La Biblioteca - La Cenere

Lo vedevo e, nonostante tutto, non riuscivo a crederci.

Ero stato lì migliaia di volte. Ero passato davanti a quella maestosa e magnifica costruzione migliaia di volte e ora, a causa della follia dell'uomo, quella meravigliosa istituzione, raccolta del sapere e della saggezza di grandi menti, era solo un cumulo di cenere.

"C'è ancora del sapere da salvare, amico", mi disse il mio socio, cercando di consolarmi in qualche modo. Io annuii, senza cambiare espressione.

La biblioteca di Alessandria. La più grande, vasta, imponente custode della conoscenza umana. Distrutta. Data alle fiamme. Profanata.

Deglutii, ingoiando la rabbia e la frustrazione, concentrandomi sul fatto di dover salvare il salvabile, e ricostruire il ricostruibile.

Sospirai, avvilito. Sì, ero un costruttore, sì, amavo il mio lavoro, ma avrei preferito mille volte morire di fame, che trovarmi a ricostruire quel luogo, un tempo meraviglioso ed ora profanato.

Al momento della distruzione, il Sovrintendente, un caro  amico di famiglia, era all'interno della struttura. Non c'era stato niente da fare. Un ulteriore lutto.

L' intenzione, mia e del mio socio, era quella di realizzare una struttura che rispecchiasse al meglio la costruzione originale.

"Dobbiamo cercare di fare il possibile per riportarla al suo antico splendore, purtroppo i progetti della biblioteca...erano nella biblioteca", sorrise amaramente.

"I custodi della Biblioteca?", chiesi speranzoso.

"Ce n'è uno, molto anziano, che mi ha assicurato che potrebbe letteralmente descriverla scaffale per scaffale, pergamena per pergamena, ed io gli credo".

Sospirai.

"Portami da lui".

Appena fui davanti all'uomo, la prima cosa che feci fu condividere il cordoglio per la terribile perdita. Lo consolai, dandogli la mia parola che, per quanto possibile, avrei fatto di tutto per riportare in vita la Biblioteca.

Sorrise, ricordandomi il mio vecchio padre, quando voleva ringraziarmi di essermi sforzato per renderlo felice. Cercò di descrivermi al meglio la struttura della Biblioteca, elencandomi il numero di sezioni, poiché non solo vi venivano custodite le opere originali, ma le copie critiche, redatte dagli studiosi. Annotai tutto, cercando di non mostrare al vecchio il mio sconforto.

Mi congedai poi da lui, rassicurandolo un'ultima volta. Quando fummo abbastanza lontani, mi girai verso il mio socio e amico.

"Considerato quello che resta dei rotoli, credo che sarebbe più semplice spostarli nel Serapeo", dissi sconfortato. Lui annuì.

"Non è il nostro mestiere, né la nostra competenza, lo so", tentennai incerto "ma credo che potremmo onorarla al meglio, aiutando a salvare ciò che resta del suo contenuto".

"Mi stai chiedendo di rinunciare ad un progetto che ci porterebbe molto prestigio e molto denaro", disse serio. Annuii, aspettandomi un rifiuto. 

Al contrario, si allontanò da me, piegandosi e girandosi verso di me sorridendo.

"Potremmo iniziare da questo", disse.

Sorrisi a mia volta, in un muto ringraziamento, pensando che sporcarmi le mani nella cenere, sarebbe stato il mio vero contributo.

Per mesi tornai a casa sfinito, tossendo incessantemente. fummo felici, quando realizzammo di aver salvato più di ciò che speravamo. I rotoli salvati furono spostati nel Serapeo.

Dalla cenere, come la fenice, la Biblioteca di Alessandria era rinata. Dovevo solo darle un corpo in cui continuare a vivere. 

E sarebbe stato un corpo bellissimo. Come lei.

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