Chapter Thirty-seven: Fast
MATT
Matt tremò mentre non riusciva a trovare la forza d'alzarsi. La sua compagna, o meglio ex compagna, era alle porte del palazzo in cui alloggiava. Matt si chiese se aveva ancora quei lunghi capelli biondi che tanto aveva amato spazzolarle, e gli occhi castani espressivi.
Ricordava ancora il suo fisico pieno e la sensazione della sua pelle sotto le sue mani. Si alzò, cercando di sembrare il più distaccato possibile. Erano passati anni dall'ultima volta che l'aveva vista e, dopo tutto, lei lo aveva abbandonato con il figlio.
Matt scese velocemente le scale, saltando qualche gradino, mentre l'odore acre della donna gli solleticava il naso. Quando arrivò l'immagine che ricordava della donna svanì completamente. I capelli biondi erano ora corti, tagliati a caschetto e con qualche ciocche tendenti al castano. Sembrava dimagrita, con il volto scarno e pallido.
A Matt gli si strinse il cuore nel vederla così, tutta la rabbia che aveva provato sembrò scivolargli via mentre affrettava il passo verso di lei, trattenendosi dall'abbracciarla, dall'affondare la nuca nell'incavo del suo collo per trovare un po' di pace.
Gli occhi di lei percorsero ogni centimetro del corpo del Mannaro, deglutendo solo a guadarlo. Anche lui, per lei, era cambiato, eppure nessuno gli era mai sembrato più familiare. Sapeva di risultare egoista, ma gli era mancato.
"Cosa ci fai qui, Corinne?" La domanda uscì bruscamente dalle labbra sottili di Matt, facendo rabbrividire la ragazza. Non l'aveva mai chiamata con il suo nome per intero, per lui era sempre stata Cori.
"Sono qui per Luke." Matt sussultò nel sentire la sua voce. Quanti anni erano che non la sentiva? Così tanti che pensava di averne dimenticato il suono.
Il Mannaro ringhiò possessivo, scuotendo la testa con vigore.
"L'hai abbandonato e lasciato a me, non hai alcun diritto di tornare nella sua vita." Sapeva di esser stato rude, ma era ciò che pensava e lui non si era mai trattenuto nell'esprimere una sua opinione.
Corinne si guardò le mani, profondamente in imbarazzo. Aveva fatto l'errore più grande della sua vita ad abbandonarli, ma era stato necessario.
"La mia famiglia aveva bisogno di me," cercò di giustificarsi lei, portandosi una mano al petto. Per qualche secondo Matt credette di star per cedere sotto quello sguardo che tanto aveva amato.
"Tuo figlio aveva bisogno di te, io avevo bisogno di te." Matt sputò quelle parole con rabbia, ringhiando furiosamente.
Quella giornata era stata pessima. Prima la notizia di Rebecca ed ora questo.
Corinne annuì placidamente, silenziosa.
Il senso di colpa la divorava, ma non aveva potuto fare altrimenti.
"Se fossi rimasta la mia gente sarebbe tornata a cercarmi, avrei messo in pericolo sia te che Luke. Ti prego Matt, capiscimi."
E Matt lo fece.
**
Il viaggio in auto è stancante ma tranquillo, in un auto decisamente non di Xavier. Si capisce dalle dimensioni troppo ridotte dell'auto per un qualsiasi Mannaro.
Xavier è in una posizione piuttosto scomoda, con le gambe piegate e la testa che sfiora il tettuccio della macchina. "Possiamo fermarci e prendere un'altra macchina, in questo stato non riuscirai a raggiungere bene i pedali. E' rischioso," come se rubare un altra macchina non lo fosse, mi ricorda una voce sibillina nella mia testa.
La macchina in cui stiamo viaggiando non è stata difficile da aprire, questo grazie alla forza anormale di Xavier, e vi erano delle copie della chiave nella fiancata dello sportello a sinistra. Sembra sia una piccola norma di sicurezza tenere delle chiavi di riserva nell'auto.
Xavier muove lentamente la testa, sbuffando. Non vuole fermarsi, il suo obiettivo è andarsene senza però avere una meta d'arrivo.
"Okay, faremo in fretta. Poi andremo a prendere degli snack e dell'acqua." Mi dice lui, schiacciando leggermente il pedale per accelerare. Mi sistemo meglio sul mio posto, poggiando l'orecchio al finestrino.
"Posso prendere una di quelle bevande gassate che avevate alla Villa?" Xavier mi lancia un'occhiatina, alzando il sopracciglio come a volermi prendere in giro. "No, fa male a te e al bambino." Borbotta lui, girando ad una rotonda.
Deglutisco, sfiorandomi la pancia con la punta delle dita. Sembra quasi di dimenticarsene, qualche volta, d'essere incinta. Come se il mio subconscio reclamasse un po' di normalità.
"Perchè stavi correndo quando ci siamo incontrati? E, cosa più importante, cosa ci facevi in un ospedale?" Sembra rabbuiarsi, scrutando i lievi tagli sul mio volto come se fossero ferite gravi. Ma non lo sono, non se confrontate con quelle di Adrien. Al pensarci sususlto, mordendomi il labbro.
"Un Mannaro si è introdotto in città ed ha sparato a molti dei passanti, io ed Adrien gli siamo praticamente finiti addosso. Io sono riuscita a nascondermi ma lui no, è stato colpito. Ero fuori dalla sala operatoria in cui stava ed ho incontrato questa donna dall'aspetto bizzarro che mi ha detto di andarmene. Che volevano prendermi il bambino. Mentre correvo ho sentito un dottore, chepoco prima mi aveva vista parlare con la donna, telefonare a qualcuno. Sono sicura di aver sentito la voce di Matt dall'altro lato della cornetta. " Cerco di abbreviare più che posso il discorso, tentando di alleggerire il peso che porto nel petto.
Xavier sembra sorpreso mentre stringe il volante tra le mani, frenando con un mezzo grugnito di sollievo. Ne io ne lui parliamo, guardando le sfumature azzurre del cielo.
"Cosa ha detto il medico a Matt?" Il tono di voce di Xavier si fa più agitato, rabbioso. Deglutisco, affondando un po' di più la testa sul cuscino del sedile.
"Gli ha detto che Adrien era stato ferito e che ad accompagnarlo c'era una donna incinta con capelli rossi. Matt non sapeva nulla della mia gravidanza, sai benissimo che mi ucciderebbe piuttosto che vedermi mettere al mondo tuo figlio."
Xavier ringhia, mostrando le zanne, gli occhi iniettati di sangue mentre colpisce il volante con forza, staccandolo per metà. Poggia poi la testa all'indietro, esausto.
"Il bambino ha il gene della Licantropia?" Mi chiede lui, con la voce satura d'energia mentre mi guarda con il fuoco negli occhi. Annuisco mentre lui apre lo sportello dell'auto. Lo imito, scendendo dal vecchio rottame.
"Credo che quella possa andare bene," cambia discorso lui, probabilmente non sentendosi pronto ad affrontare quell'argomento. Xavier si avvia a passo spedito verso una macchina dal colore grigio, scrostato e piatto. L'auto sembra essere una monovolume piuttosto spaziosa che, se non altro, riesce a farci entrare entrambi.
Con facilità forzo la serratura con una vecchia forbice, riuscendo a far scattare la sicura. Xavier mi guarda ammirato, chiedendomi silenziosamente da dove provenga questa mia abilità.
"Me lo ha insegnato Adrien: usavamo questo trucchetto per entrare nelle cucine e rubare qualche tozzo di pane in più." Xavier annuisce, aprendo la portiera e frugando nel cruscotto alla ricerca delle chiavi. Quando vedo che non riesce a trovarle rabbrividisco, sfregandomi le mani sui jeans.
Non abbiamo molto tempo, il proprietario dell'auto potrebbe arrivare da un momento all'altro.
"Controlla sotto i sedili." Gli suggerisco io, abbassandomi per tastare i tappetini sotto i sedili. Li sfilo velocemente, allungando le mani nel disperato tentativo di trovare le chiavi. Quando le mie dita entrano in contatto con una superficie fredda sorrido, vittoriosa, tirandola verso di me.
Mostro fieramente la chiave a Xavier che con un sorrisetto me la sfila, mettendo in modo l'auto.
"Ehi! Cosa pensate di fare, brutte teste di cazzo? Scendete immediatamente dalla mia auto." Sentiamo urlare alle nostre spalle. Una donna sui quarant'anni ci urla contro, affaticandosi per raggiungere la sua preziosa auto. Il senso di colpa resta poco nel mio stomaco, sostituito dal bisogno di sopravvivere.
Chiudo lo sportello dell'auto, sedendomi con affianco Xavier.
"Parti!"
E lui parte, lontano da lì.
**
Xavier sale in auto con due buste piene di snack, bibite e con qualche T-shirt. Le posa con delicatezza nei sedili dietro, allungandomi una bottiglia d'acqua. Mi asciugo la fronte, totalmente esausta mentre ansimo.
Non riesco a capire il perché di tutta questa stanchezza, non ho fatto alcuno sforzo eppure non riesco a muovere nemmeno un muscolo. Le dita di Xavier mi voltano lentamente la testa verso di lui, facendo scontrare i nostri occhi.
Mi guarda per qualche secondo con dolcezza, quasi avvertisse il mio dolore, e forse è proprio così.
"E' la gravidanza. Hai in grembo un Mannaro, è ben diverso da una semplice gravidanza umana. Le tue forze vengono assimilate dal bambino, questo perché si sviluppa nel giro di cinque mesi, quindi ha bisogno di crescere molto velocemente."
Cinque mesi. Una gravidanza Mannara dura cinque fottuti mesi, ed io sono già al secondo.
Respiro pesantemente, agitandomi. Xavier sembra intuire i miei dubbi mentre mi tiene la mano, baciandomene le nocche.
"Ti porterò lontano da chi vuole farvi del male, non hai nulla di cui preoccuparti."
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