Anubi
Era stanca l antica divinità:i millenni premevano sulle sue giunture ,ma finché c era un solo sacerdote sulla terra, lui avrebbe risposto al suo appello, anche se il sacerdote era terrorizzato ed esitante, sopratutto per questo serviva l aiuto di Anubi, i piatti della bilancia divina esigevano il loro tributo e il modesto Iddio si chinava davanti alla necessita cosmica.
Era notte ,l ora giusta per i riti funebri, elegante e sinuoso il cane nero si aggiro' per la città',spinse col muso un vecchio portone, entro' in casa, la vecchia donna dormiva ,e russava, accanto a lei una patetica bambola piena di spilloni:il cane poggio' le zampe sul bordo del letto, allungo' una zampa sulle labbra della donna:il respiro si arresto'.
Gli occhi della donna si spalancarono, con gli ultimi barlumi di vita fissarono l' enorme cane che le gravava sul petto
Anubi fece a pezzi la bambola di pezza :era una stregoneria penosa,ma era meglio fare un lavoro accurato
Poi si avviò nella notte tiepida, entro' in una villa gentilizia, si avvicino' al corpo di un uomo addormentato riuscì a percepirne i sogni, erano deliri di onnipotenza, desideri lussuriosi, progetti infiniti per umiliare il prossimo, sogni scadenti appunto, il cane diede una vaga occhiata alla compagna dell'uomo un altro patetico essere che aveva riempito le gracili mammelle con immondi tutori e anche le labbra erano gonfie di altre zavorre-non meritava il suo interesse-l uomo si! E sul suo petto posò con fatica la sua dinoccolata zampa: ascolto' il respiro che si mozzava
Uscì nella notte
Non ci sarebbe mai più stata una notte bella come quella.
Così pensava Lara guardando la limpida luna che piena e gloriosa lambiva le nuvole turchine.
Si guardò attorno la donna e tutto quello che vide fu un tripudio di bellezza, rigorosa bellezza, la sua casa in primis, arredata da valenti architetti mostrò intrepida i suoi profili studiati all'errabonda luna.
Pure il profilo di Lara era perfetto: rimaneggiato da un valoroso chirurgo plastico che aveva rilevato, saggio, gli zigomi per poi cesellare il naso e il mento.
Un lavoro splendido.
Lara vide arrivare il gigantesco cane nero e senza recriminare gli aprì semplicemente la porta.
Il levriero sembrò stupito e sedette solenne su uno dei tappeti argentei del multi- lodato salotto.
Lara non lo toccò ma ebbe il coraggio di guardarlo negli occhi: "sono mezza libanese", sussurrò al suo ospite canino, "so chi sei, tranquillo non farò resistenza! Al contrario, sono felice che tu sia venuto! Vedi quanta bellezza tra queste pareti non ultima io, resa perfetta da un bisturi, eppure tanto splendore non ha intimidito la morte, tutt'altro, la senti la tua compagna? Si è annidata nel mio cervello con un neuroblastoma ormai disseminato. Non ho scampo. Tu credi che sia una punizione di qualche divinità tua affine? Mi hanno punita perché ho abbandonato senza ritegno Vasco?"
Il levriero uggiolò piano, i suoi occhi d'ambra fissi su Lara.
La donna rise piano:" farò ammenda caro, il mio denaro andrà in parte a quella ridicola e brutta zia, potrà allevarlo il suo Vasco, con larghezza di mezzi!"
Disse ancora: credevo che la bellezza mi avrebbe salvato e invece il bruttume mi ha travolta, ha trovato il modo di sfigurarmi infine! E dall'interno è avvenuto l'attacco, sono stata sconfitta, la bellezza è stata sconfitta.
Poi la donna porse la mano al levriero:" su caro, sei un ospite, non mi porgi la zampa"? Il levriero si alzò lesto e diede la zampa alla bella donna ridente.
Fu un attimo e le pupille di Lara, dilatate d'un tratto, persero la lucentezza dell'iride.
Fu un attimo e la folgore divina aveva arrestato il suo cuore.
Cadde sul tappeto argentato, vanto di un grande disegnatore di interni.
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