuperando il suo zaino da in mezzo ai suoi piedi.
"Ciao Bella." Jean sorride, sia per lei che per il modo in cui lo ha chiamato, il suo secondo nome non lo fa impazzire, ma uscito dalle labbra di Bella ha tutto un altro perché. Bella si avvia verso il portone, cercando le chiavi nello zaino, e quando le trova si volta per vedere se lui è ancora lì. Ma la macchina bianca è sparita, silenziosa come un gatto, lasciando di nuovo il parcheggio vuoto di fronte al numero 28 di Bvd Pereire.
Quando Bella si infila sotto le coperte sono ormai le undici e mezza di sera, dopo aver cenato con suo padre Giovanni ed avergli augurato la buonanotte. Spegne la luce dopo aver fatto un breve giro su Instagram, e aver guardato un pochino il profilo di Jean. Chiude gli occhi e sotto le palpebre intravede le iridi color cioccolato del francese, quasi si sente intimorita da quegli occhi. Ma la sensazione presto scompare e Bella si addormenta accompagnata dallo sguardo dolce di Jean che le sorride come durante il pomeriggio in biblioteca.
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Hyaa uwu
Yep, sono di nuovo qui, come promesso con la long di questa OS, che ovviamente ho cancellato da Electrified.
Volevo solo chiarire due cose
Ho fatto un po' un misto dei sistemi universitari italiani e francesi, per esigenze di trama, ma questo è un AU, quindi in teoria tutto (o quasi) è lecito.
È ambientata nel 2020, ma i piloti sono più giovani della loro reale età, anche questo ovviamente è per esigenze di trama.
Per concludere, chi mi conosce da un po' sa bene che io amo mettere delle canzoni come colonna sonora delle mie storie, e ora è il turno di LBB. Ho creato la playlist ufficiale su spotify con queste e altre canzoni che se mi metto a scriverle tutte qua finiamo dopodomani
And vi ricordo il canale Telegram con gli aggiornamenti/spoilerini, per il link scrivetemi in privato
Ho finito giuro bye
~Jess
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