Chapter Twenty- For You

12 years old, Xavier

Matt si agita sul suo letto, facendosi cadere le mani sugli occhi, tremante.
Gli do qualche colpetto sulla spalla, creando lievi cerchi sulla sua pelle, condividendo con lui il mio dolore.

"Diventare Alpha fa davvero schifo, non voglio esserlo." mi dice lui, con lo sguardo perso sullo specchio davanti il suo letto.

Tutto il suo corpo sembra intenzionato a non muoversi, come se potesse cambiare la situazione.

"Già, fa proprio schifo." Concordo io, guardando la porta con crescente ansia, aspettando l'arrivo del Beta di papà.

Matt si gira a fissarmi, con gli occhi appannati dal dolore e dall'insicurezza.

Sembra perdere tutto l'aspetto autoritario che un futuro Alpha dovrebbe avere, e d'un tratto non ha più vent'anni, ma è diventato un bambino in cerca di rassicurazioni.

"Mi odierai?" Mi chiede lui, con la voce strozzata ed il petto che gli si affanna per procurargli ossigeno.

Scuoto la nuca, non del tutto sicuro delle mie stesse parole.

"È la tradizione, l'unica cosa da odiare è quella." La mia voce rimane ferma e sicura mentre la mia anima trema.

Ed è un peso enorme quello che sta portando Matt, ma ancor di più quello che dovrà portare.

Quando la porta si apre riconosco August, il Beta, che rimane fieramente dritto davanti la porta.

La sua carnagione è spenta, grigia, quasi a rispecchiare il suo stato d'animo. Il passaggio d'Alpha è sempre stato, da che ne ho memoria, un avvenimento molto sentito e triste, enormemente triste.

Mi fa un cenno con il capo, piegandosi leggermente di più quando si rivolge a Matt.

Ci fa segno di seguirlo, senza parlare perché sappiamo tutti e tre che non servono parole.

La Villa, oggi, sembra splendere un po' di meno, e l'energia che di solito alberga nei corridoi e nelle sale si è ridotta a inutili briciole.

Ci fermiamo davanti la Sala del Trono, Matt con i palmi delle mani sudati e l'espressione di chi preferirebbe fuggire.

August lo guarda con serietà e tenerezza mentre accenna un sorriso.

"È una cosa necessaria, più ci pensi e più peggiorerai la situazione. Devi dimostrare al branco la tua forza, tuo padre lo sa e lo accetta. Lui non ti incolpa di nulla." Posa una mano sulla schiena di Matt, cercando di dargli conforto.

A me, nemmeno una parola viene rivolta. Eppure li seguo all'interno della Sala come fedele fratello, guardando con occhi bassi mio padre.

Quest'ultimo è seduto comodamente sul Trono, l'ultimo giorno in cui sarà di suo possesso, e guarda me e Matt come se aspettasse quel momento da tutta la vita.

Si alza, quindi, camminando a schiena dritto verso il centro della Sala. Il branco attorno a lui tace, donando silenziosamente la propria energia a lui.

C'è chi sospira, chi persino piange e chi, con audacia, sorride a colui che sarà il nuovo Alpha: Matt.

August affianca mio padre, chinando la nuca in un profondo inchino, prendendo poi la parola.

"Il primo figlio di Andrew Carter , Matt Carter, ha compiuto oggi vent'anni, raggiungendo quindi l'età dal padre prestabilita per succedere al Trono. La tradizione è la medesima, così deciso dall'attuale Alpha. Per divenire Alpha si deve assumere l'energia del precedente, Matt dovrà quindi..." August sospira forte, non riuscendo a pronunciare le parole che per troppi anni ha ripetuto.

Mio padre alza la nuca, incitandolo a continuare, così riprende.

"Matt dovrà uccidere e successivamente prelevare dal corpo di Andrew tutta la sua linfa vitale, assorbendo così i suoi poteri." Conclude il Beta, passando delicatamente a Matt un coltello leggermente ricurvo.

Matt trema e mi stringe la mano, deglutendo a fatica. Le sue gambe tremano mentre non trova il coraggio di metter fine alla vita dell'uomo che ci ha cresciuti.

Il branco è trepidante, con il respiro trattenuto e le mani strette tra loro. Nostro padre ci guarda, un'infinità bontà v'è nei suoi occhi, contrapposta ad un'incessabile malinconia.

Matt mi guarda, aspettandosi qualcosa che non so di potergli concedere.

In quel momento sembra non essere nemmeno più il fratello tanto forte che ho sempre ricordato, davanti a me ora c'è un ragazzino tremante che chiede il mio aiuto.

Così gli sfilo dalle mani il coltello, sotto lo sguardo famelico del branco, lasciando uno sguardo cupo a Matt.

Mi avvio così verso mio padre, ed il suo sguardo sembra non essere sorpreso, solo affetto popola le sue iridi.

Mentre alzo il palmo della mano, con il coltello stretto tra le mie dita, penso che lo faccio per lui.

Per mio fratello.

Now, Rebecca.

Il panico mi monta nel petto non appena realizzo di essere bloccata al letto, senza riuscire a muovere nemmeno un tendine.

Sento delle voci distanti, ovattate e il loro significato non lo comprendo interamente.

"Matt...scordatelo, non ti lascerò..." la voce si abbassa, cupa, talmente inumana che non riesco a capire il seguito della frase.

"Non è una tua decisione...lei..." le orecchie sembrano fischiarmi mentre di me urlo e mi dimeno, in preda al dolore.

Mai, in tutta la mia vita, ho provato un dolore simile. È come se qualcosa si stesse agitando nel mio corpo, mordendo i miei organi e facendosi spazio tra le ossa per riempirmi.

Quando finalmente apro gli occhi mi rendo conto di star piangendo, con lo sguardo fisso sul soffitto grigio, triste.

Vedo due corpi davanti ad un armadio, estremamente vicini, quasi si stessero trattenendo dal sbranarsi davanti ai miei occhi.

Parlano fittamente, eppure non riesco a distinguere e mettere a fuoco i loro corpi.

Si urlano a vicenda, eppure riesco a sentire il suo cuore tremare con amarezza.

Mi rendo conto che uno dei due uomini e Xavier e l'altro, la fonte della sua ira, deve essere Matt.

Grugnisco, inarcando la schiena quando sento le mie viscere venir stritolate e tirate, il mio stomaco si contorce e tutto il mio corpo trema.

Distolgo lo sguardo dai due, completamente concentrata sul mio dolore.

Annego nella mia sofferenza, senza riuscir a muovere ne braccia ne gambe per riuscire a tornare a galla.

Sento le mani di Xavier sul mio corpo, mi scuote e mi stringe la mano. Lo vedo muovere le labbra, ma non riesco a capire il significato delle sue parole.

Un'altra fitta, questa volta alla gamba.
Mi si mozza il respiro e spalanco le labbra, in una muta richiesta di aiuto.

Guardo Xavier con tutto il rancore che riesco a metterci. Tutta me stessa ribolle dalla rabbia, eppure non riesco a sfuggire al suo tocco.

"Decidi, cosa vuoi che faccia?" Matt sembra ansioso mentre fissa il fratello, aspettando una sua risposta.

"Fallo smettere!" Urlo, dimenandomi. Stringo la mia maglietta, battendomi la mano all'altezza del cuore, cercando di far cessare il tumulto.

Vedo Xavier stringere gli occhi ed annuire, sconfitto, per poi alzare la manica della mia maglia.

Matt storce il naso, e non capisco se sia per disagio o per disappunto.

"Non la morderai sul collo, scordatelo." Scandisce Xavier, ringhiando verso il fratello.

Inorridisco alle sue parole, agitandomi ancora di più per sfuggire alla sua presa.

"No, vi prego.." sussurro io, a corto di saliva. Il pensiero che mi possano mordere di nuovo mi divora, così sprofondo nel letto, adirata e distrutta.

Xavier mi guarda cupamente, con la tristezza che gli deforma i tratti del volto e ne muta le caratteristiche, facendolo sembrare indifeso e vulnerabile.

"Annullerà il processi di trasformazione." Mi borbotta Xavier, come a volersi giustificare. Eppure non lo sento, non lo voglio sentire, continuando a piangere irrefrenabilmente.

Il volto di Xavier sostituisce quello di Matt, che ora ha il mio polso tra le dita affusolate. Lo studia e mi annusa, con espressione sorpresa, come quella di chi sta per gustare un dolce.

Vedo le zanne di Matt scontrarsi contro le sue labbra mentre se le accarezza con la lingua, facendomi rivoltare le budella.

L'essere dentro di me ringhia e si agita per sfuggire alla presa di Matt, come se la sola idea di avere il suo odore addosso la facesse vomitare.

Quando il dolore nel mio corpo si amplifica capisco con un singulto che le zanne di Matt hanno perforato la mia carne. Mugolo e inarco leggermente la schiena mentre sento il mio corpo perdere man mano tutta la forza.

Arrivo ad un punto, dopo un lasso di tempo che non saprei definire, che tutto ciò che riesco a fare è fissare gli occhi di Xavier, con qualche lacrima che si affaccia ai miei occhi.

Ha lo sguardo infervorato di rabbia, lui. Eppure, vorrei dirgli, è tutta colpa sua.

O forse, mi ripeto, è colpa mia perché ho creduto, anche solo per qualche istante, che una bestia potesse divenire uomo.

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