Chapter Twenty-nine- Dancing
Adrien battè le dita sulla mappa che, poggiata sulla sua scrivania, pareva prenderlo in giro. Lui e gli altri Perlustratori avevano passato le precedenti quattro ore ad escogitare un piano d'attacco infallibile, ma a quanto pare anche solo superare la difesa di Xavier era impossibile.
"Matt ci ha fornito i turni delle guardie, tra ogni scambio c'è una pausa di tre minuti e, capiamoci bene, in tre minuti molti di voi non riuscirebbero nemmeno a vedere la porta d'entrata. C'è inoltre il problema dell'odore," disse Adrien, sbuffando pesantemente mentre Matt, nell'angolo della stanza, annuiva.
Lo sguardo dei Perlustratori si posò su quest'ultimo, come a voler racimolare risposte.
"L'odore umano si può fiutare a distanza di dieci metri, quindi dovreste mascherarlo a meno che voi non abbiate un'altra idea per entrare che non comprenda l'entrata principale." Li schernì Matt, anche lui stanco.
Due profonde occhiaie gli coloravano il viso di un viola accennato, ed il suo colorito sembrava farsi sempre più giallognolo.
Adrien fece soffermare il suo sguardo sul Licantropo, provando pietà ma non dispiacere. Una volta portato a termine il piano, si augurava di non vederlo mai più.
Poi, un'idea gli balenò in testa, facendogli accennare un sorriso.
"Useremo i passaggi sotterranei!" Adrien corse con lo sguardo sulla mappa, cercando di capire dove li avrebbe portati quel passaggio e, sopratutto, quanta distanza avrebbero dovuto percorrere.
Matt seguì il suo sguardo, impressionato. Non si aspettava un tale risvolto, sopratutto da Adrien.
"E' un kilometro e mezzo a piedi, e ci condurrà in questo punto." Adrien indicò con l'indice il punto da lui adocchiato, facendo poi un cenno a Matt che velocemente si avvicinò.
"Sotto la lavanderia, vi porterà lì." Adrien guardò i compagni, come a chiedere conferma. Non aveva mai obbligato nessuno, da quando gli era stato affidato il comando, a scendere in missione.
Gli uomini si confrontarono a vicenda, portandosi poi la mano al cuore e chinando la nuca. Adrien si voltò quindi a scrutare Matt, che con minuzia guardava ogni sotto ufficiale di Adrien.
"Velocizzeremo il piano, allora. Entro tre giorni tutti i miei uomini saranno pronti, porta i Licantropi che ti sostengono alla Villa per aiutarci." Matt annuì, stringendo la mano ad Adrien come a stringere un patto inesistente.
Se tutto fosse andato bene, il Mondo si sarebbe diviso quindi in due parti: una comandata dagli umani e l'altra dai Licantropi, senza incontri tra le due specie e lui, finalmente, sarebbe salito al trono.
**
La festa, a quanto pare, sembra non essersi ancora conclusa nonostante il ballo sia stato inaugurato ieri sera. Ne Matt ne Xavier si sono preoccupati d'avvisarmi del fatto che gli invitati sarebbero rimasti per altri due giorni, e ciò mi fa agitare.
So di non correre alcun pericolo con i Licantropi di Xavier, eppure non posso essere altrettanto sicura con i membri delle altre casate.
E la biblioteca sembra davvero un ottimo posto in cui rifugiarsi, e a me sta bene così. Afferro saldamente il libro di media grandezza che ho iniziato a leggere da qualche giorno, sedendomi.
Il ciuffo biondo di Luke spunta dalla porta della biblioteca con un sussulto, facendomi sorridere. "Non credo sia molto educato spiare gli altri." Gli dico io, fingendomi irata. Il ciuffo sparisce, per poi riapparire subito dopo.
Luke porta le braccia dietro la schiena, alzando gli occhi al cielo con fare colpevole. "Non ti stavo spiando, semplicemente passavo di qua e ti ho notata." mi dice lui, facendomi la linguaccia.
Spalanco la bocca, fingendomi sorpresa. "Oh, allora credo proprio di essermi sbagliata." Luke sembra non accorgersi dell'ironia della mia voce, quindi annuisce, sedendosi affianco a me. Guarda il libro difronte a me con il naso arricciato, studiando la copertina.
"Sembra noioso, di cosa parla?" mi domanda, alzando gli occhi su di me. Sembra sinceramente curioso anche se, da quel che ne so, lui odia la lettura. "E' un horror," gli dico io, grattandomi la nuca, a disagio.
Luke sbarra gli occhi, coprendosi la bocca per soffocare le risate. Inarco un sopracciglio, mentre si piega a metà, ridendo silenziosamente. Degno di un vero psicopatico in un qualsiasi film horror.
"Sei uguale allo zio, anche a lui piacciono libri di quel genere!" fa per dire qualcos'altro che potrebbe benissimo essere: "libri in cui muoiono persone, cose del genere," ma non lo dice.
"Non credevo che a Xavier piacesse leggere," gli rivelo, stupita. Luke mi chiede il perchè, quasi fosse impensabile che il suo prezioso zio non ama la lettura. I suoi occhi sembrano accendersi d'interesse, come se volesse sapere la mia opinione.
"Beh perchè è sempre molto impegnato con altro." Gli spiego velocemente io, minimizzando il tutto mentre Luke apre la bocca, lasciandosi sfuggire un 'oh', come a darmi ragione.
"Ti da fastidio che sia sempre occupato?" mi chiede, giocando con il bordo della mia maglia, forse senza nemmeno rendersene conto ed io non trovo motivo per dirgli di fermarsi.
"Perchè dovrebbe darmi fastidio?" Lo stomaco mi si agita, come a volermi dare della bugiarda. La vocina irrazionale nella mia testa mi accusa, dicendomi con voce sibilante a quanto mi sento sola quando non sono in sua compagnia. Mi sforzo di pensare che è perchè in questa Villa non ho nessun altro con cui conversare.
Luke si stringe nelle spalle, probabilmente dimenticandosi la sua prossima domanda. Dopo qualche secondo di imbarazzante silenzio Luke sembra intristirsi, quindi mi piego leggermente verso di lui, afferrandogli la mano.
Lui arrossisce, probabilmente per l'improvviso contatto con me.
"Ha detto lo zio di dirti di raggiungerlo nel suo studio, però sembrava piuttosto arrabbiato." si lagna lui, sbuffando. Trattengo un singulto, guardandomi le mani.
L'ansia inizia a logorarmi, ed il mio stomaco si agita come se stesse avvertendo qualcosa di particolarmente negativo. Luke studia la mia reazione, quasi non volesse mandarmi da Xavier.
Mi riscuoto subito dopo, scompigliandogli i capelli con la mano tremante. "Va bene, allora credo che ci rivedremo dopo." Luke mi fa un piccolo cenno con la mano afferrando il libro che stavo leggendo poco prima.
"Puoi leggerlo tu," gli suggerisco io, mentre lui arriccia il naso, aprendolo però subito dopo.
Mi chiudo la porta della biblioteca alle spalle, deglutendo il fiotto amaro che sembra volermi uscire dalla bocca. La morsa allo stomaco non mi si allenta, ed il sospetto che sia Xavier a provare quella morsa mi perfora la testa.
La strada verso il suo ufficio sembra assurdamente corta, nonostante io ci stia impiegando il più tempo possibile. La porta della stanza è socchiuda, e quasi ammaccata. Esercito una leggera pressione su essa con le dita, facendola scricchiolare. I rumori all'interno della stanza sembrano cessare, e per un paio di secondi mi rifiuto di entrare.
Ai miei piedi sono sparsi una gran quantità di cocci rotti, quasi come se Xavier avesse frantumato tutto ciò che possiede.
Do quindi una spinta decisa alla porta, osservando il volto contratto di Xavier mentre agita la mano velocemente. I suoi occhi si posano su di me, come se fosse sorpreso di vedermi.
Nasconde subito la mano, sorridendomi. A terra giace un vaso ormai fatto a pezzi, così faccio per chiedergli spiegazioni.
Mi sposto leggermente verso sinistra, riuscendo ad avere una piena visuale della sua mano. Mi mordo il labbro per non ridere, mentre lui corruccia la fronte, come se fosse offeso. Faccio qualche passo avanti, fino a quando mi trovo dinnanzi a lui che, con serietà, studia ogni mio movimento.
"Fammi vedere," lo incito io, riferendomi alla sua mano. Xavier tossisce, forse in imbarazzo, mentre si allontana d'un passo da me.
"Non c'è nulla da vedere, davvero. Perchè non torni tra qualche minuto?" Mi risponde lui, poggiandosi alla sua scrivania, senza però mostrarmi la mano. Inarco le sopracciglia, stupita.
"Quindi mi stai cacciando?" opto per un tono irritato, fingendomi offesa. Xavier sbarra gli occhi, scuotendo subito la nuca e portando le mani davanti alla faccia in un gesto spontaneo.
Sorrido, fiera di me stessa, afferrandogli velocemente la mano che fino a qualche secondo prima nascondeva. Xavier si accorge tardi dello sbaglio che ha fatto, ritirando velocemente la mano verso di lui, trascinando di conseguenza anche noi.
Sbatto con la fronte sul suo petto, finendogli completamente addosso. Le mie gambe sono in mezzo alle sue e la sua mano destra è scesa sulla mia schiena per evitare che finissi a terra.
Rimaniamo fermi per qualche imbarazzante secondo, fin quando non torno all'obbiettivo originale, afferrandogli più delicatamente la mano. Questa volta mi fa fare, senza interrompermi. I suoi occhi calano sulle nostre mani, osservandole come se fossero un qualcosa di meraviglioso.
Sul palmo della sua mano c'è un lungo taglio obliquo, che presumo debba essersi fatto per colpa dei cocci che ci sono a terra.
"Dobbiamo medicarla," borbotto io, guardandomi in giro alla ricerca di un kit d'emergenza. Xavier si lamenta, agitandosi leggermente come se fosse un bambino.
"Non ne vedo motivo, un taglietto non mi ucciderà." la sua mano va a coprire la mia, cercando di spostarla.
"Chi è che ha studiato medicina, tra noi due?" Gli rimbecco io, facendolo accigliare. Xavier si sporge verso di me, posando la sua fronte sulla mia, con un sorriso di sfida in volto.
"E chi, tra noi due, è l'Alpha?" Ci fissiamo a vicenda, sfidandoci contemporaneamente fin quando Xavier si rilassa, indicandomi con l'indice l'ultimo cassetto della sua scrivania.
Gli sorrido, avvicinandomi velocemente al cassetto per estrarne il kit d'emergenza.
Xavier mi tende subito la mano, ed io mi affretto a ripulirgli la ferita. "Ti sto facendo male?" Gli domando io, fermando i movimenti lenti del batuffolo. Xavier ridacchia, scuotendo la nuca, "è solo un graffio, come può un graffio far male ad un Alpha?" Scelgo di non rispondere alla sua domanda retorica, schiudendo le labbra e facendo finta di acconsentire.
"Luke aveva detto che sembravi arrabbiato." Mi ricordo subito dopo, facendo scattare gli occhi su Xavier che, a disagio, gioca con la pelle del mio collo, accarezzandola e pizzicandola quando gli rispondo male.
"Questioni politiche, finanziarie." Mi risponde lui, vago. Non insisto troppo, sapendo che comunque sia non riceverei alcuna risposta.
Quando la ferita è finalmente disinfettata e pulita afferro le bende, avvolgendogliele attorno il palmo della mano. "Sono davvero necessarie?" il suo tono si fa scocciato, come se gli desse fastidio farsi vedere ferito.
"Certo che lo è, bisogna evitare che la ferita si sporchi." con le dita stringo la benda e, per prenderlo in giro, creo un piccolo fiocchetto al lato che lo grugnire.
"Hai appena fatto un fiocco ad un Alpha?" mi domanda, inarcando un sopracciglio, stupito. Mi mordo il labbro, trattenendo le risate, mentre il suo sguardo si posa proprio su di esse.
"Stavo pensando che io e te non abbiamo ancora avuto l'opportunità di ballare assieme." Mi rivela lui, guardandosi la fasciatura. Arrossisco, stringendomi nelle spalle. Di certo, ballare, non è uno dei miei prossimi obbiettivi, ne è stato fonte di pensiero.
"Vorresti rimediare?" Gli domando io, in risposta. Lui si gratta la nuca, non capendo o forse troppo in imbarazzo per fare qualcosa eppure, da quanto lo conosco, so che non è il tipo di persona che s'imbarazza, sopratutto quando si tratta di me.
"Come?" mi chiede, con gli occhi che mi squadrano curiosi di avere una risposta. Faccio un passo indietro, facendogli perdere la presa su di me.
"Invitami a ballare."
Angolo Me:
Piccola domanda a cui terrei che voi rispondesse: cosa ne pensate della storia?
Oltre a questo, mancano solo poche ore all'arrivo del 2018! Vi auguro un anno pieno di felicità anche se sembra che la sfiga stia pedinando gran parte della popolazione mondiale. Volevo inoltre avvisarvi che manca poco alla fine del libro, forse altri dodici capitoli o giù di li, e sto già pensando ad un sequel hahaha.
Lo so, sono pazza ma okay, chi se ne frega. Buon 2018 a tutti voi, un bacio!
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