Chapter Twenty-one - Go Away
Prese tra le mani il polso di Rebecca, rigirandoselo con delicatezza, senza riuscire a staccare gli occhi dai piccoli fori che aveva lasciato Matt dopo il morso.
Tutto il suo corpo tremava dalla rabbia. Aveva lasciato che un altro uomo, che tra l'altro era suo fratello, mordesse la sua compagna ed ora, chiuso nel silenzio della stanza, non riusciva a non esserne furioso.
D'altronde, si disse, era successo tutto a causa sua.
Il pensiero di poter trasformare Rebecca tramite il morso non l'aveva affatto sfiorato, e non avrebbe mai pensato che sarebbe capitato un tale evento.
L'espressione di Rebecca era crucciata, con il sudore che le attaccava i capelli al viso ed il respiro pesante di chi è esausto.
Di tanto in tanto Xavier vedeva le sue labbra tremare, ed i suoi occhi agitarsi sotto le palpebre, forse per svegliarsi.
Non vi era dolore più grande, per Xavier, di vederla soffrire in tal modo.
Xavier si distrasse dai suoi pensieri quando udì un bussare costante sulla porta della stanza.
"Avanti," la sua voce era profonda, cupa. La porta si aprì, rivelando quindi il volto vissuto di uno dei suoi informatori.
"Alpha," disse l'uomo, inchinandosi leggermente, soffermandosi con lo sguardo su Rebecca.
Xavier ringhiò, nascondendo Rebecca dietro il suo corpo come fosse in pericolo.
L'uomo distolse quindi lo sguardo, inchinando nuovamente la testa.
"Cosa ci fai qui, Joseph?" La voce di Xavier sembró rimbombare per tutta la stanza, trafiggendo l'uomo con una moltitudine di scariche d'energia.
"Abbiamo trovato delle tracce nella foresta, dove ci aveva detto di indagare." Joseph mantenne lo sguardo fermo in quello dell'Alpha, senza però sfidarlo.
Erano passate appena due settimane da quando Xavier gli aveva ordinato di controllare gli spostamenti del fratello e di fiutare tracce nella foresta. E più il tempo passava, più Xavier diventava sospettoso.
"Vai avanti," lo incitò svogliatamente Xavier, passandosi una mano sul viso.
"Ci sono tre odori differenti, ma non siamo riusciti a ricondurli a qualche membro del branco. La pioggia e il vento hanno distorto gli odori, confondendoli tra loro. Le tracce che hanno lasciato si mischiano e conducono in centinaia di direzioni differenti. Le persone a cui appartengono queste tracce devono essere state molto attente nel pianificare i diversi incontri.
Se posso suggerirle una cosa: sarebbe meglio aspettare che piova, in quel momento la mia squadra uscirà per setacciare il bosco."
Joseph finí il discorso con uno sbuffo mentre si appoggiava con il fianco sul mobiletto accanto a lui.
Xavier distolse lo sguardo dall'uomo, puntandolo su Rebecca. Quella era sicuramente una grande svolta per Xavier, finalmente aveva la conferma che v'era qualcuno che tramava alle sue spalle.
"Cosa puoi dirmi di Matt?" domandò Xavier, con la pelle d'oca. Sospettare di suo fratello era una delle cose più complicate che aveva mai fatto.
Amava immensamente suo fratello, per lui avrebbe sacrificato ogni cosa eppure non riusciva a levarsi dallo stomaco il peso del sospetto. Non era mai stato nelle grazie di Matt, questo lo sapeva bene, eppure pensava che dopo la morte del padre si fosse avvicinato un po'.
E, per un certo periodo, era stato così.
Xavier accennò un sorriso rammaricato, guardandosi svogliatamente le punte delle scarpe.
Joseph sembrò a disagio mentre oscillava a destra e a sinistra, con lo sguardo che vagava curioso su Rebecca.
"Sembra che passi molto tempo in compagnia della sua compagna," disse il Mannaro, indicando con un gesto della nuca Rebecca, ancora stesa a letto.
Xavier grugnì, stringendo di più la mano della ragazza, come a volerne rappresentare il dominio.
"Oltre a questo, non si sa bene i luoghi che frequenta, ma sono abbastanza sicuro che non passi il suo tempo nella Villa o nelle cittadine qui vicine. Non siamo riusciti a seguirlo, ci ha seminato velocemente." continuò Joseph, pizzicandosi la punta del naso per il fastidio.
Xavier si drizzò, in allerta.
I suoi dubbi si stavano realizzando, e lo odiava.
Si sentiva impotente davanti a quella situazione. Aveva perso il controllo sul fratello e, affianco a lui, la sua compagna non accennava a svegliarsi. Avrebbe voluto urlare al mondo che quella era un'ingiustizia, e che si trovava proprio in una situazione di merda.
Xavier alzò quindi una mano in aria, stanco di quella conversazione, invitando l'uomo ad uscire dalla stanza. Joseph tentennò per un attimo, coprendo poi a grandi falcate la distanza che lo separava dalla porta d'entrata.
Quando in stanza rimasero solo lui e Rebecca, si rilassò un po' di più contro la sedia, senza mai smettere di tracciare linee orizzontali sul palmo della rossa.
"Andiamo piccola, svegliati." sussurrò lui al suo orecchio, grugnendo.
Xavier afferrò dal comodino un panno bagnato, che era stato sistemato lì da Melinda qualche ora prima, passandolo delicatamente sulla fronte bollente di Rebecca. Le lavò via dal viso ogni traccia di sudore e, quando ebbe finito, passò con calma le mani tra i capelli della ragazza, legandoli in una coda improvvisata.
Passò i pollici sugli zigomi di lei, incupendosi alla vista del suo incarnato così pallido.
Xavier sentì Rebecca agitarsi sotto le coperte, vide i suoi occhi spalancarsi e le sue labbra aprirsi di scatto nel disperato tentativo di prendere aria. Con agilità, Xavier la sollevò leggermente, mettendola con la schiena attaccata alla parete.
Il suo petto sembrò alleggerirsi dalla felicità di vederla di nuovo sveglia.
"Respira piano, con calma." le suggerì lui, deglutendo. Rebecca mosse gli occhi in mille direzioni, agitata e sconvolta. Il suo petto si mosse velocemente, mentre con le dita stringeva convulsamente le lenzuola.
La mano di Xavier corse sulla schiena di lei, cercando di calmarla. Canalizzò tutta l'energia che gli rimaneva per focalizzarla sul corpo rannicchiato di Rebecca.
Quest'ultima si rilassò lentamente, inarcando leggermente la schiena per ricevere un po' più d'energia. Era come un anestetico, per lei.
Rebecca puntò gli occhi velati da un sottile strato di lacrime in quelli di Xavier, sentendosi completamente distrutta. Non era pienamente cosciente di ciò che era successo, la sua mente era troppo confusa per metabolizzare tutto ciò, ma una parte di lei le urlava che era tutta colpa dell'uomo che ora le sedeva davanti.
"Tu..." sussurrò Rebecca, con gli occhi chiusi in due fessure. Xavier sussultò, incapace di reggere l'accusa che le leggeva negli occhi. Sarebbe morto piuttosto che vivere con la consapevolezza d'essere odiato da lei.
Lo sguardo di Rebecca si ammorbidì di poco, e a Xavier bastò per trovare il coraggio di fronteggiarla.
L'avrebbe protetta, lo giurò in quella stanza, con la Luna testimone.
**
Rebecca, now
Per tre giorni non ho fatto altro che limitarmi ad esistere, senza compiere nessuna azione se non qualche movimento istintivo delle mani. Sono stata imboccata, lavata e vestita come fossi una bambina, e l'umiliazione mi grava addosso.
L'angoscia dei giorni precedenti sembra però essersi alleviata, mentre la consapevolezza degli accaduti di qualche giorno fa si fanno man mano più vividi.
Mi tocco con delicatezza il polso, sussultando. La sensazione di disgusto mi pervade non appena ricordo le mani di Matt su di me, come se il mio corpo rifiutasse il suo tocco.
La porta si apre con uno scatto, senza però sorprendermi. Con lo sguardo osservo Xavier entrare nella mia stanza, con un vassoio tra le mani. Le sue labbra si tirano in un sorriso non appena nota che sono sveglia, ma non mi sforzo di ricambiare.
Stavo per diventare qualcosa che non riesco nemmeno a comprendere, per colpa sua.
Xavier posa il vassoio davanti a me, aprendo la finestra per far cambiare aria. Tutto questo sembra così irreale, che una mia mano corre a pizzicarmi il braccio, per verificare d'essere sveglia.
Lui non accenna nessun movimento mentre si massaggia la fronte, più cupo del solito. Sembra volermi dire qualcosa di vitale importanza, eppure non schiude nemmeno le labbra. Il suo petto trema, scosso da un ringhio che sa più di un uggiolio.
"Puoi andartene." mi dice, senza guardarmi. Vorrei dirgli che questa è la mia stanza e che è lui a doversene andare, ma rimango in silenzio, alzando un sopracciglio.
"Non ti costringerò più a stare al mio fianco. Sei libera di andartene, se lo vorrai." il suo sguardo solo ora incontra il mio, e ci leggo dentro così tanta sofferenza che i miei organi parono accartocciarsi e il mio cuore piegarsi.
Mi chiedo se il suo sia solo un modo per testarmi ma quando lo vedo avanzare verso la porta mi ricredo.
Mi sta lasciando andare.
"Dove vai?" sussurro io, deglutendo. La voce mi esce stridula e gracchiante,e la gola mi brucia per lo sforzo. Xavier si volta leggermente, aprendo la porta della stanza.
"Non ho intenzione di vederti mentre te ne vai, sarebbe troppo."
Chiude quindi la porta alle sue spalle, lasciando a me la scelta.
Angolo Me:
Questo capitolo non mi soddisfa molto, però è meglio di niente. Mi scuso inoltre per il ritardo nel pubblicare, ma la scuola sta davvero occupando tutto il mio tempo libero. Spero che il capitolo vi sia piaciuto, a presto!
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